" Lungo i sentieri della follia"

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Filosofia

 Sigmund Freud (1856 - 1939)[1]


“Anche se il futuro riplasmerà o modificherà questo o quel risultato delle sue ricerche, mai più potranno essere messi a tacere gli interrogativi che Sigmund Freud ha posto all’umanità; le sue scoperte scientifiche non si possono né negare né occultare [...] e se mai alcuna impresa della nostra specie umana rimarrà indimenticabile questa sarà proprio l’impresa di Sigmund Freud.”

Thomas Mann[1]

 

“Psicoanalisi : scienza basata sulla vanità della gente. A tutti piace parlare di sé ed essere presi sul serio. E’ molto bello raccontare i propri sogni. Non conosco nessuno che sia guarito con la psicanalisi. Al contrario diventano più vanitosi e ciarlieri...”

Jorge Luis Borges [2]

 

“Non ci si conosce, quando si è totalmente immersi nel dramma o nella fretta. Ma parlare un’ora al giorno, per molti anni dei sentimenti, delle speranze, della rabbia, delle delusioni, con qualcuno che per mestiere le analizza, si è costretti a conoscere meglio i propri sentimenti. La psicoanalisi libera i talenti che sono in noi.”

Woody Allen [3]

Introduzione

Fra le classiche “scuole” della psicologia, quella psicanalitica, che risulta indissolubilmente legata al nome del suo fondatore Sigmund Freud, è quella che ha influenzato maggiormente la cultura ed il panorama novecentesco. La “rivoluzione psicanalitica”, sorta come metodo di cura per malattie mentali, ha influito notevolmente non solo sulla psicologia, ma anche sulla letteratura (James Joyce), sull’arte (Pablo Picasso), sulla sociologia, sull’antropologia culturale, sulle scienze dell’educazione e sulla stessa filosofia.

Nasce infatti ad inizio secolo un’avanguardia artistica che fa della “psicologia del profondo” la fonte principale e dichiarata della propria esposizione: si tratta del movimento surrealista. Mentre le altre correnti artistiche modellano le teorie psicanalitiche conformandole alle esigenze dell’arte ( celebre è l’affermazione di Italo Svevo per cui Freud sarebbe più interessante per il romanziere che per il malato ), i surrealisti sono convinti dell’identità fra arte e vita, e soprattutto dell’identità fra arte e liberazione dalle pulsioni, e propongono di “dissolvere la pratica artistica, nonché la vita stessa dell’uomo, nel libero dispiegarsi dell’inconscio.” [4]

Essi si propongono di trasformare l’arte in analisi o, come dichiarò Salvador Dalì, nell’esercizio costante della paranoia critica, una forma di materializzazione delle visioni ottenute mediante pratiche a metà fra l’autoanalisi, l’occultismo e il delirio.

La vita

Sigmund Freud nacque a Freiberg in Moravia (l’attuale Friborg, nella Repubblica Ceca) il 6 maggio del 1856. Il padre Jakob, credente nella religione ebraica, era un mercante di lana, originario della Galizia, mentre la madre, Amalie Nathanson, era la seconda moglie di Jacob ed era vent’anni più giovane di lui. Sigmund aveva già due fratellastri, di venti e ventitré anni ed un nipotino. Vivevano tutti assieme in un’unica stanza a causa delle sfavorevoli condizioni economiche. Il piccolo Sigmund nutriva un particolare affetto per un’anziana bambinaia cattolica: da adulto analizzerà questo rapporto per scoprire quanto abbia influito sulla sua persona. Quando Sigmund aveva tre anni una grave crisi colpì il mercato tessile e quindi lui e la sua famiglia si trasferirono a Vienna ; oltre alle motivazioni economiche si possono aggiungere quelle di origine religiosa, infatti in quel periodo ci fu un inasprimento dell’antisemitismo in Moravia, dove la maggior parte degli abitanti erano cristiani.

