La vera storia della

distruzione della torre dell'orologio:

La Torre dell'Orologio era forse la più caratteristica opera che distingueva Palena nei tempi antichi per le sue caratteristiche storiche ed urbanistiche. Essa rappresentava la porta grandiosa d'accesso alla maestosa chiesa di San Falco e al nucleo storico ed abitativo dell'antica Palena che si addossava attorno all'antichissimo Castello Ducale del secolo XI, costituendo anche un simbolo ed un passaggio obbligato per i palenesi che dovevano attraversare un maestoso e meraviglioso arco per accedere all'antico centro storico di Palena, e questo è stato per tutte le generazioni di Palenesi che si sono succedute nel corso dei decenni e secoli e che hanno vista scandita la loro vita paesana passandovi al cospetto. L'ora ed i rintocchi scanditi dalla sua campanella in bronzo svettavante sulla sua sommità hanno segnato le ore ed i giorni di chi è nato ed anche morto fra le antiche pietrose mura della Palena degli anni andati. Bene, un miracolo volle che fra le agghiaccianti distruzioni della seconda guerra mondiale che sconvolsero Palena nel 1944, esse risparmiassero incredibilmente questa Torre dell'Orologio lasciando intatto anche l'arco sottostante. Tutto intorno, invece, il tritolo della guerra polverizzò tutto quanto, compresa l'indimenticabile chiesa di San Falco distrutta da un assurdo quanto inutile ed odioso bombardamento americano. All'indomani della guerra, nel dolore di ferite inenarrabili che la guerra provocò a Palena, i lavori di scombero delle macerie in via Ponte coinvolserò anche la Torre che sul lato sud (quello verso la discesa del ponte) aveva affiancata, a contatto, una delle case andate distrutte con la guerra per la quale alcuni, ancora, ricordano con struggente emozione dove era situato l'antico fornaio del paese. Infatti da quel lato la Torre fu consolidata e addirittura restaurata riposizionando le pietre "a faccia vista" che costituivano l'intonaco del muro della Torre stessa. Era ormai il 1953, la chiesa era stata ricostruita (ovviamente non avendo nemmeno il benchè minimo paragone con la bellezza dell'antica chiesa distrutta) e Palena, lentamente riprendeva il suo cammino del suo vivere civile ma per quello che la guerra aveva risparmiato si preparava un amaro destino a cura degli uomini dell'epoca e precisamente dell'allora amministrazione comunale, sindaco Vincenzo D'Onofrio, assessore Filippo Margadonna,

Accampando inconsistenti ragioni di presunto stato pericolante della Torre l'allora amministrazione comunale pensò bene che una buona idea fosse quella di abbattere completamente la Torre. In seguito con un finanziamento legato ai fondi per la ricostruzione del dopoguerra fu ricostruita l'attuale torretta in mattoni vicino il castello. Ancora più grottesca e anche drammaticamente dolorosa, vista ai giorni nostri, fu la giustificazione di Filippo Margadonna che insisteva dire che dalla piazza era necessario poter vedere la chiesa di San Falco ... (allora già chiesa moderna ricostruita in mattoni e non la meraviglia di un tempo) e che quindi era necessario abbattere la ormai, a suo dire, obsoleta Torre dell'Orologio. ALTRO CHE TORRE PERICOLANTE! E a nulla valsero accorate invocazioni di persone dell'epoca come il Geom. Ferdinando Campana che cercarono di scongiurare il misfatto annunciato. Addirittura anche chiedendo, invano, che fosse risparmiato almeno l'arco, quindi eliminando qualsiasi motivazione statica di presunta fragilità strutturale della torre. Lo scempio indicibile si compì ugualmente! Monatti dell'epoca furono incaricati di quella vergognosa demolizione tanto voluta e accanitamente perseguita da quell'Amministrazione Comunale. Avrebbero dovuto spiegare allora a tutti i palenesi, anche pensando a quelli delle generazioni future, la verità su quella sciagurata decisione a scapito, non di soli pochi individui, ma di un patrimonio sociale e culturale di tutti quanti, comprese anche le generazioni future che hanno ereditato Palena e quelle future che vivranno a Palena dopo di noi. Questa è la verità su quello scempio perpetrato nell'autunno del 1953 e noi qui stiamo a testimoniarne memoria per le persone, per i palenesi che ancora ignorano e che invece devono sapere.

