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PERSONAGGI ILLUSTRI


[ GIOVANNI PIPINO | MARIA DONATA ORSINI-DEL BALZO]
[ ANDREA DE BONPETRO| GIOVANNI DE GRASSIS]
[FRA' FRANCESCO DA MINERVINO| FRA' ANTONIO DA MINERVINO]
[MONS. ALESSANDRO EGIZIO| MARZIO PIGNATELLI ]
[PAPA INNOCENZO XII | ARCIDIACONO VINCENZO GASPARINI ]
[MONS. MICHELANGELO TROYSI | CARDINALE FRANCESCO ANTONIO FINY ]
[CANONICO GIUSEPPE CRISTIANI | PADRE BERNARDINO DI SANT'ANGELO ]
[CANONICO FRANCESCO RINALDI | GIUSEPPE MARTUCCI ]
[ANTONIO DAMIANO | EMANUELE DE DEO ]
[ARCIPRETE MICHELANGELO TROISI | LUIGI BARBERA ]
[GIOVANNI BOVIO | EUSAPIA PALLADINO ]
[GIACINTO FRANCIA | MARGHERITA INSABATO ]
[FRANCESCO LIUNI | MICHELE LIUNI ]
[GAETANO SANTOMAURO | GIUSEPPE VASSALLI ]
[GIUSEPPE CORSI FALCONI | LUIGI BILANZUOLI ]
[CAN. MICHELE BEVILACQUA | MICHELE DE PASCALE ]
[CAN. LUIGI BEVILACQUA | SABINO DE RUVO ]
[MARIO LIMONGELLI | CARMINE DI RIENZO ]
[PIETRO GIORGIO | MICHELANGELO CACCIAPAGLIA ]
[VINCENZO DE RUVO | GIUSEPPE COLIA ]
[PIETROCOLA SALVATORE | LUIGI CHICCO ]
[MARIO LABARBUTA | MARIO UMBERTO BELLINI ]
[GIUSEPPE D'ALOJA | ANTONIO BARBANGELO ]
[MICHELE BEVILACQUA | NUNZIO MELE ]
[LUIGI INSABATO | VINCENZO ALOYSI ]
[ALCESTE CAMPANILE| CARMINE GIORGIO ]
[GIUSEPPE DI VITTORIO]

GIOVANNI PIPINO (XIV secolo)
Dei feudatari di Minervino il più noto per le sue gesta e per la sua crudeltà fu Giovanni Pipino.
Le fortune della sua dinastia risalgono al nonno che "vil notaiuolo originario di Barletta", secondo un cronista locale, fece la sua fortuna arricchendosi come dignitario legato alla corte angioina e segnalandosi nella distruzione della colonia saracena di Lucera, di sentimenti filo-svevi.
Ricevuto in eredità il feudo di Minervino, curò il Castello (all'ingresso di una torretta campeggia il suo stemma) facendone una roccaforte temibile. Legò le sue vicende militari alla guerra di successione del regno di Napoli tra la regina Giovanna d'Angiò e il partito filo-ungherese guidato dal Re d'Ungheria Luigi il Grande. Giovanni non ebbe scrupoli a schierarsi ora con un partito ora con l'altro, facendosi guidare solo dal proprio esclusivo tornaconto. Assunse il titolo di protettore della città di Roma, quando si schierò dalla parte delle famiglie nobili filo-papali e portò a termine la cattura di Cola di Rienzo, che voleva instaurare una vaga forma di repubblica senatoriale appoggiata dall'Impero. I continui voltafaccia del Pipino e le sue sanguinose scorrerie nell'ambito della Puglia non gli portarono altro che l'astio della corte napoletana, la quale consegnò i possedimenti feudali minervinesi alla famiglia rivale dei Del Balzo. Dopo alterne vicende fu giustiziato ad Altamura dal Principe Roberto nel 1357.

MARIA DONATA ORSINI-DEL BALZO (XV secolo)
Animatrice della difesa della Torre nel 1462, contro lo zio Giannantonio Orsini, nell'ambito della guerra di successione del regno di Napoli tra gli Angioini e gli Aragonesi.

ANDREA DE BONPETRO
Dottore in legge, era Assessore nella Città di Bari nel 1464 e doveva godere di grande stima fra i cittadini di quella Città. Ciò è dimostrato da un documento riportato dal Carabellese, relativo a concessioni fatte dal re Ferdinando I di Aragona in data 13 gennaio 1464 alla Città di Bari, su richiesta del consiglio degli eletti. Con la 69.a concessione il re accetta che "lo spectabile missere Andrea de Bonpetro da Menervino, dottore in legge, Assessore della Città" sia tenuto "in speciale comendatione". La famiglia Bonpetro era una delle più antiche di Minervino, che si estinse con la peste del 1656.

