Cantaride e Cantaridina

Si raccontavano cose mirabolanti sulla Cantaride, il favoloso insetto, l' antico rimedio per rinvigorire le deboli forze amatorie dell'uomo; ci siamo documentati su un testo di oltre cento anni fa.....ecco cosa abbiamo scoperto.....attenzione può essere molto velenosa....ma in compenso molto meno costosa della sua moderna concorrente la pillola blù... se ve la raccoglierete da soli saltellando nei boschi col vosto bel retino e ve ne preparerete una dose serale, sarete più contenti, agili e vispi.... ecco come....

  1. Cantaride (Mosca di Spagna, Cantarella)
  2. Saggio
  3. Sinonimia e cenno storico
  4. Raccolta
  5. Caratteri zoologici
  6. Sviluppo della cantaride
  7. Composizione
  8. Alterazioni
  9. Conservazione
  10. Adulterazioni
  11. Saggio qualitativo
  12. Saggio quantitativo
  13. Usi farmaceutici ed avvertenze
  14. Cantaridina_Stato naturale
  15. Preparazione
  16. Caratteri
  17. Usi
  18. Cantaridato o cantaridinato di potassio
  19. Cantaridato di sodio
  20. Cantaridi esaurite
  21. Dosamento della cantaridina
  22. Azione fisiologica. Usi terapeutici
  23. Modi di somministrazione e dosi
  24. Formolario terapeutico

Cantaride (Cantharis)

Mosca di Spagna, Cantarella.

Cantharis vescicatoria (Lytta Fabricius, Meloe L.), insetto coleottero (Fam.Meloidae) che vive in numerose colonie di preferenza sui frassini, e si raccoglie alla fine di maggio e in giugno. Lunga cm. 2-3, larga mm 6-8, con testa cordiforme ed antenne nere, filiformi, torace quadrato e ristretto, addome cilindroide lungo; sei arti terminati da uncini bifidi, due ali membranose, trasparenti, bruniccie, e due elitre filamentose sericee; la testa, il torace, l'addome e le elitre sono d'un verde dorato brillantissimo con riflessi azzurri. Odore particolare, sapore prima amaro, caldo, infine irritante. Le cantaridi devono essere bene essiccate, conservate in vasi chiusi ed in luogo asciutto. Contengono in media 0,5% di cantaridina: C10H12O4. Saggio: Gr.25 di cantaridi polverizzate si pongano a macerare in matraccio con cm3 di cloroformio e cm3 2 di acido cloridrico; dopo 12 ore si filtri. Cm3 60 del filtrato si facciano evaporare a secco, ed il residuo ripreso con cm3 5 di solfuro di carbonio si getti sopra un filtro seccato a 100°, accresciuto di cg. 1 rappresenterà la quantità di cantaridina contenuta in gr. 15 di cantaridi, e questa non deve essere inferiore a gr. 0,060. Dosi massime: per ogni dose....gr. 0,05, nelle 24 ore....gr. 0,15.

Sinonimia e cenno storico. Il nome è di origine greca, questo insetto si trova infatti ricordato da Dioscoride: ma è cosa molto dubbia che i Greci con questo nome abbiano voluto indicare la vera cantaride, cioà quella di cui noi facciamo uso per le diverse preparazioni farmaceutiche: e ciò si deduce dal fatto, che il su ricordato naturalista greco consigliava di raccogliere le cantaridi nei frumenti, soggiungendo, che le migliori di tutte sono quelle, le cui ali sono attraversate da righe gialle. Ora questi caratteri non sono propri della Cantharis vescicatoria Geffroy, della Meloe L. e della Lytta Fabricius, ossia della cantaride officinale, ma della Mylabris cichorii, appartenente anch'essa ai coleotteri eteromeri, trachelidi, la quale non ha mai cessato di essere impiegata come epispastico in tutto l'Oriente e persino nella China. Che poi Dioscoride non alludesse alla nostra cantaride è ancora dimostrato dal fatto, che egli dichiarò inerti le cantaridi che Hanno un solo colore; il che prova, che egli ignorava l'esistenza della cantaride officinale, che è di un solo colore. Ciò ha forse indotto Linneo a dare il nome di cantaride a un altro genere di coleotteri e a comprendere l'officinale nel suo genere Meloe e a darle quindi il nome di Meloe vescicatoria. Fabricius, dividendo in seguito il genere Meloe, diede alla cantaride il nome di Lytta vescicatoria. Il nome officinale, generalmente adottato, di Cantharis vescicatoria le fu attribuito da Geffrov. E' noto questo insetto sotto il nome volgare di Mosche di Spagna (Muscae hispanicae). Ma questa denominazione è doppiamente inesatta: innanzi tutto perchà la cantaride non è una specie di mosche, bensì un coleottero della famiglia delle Meloidee (Vesicantia): in secondo luogo, perchè, sebbene compaia anche nella Spagna, pure questo insetto non è esclusivo di questo paese, ma è assai diffuso nell'Europa centrale e meridionale, e specialmente in alcune località dell'Austria-Ungheria, della Rumenia, nella Russia meridionale, la quale somministra la massima parte di cantaridi ai paesi dell'Europa del sud. Esse formano uno dei principali articoli di commercio sui mercati di Pultawa e Nischni-Nowgorod. Trovansi anche presso di noi spesso nella stagione estiva, dal maggio al giugno, specialmente in Sicilia.

