In questo capitolo ci dedicheremo alla parte di adeguamento sviluppata
nel progetto del nuovo presbiterio che è stato completamente rifatto
dopo i cedimenti della parte sinistra del pavimento del transetto.
Nell’analisi delle normative liturgiche abbiamo svolto la ricerca sui tradizionali
canali leggendo articoli e la Nota Pastorale della Commissione episcopale
per la liturgia e anche una ricerca sulla rete internet dove abbiamo trovato
documenti e siti molto interessanti e dei quali alleghiamo quelli visitati
di maggiore interesse.
La nota pastorale esprime chiaramente gli aspetti principali nell’affrontare
un adeguamento su un’opera esistente. Un particolare impegno deve essere
svolto nel evidenziare il presbiterio, la sede del presidente, l’ambone,
e il recupero della centralità dell’altare.
Con il nuovo progetto l’intera area del vecchio presbiterio è
stata rifatta. Nella fotografia del vecchio presbiterio si può
notare come la parte sinistra stia sprofondando, e proprio per tali motivi
è stata fatta un’importante opera di sostegno che parte dalla ex
cappella sottostante (vedi sopra). La realizzazione del progetto fu affidata
all’architetto Ludovico Barbiano di Belgiojoso . Il presbiterio si innalza
rispetto al piano del transetto con tre gradini in marmo formando “un’isola”
ben visibile dall’assemblea; la vecchia balaustra che separava
l’altare dal resto del presbiterio è stata rimossa per togliere
barriere fisiche e visive con l’assemblea, per migliorare i percorsi e
dare il sufficiente spazio allo svolgimento delle funzioni.
Lo spazio così creato è molto grande e soddisfacente
le esigenze di un convento francescano, dove nelle messe solenni lo spazio
non era prima sufficiente per ospitare tutti i celebranti.
La sede è il luogo liturgico che esprime il ministero di colui
che guida l'assemblea e presiede la celebrazione nella persona di Cristo.
Deve pertanto essere visibile da tutti e in comunicazione diretta con l'assemblea.
Si innalza rispetto al piano del presbiterio di altri tre gradini
che ne riprendono il disegno della pianta; è in posizione distante
rispetto all’altare ma è ben evidenziato, giustamente messo in rilievo
rispetto alle altre sedi dei concelebranti, senza però dare senso
di "potere e regalità", proprio come espressamente richiesto dalle
nota pastorale che vieta ogni forma di "trono".
L’altare:
L’architetto decise di cambiare il vecchio altare con uno fisso, piuttosto
alto e spostato più vicino ai fedeli; è composto da
quattro setti in marmo disposti a V a due a due che fungono da sostegno
del massiccio pianale in marmo rosso come i gradini. Il vecchio altare
era posto in una posizione infelice e troppo in alto rispetto al piano
dell’aula dell’assemblea e soprattutto era "circondato" da una balaustra
in marmo che ne rendeva difficile non solo l'avvicinamento da parte dei
fedeli ma anche il regolare svolgimento dei riti liturgici. L'altare deve
invece, come suggerito nella nota, essere il segno della presenza di Cristo,
visibile da tutti "affinchè tutti si sentano chiamati a prenderne
parte".
L'ambone
Luogo
dal quale viene proclamata la Parola di Dio, risulta in posizione adeguata
rispetto sia all'altare che all'assemblea.
Massiccio e solido è formato da un sostegno a pianta a C aperta
in travertino come i quattro setti che sostengono l'altare, e da una raffigurazione
in bronzo di due ali d'angelo.
Nota Pastorale
Il progetto degli spazi interni.
La disposizione generale di una chiesa deve rendere l’immagine di una
assemblea riunita per la celebrazione dei santi misteri, gerarchicamente
ordinata e articolata nei diversi ministeri, in modo da favorire il regolare
svolgimento dei riti e l’attiva partecipazione di tutto il popolo di Dio.
Per natura e tradizione lo spazio interno della chiesa è dunque
studiato per esprimere e favorire in tutto la comunione dell’assemblea,
che è il soggetto celebrante. L’ambiente interno, dal quale deve
sempre partire la progettazione, sarà orientato verso il centro
dell’azione liturgica e scandito secondo una dinamica che parte dall’atrio,
si sviluppa nell’aula e si conclude nel “presbiterio”, quali spazi articolati
ma non separati.
Tale spazio è in primo luogo progettato per la celebrazione
dell’eucarestia; per questo è richiesta una centralità non
tanto geometrica, quanto focale dell’area presbiteriale, adeguatamente
elevata, o comunque distinta rispetto all’aula.