 

«Arrivo finalmente a quell’avvenimento della mia giovinezza che condiziona ancor oggi tutti i miei sentimenti e i miei sogni. Dovevo avere dieci o dodici anni allorché mio padre cominciò a condurmi insieme con sé nelle sue passeggiate e a conversare con me sulle sue opinioni o sulle cose in generale. Un giorno, per dimostrarmi quanto fosse migliore il mio tempo dei suoi, mi raccontò questo episodio: “Un sabato, quando ero giovane, sono uscito in strada nella cittadina dove sei nato, ben vestito e con un berretto di pelliccia nuovo. Ho incontrato un cristiano; con un colpo mi ha gettato nel fango il berretto gridando:- Scendi dal marciapiede, ebreo -. “E tu che cosa hai fatto?” “Ho raccolto il mio berretto” disse con rassegnazione il padre.»

(da “L’interpretazione dei sogni”, 1900).[5]

 

Freud disprezzò il padre per la sua remissività e fin da giovane intraprese una battaglia personale contro i cristiani antisemiti. Primogenito del nuovo matrimonio, seguito da cinque sorelle, diventò ben presto il figlio prediletto. Dimostrò una passione incredibilmente precoce per il sapere e la cultura. La sua formazione si basò soprattutto sulla storia, la religione, la mitologia e la letteratura, i suoi prediletti furono Goethe, Schiller, Omero e Shakespeare. Fin dalla giovinezza, scrisse Freud:

”divenne predominante in me l’esigenza di capire qualcosa degli enigmi del mondo che ci circonda (…). La via migliore per soddisfare questa esigenza mi parve allora l’iscrizione alla facoltà di medicina.”[6]

 

Nel 1873 si iscrisse alla facoltà di medicina di Vienna, dove si laureò nel 1881. Nel 1876 vinse una borsa di studio e si recò a Trieste, dove intraprese uno studio incentrato sulle gonadi e sul sistema nervoso delle anguille, scoprendo un nuovo procedimento per isolarne le cellule e pubblicando numerosi articoli a proposito.

Generosamente aiutato dal dottor J. Breuer, lavorò per anni nel laboratorio neurofisiologico di Brucke e poi in una clinica psichiatrica, specializzandosi in neuropatologia nel 1885.

In questo periodo svolse delle ricerche sulle proprietà terapeutiche della cocaina, che si protrassero fino al 1887, quando se ne scoprì la pericolosità (a quel tempo la cocaina veniva assunta per le sue proprietà anestetiche).

Nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si recò a Parigi, dove Jean-Martin Charcot stava studiando i fenomeni isterici e applicava l’ipnosi che anche Freud apprese.

Nel 1886 si sposò con Martha Bernays, dalla quale ebbe sei figli.

Nello stesso anno aprì un gabinetto privato per la cura delle malattie nervose.

Nel 1889 soggiornò per un breve periodo a Nancy e frequentò la scuola di Ambroise Liebeault, dove lui e il suo discepolo Hippolyte Bernheim praticavano e studiavano i procedimenti dell’ipnosi.

Rientrato a Vienna collaborò con Breuer che lo indusse a praticare l’ipnosi non solamente come strumento di inibizione dei sintomi, ma anche come metodo per scoprire le motivazioni e il significato dei sintomi isterici.

Insieme studiarono un procedimento terapeutico efficace per tutti i casi di nevrosi : un metodo, detto “catartico” che ricorreva ancora all’uso dell’ipnosi e si rifaceva in parte alle idee allora diffuse dello psicologo e psichiatra P. Janet. Contrariamente a quanto insegnavano i maestri francesi, il metodo di Freud e Breuer cercava di far affiorare liberamente i sintomi morbosi e “scaricare” così il loro potere emotivo, liberando il paziente.

Frutto di questa collaborazione fu l’opera intitolata “Studi sull’isteria”, pubblicata nel 1895.

Freud si allontanò sempre più dai metodi precedenti, abbandonando l’ipnosi, nella quale era poco abile, ed elaborando le tecniche che formeranno l’aspetto definitivo della prassi analitica.