Raccolta. _ Questi insetti vivono di preferenza sui frassini e sopra altre piante della famiglia delle Oleacee o Caprifogliacee (Ligustro, Sambuco, ecc.) ed anche sugli aceri, sui pioppi e larici. In alcuni anni vi compaiono in colonie straordinariamente numerose . Nelle foreste delle indicate località è tale la loro abbondanza, che la loro presenza è a grandi distanze avvertita dall'odore penetrante e nauseoso, che loro è proprio. Ecco come si procede alla loro raccolta. Si prevale della circostanza, che questi insetti nelle prime ore del mattino stanno sui loro alberi, intorpiditi ed intirizziti ancora pel freddo della notte. Scuotendo le piante o battendole con verghe, essi cadono e sono ricevuti entro lenzuoli o su di un drappo qualunque. Sono poi subito introdotti in bottiglia a larga apertura, contenenti dell'etere, o del cloroformio, o del solfuro di carbonio, della benzina o dell'essenza di trementina, per azione dei quali agenti muoiono asfissiati. Si possono altrsì uccidere coi vapori dell'aceto esponendoli a questi rinchiusi in tela, o distesi sopra setacci. Ad ogni modo le persone, che scuotono o battono con verghe gli alberi o che attendono alla loro raccolta od uccisione debbono portare al viso una maschera e guanti alla mano. per ripararsi da danni eventuali.. Si lasciano per 36 ore queste bottiglie in luogo tiepido: e poi si fanno asciugare le cantaridi al sole sopra setacci, oppure al calore di stufa, o meglio ancora al calore di 25°-30° sopra la calce caustica. Coll'essiccamento p.10 di cantaridi fresche si riducono a p. 3,9-4,3.

CARATTERI ZOOLOGICI. __ Ai caratteri riportati dalla Farmacopea aggiungeremo i seguenti. La forma è oblunga (v. fig.). I limiti di lunghezza forniti da alcuni naturalisti sono cm. 1,5-2,5 e di larghezza di mm. 5-8. Nella sommità della testa, che è quasi cuneiforme, si osservano una profonda scannellatura, delle punteggiature fine e dei peli di color bianco grigio: gli occhi

(Cantaride)

sono bruni e semireniformi. Le antenne, la cui lunghezza è circa la metà dell'intero corpo, sono composti di undici articoli, il primo dei quali è ovoide e rigonfiato, il secondo ha forma anulare ed è piccolissimo e gli altri sono allungati: l'ultimo è fornito di peli e lungo quanto tutti gli altri riuniti assieme. La testa è più grossa del corsaletto; il protorace è di forma quasi quadrata. L'addome è formato da otto articoli, e ricoperto superiormente nella parte esterna da due ali (elittre) di un bel color verde dorato splendente, con finissime increspature, che sono lunghe quanto l'addome e le quali ricoprono altre due ali flessibili, di color bruno e trasparenti. Di color verde dorato la testa e il torace; il colore dell'addome tende all'azzurro, quello delle antenne è nero. I sei arti sono pelosi: i quattro anteriori hanno 5 articoli, i due posteriori 4; le estremità di tutti sono bifide. Il maschio è più piccolo e di un colore verde più puro che la femmina, la quale ha un colore giallo verde ed in vicinanza dell'ano un'appendice di due articoli. Il peso della cantaride è di gr. 0,08-0,1.

SVILUPPO DELLA CANTARIDE.__ Secondo Beauregard e Lichtenstein la femmina depone le ova, che hanno la forma di un bozzolo allungato nella terra, dove si sviluppano le larve, le quali vanno soggette poi a molte metamorfosi, distinte col nome di ipermetamorfosi, prima di trasformarsi in crisalide. Le larve cercano di avvicinarsi alle celle, costruite da specie di api o vespe sotterranee, accanto alle quali la femmina ha deposto le ova, e là si cibano del contenuto di queste cellule: poi s'addentrano di più nella terra, ove passano l'inverno allo stato di pseudoninfa, e ne sortano poi nella stagione estiva allo stato di pieno sviluppo, cioè di insetto perfetto.

COMPOSIZIONE. _ Le cantaridi disseccate all'aria e intere contengono 7,5-8,5% di umidità: polverizzate 8-10%. Abbruciate non danno più del 6% di cenere. Contengono il 15% di sostanze solubili nell'alcol a 90°, 12% di un grasso di consistenza butirracea di color giallo, un olio, una materia resinosa, e due sostanze, una gialla e solubile nel solfuro di carbonio e l'altra rossa, insolubile in questo solvente: contengono inoltre acido urico e acetico. Ma la componente più importante, se non per la quantità, per l'azione fisiologica, è la cantaridina, che è il principio attivo di quest'insetto, il quale deve ad essa il suo potere vescicatorio. Questo vi esiste nella proporzione variabile da 0,3-0,5% in parte libero ed in parte combinato agli alcali allo stato salino. Queste quantità sono le medie, poichè il Baudin da cantaridi di buona qualità riuscì ad ottenere persino 1,06% di cantaridina, di cui 0,72% allo stato libero e 0,32% combinata agli alcali. Il Dieterich non potè ottenere che lo 0,3% di cantaridina libera. Secondo il Beauregard le parti, in cui si troverebbe di preferenza la cantaridina sarebbero i genitali e le ova; si trova in quantità minore in tutte le altre parti molli. Sulla produzione della cantaridina, pare, secondo sempre il Beauregard, che non abbiano influenza l'accoppiamento e la fecondazione.

ALTERAZIONI. _ Le cantaridi, sebbene contengano un principio venefico, quale è la cantaridina, pure sono invase, quando non siano ben conservate, da parassiti, che, cibandosene, ne distruggono a poco a poco tutte le parti molli al punto da ridurle in una massa polverosa, nella quale non è più riconoscibile l'insetto, e che non ha più potere vescicatorio. Questa distruzione è operata da vermi, dalla larva di una tignuola, la Tinea flavifrontella e da diversi coleotteri, quali l'Anthrenus museorum, l'Hoplia farinosa, ecc.

