INDICE:
Neoplasie maligne primitive dell'osso
SCINTIGRAFIA
MIOCARDICA PERFUSORIA
Scintigrafia delle ghiandole salivari
SCINTIGRAFIA RENALE SEQUENZIALE
Sono possibili diverse tecniche di acquisizione:
Torna a scintigrafia scheletrica Torna all'inizio
Torna a scintigrafia scheletrica
La scintigrafia scheletrica viene utilizzata da più di 30 anni. Durante questo periodo è stata impiegata una gran varietà di radiofarmaci, come gli analoghi cationici del calcio (85Sr, 87mSr, 131Ba, 135mBa), terre rare (153Sm, 157Dy, 171Er) chelate con HEDTA, anione fluoro (18F) e fosfati e fosfonati legati a 99mTc.
I più usati sono:
- I kit di preparazione contengono agenti stabilizzanti
(antiossidanti come l'acido ascorbico o gentisiaco) che prevengono
l'ossidazione dello stagno. Quando immesso nel kit di preparazione, il 99mTc
pertecnetato viene ridotto dallo stagno dalla valenza +7 a +4 potendo così legarsi
al difosfonato.
- Nel soggetto normale circa il 50% del difosfonato iniettato si lega allo
scheletro e la restante parte viene eliminata per via urinaria nelle prime 5-6
ore.
- Il miglior rapporto tra l'attività ossea e l'attività nei tessuti molli si
ottiene circa 3 ore dopo l'iniezione. Tale tempo può risultare più lungo, in
caso di ridotta funzione renale.
- Il principale meccanismo di legame dei fosfati sull'osso è il
chemioadsorbimento che avviene per mezzo di legami chimici nelle regioni di flessione
e di dislocazione sulla superficie dei cristalli di idrossiapatite. Lo stagno e
il 99mTc vengono idrolizzati e si legano all'osso o separatamente o assieme
sotto forma di idrossido di stagno e diossido di tecnezio. Le grandi superfici
di idrossiapatite idratata, presenti ad esempio nei centri di crescita o nelle
lesioni ossee metabolicamente attive, permettono un maggiore chemioadsorbimento
e quindi mostrano maggiore capacità di concentrare il radiofarmaco.
Probabilmente il 99mTc-MDP si lega anche con la matrice organica, gli enzimi e
i recettori enzimatici, ma l'entità di tale legame, e quindi la sua importanza,
non sono ancora ben conosciute.
Torna a scintigrafia scheletrica Torna all'inizio
|
· Indispensabile condizione di normalità è la simmetria. · Aree fisiologicamente sedi di maggiore rimaneggiamento (come ad esempio le articolazioni sternoclaveari o la sincondrosi sacro-iliaca) appaiono normalmente più "attive". · La visualizzazione dei reni è normale se non sono trascorse più di 4 ore dalla iniezione. · Aree di inserzione muscolare (specie in soggetti con masse muscolari sviluppate), o articolazioni sottoposte a maggior carico (come l'articolazione scapolo-omerale relativa all'arto dominante), possono apparire ipercaptanti. · Nei pazienti pediatrici, le cartilagini di accrescimento appaiono nettamente iperattive e devono risultare ben delimitate e simmetriche; si evidenziano, inoltre, comunemente le suture craniali. |
|
Quadri scintigrafici patologici:
|
· La maggior parte dei processi patologici dello scheletro sono ipercaptanti i difosfonati perchè determinano una reazione osteoblastica. · Le lesioni ipocaptanti sono molto più rare e possono risultare difficilmente riconoscibili. · E' inoltre possibile che i difosfonati si concentrino in maniera significativa nei tessuti molli, in corso di determinate condizioni patologiche quali il carcinoma della mammella e le sue metastasi linfonodali e, in minor misura, in altre neoplasie maligne dei tessuti molli (specie se sono presenti aree di necrosi), nell'ascite o nei versamenti pleurici neoplastici, nella miosite ossificante, nell'infarto miocardico, in sede di iniezione intramuscolare, nelle ustioni, nelle calcificazioni ectopiche, e nei depositi di amiloide. |
|
In caso di metastasi o di focolaio neoplastico non osteogenico, attorno alla neoplasia, che può contenere zone di necrosi, si sviluppa generalmente un aumentata attività osteoblastica reattiva che provoca l'iperconcentrazione del radiofarmaco. Raramente tale reazione può essere assente, come nel caso di pazienti molto defedati o in forme indifferenziate a rapida evoluzione.
