Ricordare
il significato storico-politica della Resistenza antifascista e antinazista,
in una fase di riesplosione di forme di oscurantismo plebiscitario
e vandeano, come purtroppo è il momento politico attuale, non è un'operazione
di sterile e astratta commemorazione. Sui contenuti e sui valori resistenziali
sono stati costruiti i fondamenti della democrazia repubblicana e
costituzionale; infatti all'interno del processo resistenziale si
è coagulata una convergenza di categorie fondamentali, quale la "democrazia
progressiva", elaborata e strutturata da Eugenio Curiel, martire della
barbarie nazifascita; non- chè la consapevolezza della pluralistica
(voluta dalla totalità delle componenti dei partiti organici della
Resistenza), di una democratizzazione la quale, partendo da presupposti
di libertà politica, tende molecolarmente a condizionare, nella direzione
di una progressiva egemonia della Sovranità popolare, la struttura
economico-sociale. La Resistenza, prima che un movimento civile è
stato l'enucleizzazione della rigenerazione e dell'identità di una
intera popolazione, la popolazione lavoratrice italiana, svuotata
e disgregata da una oligarchia dittatoriale e terroristica. Ma la
Resistenza e anche e soprattutto ricostruzione e ristabilimento dei
valori, in qualche modo sovra-storici, della civiltà umana, della
convivenza ed aggregazione sociale basata su un sistema regolativoi
e normativo, che ha come propria fisiologia e morfologia la contrattualità
democratica, attraverso una rete di mediazioni rappresentative e formali.
Infatti la conseguenzialità logico-concreta della battaglia resistenziale
è la concretizzazione dell'impalcatura costituzionale. Tra Resistenza
e Costituzione sussiste una continuità organica e inseparabile, ogni
tentativo di sganciamento e di autonomizzazione di questo fondamento
unitario costituisce un atto degenerativo e regressivo. La Resistenza
è stata programmaticamente un processo insurrezionale della civiltà
rispetto al predominio e alla sopraffazione delle barbarie reazionarie;
e tuttavia, anche se i comunisti hanno costituito l'avanguardia di
combattimento ideologico e militare, essa non è stata un prodotto
esclusivo e monopolistico del PCI. La caratteristica dominante della
Resistenza è costituita dal coinvolgimento di tutte le forze politiche
e le correnti di pensiero, cementate dalla lotta antifascista. E'
questa, ovviamente, l'unica pregiudiziale per essere componente integrante
ed organica della Resistenza; e la pluralizzazione è stata ampia e
variegata; liberali (si pensi a Benedetto Croce), repubblicani, demopopolari
(Sturzo e De Gasperi), azionisti radicali (Emilio Lussu), socialisti,
comunisti e così via (non escludendo nemmeno i monarchici animati
da un sincero sentimento antifascista); tutte queste componenti, rispecchiamento
delle differenti dislocazioni delle classi sociali, si sono alleate,
alcune con finalità tattiche, altre con ampiezza strategica, per dare
impulso e vitalità al processo di rinascita democratica e alla riplasmazione,
nel significato della gramsciana categoria del "nazional-popolare",
del concetto di Nazione, intesa come partecipazione responsabile e
direzionale delle "classi subalterne ", alla vita politica nazionale.
Un grande architetto dell'impalcatura costituzionale, l'azionista
Pietro Calamandrei, nella sua ampia investigazione della "civiltà
resistenziale" ha formulato e puntualizzato la categoria di "nuova
Resistenza", ovvero, secondo Calamandrei, la Resistenza non è un atto
ideologico-militare cristallizzato nella periodizzazione storica 1943-1948
(comprendendo nella Resistenza anche la lunga e travagliata fase di
incubazione dell'attività dell'Assemblea Costituente fino al compimento
definitivo della reticolazione costituzionale). Al contrario, la Resistenza
ha emanato e prodotto valori, contenuti e significati che oltrepassano
la determinazione, relatività e transitorietà storico-politica, per
cui, da questa angolazione, la formulazione di una categoria come
quella di "Nuova Resistenza" vuole sottolineare la perennità e l'intramontabilità
di questa esperienza , la quale, da atto storico determinato, diviene
paradigma, simbolo permanente, di contenuti che possono concrescere
ed essere modificati in avanti; ma che non possono essere né svuotati,
né depotenziati, né annientati; qualora ciò si verifichi si determina
una ripresentazione di forme di imbarbarimento della vita civile e
sociale. Ed è ciò che stiamo sperimentando in questa fase di "revisionismo
storico" e di offensiva clerico-reazionaria. Stiamo assistendo ad
un vorticoso rovesciamento dei valori resistenziali-costituzionali;
la riabilitazione e santificazione di Pio IX (il papa del sanfedismo
neo-guelfo anti-risorgimentale), la criminalizzazione di figure laico-progressiste
come Mazzini e Garibaldi, la rivalutazione apologetica del fascismo,
il negazionismo storico-grafico sull'olocausto e i campi di sterminio.
Tutto questo è sintomo di una recrudescenza di ideologie pre-moderne
e fondamentaliste; il "blocco politico" che gravita attorno alla figura
carismatica di Silvio Berlusconi, aggredisce frontalmente tutte le
libertà e le verità democratiche della Resistenza e della Costituzione,
in quanto finalizza la propria prassi politico-ideologica, alla Restaurazione
di un feudalismo irrazionalistico, nell'ambito del quale le "classi
lavoratrici" vengono incapsulate all'interno di dinamiche di asservimento
e di indefinita sottomissione. A questo scopo finale è indirizzata
la battaglia, legale ed illegale, per lo smantellamento dell'architettonica
costituzionale. Di fatto si mira, al di la delle modalità operative,
alla instaurazione di un neo-fascismo, con connotazioni populistico-plebiscitarie,
franchiste e peroniste; Questo sincretismo di putrefazioni ottenebrate
e oscurantistiche, viene alimentato da una americanizzazione sregolata,
che risulta grottesca nella sua immonda in cultura.Dinnanzi a questo
scenario di disgregazione e di nichilismo, la parola d'ordine di Piero
Calamandrei, "Nuova Resistenza", torna ad essere di marcata attualità.
Dobbiamo contrapporre ai nuovi sandefisti vandeani (Berlusconi, Bossi,
Fini, più la significativa appendice Rauti), i valori per i quali
la parte più nobile della popolazione italiana ha dato il sangue (abbiamo
dimenticato i Fratelli Cervi?). La Resistenza con il suo imprescindibile
corollario costituzionale, è l'essenza dell'Illuminismo civile, morale,
etico. Dobbiamo tornare ad abbeverarci a questa sorgente zampillante
di acqua viva e vitale, e dobbiamo, nella mobilitazione di tutte le
coscienze civili, rimettere in circolazione i contenuti della "Nuova
Resistenza". |