CONSERVAZIONE. _ La prima condizione per preservare da queste alterazioni le cantaridi è di privarle dell'umidità e di difenderle da essa. E' indispensabile di disseccarle perfettamente e di tenerle in recipienti ermeticamente chiusi. Quando si abbiano a disposizione stufe di continuo riscaldate, giova alla loro conservazione il tenervele racchiuse in sacchetti di carta. Per difenderle dalla corrosione del tarlo, torna vantaggioso il mettere nei vasi, in cui si conservano, un pò di canfora o naftalina, come pure un pò di acido acetico o di etere di petrolio, di cui si imbeve un pò di cotone.

ADULTERAZIONI. _ Possono essere mescolate con coleotteri di altre specie. Ciò però, se non assolutamente impossibile, sarà cosa non molto facile, per la circostanza che questi coleotteri, non vivendo in colonie, come la cantaride, riesce difficile e non conveniente la loro raccolta. Sarà ad ogni modo agevole il distinguerle da questa. Uno di questi coleotteri che ha color verde dorato è il Gerambyx moschatus L. o Aromia s. Callichroma, che vive sui salici, ma che si distingue dalla cantaride per l'odore di muschio, per le antenne, che sono più lunghe dell'intero corpo, e perchè è più grossa e lunga della cantaride. Così pure potrà distinguersi dalla Cetonia aurata L. (v.fig.), coleottero che vive sulle rose, e che è almeno due volte più grosso che la Lytta vescicatoria. Inoltre queste due specie di coleotteri hanno le elittre di consistenza coracea e più dure, che non siano quelle della cantaride, manca in esse l'odore caratteristico e masticate non hanno il sapore bruciante di queste.

(Cetonia aurata)

Inoltre manca in esse il colore verde smeraldo, così pronunciato nella cantaride. Non debbono mai acquistarsi cantaridi in polvere, perchè innanzi tutto non si possono distinguere da altri coleotteri consimili, e poi perchè la polvere deve essere inumidita e mescolata a sabbia, a vetro colorato in verde per aumentarne il peso. Si riconoscerà che le cantaridi furono inumidite con acqua, essiccandole a 100°, alla quale temperatura non debbono perdere più di 8-10% del loro peso. Si riconoscerà la sofisticazione con sabbia o con vetro abbruciandone un determinato peso. Le cantaridi di buona qualità non lasciano più di 4-6% di ceneri. Non debbonsi acquistare cantaridi in polvere anche, perchè potrebbero essere mescolate con polveri di cantaridi esaurite con alcol, allo scopo di estrarne la cantaridina, ciò che potrebbe essere dimostrato con un saggio qualitativo e quantitativo.

SAGGIO QUALITATIVO _ Prendonsi gr. 5 della polvere sospetta e si esauriscono con etere: la soluzione eterea, se le cantaridi non furono spogliate di cantaridina con alcol, sarà di colore verde giallo debole, evaporata lascerà 10% di estratto denso verde gialliccio, che contiene cristalli di cantaridina e produce, applicato alla pelle, vescicazione: se le cantaridi non furono spogliate di cantaridina con alcol, sarà di colore verde giallo debole, evaporata lascierà 10% di estratto denso verde gialliccio, che contiene cristalli di cantaridina e produce, applicato alla pelle, vescicazione: se le cantaridi furono prima esaurite con alcol, la soluzione eterea sarà quasi incolora e lascierà, evaporata, poco estratto (circa 2%) di color bruno, e che non sarà quasi fornito di azione vescicatoria.

SAGGIO QUANTITATIVO. _ Poche sono le Farmacopee, che prescrivono un saggio quantitativo delle cantaridi. Fra queste la Pharm. Uff. ela Pharm. Gall., 1884. Entrambe prescrivono che la quantità minima di cantaridina sia di gr. 0,50%. La Pharm. Gall. non indica il metodo di determinazione, sibbene la Pharm. Uff. Il metodo da questa seguito è quello di Baudoin. La ragione, per cui in questo metodo s'impiega l'acido cloridrico sta in ciò, che nella cantaride parte della cantaridinina si trova combinata cogli alcali. Si aggiunge appunto l'acido per renderla libera. Si tratta il residuo dell'evaporazione della soluzione cloroformica con solfuro di carbonio per liberare la cantaridina dalle materie grasse e resinose, a cui si trova mescolata. Si aggiunge al peso ottenuto gr. 0,01, perchè è questa la quantità di cantaridina, che si scioglie nel solfuro di carbonio impiegato, e che quindi a scapito del peso reale andrebbe perduta.Questo metodo è adottato anche da diversi Commentari di Farmacopee; e così dal Kommentar della Pharm. Germ., III, di Hager, B. Fischer e C. Hartwich, dal Kommentar della stessa Farmacopea di G. Vulpius e di E. Holdermann e dal Kommentar di Bruno Hirsch e Alfredo Schneider. La sola modificazione portata da questi Commentari consiste in ciò, che invece di cm3 60 della soluzione cloroformica prescrivono di evaporarne a secco cm3 62.

USI FARMACEUTICI E AVVERTENZE. _ Numerosi sono gli usi farmaceutici delle cantaridi. Prima di indicarli premetteremo che il farmacista deve adoperare sempre cantaridi adulte e bene sviluppate, e scartare le piccole, poichè queste non contengono o contengono piccola quantità di cantaridina. La Pharm. Uff. adotta solo 3 preparazioni farmaceutiche di cantaridi e queste sono: la Tintura alcolica, l'Empiastro e l'Empiastro mite di cantaridi o Mosche di Milano. Le cantaridi naturalmente devono essere impiegate in polvere. La polverizzazione deve essere eseguita con molte precauzioni allo scopo di evitare che il pulviscolo, sollevandosi dal mortaio o dai setacci, non irriti gli occhi, le micose della bocca e degli organi respiratori. Quindi è bene che il mortaio sia ben coperto, che i setacci siano ben chiusi e che la persona, che prepara la polvere abbia il viso difeso da una maschera e le mani coperte da guanti. Il setaccio, che serve per le cantaridi, non deve servire per nessuna altra sostanza. Così pure nella preparazione degli empiastri, pei quali occorre calore, fa d'uopo ben riparare gli occhi. Oltre a queste preparazioni officinali ne sono usate altre , diverse secondo le varie Farmacopee e così l'olio cantaridato, l'etere cantaridato, l'aceto cantaridato, il collodio cantaridato, l'empiastro di Mezereo cantaridato, l'unguento cantaridato, l'empiastro cantaridato o vescicatorio perpetuo di Janin e la pomata di Dupuytren. Raramente è adoperata la cantaridina, e quando la si adopera, essa lo è per lo più sotto forma di pomata epispastica, della quale si fa ordinariamente uso dopo l'impiego dell'empiastro cantaridato sulla parte denudata, onde impedire la cicatrizzazione e continuare l'azione irritante e revulsiva. Preparasi con essa la pomata cantaridinata di Saint-Bois.