Più frequente nei soggetti di sesso maschile, rappresenta circa
un quinto delle neoplasie maligne primitive dell'osso. Presenta un primo picco
di incidenza attorno ai 20-30 anni e un secondo verso la sesta decade di vita.
Nella metà dei casi è localizzato al ginocchio, negli altri casi
interessa più spesso le metafisi delle ossa lunghe e il bacino.
E` caratterizzato da un'importante attività osteoformativa e capta il
radiofarmaco in maniera molto marcata. Tipicamente la scintigrafia mostra, in
fase di perfusione, un'iperemia intensa e disomogenea in tutto l'arto interessato
e in fase tardiva un'intensa, estesa e disomogenea ipercaptazione, a volte con
aree ipoattive centrali. Spesso l'ipercaptazione deborda dal profilo corticale
invadendo i tessuti molli contigui. L'indagine può evidenziare anche metastasi
nei tessuti molli, in particolare nei polmoni. E` evidente come la scintigrafia
sia particolarmente utile in corso di stadiazione perchè la presenza di
metastasi ossee modifica l'approccio terapeutico. Nel successivo follow-up,
l'indagine è raccomandata per la ricerca di eventuali metastasi ossee.
Neoplasia di origine cartilaginea più frequentemente
localizzata nei centri di ossificazione epifisari delle ossa lunghe.
Nella metà dei casi colpisce al di sopra dei 40 anni ed è raro nell'età
pediatrica.
Il tumore può distruggere la corticale e invadere i tessuti molli adiacenti. Il
sintomo iniziale è costituito da dolore articolare.
La scintigrafia permette di distinguere tra la forma midollare e quella
esostotica. Nella forma midollare sono presenti chiazze a distribuzione
irregolare di moderata ipercaptazione; in quella esostotica, invece, si
evidenzia una marcata ipercaptazione focale. La scintigrafia ossea è utile
soprattutto nei casi localizzati alla colonna, perchè permette di riconoscere
più precocemente la lesione rispetto alle indagini radiologiche di routine.
Prende origine da una cellula mesenchimale primitiva. E` la
seconda neoplasia maligna dell'osso nell'infanzia e nell'età giovanile: metà
dei casi insorgono tra 10 e 20 anni.
Generalmente origina nel femore o nella tibia (regione diafisi-metafisaria)
e si estende lungo le ossa lunghe seguendo la distribuzione midollare.
La presenza di metastasi scheletriche, evidenziabili con la scintigrafia e già
presenti nel 10% circa dei pazienti al momento della diagnosi, è un segno
prognostico negativo.
Le manifestazioni cliniche sono simili a quelle di una osteomielite: dolore,
febbre e leucocitosi.
Generalmente la scintigrafia trifasica mostra un'intensa ipercaptazione del
radiofarmaco in tutte le tre fasi e appare difficile la diagnosi differenziale
nei confronti della osteomielite. A tal fine, può essere utile associare una
scintigrafia con 201Tallio o 99mTc-MIBI che si concentrano nella neoplasia in
modo preferenziale rispetto alla forma flogistica.
A differenza dell'osteosarcoma, l'ipercaptazione ossea del radiofarmaco è
omogenea ed è rara la captazione da parte dei tessuti molli contigui.
E' la più comune neoplasia maligna dello scheletro nell'età
adulta.
L'indagine scintigrafica con difosfonati, in presenza di queste patologia, è
poco sensibile perchè le localizzazioni neoplastiche sono generalmente
accompagnate da una reazione osteoclastica e da una ischemia locale; il
riconoscimento di aree ipoattive, caratteristiche di tale processo patologico,
risulta molto difficile.
L'indagine radiologica resta quindi il principale strumento diagnostico per
valutare l'interessamento scheletrico. La scintigrafia può essere utile per
valutare aree difficilmente esplorabili con la radiografia, come le coste e lo
sterno.
In alcuni casi è utile l'associazione della scintigrafia scheletrica con la
scintigrafia midollare che è in grado di evidenziare le zone di infiltrazione
neoplastica del midollo.
