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Ospedale Psichiatrico di
Pergine Valsugana |
Introduzione
La psichiatria trentina presenta una storia e
caratteristiche diverse rispetto ad altre regioni d’Italia. Nel 19° secolo,
il Trentino apparteneva all’impero austro-ungarico, da cui si staccò con la
prima guerra mondiale. In quel periodo, le persone abbienti affette da disturbi
mentali venivano internate nei manicomi di San Servolo e di Senavra nel regno
Lombardo-Veneto, gli altri venivano dirottati ad Hall, nel Tirolo, o a Vienna,
in manicomi spesso sovraffollati. Questa situazione poco felice indusse il
governo austriaco alla costruzione del manicomio di Pergine Valsugana nel 1879.
La sua storia si svolse tranquilla fino al 1916, quando il comando austriaco
ordinò la conversione in ospedale militare; occorre ricordare infatti la
posizione strategica di Pergine all’interno dell’impero austriaco e rispetto
al fronte che si era creato in Valsugana. In questi anni il numero di pazienti
si ridusse notevolmente: nel 1918 tornarono solo il 44% dei malati che erano
stati spostati in altre strutture in Austria. Nel 1929 il manicomio venne
ufficialmente provincializzato ed italianizzato, anche se le spese di
mantenimento erano pagate dalla provincia già dal 1923. Da questa data si
assiste ad un scambio di ruoli: mentre prima c’era una minoranza italiana
immersa in una cultura altoatesina, dopo l’annessione del Trentino al Regno
d’Italia la minoranza è quella altoatesina. La seconda guerra mondiale porta
un'altra drastica diminuzione di pazienti: nel 1943 il Trentino fa parte del
Terzo Reich e una parte dell’ospedale psichiatrico fino al 1945 è adibita al
ricovero delle truppe tedesche.
Index
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