La prima frase che mi viene in mente pensando alla poesia di Apollinaire è "innovazione" creativa; la sua comunicatività a 360° e la duplicità del mezzo: da una parte quello verbale (qui inteso come significato e significante nella sua fusione percettiva del verso) dall'altra la volontà di andare oltre. Per quest'ultimo aspetto mi è sempre piaciuta la ribellione del poeta alla struttura tradizionale della metrica sulla pagina del libro: come Ungaretti infatti faceva del vuoto uno strumento catartico (sarebbe più corretto invertire i termini di paragone visto che quest'ultimo era "discepolo" di Apollinaire), così l'Apollinaire dei Calligrammes faceva scorrere una pioggia malinconica di parole (vedi Il Pleut). Ma questo non fu l'unico esempio nel panorama poetico Apollinariano: associare immagini alla comunicazione fu infatti una delle sue costanti come troviamo anche nelle immagini cubiste di alcune poesie di Alcools (vedi Il Fidanzamento), che ricordano quadri cubisti.

Personalmente l'effetto che su di me hanno le sue poesie mi fanno pensare ad un eterno adolescente dove si ritrova il vigore e la forza di lasciarsi andare alle emozioni e pulsioni, dove non si finisce mai di innamorarsi e soffrire e sorridere e librare l'anima verso un sogno reale: ed è questa una delle altre parole chiave della sua poesia. Nonostante il suo sia un processo poetico di palpazione della realtà per immagini individuando e sottolineando della sua percezione del mondo, egli non dimentica che i suoi sentimenti partono dalla concretezza di tutti i giorni: in lui c'è un concretizzarsi del pensiero astratto per sottolineature e ingrandimenti, deformazioni percettive. E' il poeta della concretezza lirica, dei bisogni materiali ma non della gola o della lussuria (in lui le voglie e i desideri hanno la limpidezza cristallina della natura rigogliosa), della correlazione tra stato interiore e espressione concreta.

Quando il suo libro mi guarda dalla bacheca con la sua prepotente copertina rossa mi fa pensare alle facce sbigottite dei Parnassiani al cafè di Parigi. La poesia di Apollinaire infatti si regge da sola e si fa leggere senza appoggiarsi a tradizioni, maestri o scuole perché guarda lontano, più avanti dei suoi tempi, e che arriva a noi fresca e originale come apparve per la prima volte in quel cafè Parigi.

Poisson