GIOVANNI DE GRASSIS
Appartenente ad antica famiglia minervinese, fu un noto giureconsulto del suo tempo. Morì nel 1633 ed è sepolto nella chiesa della Madonna della Croce.

FRA' FRANCESCO DA MINERVINO
Francescano, dimostrò qualità taumaturgiche nella città di Firenze.

FRA' ANTONIO DA MINERVINO
Francescano, appartenente alla famiglia Bonpiero, condusse una vita esemplare per santità.

MONS. ALESSANDRO EGIZIO
Nacque intorno al 1600. Sacerdote molto stimato ed amato sia dai chierici che dai cittadini per la bontà, umiltà e liberalità verso i poveri, fu creato arcidiacono verso il 1640. Rimase a ricoprire tale carica fino al 1657, anno in cui fu eletto vescovo di Andria. Già noto in quella città per le sue doti, esordì con un gesto simbolico che doveva impressionare i suoi diocesani: a detta del Moroni, non volle al suo sevizio che un servitore, cosa abbastanza rara in quei tempi. Nel periodo andriese non dimentico mai la sua città natale, alla quale rimase sempre legato, e così nel 1678 vi fondò un ente chiamato "il Beneficiato di S. Pietro", destinato ai poveri, ed il cosidetto "Monte Frumentario", che aveva ugualmente scopi assistenziali.

MARZIO PIGNATELLI
Principe di Minervino (dal 1639 al 1674) e fratello di Antonio Pignatelli, il futuro papa Innocenzo XII. Soleva risiedere nel Castello, che fece restaurare ed ampliare con la costruzione di tutta la parte anteriore dell'attuale Palazzo Comunale.

PAPA INNOCENZO XII, (1691-1700)
Nato in località Acquatetta, Determinò una svolta eccezionale nella storia della chiesa con l'emanazione di una Bolla Pontificia che pose fine al nepotismo.

ARCIDIACONO VINCENZO GASPARINI
Laureato in "utroque iure", fu uomo dottissimo e molto noto ai suoi tempi. Resse per quasi tre anni la diocesi minervinese durante il periodo di vacanza che seguì dopo l'episcopato di Mons. Vignola. Ricevette vari incarichi dalla Sede Apostolica, fra cui il Vicariato generale della diocesi di Canosa. Morì nel 1716 all'età di 56 anni.

MONS. MICHELANGELO TROYSI
Di costui Carbone riferisce che fu prima canonico mitrato nella chiesa di Benevento, poi segretario e Cameriere Segreto di papa Innocenzo XII, Pignatelli, e quindi ebbe la Propositura della diocesi di Canosa. Morì il 6 novembre 1727 e la sua sepoltura trovasi attualmente in Cattedrale, mentre in precedenza era stato tumulato nella vecchia chiesa di S. Caterina.

CARDINALE FRANCESCO ANTONIO FINY, (6/5/1669-5/4/1743)
Figlio di Angelo, medico di Gravina, e Cinzia Troysi, fu registrato nell'atto di battesimo con il cognome Fino. Fu creato cardinale da papa Benedetto XIII il 9 dicembre 1726. Nella sagrestia della Cattedrale è posto un suo ritratto su tela.

CANONICO GIUSEPPE CRISTIANI
Ricevette dal pontefice vari incarichi, fra cui quello di Protonotario Apostolico. Fece costruire in piazza Plebiscito il suo palazzo, attualmente esistente.

PADRE BERNARDINO DI S. ANGELO
Carmelitano scalzo nella provincia di Napoli, ebbe il merito di aver scritto un'opera intitolata "Albero della scienza del bene e del male secondo la dottrina dell'Angelico Dottore S. Tommaso", la cui seconda edizione fu pubblicata nel 1756.

CANONICO FRANCESCO RINALDI, (23/2/1714-28/9/1768)
Nacque da Oronzo e Berardina Mosca e fu sepolto nella Cattedrale nel sepolcro dei Prelati. Accanto al suo nome, nel registro dei morti, si rileva questa annotazione scritta posteriormente: "Il suddetto era molto dotto, stiede in Polonia come segretario del Vice Re". In realtà il Rinaldi accompagnò in Polonia in qualità di segretario il duca Francesco Tuttavilla, che lo aveva in grande stima, quando costui fu destinato in quel paese quale Plenipotenziario del re di Napoli, Ferdinando IV, nel 1764. Se non che, per la sopravvenuta improvvisa morte del duca di Dresda, l'incarico di rappresentante del regno fu affidato al Rinaldi, che lo assolse lodevolmente, con soddisfazione di entrambi i paesi, sino alla nomina di un nuovo ambasciatore. Uomo davvero di vasta cultura, conosceva varie lingue tra cui l'ebraico, e fu universalmente stimato anche per le sue doti morali.

