Guglielmo Tell
Una freccia per la vita

 

Agli inizi del Quattordicesimo se- colo la Svizzera era dominata da- gli Asburgo, ma dalla fine del se- colo precedente i cantoni di Uri, Schwyz e Unterwalden,  abitati da piccole comunità di contadi-  ni e di pastori, avevano manife- stato alcuni aneliti di indipenden- za, mal tollerando la presenza di signorotti che governavano in nome e per conto dell'imperato- re. Nel settembre del 1307 Wal- ter  Fuerst,  Arnold di Melchthal  e Werner di Stauffach avevano stretto un patto, giurando di li- berare i tre cantoni - che con- sideravano la loro patria - dal giogo asburgico. Erano uomini duri, decisi a tutto e temprati da una viita che, tra quelle monta- gne, si svolgeva in condizioni tut- t'altro che agevoli. Se per gli Asburgo quelle valli possedeva- no un'enorme importanza stra- tegica, per gli abitanti rappresen- tavano tutto il loro mondo. E in- tendevano tronare a esserne i pa- droni.

Guglielmo Tell, considerato an- cor oggi l'eroe nazionale elveti- co, viveva nel cantone di Uri. Genero di William Fuerst, con- divideva gli entusiasmi e gli ideali irredentisti del suocero.  In que- gli anni il signorotto di Uri era Hermann Gessler, un personag- gio del quale la storia tramanda soltanto la prepotenza e l'arro- ganza. Con le spalle ben protet- te dagli Asburgo,  Gessler face- va il bello e il cattivo tempo, ti- ranneggiando i sudditi e dissan- guandoli con tasse sempre più inique. Piccolo despota di una popolazione   tendenzialmente mite e operosa, sfogava nella tra- cotanza un'innata codardia: una trama che, nella storia di tutti i popoli, si è ripetuta molte volte. Per dimostrare in modo ancor  più evidente il proprio potere, Gessler aveva fatto appendere sulla piazza principale di Altdorf un cappello (non si  sa con preci-

 

 

sione se suo o dell'imperatore) imponendo a tutti i cittadini di onorarlo con un inchino.  L'uni- co a ribellarsi fu Guglielmo Tell, che passò più volte davanti al cappello  ostentado  la più  tota- le indifferenza.

Tratto in arresto dagli sgherri di Gessler, Guglielmo Tell venne condannato a morte. L'intero vil- laggio si sollevò e il signorotto concesse al condannato una pos- sibilità: avrebbe avuto salva la vi- ta se fosse riuscito a colpire con una freccia una mela  posata sul- la testa del suo stesso figlioletto. Guglielmo Tell accettò la prova, pronunciando, prima di scocca- re la freccia, una promessa: se avesse sbagliato il colpo, con una seconda freccia avrebbe colpito Gessler al cuore. E, questa vol- ta, non avrebbe fallito.

La  mela  venne colpita  in  pieno e il piccolo fu salvo. Ma Gugliel- mo Tell, per la sua imprudente promessa, venne condannato al- la prigionia del castello di Ges- sler, a Kuessnacht. Durante la traversata del lago di Lucerna scoppiò una furibonda tempesta. Gessler, che era a bordo, diede ordine che Guglielmo Tell, ai fer- ri nella stiva, venisse liberato. Quando l'arciere gli fu portato davanti gli promisi che, se fosse riuscito a portare in salvo l'im- barcazione,  gli avrebbe restitui- to la libertà

Guglielmo Tell  si  mise al  timo- ne e protò la barca in rada. Una volta a terra, scagliò una freccia contro Gessler, uccidendolo sul colpo. Da questo episodio, la cui notizia corse più veloce del ven- to, ebbe inizio il movimento di liberazione dei tre cantoni  (ai quali si sarebbero unite, negli an- ni a venire, le altre città della Svizzera).

Nel 1314 i contadini di Schwyz occuparono l'abbazia di Einsie- lden, cacciandone i religiosi e im- possessandosi del tesoro. Contro

di loro scese in campo Leopoldo, figlio di Alberto I d'Austria. Lo scontro finale avvenne nel no- vembre del 1314, nella stretta di Morgarten. Alla battaglia, che si concluse, nonostante la schiac- ciante superiorità numerica del- l'esercito di Leopoldo, con la vit- toria dei rivoltosi, prese parte, comportandosi da prode, anche Guglielmo Tell.

Dopo di allora dell'eroe che, con  le sue frecce e il suo spirito d'in- dipendenza,  aveva  dato il via al- la rivolta  non si senti più parla- re. Non coprì cariche pubbliche, né si pose al comando dell'eser- cito. E' possibile che, pago del la- voro compiuto, si sia ritirato a vi- ta privata, lavorando i campi e occupandosi della sua fattoria. Uomo d'azione più che di pen- siero,  non si sentiva  portato per  i sottili giochi della politica.        (A questo punto va aperta una parentesi; dell'esistenza di un Guglielmo Tell in carne e ossa mancono  le prove certe. Fu ver- so il 1370, dopo che la Svizzera si fu data un'rganizzazione fe- derale, che incominicarono a cir- colare nel paese le prime ballate sull'eroe che, con il suo coraggio, aveva osato sfidare il potere de- gli Asburgo, accendendo la mic- cia che avrebbe portato il paese all'indipendenza. E' probabile che nel mito di Guglielmo Tell si sia- no fuse le imprese di più valoro- si: in ogni caso l'episodio della mela - cantato nei secoli a ve- nire da poeti e autori - è una  delle pietre miliari della storia svizzera). Autentico o leggenda- rio che fosse il personaggio, an- che la sua morte è legata a un epi- sodio di valore. Avvenne nel 1354, quando Guglielmo Tell an- negò nel fiume Schlachen per sal- vare un bambino che era caduto nelle gelide acque. Riuscito nel- l'imprelsa, l'eroe scomparve tra i  flutti,   fornendo  nuovi   elementi   alla  sua immortale leggenda.

 

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