I
compagni Comunisti mi hanno chiesto un articolo per la ricorrenza
del 25 Aprile - Festa della Liberazione - ed io ho accettato volentieri
con la speranza che ciò possa servire in qualche modo a rafforzare
l'unità democratica ed antifascista. Debbo subito dire che a me non
interessano le commemorazioni di qualsiasi tipo, e nemmeno ricordare
la Resistenza con monumenti, statue…insomma con "cose" fisse ed immobili
che non parlano al cuore ed alla menti dei giovani e a tutti i cittadini
di oggi. Penso anche che gli antifascisti si sono battuti per ben
altre cose che i monumenti e le lapidi! La Resistenza e la guerra
di Liberazione sono state un grandioso movimento storico perché, per
la prima volta, un popolo si è levato in armi volontariamente avendo
come obiettivi la Libertà, la Democrazia, la partecipazione e la trasformazione
sociale, politica e culturale del Paese. Non vi è stato infatti nessun
partigiano, nessun caduto che non abbia avuto queste aspirazioni per
sé e per l'intero popolo italiano. Ora, a distanza di tanti anni,
è logico e doveroso porsi la domanda se queste aspirazioni sono state
realizzate, o se, invece, molto resta ancora da fare. Io penso che,
naturalmente, la situazione politica, sociale e culturale oggi non
è quella del periodo fascista o dell'immediato dopoguerra, ma che
molte aspirazioni poste dai Partigiani e da tutti gli antifascisti
siano ancora da realizzare. In questi 50 anni molte volte lo Stato
democratico è stato messo in discussione dalle forze di destra: da
De Gasperi, a Scelba, a Tambroni, agli attentati dinamitardi di matrice
nera o "rossa", ai tentativi di colpo di stato per cui il movimento
democratico e antifascista ha dovuto resistere pagando anche col sangue
l'attaccamento ai propri ideali. Oggi più che mai la democrazia e
quelle poche conquiste ottenute in questi anni sono in pericolo. Potenti
forze economiche e finanziarie, che si collegano al centro-destra
di Berlusconi, Fini e Bassi, si sono lanciate in una campagna tesa
a soffocare gli spazi di partecipazione e di democrazia nei luoghi
di lavoro, nelle istituzioni, negli organi di trasformazione, in tutti
i gangli della Società. L'attacco è subdolo e molto forte: va dall'utilizzo
dei giornali e Tv, alla richiesta di mettere al rogo i libri che parlano
di Resistenza e di storia vera, alla richiesta di modificare la Costituzione
Repubblicana e le stesse istituzioni repubblicane (Magistratura, Parlamento,
Corte Costituzionale) fino ad ipotizzare una repubblica presidenziale
che non è altro che una monarchia moderna con poteri quasi assoluti.
Per raggiungere questi obiettivi si opera il vecchio motto: dividi
ed impera. Ed allora, prima la campagna anticomunista e contro il
centro-sinistra, poi la campagna per mettere paura ai cittadini gonfiando
a dismisura il numero dei reati comuni, che esistono, ma, fortunatamente,
sono in diminuzione. Si vuole lo stato "forte", "sicuro", diretto
da uomini "fidati", che possa difendere possibilmente gli interessi
forti che non conoscono (e non vogliono conoscere) regole, controlli
e confini, quando si tratta di difendere i propri interessi! Ecco
il mio parere sulla ricorrenza del 25 Aprile, una ricorrenza che non
deve essere come le altre e che dovrebbe servire a far prendere coscienza
rapidamente dei pericoli che abbiamo di fronte. Un 25 Aprile all'insegna
del "volemose bene", senza distinguere, alla vigilia delle elezioni
politiche, tra chi esalta i valori l della Resistenza e chi li combatte
nei fatti, non serve a nessuno, anzi, serve a mascherare coloro che
la Resistenza e la Costituzione la vorrebbero cancellare dalla storia
e dalla realtà odierna. Per concludere occorre che il 25 Aprile rappresenti
un altro momento importante per combattere le divisioni tra le forze
di sinistra e progressiste, per combattere il fatalismo di una mentalità
che aspetta l'arrivo del "grande leader" o dei gruppi dirigenti "illuminati"
che risolvano magicamente i problemi del nostro Paese. |