Perché questo tema…
“Lungo
i sentieri della follia” nasce dalla suggestione suscitata dalla mostra
“Follis: la testa piena di vento”,
allestita tre anni fa in occasione del decennale della fondazione del nostro
Istituto, il “Marie Curie”, ospitato in quelli che un tempo furono i
padiglioni dell’ospedale psichiatrico di Pergine Valsugana.
Abbiamo creduto
perciò di poter unire l'utile al dilettevole (sic!), adempiendo da un lato agli
obblighi impostici dal "Brocca" e recuperando dall'altro un po' della
curiosità e dell'entusiasmo che il lavoro per la mostra aveva suscitato in noi,
se non altro perché interrompeva la "grigia routine"
della didattica quotidiana.
La scelta della
pazzia come tema centrale dell’Area di Progetto è stata quindi quasi
naturale: il complesso di edifici dell'ex-ospedale è imponente e non può
passare inosservato, le nostre aule sono le antiche stanze dell'Ospedale, i
"matti" superstiti ci passano accanto e a volte si fermano a parlare
con noi durante gli intervalli, alcuni di noi hanno avuto o hanno dei parenti
che a vario titolo hanno prestato la loro opera con pazienti di tipo
psichiatrico.
L’analisi che
abbiamo svolto non si è comunque limitata al solo campo delle manifestazioni
patologiche del disagio psichico, ma ha preso in considerazione tutte le
questioni inerenti l’introspezione psicologica. Ci hanno incuriosito in
particolare le cause della follia, le forme che essa può assumere, il rapporto
che sembra a volte sussistere tra sofferenza psichica e creatività; inoltre ci
siamo accorti che anche la follia ha una sua storia, intrecciata a quella con
l'iniziale maiuscola. Dipanando il filo rosso che ci conduceva "lungo i
sentieri della follia", abbiamo incontrato sì malati di mente e terapeuti,
ma anche letterati e filosofi, scienziati ed artisti, grandi protagonisti e
persone comuni. E ci siamo così resi conto che l'indagine sulla follia è uno
dei possibili criteri di interpretazione della storia della cultura, almeno
negli ultimi due secoli: abbiamo l'impressione che gran parte delle pagine
scritte dall'uomo siano dedicate all'indagine su di sé e a volte dentro di sé.
Come logica conseguenza di
questa infiltrazione dell'attività introspettiva e dei fenomeni psichici nei
settori più diversi del sapere, la peculiarità del lavoro da noi realizzato è
la pluridisciplinarità. La follia è stata inseguita e indagata nelle diverse
materie caratterizzanti il nostro percorso di studi: storia, letteratura
italiana e straniera (inglese e tedesco), storia dell’arte, filosofia,
biologia e chimica.
La realizzazione
dell’opera ha coinvolto a vari livelli tutti gli studenti della classe,
stimolando gli interessi personali e diventando motivo di confronto e di
costruttivo dibattito. Sono state inoltre previste due forme di presentazione
del prodotto intellettuale costruito durante tutto quest’anno scolastico: alla
tradizionale stampa cartacea è stato affiancato un più moderno supporto
informatico.
Tutto
il lavoro di revisione dei testi e delle immagini è stato realizzato dagli
insegnanti delle discipline coinvolte. Un particolare ringraziamento va alla
professoressa Marconato, resasi disponibile nonostante l’ambito religioso non
rientrasse nel progetto, al professor Finessi, impegnatosi nella
riorganizzazione e correzione finale della ricerca, e al nostro compagno Claudio
Pellegrini, senza il quale il CD non avrebbe mai visto la luce.
Siamo consapevoli
dell’incompletezza e della parzialità del nostro elaborato: ma il risultato
conseguito e qui presentato ci rende molto soddisfatti, poiché ci ha permesso
di approfondire un argomento che in certa misura tocca ciascuno di noi, e che
solitamente a scuola non viene trattato.
Abbiamo quindi la speranza
che questo lavoro possa diventare spunto per ricerche più approfondite e possa
destare la curiosità e l’interesse di coloro che, speriamo con spirito
indulgente, si apprestano alla lettura.
Ernest
Hyde
La
mia mente era uno specchio:
vedeva
ciò che vedeva, sapeva ciò che sapeva.
In
gioventù la mia mente era solo uno specchio
in
un vagone che correva veloce,
afferrando
e perdendo frammenti di paesaggio.
Poi
con il tempo
grandi
graffi solcarono lo specchio,
lasciando
che il mondo esterno penetrasse,
e
il mio io più segreto vi affiorasse.
Poiché
questa è la nascita dell’anima nel dolore,
una
nascita con vincite e perdite.
La
mente vede il mondo come cosa a sé,
e
l’anima unisce il mondo al proprio io.
Uno
specchio graffiato non riflette immagine-
e
questo è il silenzio della saggezza.
(Edgar
Lee Masters)
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