La scintigrafia scheletrica con difosfonati, comunque, risulta utile nel
follow-up dei pazienti, perchè la comparsa di lesioni ipercaptanti, è indice di
viraggio della malattia al maggior grado di malignità.
Torna a scintigrafia scheletrica Torna all'inizio
I tumori che metastatizzano più frequentemente sull'osso sono:
La scintigrafia ossea è molto più sensibile della radiografia per individuare le metastasi (RX negativo nel 30-50% dei pazienti con scintigrafia positiva) e si stima attorno al 5% il numero dei falsi negativi, generalmente affetti da mieloma multiplo, cancro della tiroide, alcuni tumori anaplastici o da lesioni metastatiche puramente litiche, senza una reazione perifocale reattiva.
Il 90% delle metastasi sono multiple e sono localizzate:
- 40% vertebre
- 30% coste e sterno
- 10% pelvi
Di più difficile interpretazione è la lesione solitaria, che è maligna nel
50% dei pazienti con neoplasia conosciuta.
Può aiutare la localizzazione:
- frattura traumatica benigna (40%)
- esito di radioterapia (25% )
- ipercaptazione di natura diversa o non determinata (25%)
Un quadro particolare di malattia metastatica è il "Super
scan" o beautiful bone scan che può essere la conseguenza di una
diffusa micrometastatizzazione, più frequentemente osservata in caso di
carcinoma prostatico e possibile, anche se più raro, nel cancro della mammella,
del polmone, della vescica e nel linfoma. Consiste in una scintigrafia ossea
con aumentato contrasto tra osso e tessuti molli, che presentano assenza
pressochè totale di radioattività, associata alla mancata visualizzazione dei
reni.
Solitamente l'ipercaptazione ossea non interessa la calotta cranica e le ossa
lunghe, caratteristica che può distinguere l'ipercaptazione diffusa da
micrometastatizzazione da quella possibile in alcune malattie metaboliche,
quali l'iperparatiroidismo, l'osteomalacia, la fibrodisplasia, nelle quali
l'ipercaptazione può interessare tutti i segmenti scheletrici.
La scintigrafia ossea viene anche usata per valutare la risposta alla terapia. L'aumento del numero, delle dimensioni o del grado di attività delle lesioni sono segni di progressione della malattia, mentre, in caso di terapia efficace, si osserva una riduzione dei segni o un quadro invariato.
In rari casi in risposta ad un trattamento efficace si osserva un aumento di attività delle lesioni (Flare phenomenon). Ciò è dovuto a aumentato flusso sanguigno causato dalla risposta infiammatoria e dall'aumentato turnover dell'osso nuovo. Tali segni scompaiono entro 3 mesi.
Torna a scintigrafia scheletrica
Non si può distinguere una forma benigna da una maligna
sulla base dei segni scintigrafici.
La lesione benigna spesso appare solo poco più captante dell'osso circostante,
mentre la lesione maligna spesso mostra una intensa captazione; tuttavia
l'intensità della lesione non può predire il risultato istopatologico. Tumori
ossei benigni come l'osteoma osteoide o il tumore a cellule giganti possono
mostrare una captazione intensa come o più di una lesione maligna o
metastatica.
E' una lesione ossea dolorosa caratterizzata dalla presenza
di un piccolo nido di tessuto osteoide calcificato in uno stroma connettivo
vascolarizzato, circondato da osso sclerotico.
E' più frequente nei maschi dai 7 ai 25 anni.
Più frequentemente interessa le ossa lunghe, anche se non é raro
l'interessamento vertebrale; sedi sporadiche sono le coste, le ossa tarsali o
carpali, le scapole, le patelle, il cranio etc.
Provoca un dolore che aumenta la notte e si riduce con l'uso di salicilati o
con l'esercizio.
La scintigrafia ossea è molto sensibile nell'evidenziare tale neoplasia e un
quadro normale virtualmente esclude l'osteoma osteoide.
Con rarissime eccezioni l'osteoma osteoide accumula avidamente il MDP nella
scintigrafia trifasica.
