Nuova schiavitù: che fare ?
di Umberto Colombo
(Segreteria Provinciale CGIL)

Nel nostro territorio, una delle aree industrializzate più sviluppate d'Europa, la realtà economica e produttiva locale, per perseguire la massima potenzialità di sviluppo, deve essere in grado di eliminare la piaga del lavoro nero e sommerso, un fenomeno che ha raggiunto un livello intollerabile. Il laboratorio clandestino chiuso a Cavaria (VA) nei giorni scorsi dopo il blitz della squadra mobile della questura di Varese ha portato alla luce l'ennesimo indescrivibile caso di sfruttamento nel nostro territorio: dieci lavoratori costretti a lavorare in condizioni disumane giorno e notte, alternandosi a vicenda dalle macchine da cucire alle attigue brandine: veri casi di moderna schiavitù. Il laboratorio era situato nel seminterrato di una villetta, abilmente nascosto, ma anche celato da una sorta di indifferenza che rischia di coprire casi di sfruttamento e di negazione dei minimi diritti umani, nonché di quelli contrattuali e di sicurezza, nel nostro territorio. La protesta verso questi episodi non deve essere però "anti-cinese". In questo caso il titolare dell'impresa (per altro individuale e con iscrizione alla Camera di Commercio) sfruttava i propri connazionali ma generalmente, moltissimi laboratori lavorano conto terzi che, a loro volta, ricevono la merce da aziende di abbigliamento italiane, magari anche note e prestigiose. Può apparire un'ovvietà chiedersi per chi lavorava questo laboratorio clandestino (e per chi lavoravano gli altri laboratori scoperti nel nostro territorio); è un dovere però trovare delle risposte: troppo spesso questi tipi di attività rappresentano forme di "lavoro decentrato conto terzi a basso costo". Sarebbe interessante conoscere a quali fabbriche erano destinati i prodotti del laboratorio clandestino scoperto; conoscere, per esempio, quale rapporto esisteva con la distribuzione locale. Per combattere ed eliminare la piaga del lavoro nero e dell'economia sommersa, è importante l'impegno della Commissione Provinciale di Vigilanza e Controllo (proprio nei giorni scorsi l'Ispettorato del Lavoro di Varese ha fornito i dati sul lavoro nero in Provincia e il sindacato sta predisponendo le linee di intervento). Occorre infatti rilanciare nel territorio una stretta collaborazione tra il Sindacato Confederale, l'Associazione Industriali Univa, le Associazioni Artigiane (Ass. Artigiani di Varese e CNA), le Amministrazioni Comunali e la suddetta Commissione Provinciale a cui fanno parte Ispettorato del Lavoro, INPS, INAIL, ASL) localizzando ed individuando precisamente i settori, le attività, e le categorie in cui si annida e si sviluppa questa vergognosa realtà, per poterla combattere con successo attraverso denunce sempre più dettagliate. Per quanto riguarda il sindacato, la CGIL da tempo riceve segnalazioni circostanziate di lavoro nero che comunica poi con precisione - attraverso la Commissione Provinciale - agli enti ispettivi preposti. La CGIL invita tutti i lavoratori a segnalare eventuali casi di non rispetto contrattuale per poter realizzare un maggior controllo del lavoro decentrato attraverso la contrattazione aziendale ed utilizzando gli articoli dei contratti nazionali che prevedono questo monitoraggio, attraverso il coinvolgimento dei delegati delle Rappresentanza Sindacali Unitarie.
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