INFANZIA SPIRITUALE

Cosenza, S. Teresa, 9.10.02

 

         Ha detto Gesù:  Se non diventerete come bambini non entrerete nel regno dei cieli, vale a dire, non entrerete nella Chiesa, suo regno in questo mondo, e poi in paradiso.  Il modello del cristiano, secondo il Vangelo, è l’atteggiamento del bambino.

         Chi era il bambino nell’ambiente in cui Gesù diede questo messaggio?  Non era il  giocattolo dei grandi per la sua graziosità.  Al tempo di Gesù, in Palestina, contavano gli anziani, non i giovani e tanto meno i bambini:  era un disprezzo dare il titolo di bambino.  Nel Vangelo è un privilegio, insieme con i titoli di povero, misero, emarginato…

Il bambino era l’immaturo, l’incapace, il debole, il povero che non ha nulla e che deve mendicare tutto dagli altri per vivere e per crescere.  Il bambino è anche il più felice, segno che il suo atteggiamento è quello normale dell’uomo davanti a Dio, altrimenti si trova fuori strada e sarà un eterno infelice.

         Noi invece, dimenticando il Vangelo, vogliamo essere grandi, qualificati, potenti; persone che hanno peso nella società.  Pensiamo di essere felici quando diciamo:  Io non ho bisogno di nessuno, forse neanche di Dio; provvedo a tutto da me stesso. –  Proprio allora siamo pieni di paure:  paura  del vuoto, della solitudine, del buio … di idee e di speranze.

         Gesù per farci suoi discepoli non ci ha detto che è necessario raggiungere la maggiore età, le ricchezze, le forze, le capacità…  Ma ha detto: chi è piccolo venga a me, chi ha sete venga e beva, fiumi di acqua viva e di felicità sgorgheranno dal suo intimo.  I piccoli saranno portati in braccio, saranno accarezzati… Venite a saziarvi del cibo e della bevanda che io vi do;  perché volete spendere denaro per ciò che non sazia e vi lascia  con il cuore vuoto?

         Sono tutte frasi della Bibbia.

         DOBBIAMO ESSERE BAMBINI DAVANTI A DIO perché 1) nessuno è grande come lui, 2) nessuno ci ama più di lui, 3) nessuno è vicino, accanto e dentro di noi come lui.

         Dio è unico, è il più grande di tutti, è il più amoroso, pieno di bontà, gratuità, generosità.  Il supremo attributo di Dio è uno solo, la sua misericordia, che vuol dire bontà materna.  Nella lingua della Bibbia questa parola si dice rahamìm e viene da réhem che vuol dire grembo materno.  Dio ha una tenerezza materna, un legame carnale con noi.  Infatti si è fatto uomo e ha detto che la sofferenza anche dell’ultimo uomino la sente viva nelle sue carni:  Gesù  è sensibile più che una madre. 

Dice Isaia:  Talvolta le madri sono snaturate, Dio mai!  FINIREBBE DI ESSERE DIO SE NON AMASSE LE CREATURE, perché l’essenza di Dio è l’amore, dice la Bibbia, la sua bontà che dona, senza esaurirsi, solo per la gioia di dare; e più dà e più è felice. 

         Noi, al contrario, siamo il nulla, la fame.  E dobbiamo ripetere continuamente:  Sei tu, Signore l’unico mio bene, tutto il mio bene, il bene per tutti.  CHI HA DIO HA TUTTO, CHI NON HA DIO NON HA NIENTE.  Tutti i beni hanno origine da Dio, che è la fonte inesauribile.  L’amore dei genitori (e tutti gli altri amori) vengono dall’unico fuoco vulcanico divino.  CHI HA LA FONTE DI TUTTI I BENI NON DESIDERA NIENTE ALTRO.

         In lui siamo, viviamo, ci muoviamo, siamo della sua stirpe e non stranieri.  Egli è il più vicino, molto più dei consanguinei più stretti.  Ci fa dire la Bibbia:  Perfino il padre e la madre mi abbandonano (quando muoiono), ma tu, Signore, sei sempre con me (anche dopo la morte).