I segni scintigrafici sono:
· iperattività in fase di perfusione e di "pool ematico";
· un'area focale nettamente ipercaptante (il nido), in fase tardiva
Rappresenta meno del 5 % di tutte le neoplasie primitive
dello scheletro.
Nel 90 % circa dei casi è benigno ma spesso presenta recidive. Nella metà dei
casi è situato nelle epifisi-metafisi degli arti inferiori.
Quasi tutti i tumori a grandi cellule rivelano un'intensa captazione dei
difosfonati.
Nelle immagini di perfusione molto spesso si può osservare un'area fotopenica
centrale circondata da marcata ipercaptazione, dovuta alla imponente reazione
osteoblastica attorno alla neoplasia.
Torna a
scintigrafia scheletrica Torna all'inizio
1. Radiofarmaci "potassiomimetici"
I primi tentativi di "imaging" scintigrafico della perfusione
miocardica, risalenti all'inizio degli anni '70, sono stati compiuti
utilizzando 45K, radiofarmaco con caratteristiche fisiche alquanto
sfavorevoli (emissione di radiazioni beta- e gamma ad alta energia) che lo
rendevano non idoneo per un impiego clinico. L'introduzione del 201Tl,
che risale alla metà degli anni '70, ha invece provocato una rapida ed estesa
diffusione della scintigrafia miocardica perfusoria.
Il 201Tl, somministrato in forma di cloruro di tallio, entra nella
fibrocellula miocardica sfruttando la pompa sodio-potassio, ATPasi dipendente.
Iniettato perifericamente per via endovenosa, questo radiofarmaco si
distribuisce nel muscolo cardiaco in modo direttamente proporzionale al flusso
coronarico. L'indice di estrazione durante il primo transito attraverso le
coronarie è pari a circa l'80-85%, in condizioni basali, e decresce lentamente
con l'aumentare del flusso coronarico.
La cinetica del tallio prevede una prima fase, detta di
"distribuzione iniziale" o di "estrazione",
nella quale il radiofarmaco si concentra nel miocardio, nei muscoli scheletrici
e in organi splancnici quali la tiroide e le paratiroidi. Circa 20-25 minuti
dopo la somministrazione del radiofarmaco inizia la seconda fase, detta di
"ridistribuzione", caratterizzata da un progressivo
riequilibrio fra tallio contenuto all'interno del miocardico e tallio
plasmatico.
Si definisce wash-out netto la differenza fra wash-out intriseco
(ovvero la fuoriuscita del tallio dal miocardio verso il plasma) e il
successivo reingresso del tallio nel miocardio. In particolare:
· se il miocardio è normoperfuso, dopo il picco di attività, la concentrazione del tallio nei miociti scende progressivamente (perchè prevale il wash-out intrinseco.);
· se il miocardio è reversibilmente ischemico il picco di captazione miocardica è più tardivo (perchè il tallio si concentra più lentamente rispetto al miocardio normoperfuso) e, similmente, il wash-out intrinseco è più lento cosicchè in fase tardiva la concentrazione del tallio nelle aree ischemiche uguaglia quella delle aree normoperfuse;
·
se il miocardio è irreversibilmente ischemico
(come in sede di pregressa necrosi) la concentrazione del tallio è
ridotta sia in fase di prima distribuzione sia in fase tardiva.
Torna a Scintigrafia Miocardica Torna all'inizio
2. Radiofarmaci marcati con 99mTc
I più utilizzati sono il 99mTc-MIBI (Metossi-Iso-Butil-Isonitrile) e la 99mTc-Tetrofosmina. Entrambi entrano nella fibrocellula per diffusione passiva e/o trasporto facilitato e la loro distribuzione iniziale è proporzionale al flusso coronarico regionale. L'indice di estrazione è pari a circa il 50-65%. Scompaiono dal plasma entro cinque minuti entrando nella fibrocellula miocardica dove sembra si leghino ai mitocondri e a proteine del citosol. Tale legame è relativamente stabile e quindi, al contrario del tallio, non presentano una significativa ridistribuzione. L'impiego di questi radiofarmaci tecnetati implica numerosi vantaggi (rispetto al 201Tl) ed alcuni svantaggi:
VANTAGGI
· Grazie alle migliori caratteristiche dosimetriche del 99mTc, si possono somministrare attività molto più elevate rispetto al 201Tl, ottenendo quindi immagini di qualità superiore, specie se vengono acquisite con tecnica SPET.