CANTARIDINA C10H12O4. _ STATO NATURALE. _ La cantaridina è il principio attivo vescicatorio della cantaride officinale, ossia della Lytta vescicatoria. Oltrechè in questo coleottero trovasi in altre specie di coleotteri, alcune delle quali sono utilizzate pella sua estrazione. Le più importanti fra queste sono la Lytta vulnerata Lec. dell'America settentrionale, la Lytta gigas e violacea Bndt., la Lytta vittata Iabr., la Lytta eucera Chev. del Messico, la Lytta adspersa Kluge nell'Argentina, che contengono da 0.8-2,0% di cantaridina, la Mylabris fasciata con 1,02% e la Mylabris lunaris, entrambe dell'America del Sud, la Mylabris cichorii con 1,016 di cantaridina, la Meloe majalis con 1,2% ed altre specie di Meloe. Finalmente contengono cantaridina diverse specie del genere Alosymus, Caballa, Sitozis, Zomitis, Henous, Lagorina, Lydas, Cerocoma, Corgna. Sembra che anche la Cocciniglia 7 punctata contenga cantaridina. La cantaridina in tutti questi insetti vi esiste in parte libera e in parte combinata agli alcali.

PREPARAZIONE. _ Diversi sono i metodi d'estrazione. Si trattano le cantaridi polverizzate con acqua calda. La soluzione acquosa filtrata si evapora a b. m. a consistenza di estratto; si esaurisce questo estratto con etere a caldo, e la soluzione eterea si lascia evaporare all'aria: si tratta il residuo con alcol, che ne estre una materia gialla, e poscia si fa asciugare il residuo lasciato indisciolto dall'alcol, che è costituito dalla cantaridina. Con questo metodo, attesa la pochissima solubilità della cantaridina nell'acqua, non si può estrarla in totalità. Un altro metodo consiste nell'esaurire in apparecchio a spostamento con etere le cantaridi polverizzate, nel distillare la soluzione eterea, nel trattare il residuo con solfuro di carbonio per privarlo delle materie grasse, e nell'evaporarlo a secchezza con lieve eccesso di soluzione di potassa, che transmuta la cantaridina greggia in cantaridato alcalino. Si lava quest'ultimo con cloroforme, lo si decompone con acido solforico diluito e si dibatte il miscuglio con cloroforme. La soluzione cloroformica evaporata lascia per residuo la cantaridina cristallizata dall'alcol bollente o dall'etere acetico. Un buon metodo d'estrazione della cantaridina è quello proposto da Dieterich Si fanno digerire per 5 ore gr. 1000 di cantaridi in gr. 6000 di acqua alcalizzata con gr. 50 di potassa caustica. Si fa poi bollire il tutto per un quarto d'ora, si lascia raffreddare, si cola e si spreme. Il residuo si fa ancora digerire e poi bollire con acqua contenente gr. 10 di potassa caustica, operando nel modo indicato. Filtransi i liquidi così ottenuti e si distribuiscono in tre dializzatori di 60 cm. di diametro, e si sottopongono alla dialisi per 5 o 6 giorni, sostituendo man mano l'acqua, che si evapora. Si acidulano con acido solforico i liquidi dializzati, che sono di color bruniccio, si evaporano con un pò di carbone di legno a secchezza, si mescola il residuo con un pò di carbonato di bario per liberarlo dall'acido solforico e lo si fa bollire con etere acetico. Si distilla la soluzione eterea, si lava il residuo con un pò di alcol freddo, e lo si fa di nuovo cristallizare nell'etere acetico. Da chg. 1 di cantaridi ottengonsi con questo metodo gr. 2,8 di cantaridina.

 