Nel 1900 pubblica “L’interpretazione dei sogni”, opera che prende spunto dai suoi primi studi autonomi riguardanti l’importanza che i sogni hanno nel determinare le cause delle malattie mentali.

Le sue dottrine cominciarono a diffondersi, attirando l’attenzione entusiastica di molti e l’ostilità di gran parte del mondo medico.

Si suggerì di boicottare le cliniche che adottassero i suoi metodi di cura ed inoltre si disse che le teorie di Freud derivavano dalla vita immorale che conduceva .

Nel 1902 ottenne un incarico universitario, dopo anni di opposizione da parte del corpo accademico e del sindaco di Vienna K. Luger, acceso antisemita.

Tra le maggiori opere di Freud ricordiamo: “Il motto di spirito e i suoi rapporti con l’inconscio”, “Frammento di un'analisi d’isteria” e “Tre saggi sulla sessualità” che vennero stampati nel 1905.

Nel 1910 nacque a Norimberga la “Società internazionale di Psicanalisi”, di cui Jung fu il primo presidente. Nella cerchia di studiosi che si era formata attorno a Freud e che aveva dato vita a vari congressi si verificarono crisi a causa degli atteggiamenti “eretici “ di alcuni allievi quali Adler, Stekel e lo stesso Jung.

Nello stesso anno, Freud si dedicherà ad un’opera intitolata “Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci”, nella quale riconduce la grandezza di tale genio ad una mancata maturazione sessuale. Con questo scritto il filosofo dà inizio ad una serie di biografie psicanalitiche, tra le quali ricordiamo “Il Mosè di Michelangelo” del 1913; di questo stesso anno è l’opera intitolata “Totem e tabù” .

 

“L’arte costituisce un regno intermedio fra la realtà, che frustra i desideri, e il mondo della fantasia, che li appaga...” [7]

 

Nel 1920 viene promulgato lo scritto intitolato “Al di là del principio del piacere” e l’anno seguente viene edito anche “Psicologia delle masse e analisi dell’Io” a cui seguirà nel ’23 “L’Io e l’ Es”.

Solo nel 1920 fu nominato professore ordinario e nel 1930 ricevette il premio Goethe della città di Francoforte. Nel 1929 uno dei suoi ultimi lavori viene pubblicato con il titolo: “Il disagio della civiltà”.

Le ultime lezioni dell’ ”Introduzione alla psicoanalisi”, opera che venne pubblicata nel 1932, costituirono, come afferma lo stesso Freud “il trionfo della mia esistenza”, vale a dire il ritorno, “dopo una lunghissima e tortuosa diversione” (occupata nell’attività terapeutica) “all’orientamento dei miei esordi”.[8]

Nel 1938 l’Austria venne annessa alla Germania hitleriana (Anschluss) e fu quindi costretto a fuggire in Inghilterra, mentre i beni gli venivano confiscati, le sue opere bruciate ed alcune delle sue sorelle venivano deportate ad Auschwitz. Gravemente malato di cancro ad una mascella, morì a Londra nel 1939.



[1] Letterato di nazionalità svizzera (1875-1955).

[2] Scrittore cosmopolita nato in Argentina (1899-1986).

[3] Attore e regista americano nato nel 1935.

[4] Da “Atlante di psicoanalisi”, a cura di Laura Cucciolo e Davide Sala, Edizioni Demetra, Prato, 1999.

[5] Tratto da: Laura Cucciolo e Davide Sala, “Atlante di psicoanalisi”, Edizioni Demetra, Prato, 1999. Pag.10.

[6] Ripreso da: AA. VV., “Enciclopedia Garzanti di filosofia”, 1991. Pag.330.

[7] Dall’ “Atlante di psicoanalisi”, cit., pag.44.

[8] Da AA. VV., “Enciclopedia Garzanti di filosofia”, Milano, 1991. Pag. 332.

 


[1] A cura di Chiara Paoli.

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