SVANTAGGI
· Se si vuole eseguire l'indagine a riposo e dopo sforzo è necessario praticare due distinte somministrazioni del radiofarmaco al paziente, preferibilmente in due giorni diversi.
L'indagine in condizioni basali (a riposo) viene eseguita somministrando al paziente 80-100 MBq di Tl-201 o 700-800 MBq di 99mTc-MIBI (o 99mTc-Tetrofosmina) per via e.v. periferica. Nel primo caso l'acquisizione delle immagini scintigrafiche, planari o SPET, deve iniziare entro pochi minuti, mentre nel secondo caso può iniziare in un intervallo compreso fra 30 e 90 minuti circa. La durata dell'acquisizione varia da 20 a 40 minuti circa, a seconda se viene utilizzata una gamma camera con due od una testata.
L'indagine in condizioni di "stress" può essere eseguite stimolando il flusso coronarico con uno sforzo fisico tramite cicloergometro o tappeto ruotante, oppure per via farmacologica, somministrando un'infusione di dipiridamolo. Per poter ottenere risultati correttamente valutabili è indispensabile che lo sforzo sia "massimale", deve cioè essere raggiunta una frequanza cardiaca pari ad almeno l'85% di quella massima teorica, calcolata per l'età del soggetto, secondo la formula:
Frequenza Cardiaca Massimale = 220 - anni di
età
Al picco dello sforzo, o nel caso che lo stesso debba essere interrotto per
stanchezza fisica o comparsa di sintomi o segni elettrocardiografici di
ischemia miocardica, viene iniettato il radiofarmaco e viene proseguito lo
sforzo (se possibile) per almeno un altro minuto, in modo che il radiofarmaco
possa raggiungere il miocardio in condizioni di massimo flusso coronarico.
Le successive modalità di acquisizione delle immagini scintigrafiche differiscono
in modo sostanziale a seconda se sia stato impiegato 201Tl o un
radiofarmaco farmaco Tecnetato:
Torna a Scintigrafia Miocardica Torna all'inizio
I dati acquisiti con tecnica tomoscintigrafica (SPET) vengono elaborati in modo da ottenere tre serie di immagini corrispondenti a sezioni del miocardio orientate lungo i seguenti piani:
Nell'immagine seguente è riportata un'immagine relativa a ciascuna dei tre gruppi di sezioni SPET, con il corrispondente riferimento anatomico.
Torna a Scintigrafia Miocardica
La presenza di aree ipocaptanti nelle immagini acquisite a riposo è indicativa di necrosi miocardica. Aree ipocaptanti evidenziate dopo sforzo ergometrico o farmacologico devono invece essere confrontate con le rispettive immagini dell'indagine a riposo e valutate secono i seguenti criteri:
Scintigrafia
dopo sforzo |
Scintigrafia a
riposo |
DIAGNOSI |
Area ipoconcentrante il radiofarmaco |
Invariata |
NECROSI MIOCARDICA |
Area ipoconcentrante il radiofarmaco |
Scomparsa |
ISCHEMIA |
Area ipoconcentrante il radiofarmaco |
Ridotta |
NECROSI + ISCHEMIA |
Torna a Scintigrafia Miocardica Torna all'inizio
Utilizzando un'apposita tecnica di elaborazione dei dati SPET, si possono
ottenere particolari immagini circolari chiamate "bull's eye"
o "mappe polari" che permettono di evidenziare, su un'unica
immagine, le informazioni riguardanti la perfusione di tutte le regioni del
miocardio ventricolare sinistro. Guardando l'immagine, la porzione centrale
corrisponde alla regione apicale e la porzione esterna corrisponde alla base
del ventricolo; nelle quattro aree NORD, EST, SUD e OVEST è rispettivamente
evidenziato il quadro perfusorio della parete ANTERIORE, LATERALE, INFERIORE e
SETTALE. Su queste immagini può anche essere riportato, a titolo indicativo, il
territorio di distribuzione delle arterie coronariche.
