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La
nostra Storia:
chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo…
di Claudio Manni
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Il
PdCI nasce nell'ottobre 1998, all'indomani del voto di sfiducia al
governo Prodi, da parte della componente maggioritaria del PRC, diretto
dal segretario Fausto Bertinotti. In quelle ore drammatiche e concitate,
si decideva la strategia e il futuro della sinistra italiana; com'è
noto, per un solo voto il governo Prodi andò in minoranza; la scelta
irresponsabile di Bertinotti determinò l'affondamento di un governo
democratico-progressista e costrinse la sinistra a mutare la propria
impostazione programmatica. Da questa fase di crisi della sinistra,
nasce il Partito dei Comunisti Italiani. Ora, dopo 2 anni di lenta
ricostruzione, e con un bilancio in termini di contributi e lotte
sociali, abbastanza positivo, i Comunisti Italiani, grazie anche alla
trasformazione da aggregazione a Partito, si pongono come eredi e
continuatori di quel Partito Comunista il quale, fondato 80 anni fa,
ha rappresentato l''avanguardia della libertà, della democrazia e
della civiltà, grazie al suo antifascismo irriducibile. Il PCI è stato
il soggetto di avanguardia della classe operaia e il suo dissolvimento
ha creato un vuoto enorme nel panorama politico. Noi Comunisti Italiani
abbiamo la consapevolezza dei nostri limiti, delle difficoltà e degli
ostacoli. La nostra forza numerica è, allo stato attuale, alquanto
ridotta; abbiamo la piena coscienza dell'immenso lavoro che ci attende;
sia le strutture materiali che organizzative sono da ricostruire,
e la stessa cosa può dirsi dei quadri di partito e del gruppo dirigente.
Ma il PdCI si inserisce con organicità lungo la traiettoria che parte
da Gramsci, per approdare alle diverse strategie politico-programmatiche
di Togliatti. Gramsci è stato il grande pensatore teorico di una politica
di discontinuità e di rinnovamento rispetto al passato; ma egli ha
unificato, sia pure con tutte le mediazioni dialettiche, teoria storico-scientifica
e pratica politico-rivoluzionaria; quindi Gramsci come grande dirigente,
grande pensatore e coerente combattente antifascista. E dall'assassinio
criminale di Gramsci ad opera della barbarie fascista, Togliatti prende
le mosse per aprire in Italia un nuovo intriso di democrazia progressiva
(sulla scia dell'elaborazione di Eugenio Curiel); Togliatti prende
alla lettera l'ultima Tesi su Feuerbach di Marx, sulla necessità dell'azione
pratica per la trasformazione del mondo. Quindi Togliatti parte da
Marx, Engels e Lenin, ovvero dal luogo di fondazione del "comunismo
scientifico", costruendo una tattica e una strategia di contrapposizione
marcata a tutti i sistemi politici reazionari, razzisti, xenofobi,
residui e germi della dittatura militaristica e imperialistica nazi-fascista.
Queste forze, oggi più che mai operanti ed attive, se non verranno
contrastate con forza e determinazione, riporteranno il nostro paese
in pieno oscurantismo medioevale. Nel lungo percorso di vita e di
lotta, il PCI si è sempre proposto l'obiettivo unitario di un'alleanza
ampia con tutte le forze politiche democratiche. Il PCI ha contribuito
in maniera determinante al consolidamento della democrazia e dell'unità
nazionale; questi risultati sono stati raggiunti, ma essi vengono
rimessi in discussione dai grandi blocchi reazionari, dalle grandi
concentrazioni economico-finanziarie, dai poteri forti. Grazie alla
lotta di classe operaia, grazie alla partecipazione come protagonista
alla lotta resistenziale, grazie al contributo fondamentale dato alla
stesura della Carta Costituzionale, il PCI ha dato i fondamenti alla
civiltà democratico-repubblicana. E per questo, nell'ottica del nostro
spirito unitario, il PdCI, a tutti i livelli, territoriali e nazionali,
si richiama alla necessità di creazione di un blocco progressista,
nella forma di una "Confederazione delle Sinistre". Questa richiesta
viene avanzata non solo dal Partito, ma dalle masse dei lavoratori,
demoralizzate dalla frammentazione e dalla conflittualità interna
alla sinistra stessa; in questo modo si perde di vista il nemico fondamentale,
ovvero il blocco neofascista, separatista e berlusconiano. Noi auspichiamo
una confederazione di partiti dell'area di sinistra che va dai DS,
ai Verdi, ai Socialisti, fino a tutte le varie componenti comuniste
della sinistra storica. Questa Confederazione non prevede la "fusione"
e quindi l'annullamento delle singole autonomie e identità, ma, anzi,
quanto più forte è l'unità, tanto più chiara e definita è l'autonomia.
Dobbiamo accettare questa sfida per una battaglia comune, a difesa
dei valori di democrazia e progresso, per il massimo avanzamento della
laicità dello Stato e della "società civile", e contro ogni forma
di interferenza religiosa o confessionale nelle scelte politiche,
che debbono essere indipendenti tanto da Stati stranieri che dal condizionamento
vaticano. |
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