CARATTERI. _ E' in laminette rombiche, splendenti, senza colore e odore, di reazione neutra. Fonde a 210°. Al di là di 210° sublimasi in aghi bianchi. E' pochissimo solubile nell'acqua. Secondo Dieterhich p. 1 si scioglierebbe in p. 30,000 d'acqua fredda e in p. 15,000 di acqua calda. L'acqua acida per acido solforico, o satura di olii essenziali ne scioglie maggior quantità. P. 100 d'alcol a 92% a 18° sciolgono p. 0,03 di cantaridina, p. 100 di solfuro di carbonio p. 0,06, p. 100 di etere p. 0,11, p. 100 di cloroforme p.1,20, p. 100 di benzolo p. 0,20. Al calore dell'ebollizione questi solventi ne sciolgono maggiori proporzioni. I migliori solventi della cantaridina sono, oltre al cloroforme, lacetone e l'etere acetico. E' assai più solubile negli oli grassi ed essenziali, nella cera e nelle resine. Ed è appunto per questa solubilità negli oli grassi, nella cera e nelle resine, che le forme farmaceutiche più usate delle cantaridi sono l'olio e l'empiastro, per la cui preparazione s'impiegano appunto olio d'ulivo, trementina, cera gialla e colofonia. La cantaridina è una delle sostanze, che più resistono agli agentoi chimici: di qui la ragione per cui non si presta alle reazioni cromatiche. Scaldata con acido solforico concentrato e piccole quantità di bicromato di potassio svolge una bella colorazione verde: ma questa non è reazione caratteristica, poichè sono molte le sostanze organiche, che in questa condizione riducono l'acido cromico ad ossido, il quale poi passa a solfato di color verde. Quindi è che il miglior mezzo per caratterizzare la cantaridina è la sua azione fisiologica; per provare la quale, se ne scioglie una piccolissima quantità in un pò di olio, di cui si imbeve un pò di cotone, che si applica alla pelle assicurandovelo con una compressa: dopo alcune ore si produrrà la vescicazione, effetto caratteristico di questa sostanza. Si riconoscerà la cantaridina anche perchè essa si scioglie a caldo negli alcali: da questa soluzione gli acidi ne precipitano la cantaridina inalterata. La soluzione, quando non contenga un eccesso di alcali, dà origine ad un principitato bianco cristallino coll'acetato di piombo, col nitrato d'argento e col bicloruro di mercurio, e precipitato grigio verdastro granuloso e cristallino col solfato di nichelio e precipitato roseo col cloruro di cobalto. Facendo bollire a lungo la cantaridina cogli alcali, soda e potassa caustiche, come abbiamo visto, essa vi si scioglie, formando dei composti salini, che analizzati hanno dimostrato di avere questa composizione: C10H12K2O5+H2O-C10H12Na2O5+H2O. Questi sali derivano da un acido chetonico C10H14O5, nel quale due atomi d'idrogeno sono sostituiti da due atomi di potassio o di sodio. Se confrontiamo la formula di quest'acido con quella della cantaridina: C10H12O4, si rileva che questa differisce da quella, per contenere gli elementi di una molecola di acqua in meno, e che perciò la cantaridina sta a detto acido nello stesso rapporto, nel quale le anidridi stanno coi loro acidi. Quindi per rispetto alla funzione la cantaridina può considerarsi come un'anidride, derivante per disidratazione dal rispettivo acido, C10H14O5, al quale si è dato il nome di acido cantaridinico: C10H14O5_H2O=C10H12O4. Questo acido non si può ottenere libero dai suoi sali alcalini, i cantaridinati o cantaridati, poichè quando questi trattansi con un acido, non è l'acido cantaridinico, che si separa, bensì la sua anidride, la cantaridina: C10H12K2O5+2HCL=C10H12O4+2KCL+H2O. Scaldata la cantaridina a 100° per tre ore con p. 4 di acido jodidrico concentrato, si trasforma in un suo isomero: C10H12O4, il quale, avendo funzione acida, fu chiamato acido cantarico. Questo acido è monobasico: C9H11O2.CO.OH. Il suo sale d'argento, ottenuto da Homolka, è rappresentato dalla formola: C9H11O2.CO.OAg. Anderlini e Ghira hanno ottenuto un isomero dell'acido cantarico; quest'isomero è anch'esso come la cantaridina un'anidride, cui diedero il nome di isocantaridina. Scaldando a 400° un miscuglio di cantaridina e di calce caustica, essa si trasforma in un idrocarburo aromatico liquido: C8H12, il cantarene, a cui si dà la costituzione del diidroortoxiiolo: C6H6(CH3)2. Scaldata invece la cantaridina con pentasolfuro di fosforo si trasforma in ortoxilolo: C6H4(CH3)2. Trattando la cantaridina con ammoniaca Anderlini ha ottenuto la cantaridinimide: C10H12O3.NH, di cui ottenne i derivati alcolici, cantaridinmetilimide: C10H12O3.NCH3; la cantaridinetilimide: C10H12O3.NC2H5; la cantaridinallilimide: C10H12O3.Nc3H5; la cantaridinalfanaftilimide: C10H12O3.NC10H7; la cantaridinacetilimide: C10H12O3.NC2H3O. Siè pure ottenuta un'ossima, la cantaridossima: C10H13O4N, tanto dalla cantaridina, che dal cantaridinato sodico. Un'altra ossima si è ottenuta dall'acido cantarico, cioè l'acido cantarossimico: C10H13O4.N, isomero della cantaridossima. L'Anderlini infine ottenne anche, facendo agire la fenilidrazina, in presenza di acido acetico sulla cantaridina, il rispettivo idrazone, ossia il cantaridrazone: C10H11O3-NH.NHC6H5.

USI. _ La cantaridina serve per lea preparazione di pomate epispastiche e per la preparazione dei cantaridati di potassio e di sodio, che hanno uso terapeutico e che sono rappresentati da queste formole: C10H12O5K2+H2O cantaridato di potassio, C10H12O5Na2+H2O cantaridato di sodio. Questi ottengonsi per azione diretta dei rispettivi alcali sulla cantaridina. Fra i cantaridati dei metalli pesanti, i quali ottengonsi per la doppia decomposizione fra un cantaridato alcalino e il corrispondente sale metallico, solo di quello d'argento è nota con sicurezza la composizione: C10H12Ag2O5+H2O.

Cantaridato o cantaridinato di potassio. _ Si prepara, polverizzando finemente un grammo di cantaridina, sospendendola in 80 cm3 di acqua, aggiungendo gr. 0,593 di potassa caustica, scaldando sino a completa soluzione, filtrando e riducendo, mediante evaporazione, il liquido a piccolo volume: per raffreddamento si depone il sale cristallizzato in aghi raggruppati. E' senza colore e odore: solubile in p. 25 d'acqua fredda. Solubile in p. 12 di acqua bollente: poco solubile nell'alcol, quasi insolubile nell'etere e nel cloroformio. Ha reazione alcalina. Le sue soluzioni trattate anche con acidi deboli lasciano deporre la cantaridina. Avendo potere vescicatorio è usato come revulsivo allo stesso modo della cantaridina. Sotto il nome di Rimedio di Liebreich contro la tubercolosi laringea è usata una soluzione titolata di cantaridato di potassio, che si prepara scaldando a. b. m. entro matraccio gr. 0,20 di cantaridina, gr. 0,40 d'idrato di potassio e 20 cm.3 di acqua fino a perfetta soluzione: poi si aggiunge a poco a poco acqua sino ad un litro, scaldando gradatamente. Si usa in iniezioni sottocutanee, cominciando colla dose di gr. 0,001 di cantaridato, elevandola, nel corso del trattamento, a gr. 0,002 e non più. Conviene inoltre di lasciare l'intervallo d'un giorno fra un'iniezione e l'altra.