Se viene eseguito il test da sforzo, si confronta l'immagine "bull's
eye" dell'indagine da sforzo con la corrispondente a riposo e si ottiene
un'immagine "differenza" che pone in risalto eventuali zone
ischemiche (in cui la perfusione a riposo è migliore di quella dopo sforzo).
Per aumentare l'accuratezza diagnostica dell'indagine è, inoltre, possibile
ottenere dati quantitativi confrontando le immagini "bull's eye" con
quelle contenute in un "data base" di soggetti normali di
riferimento. A tal fine è però essenziale che venga utilizzato un "data
base" ottenuto impiegando lo stesso tipo di apparecchiatura, radiofarmaco
e tecnica di elaborazione, nonchè differenziato per sesso, fasce di età e
costituzione corporea.
L'esempio sotto riportato mostra: a SN, un'immagine "bull's
eye" ottenuta elaborando una scintigrafia miocardica con 99mTc-MIBI
acquisita dopo sforzo cicloergometrico, in un soggetto normale; a DX
le analoghe immagini dopo sforzo e a riposo ottenute in un paziente con necrosi
apicale ed ischemia della regione settale, meglio evidenziata nell'immagine
"differenza".
Torna a Scintigrafia Miocardica Torna all'inizio
Immagini
"Tridimensionali (3D)"
Un'altra possibile tecnica di elaborazione delle immagini SPET prevede la ricostruzione tridimensionale (3D) del miocardio ventricolare. Le immagini 3D, pur non aumentando il contenuto di informazioni delle immagini tomoscintigrafiche tradizionali, rendono più semplice e "immediata" l'interpretazione del quadro scintigrafico anche all'occhio dei meno esperti, facilitando la localizzazione e la quantificazione dell'eventuale danno miocardico.
L'esempio sottostante mostra la ricostruzione 3D di una scintigrafia miocardica perfusoria, con 99mTc-MIBI, in un paziente con necrosi ed ischemia residua in sede antero-apicale (territorio di distribuzione della discendente anteriore). E` evidenziato il ventricolo SN, da un punto di vista antero-apicale: nell'immagine da sforzo si riconosce un'area di netta ipoperfusione, interessante la regione centrale della parete anteriore e la punta, che si riduce parzialmente a riposo; nell'immagine sulla destra è visualizzata in rosso l'area che si riperfonde (ischemica), mentre resta in nero l'area necrotica.
Con il miglioramento tecnologico delle apparecchiature impiegate, ed in
particolare con l'impiego di gamma camere multitesta e collimatori dedicati, che
migliorano la sensibilità senza compromettere il potere risolutivo, è oggi
possibile acquisire le scintigrafie miocardiche perfusorie anche con tecnica
"Gated SPET" (GSPET).
In analogia con quanto descritto per l’angiocardioscintigrafiala tecnica GSPET
prevede che l'acquisizione delle immagini venga sincronizzata con il segnale
elettrocardiografico del paziente. Il ciclo cardiaco viene suddiviso in
intervalli (generalmente 8) per ciascuno dei quali viene acquisita una serie di
immagini tomoscintigrafiche. Al termine dell'indagine si ricostruiscono le
sezioni tomoscintigrafiche che evidenziano la perfusione miocardica in
telediastole, in telesistole e nelle altre fasi del ciclo cardiaco virtuale. E`
quindi possibile ottenere contemporaneamente informazioni sulla perfusione e
sulla dinamica globale e regionale della parete ventricolare, che permettono di
osservare se una zona apparentemente ischemica è anche dissinergica o, al
contrario, se una zona ipocinetica è normo o ipo-perfusa. Quest'ultima eventualità
(regione miocardica ipocinetica, ma normoperfusa) si può verificare in
presenza di "miocardio stordito", condizione fisiopatologica
che può conseguire ad un trattamento di rivascolarizzazione coronarica precoce,
in un infarto miocardico, e sembra dovuta al sommarsi degli effetti di
un'ischemia acuta transitoria con quelli della riossigenazione improvvisa.
Il seguente filmato, che si riferisce ad una GSPET con 99mTc-MIBI, in un soggetto normale, mostra:
Torna a Scintigrafia Miocardica Torna all'inizio
Scintigrafia
delle ghiandole salivari
|
· E` una metodica medico nucleareper lo studio funzionale delle ghiandole salivari utile, in special modo, per valutare un'ostruzione dei dotti salivari o una xerostomia.
