Federalismo e costituzione:
due facce della stessa medaglia
di Pasquale Falasca

L'ultimo atto legislativo del governo Amato è stato l'approvazione della legge sul federalismo, con il consenso attivo e convinto del PdCI. Tuttavia la nostra concezione del federalismo e delle sue articolazioni è in simmetrica contrapposizione con la visione che di questa problematica ha Berlusconi, la Lega e Fini (visioni, del resto, contraddittorie tra loro nonché strumentali e disorganiche). Il PdCI è tendenzialmente favorevole al concetto di ripartizione federalistica dello Stato Italiano, ma a condizioni molto precise e con presupposti chiari, inequivocabili e ineludibili. Anche questa presa di posizione si inquadra all'interno di una cornice e di un contesto di tipo storico-politico; la concezione complessiva che il PdCI ha enucleato e sviluppato della reticolazione federalistica ha un riannodamento profondo e inseparabile con quelle che sono le potenzialità interne al dispositivo e all'impianto costituzionale; per cui il PdCI difende l'idea e l'applicazione concreta federalistica in proporzione ai nuclei sostanziali di federalismo implicito presente nell'assetto costituzionale. Infatti per il nostro partito, l'elemento primario e prioritario, è costituito dalla difesa intransigente della Carta Costituzionale; noi comunisti siamo convinti, e non da ora, che la Costituzione formale soltanto in maniera frammentaria e parziale, abbia trovato una realizzazione politico-sociale. In realtà, dal dopoguerra ad oggi, si è progressivamente imposta una Costituzione materiale, ovvero un modella caricaturale di Costituzione, modello che, in maniera sotterranea ed impercettibile, ha svuotato e neutralizzato i fondamenti avanzatissimi di libertà civile e sociale della nostra Costituzione, scaturita dalla grande lotta anti-fascista e anti-nazionalista, nonché dalla convergenza di tutte le forze politiche democratiche, con la finalità di ridisegnare il patto di convivenza civile del popolo italiano. I comunisti, che nella fase dell'Assemblea Costituente (1946-'48), hanno dato un contributo determinante alla stesura degli articoli e dei commi costituzionali (non dimentichiamo che il presidente dell'Assemblea Costituente era il comunista Umberto Terracini), hanno lottato, in Parlamento e nelle piazze, per decenni, affinché fossero eliminate, fino all'azzeramento, le distorsioni e le degenerazioni interpretative ed operative della Costituzione. E con questo spirito i comunisti si sono schierati a favore di un'opzione federalistica, in quanto, nella sua impalcatura originaria e più autentica, la Costituzione prevede il massimo di decentramento, di autonomia e di libertà per i territori regionali. La nostra concezione del federalismo vuole portare ad un livello più elevato l'unità nazionale, e non ha nessuna istanza secessionista o separatistica. Il nostro federalismo vuole costituire una armonica ricomposizione tra identità particolari e tradizione nazional-popolare. Per cui il nostro modello federalistico è contrapposto ed incompatibile con quello berlusconiano-leghista, nonché potenzialmente disgregatorio dei fondamenti di libertà e di civiltà conquistati dalle "classi subalterne" e dal movimento operaio in primo luogo. Il federalismo di Berlusconi e Bossi coincide con modificazioni degli articoli costituzionali talmente radicali, da condurre all'annientamento dello stesso patto e contratto costituzionale. Il modello di federalismo voluto con ostinazione del PdCI, si ricollega non solo alla Resistenza, ma anche alla migliore tradizione risorgimentale, laica, unitaria e democratico-riformista. Il federalismo proposto dai comunisti va nella direzione di un processo storico-politico che armonizza il passato e il presente, e che pone le premesse e le coordinate strategiche per rendere sempre più libere e razionali le prospettive e le condizioni di vita della popolazione lavoratrice italiana.
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