Del resto, lo spazio deve rendere possibile l’organico e ordinato sviluppo,
oltre che della messa, anche degli altri Sacramenti ( battesimo, confermazione,
penitenza, unzione degli infermi, ordinazione e matrimonio ) e sacramentali
( funerali e liturgia delle ore, benedizioni ), con il margine di
adattabilità che la prassi pastorale può esigere.
Inoltre, i sistemi fissi di accesso e i percorsi per la circolazione
interna, come pure la disposizione dell’arredo ( banchi e sedie) della
zona dei fedeli devono facilitare i vari movimenti processionali e gli
spostamenti previsti dalle celebrazioni liturgiche nonché l’agevole
superamento delle barriere architettoniche.
Per prima cosa, nella chiesa vanno sottolineate le grandi presenze
simboliche permanenti: l’altare, l’ambone, il battistero e il fonte battesimale;
seguono poi il luogo della penitenza, la custodia eucaristica e la sede
del presidente.
Unitamente a queste, sono da progettare gli spazi per i fedeli, per
il coro e l’organo e la collocazione delle immagini.
L'altare:
L'altare è il punto centrale per tutti i fedeli, è il
polo della comunità che celebra. Non è un semplice arredo,
ma il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, è mensa del
sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella
casa comune, sorgente e segno di unità e carità. Dovrà
essere pertanto ben visibile e veramente degno; a partire da esso e attorno
ad esso dovranno essere pensati e disposti i diversi spazi significativi.
Sia unico e colocato nell’area presibiteriale, rivolto al popolo e praticabile
tutto all’attorno.
Si ricordi che, pur proporzionato all’area presibiteriale in cui è
situato, l’altare assicura la funzione di “focale” dello spazio liturgico
solo se è di dimensioni contenute. L’altezza del piano di mensa
sia di circa 90 cm rispetto al pavimento, per facilitare il compito dei
ministri che vi devono svolgere i propri ruoli celebrativi. Sull’altare
non si devono collocare né statue né immagini di santi. Durante
la dedicazione si può riporre un cofano con le reliquie autentiche
di martiri o di altri santi, non inserendoli nella mensa, ma sotto di essa.
Secondo l’uso tradizionale e il simbolismo biblico, la mensa dell’altare
fisso sia preferibilmente di pietra naturale.
Tuttavia, per la mensa, come pure per la base che la sostiene, si possono
usare anche altri materiali, a patto che siano convenienti per la qualità
e la funzionalità all’uso liturgico. (PNMR 263 ).
L’ambo:
E’ il luogo proprio della parola di Dio. La sua forma sia correlata
all’altare, senza tuttavia interferire con la priorità di esso;
la sua ubicazione sia pensata in prossimità all’assemblea ( anche
non interno al presbiterio, come testimonia la tradizione liturgica ) e
renda possibile la processione con l’Evangelario e la proclamazione pasquale
della Parola. Sia conveniente per dignità e funzionalità,
disposto in modo tale che i ministri che lo usano possano essere visti
e ascoltati dall’assemblea. Un leggio qualunque non basta: ciò che
si richiede è una nobile ed elevata tribuna possibilmente fissa,
che costituisca una presenza eloquente, capace di far riecheggiare la Parola
anche quando non vi è nessuno che la sta proclamando. Accanto all’ambone
può essere collocato il grande candelabro per il cero pasquale.
La sede del presidente:
La sede esprime la distinzione del ministero di colui che guida e presiede
la celebrazione nella persona di Cristo, capo e pastore della sua chiesa.
Per collocazione sia ben visibile a tutti, in modo da consentire la guida
della preghiera, il dialogo e l’animazione. Essa deve designare il presidente
non solo come capo, ma anche come parte integrante dell’assemblea: per
questo dovrà essere in diretta comunicazione con l’assemblea dei
fedeli, pur restando abitualmente collocata in presbiterio.
Si ricordi però che non è la cattedra del vescovo, e
che comunque non è un trono. La sede è unica e può
essere dotata di un leggio a servizio di chi la presiede. Si preveda inoltre
al disponibilità di altri posti destinati ai concelebranti, al diacono
e agli altri minstri e ministranti. Non si trascuri di progettare un luogo
accessibile e discreto per la credenza.
Il battistero e il fonte battesimale:
Nel progetto di una chiesa è indispensabile prevedere il luogo
del battesimo ( battistero distinto dall’aula o semplice fonte collegato
all’aula). Sia decoroso e significativo, riservato esclusivamente alla
celebrazione del sacramento, visibile dall’assemblea e di capienza adeguata.
Il fonte sia predisposto in modo tale che vi si possa svolgere, secondo
le norme liturgiche, anche la celebrazione del battesimo per immersione.
Si tenga presente che il rito del battesimo si articola in luoghi distinti,
con i relativi “percorsi” che devono essere tutti agevolmente praticabili.