Cantaridato di sodio. _ Esso si prepara, sciogliendo la cantaridina nella soluzione di soda caustica, operando, come si disse pel cantaridato di potassio. E' anch'esso cristallizato in aghi: differisce da quello di potassio, perchè è meno solubile di esso. E' anch'esso senza colore e odore. E' decomposto dagli acidi con precipitazione di cantaridina. E' pur esso fornito di potere vescicatorio, ed è perciò adoperato come revulsivo in sostituzione della cantaridina. Come pel cantaridato di potassio, si prepara una soluzione titolata di cantaridato di sodio sotto il nome anch'essa di Rimedio contro la tubercolosi laringea di Liebreich. Essa si prepara con gr. 0,2 di cantaridina e gr. 0,3 d'idrato di sodio, ottenendo con sufficiente quantità di acqua un litro di soluzione ed operando, come si disse discorrendo del cantaridato di potassio.

CANTARIDI ESAURITE. _ Un campione di polvere di cantaridi aveva l'odore caratteristico di questo insetto, ma meno marcato di quello dei campioni non falsificati. 5 gr. del campione sospetto, trattati con 50 gr. di etere diedero una soluzione che evaporata fornì un residuo giallo bruno che non conteneva cantaridina; il residuo etereo era nella proporzione di circa 2%; invece le cantaridi non falsificate forniscono 10% di residuo etereo, che è di un giallo verdastro e contiene dei cristalli di cantaridina (Arch. der Pharm., 1886, t. XXIV, pag. 102).

DOSAMENTO DELLA CANTARIDINA. _ Per determinare la cantaridina nelle cantaridi, Nagelvoort crede migliore il metodo seguente: 10 g. di cantaridi si lasciano macerare per 6 ore con soluzioni di soda al 10%. Poi acidulata la massa con acido cloridrico di esaurisce in apparecchio Soxhlet con 50 cm3 di cloroformio. Evaporato il cloroformio, si lava il residuo con solfuro di carbonio e finalmente si scioglie nel cloroformio bollente, filtrato il quale ed evaporato si ha la cantaridina, che disseccata si pesa. Ottenne così 1,15% di cantaridina.

AZIONE FISIOLOGICA. USI TERAPEUTICI. _ La cantaride è l'agente più importante della medicazione rivulsiva. L'empiastro cantaridato off. dopo 1-3 ore determina rossore della pelle, piccole vesciche che confluiscono pio in una grande vescica unica contenente un liquido sieroso chiaro nel quale nuotano dei leucociti. Occorrono 10-12 ore per la formazione della vescica e l'azione viene favorita dai mezzi che sciolgono la cantaridina, come sarebbe l'olio: si usa quindi spalmare d'olio il vescicante. Il vescicante si leva una volta formata la vescica, che si apre per dare uscita al liquido. Non bisogna però distruggere l'epidermide, perchè il derma denudato provoca dolore. Si usa quindi medicare con burro e coprire con tela impermiabile, con garza fenicata. In pochi giorni si forma di nuovo l'epidermide. Questo si chiama vescicante volante. Si rende permanente quando invece di conservare l'epidermide sollevata si esporta e si provoca la suppurazione del derma scoperto mediante agenti irritanti, cioè unguenti di sabina odella stessa cantaride, la così detta pomata epispastica: cantaridi..... gr. 32, cera bianca..... gr. 125, unguento populeo..... gr. 875. Si ricorre alla medicazione revulsiva mediante la cantaride nelle affezioni acute e croniche delle sierose e degli organi parenchimatosi, nelle pleuriti, nelle pericarditi, nelle endocarditi, nelle sinoviti, nelle peritoniti, passato il primo periodo acuto nella tubercolosi polmonare circoscritta, nella bronchite cronica; più di rado nelle meningiti e nelle affezioni del cervello. I vescicanti si usano ancora nelle affezioni dolorose dei nervi e dei muscoli e nelle affezioni reumatiche. L'applicazione si fa di regola in corrispondenza della regione malata e si ricorre al vescicante volante nei casi in cui per la natura dell'affezione morbosa si crede che possa bastare una rivulsione e vescicazione passeggera; si rende il vescicante permanente nelle affezioni croniche nelle quali si creda possibile influenzare il processo morboso collo stabilire un emuntorio. Il meccanismo d'azione del vescicante non è bene conosciuto. Si può ritenere che provochi uno spostamento di liquidi e di umori e soprattutto di prodotti patologici dell'organo malato. Le nuove conoscenze sul fagocitismo appoggiano questo concetto nel senso che il vescicante richiamando nel luogo d'applicazione i leucociti carichi di materiali morbosi ne viene così a liberare l'organismo. L'uso dei vescicanti non è privo di inconvenienti e di parecchie controindicazioni. I disturbi sono locali ed anche generali per l'assorbimento della sostanza che può avvenire per l'uso dei vescicatori. Gli accidenti locali sono risipola con febbre, eruzioni papulose o eczema, ulcerazioni, gangrena, dolori violenti sempre alla località ove venne applicato il vescicante. Ma può avvenire anche l'assorbimento della cantaridina e seguirne svariati fenomeni che passiamo a descrivere. La cantaride viene raramente usata per bocca e la sua azione generale presenta quindi poco interesse. Essa produce un senso di calore e di bruciore alle fauci ed allo stomaco, nausea, vomito, pizzicore e bruciore all'uretra, erezioni dolorose, qualche volta ninfomania, aumento della quantità d'orina. L'urina può contenere albumina e cilindri; nei casi gravi questi sintomi raggiungono un'alta intensità. Se la cantaride venne intro dotta per via cutanea le lesioni sono specialmente nel rene con una glomerulo-nefrite ed un essudato intracapsulare Sydney Ringer è il terapista moderno che fa il conto maggiore della cantaride per bocca. Egli avrebbe osservato che 5-15 centigr. di tintura di cantaridi ogni tre ore, nello stadio cronico della nefrite, farebbero scomparire l'albumina ed il sangue dall'orina. La tintura di cantaridi è utile nell'incontinenza di orina degli adulti, anche quando è dovuta a paralisi: e qualche volta è pure utile in quella dei bambini. Giova nel bisogno frequente d'orinare di cui soffrono a preferenza le donne. Le dosi piene della sostanza, da 20-30 goccie della tintura, oppure tre centigr. della polvere, con dosi piene di sésquicloruro di ferro e di acido fosforico, o di noce vomica, ripetute tre volte al giorno formano un'utile combinazione in alcuni casi d'impotenza e di spermatorrea. Gli accidenti locali prodotti dalla cantaride si curano colla rimozione del vescicante, i lavacri antisettici all'acido fenico, qualche applicazione di cocaina. Contro i disturbi generali si è vantata la canfora con poco successo, riesce utile eccitare la diuresi col the, colle acque alcaline, bagni caldi e tintura d'oppio contro i dolori, mignatte al perineo. Le iniezioni di cantaridato potassico vennero da Liebreich proposte nel trattamento della tubercolosi polmonale, laringea e specialmente del lupus, si iniettano 0,001, del sale per volta.