         Potremmo essere felici come i bambini.  Non lo siamo perché non crediamo all’amore di Dio; ed è un dovere, come dice 1 Giovanni (cioè Bibbia):  i cristiani sono coloro che credono all’amore di Dio per noi.

         Talvolta siamo meno che pagani.  Girate per le vie e le piazze e vedete quanto poco senso religioso esiste oggi.  I classici latini o greci ci hanno lasciato esempi di bontà e onestà naturale difficile a trovare ora…  Siamo meno che pagani.  E perciò infelici, anzi disperati.

         Un ragazzino voleva comprare un oggetto.  Gli dissi:  Hai il denaro? – No! – E come lo compri? – Li ha papà. – La risposta è logica per i bambini, per noi no, perché abbiamo tante cose; e le sciupiamo.  Cose sì, ma il cuore vuoto.

         Ma non dobbiamo scoraggiarci perché siamo più poveri dei poveri del terzo e quarto mondo.  No, questo è l’annunzio sconvolgente di S. Teresa questa sera:  essere bambini, secondo il Vangelo, significa non avere neanche capacità spirituali per compiere atti di virtù e tuttavia essere felici perché il Papà del cielo ha tutto, vuole darci tutto

         Non immaginate però che il cielo sia irraggiungibile.  Dal momento che il Figlio di Dio si è fatto uomo, il cielo può essere anche dentro il nostro cuore come avviene con la comunione eucaristica e con la comunione dello Spirito Santo che possiamo fare ogni istante, cercandolo e invocandolo.

         Abbiamo un papà più grande di tutti; e nessuno è buono come lui: e ci sta sempre vicino, più vicino di tutti e perfino di quello che siamo noi a noi stessi.  Siamo fortunati.  Ma siamo infelici perché non riconosciamo Dio per tale; perché lo prendiamo per un essere lontano e cattivo. Che dolore per il cuore di Dio! 

         Dio è fratello, sorella e madre, come dice il Vangelo:  Chi ascolta la mia parola e la mette in pratica è per me fratello, sorella e madre.

         Abbiamo una mamma, la Madonna, che è sempre vicina a noi.  Diceva S. Pio:  Che madre sarebbe se non ci stesse vicino?  Ma c’è una mamma anche nella SS. Trinità e si chiama con la lingua della Bibbia:  Ruah che è di genere femminile.  Ruah è un solo Dio con il Padre e il Figlio.  Ruah in italiano si traduce per Spirito.  E’ l’amore in persona.

         Dio ci dà il suo Spirito.  Quello che nell’esperienza umana è il sentire, il sentimento, il palpito del cuore per amore forte… in Dio è una persona divina e si chiama Spirito Santo amore persona.  Noi dunque possiamo avere gratuitamente i sentimenti filiali, amorosi verso Dio per puro dono.  Possiamo amarlo divinamente, cioè con il suo stesso eterno infinito Amore.

         Dice la Bibbia:  Porrò la mia legge nei vostri cuori e vi farò mettere in pratica quello che io voglio da voi.

         Anche se siamo poveri, piccoli, sudici (come i bambini da soli se non ci fosse la mamma)… Quanto più siamo niente, tanto più abbiamo diritto davanti a Colui che è tutto,  è amore, donazione, generosità, è vicino e dentro di noi e noi in lui…

         Una cosa è necessaria:  credere tutto questo, buttar via le pretese sufficienze umane, i pregiudizi contro Dio come se fosse un nemico e non padre, madre, fratello, sposo e sposa…  come dice la Bibbia.  I legami familiari sono un’immagine molto sbiadita di Lui che possiede tutta la realtà inesauribile dell’amore.

         Bisogna credere.  Credere vuol dire impegnarsi con tutte le forze per aspettare da lui tutto: l’esistenza, la religiosità, la salvezza…  Noi siamo fiamma che non può esistere senza la fonte di calore da cui si sviluppa.  Dio è la ragione della nostra esistenza.

         Credere vuol dire fare tutto quello che dipende da noi, ma con la certezza che non riusciremo mai a fare tutto quello che è necessario per vivere e per salvarci.  Siamo poveri di meriti e di virtù.  Però è necessario fare tutto quello che possiamo o tendere a fare tutto fino all’eroismo.  Insegna la fede cristiana che veniamo dal nulla, un nulla che è riempito dall’atto creativo di Dio, che ogni istante ci crea conservandoci nell’esistenza: se Dio non ci tenesse in vita torneremo nel nulla.  Raggiungere il paradiso è puro  e gran dono di Dio.