In ogni caso, non è possibile accettare l’identificazione dello
spazio e del fonte battesimale con l’area presibiteriale o con parte di
essa, né con un sito riservato ai posti dei fedeli.
Il luogo e la sede per la celebrazione del sacramento della penitenza:
La celebrazione del sacramento della penitenza richiede un luogo specifico o una sede che metta in evidenza il valore del sacramento per la sua dimensione comunitaria e per la connessione con l’aula della celebrazione dell’eucarestia; deve inoltre favorire la dinamica dialogica tra penitente e ministro, con il necessario riserbo richiesto dalla celebrazione in forma individuale. Perciò la sede sia progettata contestualmente a tutto l’edificio e si realizzi scegliendo soluzioni dignitose, sobrie e accoglienti.
La custodia eucaristica
Il santissimo sacramento venga custodito in un luogo architettonico
veramente importante, normalmente distinto dalla navata della chiesa, adatto
all’adorazione e alla preghiera soprattutto personale. Ciò è
motivato dalla necessità di non proporre simultaneamente il segno
della presenza sacramentale e la celebrazione dell'eucarestia.
Il tabernacolo sia unico, inamovibile e solido, non trasparente e inviolabile.
Non si trascuri di collocarvi accanto il luogo per la lampada dalla fiamma
perenne, quale segno di onore reso al Signore.
Elaborati e procedure per l'approvazione del progetto
A. PROGETTO DI MASSIMA
1) Il progetto di massima comprende i seguenti elaborati:
1. schema del progetto in pianta e sezione (scala
da 1:100 a 1:50)
2. modello tridimensionale (plastico,
fotomontaggio..)
3. preventivo sommario;
4. relazione illustrativa del progetto, con definizione
dei criteri e delle metodologie d'intervento;
5. previsione della copertura finanziaria delle
spese.
2) Per ottenere le autorizzazioni necessarie il progetto di massima
dovrà seguire il seguente itinerario:
1. il committente trasmette all'Ordinario la documentazione
sopra elencata e chiede, mediante gli Uffici della Curia
competenti, il
parere di massima;
2. nel caso in cui l'edificio interessato dall'intervento
sia soggetto a tutela statale o regionale o di altro tipo, l'Ordinario
stesso,
mediante il competente Ufficio
della Curia, provvederà a presentare il progetto all'Ente pubblico
competente, allo scopo
di ottenere il suo parere
di massima.
3. Nel caso in cui sia l'Ordinario sia l'Ente o
gli Enti pubblici competenti, abbiano dato nelle dovute forme il loro parere
favorevole di massima il
committente darà l'incarico al progettista di procedere alle fasi
successive della progettazione.
B. PROGETTO ESECUTIVO
1) Il progetto esecutivo comprende i seguenti elaborati
1. piante, sezioni e prospetti in scala 1:50;
2. particolari esecutivi nelle adeguate scale (1:20
, 1:10, 1:1);
3. computi metrici estimativi, capitolato e contratti;
4. relazione illustrativa del progetto, elenco prezzi,
analisi dei prezzi;
5. previsione definitiva di copertura finanziaria
delle spese.
2) Per ottenere le autorizzazioni necessarie il progetto di massima
dovrà seguire il seguente itinerario:
1. il committente trasmette all'Ordinario la documentazione
sopra elencata e chiede, mediante gli Uffici della Curia
competenti, l'autorizzazione
necessaria;
2. nel caso in cui l'edificio interessato dall'intervento
sia soggetto a tutela statale o regionale o di altro tipo, l'Ordinario
stesso,
mediante il competente Ufficio
della Curia, provvederà a presentare il progetto all'Ente pubblico
competente, allo scopo
di ottenere l'autorizzazione
prescritta;
3. Nel caso in cui sia l'Ordinario sia l'Ente o
gli Enti pubblici competenti, abbiano dato nelle dovute forme il loro parere
favorevole di massima il
committente darà l'incarico al progettista di procedere agli adempimenti
successivi.
3) Compiti del committente
1. Una volta ottenute le debite autorizzazioni canoniche
e civili, il committente nomina il tecnico incaricato della direzione dei
lavori, che potrà
coincidere con il progettista;
2. con la consulenza e l'assistenza del direttore
dei lavori, il committente procede alla scelta delle imprese e degli artigiani
ai
quali affidare l'incarico
dei lavori e all'affidamento dei medesimi.
4) Compiti del direttore dei lavori
1. Nell'espletamento dell'attività, il dir.
lav. si prenderà cura della tenuta regolare dei documenti di rito;
2. a conclusione dell'opera, il direttore dei lavori
darà la sua assistenza ai collaudi e alla liquidazione delle spettanze
delle
imprese.