MODI DI SOMMINISTRAZIONE E DOSI. _ Esternamente si usa di solito l'Emplastrum cantharidum, E. vesicans, di cui si indica in cm la lunghezza e larghezza. La polvere di cantaride si usa qualche volta per cospargere ulcere atoniche e callose. Il collodium cantharidatum, collodium vesicans, si usa qualche volta in luogo dell'emoiastro cantaridato e si applica con un pennello. Internamente si somministra la tintura alla dose di 2-10 goccie in veicolo mucileginoso, in goccie, in pillole, in emulsione e la polvere di cantaride alla dose di 4-5 centigr. per dose (5-20 cg. al giorno) insieme ad oppio o canfora in polvere o pillole.

FORMOLARIO TERAPEUTICO.

  1. Formola 1: Empiastro vescicatorio cantaridato, lunghezza centimetri 10, larghezza 6. Uso esterno.

  2. Collodio cantaridato.....gr. 20. Uso esterno con un pennello.

  3. Unguento cantaridato....gr. 10. Uso esterno.

  4. Olio cantaridato.....gr. 10. Uso esterno.

  5. Tintura di cantaridi.....gr. 10. Emulsione gommosa.....gr. 30. Un cucchiaino da caffè ogni tre ore.

  6. Tintura di cantaridi.....goccie X. Due goccie ogni tre ore su un pezzo di zucchero.

  7. Cantaride polverizzata.....cgr. 15. Oppio.....cgr. 6. F.s.a.m.pill.d.d. in 5 pill. una ogni tre ore.

  8. Tintura di cantaride.....goccie XX, tintura di noce vomica.....goccie X. In tre volte nella giornata. Contro la spermatorrea e l'impotenza.

  9. Soluzione gommosa.....gr. 125, tintura di cantaridi.....goccie XII, laudano di Sydenham.....goccie X. S. A cucchiai, nelle 24 ore, nei casi di paralisi della vescica (Rayer).

  10. Infuso di rafano.....gr. 125, tintura di cantaridi.....goccie VIII, laudano di Sydenham.....goccie XII, sciroppo semplice.....gr. 96. S. dabeversi in 3 volte nelle 24 ore, come diuretico, nell'idropsia consecutiva alla nefrite albuminosa cronica. La dose della tintura di cantaridi può essere gradualmente portata fino a 36 goccie, aumentando la dose di laudano fino a 18 goccie (Rayer).

  11. Cantaridi.....gr. 1, vino bianco generoso.....gr. 500. F.s.a. S. 1-2 cucchiai in un bicchiere d'acqua zuccherata (Bouchardat).

  12. Tintura di cantaridi.....gr. 5, (sciroppo di cannella+sciroppo di gomma) ana.....gr. 100. M. S. Un cucchiaino di caffè la sera coricandosi. Si aumenterà progressivamente la dose. Contro l'incontinenza d'orina (Bouchardat).

  13. Balsamo di Gilead de Salomon. Cardamomo.....gr. 30, cannella.....gr. 30, balsamo della Mecca.....gr. 2, tintura di cantaridi.....gr. 1, alcol a 21°.....gr. 500, zucchero.....gr. 250. M.s.a. un cucchiaino da caffè nel vino generoso, contro l'anafrodisia (Bouchardat).

  14. Solfato di ferro.....gr. 5, tintura di cantaridi.....gr. 1, zucchero polv......gr. 200, mucilagine alla cannella.....q.b. F.s.a. delle pastiglie di 1 gr. S. 1 al giorno. Nell'anafrodisia ed astenia (Bouchardat).

  15. Tavolette di Ginseng. Zucchero polv.....gr. 2500, vaniglia polv......gr. 610, Ginseng polv......gr. 80. Mescolate ed aggiungete: tintura di cantaridi.....gr. 10, olio essenziale di cannella.....goccie XXV, tintura d'ambra concentrata.....goccie X. Mescolate di nuovo econ mucilagine di gomma adragante q.b., fate delle tavolette di 1 gr. S. 5-6 al giorno nell'anafrodisia (Bouchardat).