           Dice la Bibbia (nel libro di Giobbe):  Anche se Dio mi uccidesse, continuerei a credere e a sperare in lui.  Per questo S. Teresa si offrì vittima alla misericordia di Gesù perché era convinta che l’amore crede anche nelle più grandi prove e sa che la misericordia è a servizio dei piccoli.

Anche S. Faustina Kowalska aveva lo stesso abbandono e amore alla divina misericordia.  Un giorno fu minacciata da un branco di demoni con le parole:  Ti distruggeremo! – Rispose la Santa:  Fatemi pure a pezzi, se questo è il volere dell’infinita Misericordia, perché è segno che solo così posso essere a lui gradita! I demoni fuggirono terrorizzati.  Essi non riescono a capire come mai Dio possa amare l’umanità.  E’ diabolico non credere all’amore di Dio per noi.

E’ stato a inoculare alla prima umanità la sfiducia in Dio con le parole:  Dio è cattivo, non date retta a lui, ma a me, fate il contrario di quello che dice… sarete simili a lui: mangiate il frutto proibito…

         Lo fecero e si trovarono nudi, poveri, nella squallida miseria…  Da qui viene la nostra tristezza congenita, unita alla mancanza di fiducia in Colui che è bontà per essenza. E Dio che cosa fece?  Andò a rimproverarli?  No.  Ma a dare loro la speranza in Gesù e in Maria che avrebbero schiacciato la testa al serpente infernale.  Il Vangelo dice:  Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma per salvarlo morendo lui in croce per noi e attirandoci alla stessa terapia, la terapia della purificazione attraverso l’umiltà, il sacrificio e l’amore fraterno contro la mania umana del potere, avere, piacere…

         La grande dottoressa della Chiesa, S. Teresa insegna:  Non c’è cosa più gradita a Dio che abbandonarsi a lui come un bambino si addormenta nelle braccia di suo padre.  Anzi più grande è la miseria, più forte è l’amore del Padre del cielo.  Per Iddio è più facile dare molto anziché poco.

         A questo Dio S. Teresa si è offerta vittima, non alla sua giustizia, ma alla sua misericordia ossia al suo amore materno.  Tutti i sacrifici si accettano con gioia quanto più forte è l’amore che si ha per lui. 

         Dice la Santa:  Gesù solo fa tutto e io non faccio nulla;  io solo accetto quello che lui mi dà.  Non ho paura della morte, perché non confido nei miei meriti.  I miei meriti sono quelli di Gesù.  Ho avuto una grande gioia:  quella di scoprire che sarò sempre piena di difetti.  Io non li voglio, ma li scopro continuamente.  La mia santità è quella di Gesù.  I bambini non hanno nulla, ma, confidando nei genitori, hanno tutto.  Ciò che piace a Dio è vedermi amare la mia incapacità, la mia piccolezza, la mia povertà e la speranza cieche che ho nella sua misericordia (ossia amore materno di Dio).

         La nostra forza è la preghiera, è l’arma dei piccoli che chiedono e chiedono e gridano, certi di ferire il cuore dei genitori.  Il nostro Dio è la fonte di ogni amore ed è onnipotente.  Nulla avviene senza di lui.  Dobbiamo avere una fiducia senza limiti, una donazione totale e la certezza che andremmo incontro al bene e alla gioia senza fine.  Entreremo nell’età felice per sempre.  I bambini sono nell’età felice.

        

         La CONCLUSIONE E’

                                      Gioia, gioia, allegrezza grande…  Io terrò sempre lo sguardo nel cuore di Dio e non mi staccherò mai dalla fiducia in lui.  Correrò sempre verso il cuore del mio amorosissimo padre e gli dirò:  Gloria a te, grazie a te, amore a te, tutta la mia esistenza sia una lampada che splende di luce ossia di gioia e di si consuma di amore nell’infinito oceano del tuo amore.