Su Baudelaire si è scritto e si continuerà a scrivere
tantissimo. Perciò quando mi sono imbattuto nello scrivere
qualcosa sull'universo del mio "primo" poeta letto
spontaneamente mi sono trovato in imbarazzo, perché dire
qualcosa di non detto da una persona che non si ritiene un
critico sarebbe superbo.
Posso inoltrarmi nell'universo Baudelaire dicendo quello che
sempre mi ha attratto di lui: la sua modernità, l'attualità dei
suoi demoni, la sua reazione contro la situazione dell'artista
diventata precaria.
Il poeta
Baudelaire rappresenta il cardine della poesia moderna, ma non
solo nei riguardi esclusivi della sua opera.
Ne "I fiori del male" si pone l'accento sul nuovo ruolo
dell'artista nella società, la sua collocazione e la
sopravvivenza stessa della poesia. Il poeta è, infatti, il primo
a reagire contro la situazione di stallo che si era creata nella
nuova società industriale: la poesia doveva ora misurarsi con
una nuova realtà, dove cioè la sopravvivenza del prodotto
culturale doveva coincidere con la vendita. La poesia quindi
diventa attuale, incastonata in un nuovo mondo (e non più
vaporizzante verso inaccessibili quanto ormai sfuocati templi
greci), che si insinua tra le bettole degradate della gente
comune, che cammina nei vicoli malsani dove vive qualche lercia
puttana, che si innalza al cielo sfruttando il respiro malato
della città che fuma le sue ciminiere; ora diventa figlia di una
nuova realtà.
Nella società che però incomincia ad essere schiava della legge
del mercato il poeta si sente snobbato da cose "meno
alte" ma più convenienti. Egli quindi reagisce creando
quello che alla luce dei tempi odierni figura come lo stereotipo
dell'artista; crea un sistema non voluto per creare ed occupare
un posto nella società, egli sceglie lo scandalo,
l'eccentricità, il costringere insomma il popolo a parlare di
lui, nel bene o nel male, indifferentemente.
In "Conoscere Baudelaire" Giovanni Raboni, pone
l'accento proprio su questo: sul sistema che si sarebbe
"inventato" per far fronte ad una nuova realtà. Il
modo nel quale artificiosamente dipinge il poeta, Raboni mi fa
venire in mente un Marilyn Manson del passato; colui che senza
ritegno usa la sua figura per venire alla ribalta. E l'idea non
mi conturba sotto questo punto di vista; proprio l'accostamento
che può sembrare azzardato dimostra la genialità delle due
figure: le differenze stanno soprattutto negli esiti. Baudelaire
ha, infatti, precorso troppo i tempi e la reazione scandalistica
che oggi gli avrebbe fruttato oro, nel passato lo ha costretto a
subire le condanne della maggior parte delle persone che avevano
la sensibilità ancora rivolta verso la "morale comune della
pacifica e ordinata società", ciò che stava accadendo (il
superamento della legge morale da parte della legge di mercato)
doveva essere passato sottobanco, in silenzio (paradosso di tutti
i tempi).
Marilyn Manson, al contrario, ha creato un sistema geniale e di
particolare successo che incarna totalmente la diversità e la
trasgressione; i tempi sono maturi per accogliere "gli
artisti del 2000". Quello che spaventa invece, è che mentre
la genuinità dell'essere Baudelaire non è da discutere, quanto
di Marilyn Manson c'è di costruito nel tavolo del suo manager?
quanto di virtuale nei suoi atteggiamenti scandalistici?
La Poesia
La Poesia di Baudelaire mette in luce fondamentalmente la
coerenza del suo animo: la grandezza, infatti, stà
nell'abbandonarsi agli istinti, all'inclinazione dell'uomo alla
corruzione. Ma questo sarebbe stato facile rinnegando la morale e
l'etica cristiana. Di qui un inebriarsi d'attimi istintuali, di
eccessi rimanendo vigile e consapevole di guadagnarsi
inesorabilmente l'inferno, condannando i suoi atti cosciente di
non poterli sopprimere.
E' proprio questo che traspare nella prima parte "Spleen e
Ideale", dove appunto vi è una dialettica tra il pensiero
di fuga, la capacità del poeta di innalzarsi oltre le semplici
cose, che sa costruirsi un suo rifugio ideale oltre il mare di
sofferenza (vedi Ideale, l'Albatro), e la perdita della speranza,
l'avanzare dell'Oblio e della Noia, la flagellazione dell'anima
di fronte alla perdita della speranza (vedi Spleen 4).
In questo quadro si inserisce poi la donna che incarna nel suo
essere le due inclinazioni del tema dialettico caro a Baudelaire:
ella è vittima e carnefice, male e bene, bellezza e malvagità,
strumento di gioia e motivo d'affanni. E non a caso troviamo in
Spleen e Ideale numerose poesie dedicate a donne che si
metamorfizzano in mostri, o che ispirano al poeta i più bei
versi o ancora dove si scaglia con rabbia contro chi lo ha fatto
soffrire cosi tanto.
Oltre questa vivissima dialettica sottolineo come la successione
delle poesie sia una lunga freccia verso il basso che a parer mio
culmina con la chiusura totale della sua anima con Spleen 4
dove l'anima del poeta non riesce a innalzarsi e volare oltre le
sbarre della sua prigione: è la vittoria della Noia e
dell'Angoscia nei confronti della speranza.
Poisson