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Introduzione
Chi di voi sa dare una
definizione di pazzia? Chi riesce a cogliere il pieno significato di questa
parola? Forse è pazzo chi non segue le regole comportamentali imposte da una
società, chi entra in un supermercato e fa una strage, chi cammina per strada
cantando a squarciagola o chi si butta da un ponte. Ci sono centinaia di
atteggiamenti definiti psicotici dagli esperti, ma resta il fatto che non sempre
la cosiddetta pazzia può essere considerata patologia e di conseguenza la sua
definizione è per certi versi esclusa dall'ambito strettamente scientifico. La
realtà è che ognuno di noi non può fingere di conoscere ogni risvolto del
proprio io; anche la persona più cinica deve fare i conti con la parte oscura
di sé, con qualche aspetto del suo inconscio che non si manifesta se non in
situazioni estreme. La maggior parte delle persone cerca di ignorare il proprio
"lato oscuro" perché rapportarvisi vuol dire mettersi in discussione
e veder crollare delle certezze, dei punti di riferimento. Chi si convince di
essere un monolito, che non ha dubbi su se stesso, conduce una vita meno
inquieta, ma certamente più monotona, di coloro che non cessano di
interrogarsi. Molti autori, nel corso degli ultimi due secoli, hanno iniziato ad
analizzare il fenomeno della follia. Risulta però molto difficile effettuare
una selezione tra tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno avuto a
che fare con questo argomento. La gamma da cui pescare è inoltre vastissima e
dilatata nel tempo. Rischiando di tralasciare scrittori importanti, noi abbiamo
ristretto la cerchia, prendendo in considerazione solo gli ultimi due secoli del
secondo millennio. Come area geografica, ci siamo ovviamente interessati ad
autori italiani (Svevo, Pirandello, Saba), ma non abbiamo di certo trascurato il
mondo anglosassone (Poe, Woolf) e quello tedesco (Hoelderlin, Kafka);
quest'ultimo, in particolare, ha dato i natali ad alcuni tra i
più grandi studiosi della mente umana e ai fondatori stessi della
psicanalisi. Alcuni degli autori qui trattati hanno vissuto drammaticamente e in
prima persona la pazzia: è sufficiente pensare a Pirandello e al suo rapporto
con la moglie malata e ricoverata in clinica, oppure al caso ancora più
eclatante di Hoelderlin, che, oppresso dai problemi della vita, decise di
rinchiudersi in una torre a riflettere sulla propria situazione, per non doversi
raffrontare all'ormai odiato quotidiano.
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