 


 

C'era una volta il muretto dei palenesi

 

Questo era, in una foto dei primi anni '50, lo splendido muretto che costeggiava via Trento e Trieste fino alla fine di quegli stessi anni. Via Trento e Trieste, una via che molti a Palena usano ancora chiamare in un altro modo più confidenziale e dialettale.... "arrete aj'iualbergh...." per la presenza, di fianco all'ex Municipo, dell'albergo Maiella, attualmente trasferito in c.da Colleveduta. Questo era e rimane un luogo caro a tutti i Palenesi per il passeggio e lo splendido panorama che si affaccia su questa strada, per lo spirito della "passeggiata" che è insita nella sua fisionomia, per il luogo di incontro che ha sempre rappresentato.Questo tratto di strada fino agli anni '50 era Strada Statale prima che diventasse una via comunale dopo la costruzione della circonvallazione e anche per questo sul suo lato verso il panorama della Maiella esisteva un muretto in pietra di circa 90 cm. di altezza e 50 di larghezza. Muretto antichissimo quanto quasi la strada che nacque quando i borboni all'inizio dell'ottocento costruirono le famose "TAJATE" che in seguito diventarono la S.S. 84 Frentana. Quel muretto diventò a poco a poco un luogo di incontro, di riposo, di svago, per tutti coloro che sedendoci potevano godere della fresca pietra della maiella per sedile nelle afose giornate estive e di un inimitabile panorama che ti faceva compagnia e che si poteva ammirare alzando gli occhi da seduti. Non panchine anonime o scomodi appigli ma un rassicurante e spaziosissimo muretto su cui chiunque poteva trovare un pò di "contemplante" riposo.Sì ..., perchè quando ci si siedeva, su quella pietra si sentiva l'eco di generazioni e generazioni che sul quel muretto hanno discusso e parlato di tutto: di guerre che stavano per scoppiare, di amori, di cose antiche, di mestieri .... in definitiva della storia quodidiana di decenni e decenni che scorrevano fra le persone che si avvicendavano durante l'evolversi delle generazioni. Tutto questo rappresentava quel muretto. Qualcosa di più che una semplice opera muraria. Un protagonista della vita di Palena, accidenti, quindi!Ebbene così come successe per la torre dell'orologio un'altro scempio si stava per compiere intorno alla fine degli anni '50 a cura dell'amministrazione comunale dell'epoca che si impegnò, senza la benchè minima giustificazione plausibile, di intraprendere e far attuare la demolizione di quel secolare muretto di pietra sostituendolo con una orrenda quanto mortificante ringhiera di ferro che cancellò di colpo la dolce e rassicurante presenza di quel parapetto in pietra che aveva accompagnato i palenesi per tanti anni. Paradossalmente anch'esso gravemente danneggiato nel 1944 dalla guerra e magnificamente restaurato alla fine degli anni '40, (a cura dell'Ente statale visto ancora l'appartenenza della strada alla rete delle S.S.), resistette, uscendone anzi fortificato, alla guerra ma non verso la imperizia (eufemismo...) degli amministratori dell'epoca a cui dovette purtroppo invece soccombere togliendo in questo modo alle generazioni di palenesi successive quello che era stato sempre un baluardo e segno distintivo della vita quotidiana di tutti i palenesi. Purtroppo un'altro affronto alla fisionomia a alle cose care di Palena veniva messo in opera ed ancora oggi si rimpiange quel simpatico muretto e tutti i ricordi che portava con sé.


La distruzione delle lampade in ferro battuto

Anche questa a suo modo fu una violenza alle cose belle e antiche di Palena che meritavano tutto l'impegno e la tenacia tesa alla loro valorizzazione e conservazione. Negli anni cinquanta gli amministratori dell'epoca, producendosi in una delle loro iniziative che sarebbe generoso definire leggere, addivenirono alla decisione che anche le lampade "s'avevano da togliere". Il motivo? Si farebbe torto all'intelligenza di chi legge nello spiegare decisioni che non hanno invece nessuna giustificazione plausibile e responsabile e su cui null'altro c'è da dire se non che esse sono inevitabilmente e profondamente lontane dalla cultura, dallo spirito di civiltà auspicabile in ognuno di noi. Le lampade tutte in pesante ferro battuto, datate anticamente e con il loro grande valore intrinsico storico e sentimentale furono barbaramente tutte rimosse finendo anche coinvolte in un accaparramento vergognoso di chi le considerò semplici rottami, facendo spazio ad anonime quanto tristi lampade moderne che poi non molti anni dopo furono a loro volta rottamate. E Palena perdette ancora una volta ciò che di antico e di valore portava faticosamente con sé nonostante le offese della guerra e dei suoi sconvolgimenti. Anche in questo caso aumenta in noi il rammarico per quei segni distintivi, per la comunità di Palena, vittime di scempi su cose che ne hanno cancellato l'esistenza ma non il ricordo che qua si rivendica ad alta voce a monito e speranza che in futuro non possono più accadere simili distruzioni.

 

 


IL PONTE CANALE


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