· Al paziente, con il viso posizionato contro la testata della gamma camera, sono somministrati 150 MBq di 99mTc-pertecnetato per via endovenosa. L'indagine prevede l'acquisizione di immagini scintigrafiche di 1 minuto per 1 ora. Al 30° minuto circa il paziente viene invitato a succhiare del succo di limone, con una cannuccia, per stimolare il drenaggio dei dotti salivari.
· La metodica è in grado di evidenziare eventuali deficit di concentrazione del radiofarmaco o alterazioni del drenaggio in una o più ghiandole salivari. Per una valutazione funzionale della xerostomia, nella S. di Sjogren e di Frey, ha una sensibilità maggiore rispetto alla scialografia radiologica, specie nelle fasi precoci della patologia.
Qual’ è il quadro scintigrafico normale?
· In un soggetto normale si evidenzia una progressiva, simmetrica concentrazione del radiofarmaco nella ghiandole parotidi e sottomandibolari, che si svuotano rapidamente dopo la stimolazione con succo di limone.
E` qui di seguito riportato un esempio di quadro scialo-scintigrafico normale:
Torna ad Apparato Gastro-intestinale Torna all'inizio
Esofago
(Transito Esofageo)
|
· E' una indagine medico nucleare che permette di valutare la motilità esofagea sia in orto che in clinostatismo
· L'esame consiste nel far deglutire al paziente, a digiuno da 12 ore, prima in orto e poi in clinostatismo, un bolo di 5 ml di un cibo semiliquido (omogeneizzato di frutta) in cui vengono sciolti circa 50 MBq di un colloide d'albumina marcato con 99mTc.
· L'acquisizione delle immagini inizia dal momento della deglutizione del bolo con proiezione obliqua posteriore sinistra (30°) avendo cura di posizionare un marker al 57Co in prossimità del giugulo e del processo xifoideo dello sterno.
· Tra l'acquisizione in orto ed in clinostatismo si fa bere dell'acqua per pulire l'esofago da eventuali ristagni del radiofarmaco. Si acquisisce per 300 secondi in matrice 64x64. Per i primi 30 secondi si acquisiscono quattro immagini al secondo e per i successivi 5 minuti una immagine ogni 15 secondi.
Che informazioni fornisce?
· Permette di studiare la peristalsi esofagea, evidenziando e quantificando eventuali rallentamenti nel transito del bolo radioattivo lungo i tre segmenti dell'esofago (prossimale, medio e distale).
Quali sono le principali indicazioni cliniche?
Le informazioni che questa metodica è in grado di fornire possono risultare particolarmente utili nell'iter diagnostico delle patologie che possono essere associate ad una dismotilità esofagea; in particolare:
In un soggetto normale più del 90 % del radiofarmaco transita ed esce dall'esofago in pochi secondi.
Si definisce:
· normale uno svuotamento esofageo > 75%, 5 min dopo la deglutizione del bolo radioattivo
· leggermente patologico uno svuotamento compreso tra il 75% ed il 50%
· discretamente patologico uno svuotamento compreso tra il 50% ed il 25%
· nettamente patologico uno svuotamento < 25%
Il filmato riportato a sinistra, evidenzia il transito del bolo radioattivo dalla cavità orale allo stomaco, dopo una deglutizione, in un soggetto normale. L'intera sequenza d'immagini corrisponde a 15 secondi di acquisizione. L'immagine sulla destra evidenzia, nello stesso soggetto, le aree di interesse relative al 1/3 superiore, medio ed inferiore dell'esofago, con le relative percentuali di svuotamento al 5° minuto.
SCINTIGRAFIA SCHELETRICA SCINTIGRAFIA MIOCARDICA
PERFUSORIA APPARATO GASTRO-INTESTINALE
Esistono due importanti varianti rispetto alla metodica standard:
|
torna a Scintigrafia Renale Sequenziale Torna all'inizio
· Analisi quantitativa della perfusione
· Perfusione:
|
· Fase corticale:
|
· Fase di escrezione:
SCINTIGRAFIA RENALE SEQUENZIALE
SCINTIGRAFIA MIOCARDICA
PERFUSORIA