Solitamente ci sono poeti che esprimono totalmente la propria arte superando un iter letterario e poetico che s’inarca nel tempo: per questo in molte antologie si trovano sezioni intitolate ad esempio "poesie giovanili", ad indicare quello che viene prima dell’arte matura dell’artista in questione che ne contraddistingue le peculiarità di stile e di contenuti che solo nella piena maturità saranno capisaldi del capolavoro dell’artista; si nota nel tempo quindi un’evoluzione artistica che può culminare in opera d’arte, che diventa la produzione più rappresentativa di quel determinato artista. Vi sono però delle eccezioni nel panorama artistico che lasciano sbigottiti: uno di questi è il caso di Rimbaud.

La grandezza del suo genio precoce sta nel fatto che la superbia nei confronti della tradizione letteraria s’intona totalmente con la sua virtù e innovazione indiscusse. Quello che più propriamente stupisce di lui è che la sua arte nasce matura già nel momento nel quale egli scrive i primi versi; i capisaldi della sua poetica erano già impliciti nell'essere e la maestria nel governare lo strumento verbale (mediazione tra il suo essere e il mondo) ha fatto il resto. Nasce così qualcosa d’eccezionalmente folgorante, come un razzo che non torna in terra e fa della sua poesia un’improvvisa illuminazione.

 

LA POESIA

Per molto tempo ci si è chiesto cosa Rimbaud volesse comunicare; egli è portatore di una nuova letteratura, che completa alcuni processi che già Baudelaire aveva incominciato; il primo di essi è l’innalzamento della prosa lirica a strumento artistico-comunicativo: infatti Baudelaire usava questa forma per descrivere le situazioni ed esperienze di sobrio; ne deriva uno stile ricercato che molto deve alla poesia pura espressa in versi. Ciò che invece Rimbaud fa è utilizzare la forma prosastica per descrivere al presente, così come la vive, l’esperienza della visione e del delirio, con forme eterodimensionali di difficile lettura. Egli impartisce l’arte dell’immediato visionario, dove anche la logica consequenziale appare debole, la privazione del principio di causalità mette il lettore in forte disagio, a maggior ragione in un testo che tradizionalmente legato stretto a questo tipo di legge, poiché non riesce a leggerne i contenuti e il messaggio; ciò che però ne scaturisce è un susseguirsi di folgorazioni d’immagini fotogrammiche l’una slegata dall’altra così come nel cervello avviene, pensieri sconnessi e che danno l’idea di un mondo surreale e impossibile.

Proprio l’indipendenza delle immagini è la caratteristica fondamentale del suo stile, parole che comunicano indipendentemente dal loro legame con i verbi o gli aggettivi, e che si caricano di significati plurimi; Rimbaud oltre che a mettere a disagio il lettore privandolo della chiave di lettura più logica e accessibile, aggrava la sua situazione artificiandosi per farsi notevolmente ambiguo in modo che nella sua mente si formino possibilità e non certezze, immagini e impressioni mai confermate, esse così fluttuano indipendenti come le parole che le descrivono. A rincarare ancor di più la dose del suo "astio" nei confronti del lettore, vi è la straordinaria capacità di schernirlo, come ad esempio in "Parata" dove conclude recitando: "Solo io possiedo la chiave di questa parata selvaggia".

Concludendo posso affermare che l’approccio affascinante con quest’artista rivoluzionario mi ha fatto pensare che tutto e molto si può imitare, anche se mai legittimamente, ma che Rimbaud nonostante il suo successo indiscutibile sia il più difficile da imitare. Nel panorama degli scritti (poi come si sa nella sua vita le cose sono andate in modo nettamente diverso) si nota una coerenza d’intenti e un’unità di stile che non ha precedenti, una maturità precoce che accade penso rarissimamente nel panorama artistico. Coloro che dopo di lui hanno scritto in modo diverso li posso dividere in due categorie: 1) coloro che copiano il suo stile, credendo d’essere la sua reincarnazione, non tenendo conto della genuinità del suo genio e del panorama nel quale egli viveva; 2) coloro che non possono fare a meno di scrivere ora in modo diverso poiché passare sopra personalità così rimane impossibile: la poesia dopo di lui non è stata mai così diversa e così viva.

Rimbaud ha aperto le porte al mondo dell’incoscienza, dell’istinto e del delirio della mente dell’uomo, inventando uno strumento poetico che non sia mediazione tra il mondo impalpabile dell’interiorità ma ne faccia parte: un filo diretto con il profondo dell’essere umano.

Poisson