  16. Cantaridi polv......gr. 1, (ossido nero di ferro+Aloe polv.) ana.....gr. 1,50, polv. di cannella.....gr. 5. Div. in cart. n. 50. S. 1-2 per giorno, contro l'amenorrea (Dujardin - Beaumetz e Yvon).

  17. Empiastro vescicatorio (Pharm. Gall.). Resina elemi.....gr. 10, olio d'oliva.....gr. 4, unguento basilico.....gr. 30, cera gialla.....gr. 40,cantaridi polv......gr.42. F.s.a. Si distende questa massa emplastica sullo sparadrappo*.(*cerotto).

  18. Sparadrappo vescicante (Pharm. Gall.). Resina elemi.....gr. 20, olio d'oliva.....gr. 8, unguento basilico.....gr.45, pece resina.....gr. 20, cera gialla.....gr. 75, cantaridi polv......gr. 84. F.s.a.

  19. Vescicatorio Bretanneau. Polv. di cantaridi.....gr. 100, olio d'oliva q.b. per ottenere una pasta molle che applicherete sullo sparadrappo con una spatola, dandole la grandezza e la forma voluta. (Bouchardat).

  20. Mosche di Milano. (Pece resina o bianca+cera gialla+cantaridi polv.) ana.....gr. 50, terebentina.....gr. 10, (essenza di lavanda+essenza di timo) ana.....gr. 1. F.s.a. Si distende sul taffetà. Derivativo in parecchie nevralgie.

  21. Olio canforato.....gr. 90, tintura di cantaridi.....gr. 30, ammoniaca.....gr. 10. S. Agitate. Per frizioni eccitanti (Bouchardat).

  22. Collodion cantaridato. Cantaridi polv......gr. 400, (etere solforico+etere acetico) ana.....gr. 100, acido acetico.....gr. 10. Vuotate per spostamento. Agg.: Cotone fulminante.....gr. 10. M. (Yvon).

  23. Pece resina.....gr. 100, cera gialla.....gr. 100, terbentina.....gr. 50, euforbio polv......gr. 25, cantaridi polv......gr. 15, olio di croton.....gr. 5. F.s.a. Questo empiastro può stare in posto 12 giorni; si applica alla nuca quando l'affezione oculare è doppia e dietro un orecchio quando un solo occhio è ammalato. Contro le affezioni croniche degli occhi (Tavignot).

  24. Cantaridi.....gr. 1000, cloroformio.....q.b., cera.....gr. 5. Per fare 1000 gr. di prodotto. S. Vescicatorio liquido (Bidet).

  25. Cantaridi polv......gr. 5, canfora.....gr. 5, sugna balsamica.....gr. 40. M. S. 5-15 gr. in frizioni attorno al collo, nel crup *(* croup o crup, ostruzione della glottide per cause funzionali, tetano, spasmo allergia, o per la formazione di membrane, difterite, con grave insuff. respiratoria) (Bouschardat).

  26. Succo di limone.....gr. 4, estratto di china.....gr. 8, tintura di cantaridi.....gr. 4, olio di cade.....gr. 2,30, Essenza di bergamotto.....goccie X, midollo di bue.....gr. 60. F.s.a. S. prima di usare questa pomata si lava la testa con l'acqua saponata. L'indomani si fa una frizione con la pomata e si continua ogni mattina per un mese. Contro l'alopecia (Schneider).

  27. Sugna balsamica.....gr. 300, succo di limone.....gr. 6, tintura di cantaridi.....gr. 2, essenza di limone.....gr. 10. M.S. Contro l'alopecia (Pharm. Gall.).

  28. Cantaridi.....gr. 1, cera bianca.....gr. 4, unguento populeo.....gr. 28. M. S. Pomata epispastica verde. Per medicare i vescicanti. Assai attiva (Pharm. Gall.).

  29. Cantaridina.....cg. 5, collodion elastico.....gr. 20. S. Si stende su sparadrappo, come empiastro vescicatorio (Gobley).

  30. Cantaridi.....gr. 6, sugna.....gr. 84, cera gialla.....gr. 12, curcuma.....cg. 40, olio vol. di limone.....cg. 40. M. S. Pomata epispastica gialla. Per medicare i vescicanti. Assai dolce (Pharm. Gall.).

  31. Cera bianca.....gr. 3, sugna.....gr. 7, sego.....gr. 3, pece bianca.....gr. 1, polvere di cantaridi.....gr. 7. F.s.a. Vescicatorio. S. E' il più attivo dei vescicanti, compreso quello della Farmacopea, e fa soffrir poco quando lo si distacca.

CANTARIDE E CANTARIDINA (FINE).


CANTARIDE o Mosca di Spagna (Lytta vesicatoria) insetto dei coleotteri di color verde brillante, dalla forma oblunga, lungo circa 3 cm, è comune in giugno su frassino, sambuco e salice, delle cui foglie si ciba. Se ne estrae una sostanza acre e vescicante (cantaridina) usata come afrodisiaco e abortivo; se assunta in forti dosi può essere letale.

DIOSCURIDE, Pedanio (o P. Dioscoride) (Anazarba sec. I) Medico greco. Con la sua opera Sulla materia medica, in cui tratta sistematicamente tutti i farmaci allora conosciuti tratti dai tre regni naturali, influenzò la farmacologia e la medicina fino al secolo XIV. (Tra i vari farmaci parla anche della cantaride).

Bibliografia

Enciclopedia Universale Garzanti, Garzanti Editore, 1997.

Enciclopedia Zanichelli 1995 a cura di Edigeo.

Comment. Farmacop. Ital. vol I, parte 2, Torino, Unione Tipografico Editrice, 1897.

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