GIUSEPPE MARTUCCI
Giudice della Regia Udienza prima in Trani e poi a Lecce, morto novantenne il 1770 e sepolto nella chiesa dei Cappuccini. La sua pietra tombale trovasi attualmente nel Museo Civico.

ANTONIO DAMIANO
Dotto avvocato, molto noto ai suoi tempi nell'ambiente forense ricoprì anche la carica di sindaco della città. Egli morì nel 1772 e fu sepolto nella Cattedrale, dove sino a non molto tempo fa esisteva la sua pietra tombale con una iscrizione fatta apporre dai suoi nipoti Insabato.

EMANUELE DE DEO, (1772-1794)
Nacque l'11/6/1772 ed essendo di famiglia facoltosa, venne educato ed istruito da un insegnante privato per poi proseguire gli studi in un collegio napoletano degli Scolopi. Aderì nel 1792 alla prima Società Giacobina fondata a Napoli da D. Carlo Launbergh , esponente della massoneria che intendeva diffondere nel Regno di Napoli le idee libertarie provenienti dalla Rivoluzione Francese. Ciò provocò la sanguinosa reazione dello stato borbonico che portò il 9 maggio 1794 all'arresto del De Deo e di altri esponenti giacobini quali i minervinesi Giuseppe Elifani, Giuseppe De Deo (fratello di Emanuele), Giuseppe Corsi (alias Saviano). Dopo l'arresto furono portati nel carcere della Vicaria, a Napoli e il 3 ottobre 1794 il Procuratore Fiscale Palmieri chiese la pena di morte tramite impiccagione, aggiungendo anche la richiesta al Tribunale che prima dell'esecuzione i condannati fossero torturati "tamquam cadavera", per strappare dalle loro bocche i nomi dei complici non ancora conosciuti. Il contegno eroico di Emanuele De Deo, che si rifiutò di fornire i nomi dei presunti complici, tenuto davanti ai giudici e alla morte suscitò un'indignata reazione da parte del popolo e dell'intera opinione pubblica europea. A ricordo dell'eroe, la Banca di Prestito Popolare di Minervino, innalzò a De Deo il monumento in una piazza del paese e fu inaugurato il 23 ottobre 1887. L'epigrafe, dettata da Giovanni Bovio, dice: "Parla da ogni pietra -la religione nova - dell'emancipazione umana / e risorgono in ogni città / le sembianze dei ribelli / che da patiboli, dagli ergastoli / da campi /mandarono sangue e vaticini / Minervino ha qui evocato / con cuore di Madre / Emanuele De Deo" Il monumento fu offerto alla Patria il 6 giugno 1942, ma la volontà popolare lo volle ricostruito il 24 maggio 1947.Sorse nello stesso punto di prima. Fu circondato da alberi verdeggianti e da aiuole con fiori multicolori. Tale villa fu distrutta nel 1960 per adibirla a parcheggio e ricostruita una decina d'anni fa. In occasione del bicentenario della nascita, l'11 giugno 1972, venne murata, alla casa natale in via Tocco n.56, una lapide ricordo su cui sono incise le seguenti parole di Eleonora Fonseca Pimentel:"In questa casa il giorno 11 giugno 1772 nacque / Emanuele De Deo / ...chiaro nel processo per virtuoso silenzio e lealtà verso i suoi compagni. Chiaro negli ultimi ricordi per pietà filiale / Chiaro innanzi al supplizio per placida costanza"

ARCIPRETE MICHELANGELO TROYSI
Arciprete della cattedrale, durante i moti del 1798-99, cercò di riportare la pace in una città dilaniata da lotte intestine tra giacobini e legittimisti. Dopo l'insurrezione giacobina guidata dal padre di Emanuele De Deo, Vincenzo, e i successivi episodi di violenza, nei quali perì tra gli altri il dott. Francesco Rinaldi, si ebbe la reazione dei legittimisti. Gennaro Filisio, che guidava l'Insorgenza di Trani, fece mandare degli uomini a Minervino per ristabilire il governo legittimista. Capeggiò il gruppo il braccio destro del Filisio, Luigi Mastropasqua. Tra il 7 e l'8 marzo la città fu presa d'assalto, fu saccheggiata la zona fuori le mura e negli scontri fu mortalmente ferito lo steso Mastropasqua. I giacobini minervinesi si unirono ai Francesi del generale Broussier, mentre il paese cadeva nell'anarchia. Fu eletto sindaco il fabbro ferraio Angelo Coppa che guidava bande di briganti, dediti più al saccheggio indiscriminato che al ristabilimento dell'ordine legittimista. l'arciprete Troysi cercò da una parte di denunciare i facinorosi al tribunale di Foggia e dall'altra di evitare l'imminente devastazione da parte delle truppe sanfediste del Cardinale Ruffo, di stanza ad Altamura. Tra il 9 e il 10 maggio, una delegazione di Minervino, guidata dal Troysi, raggiunse il cardinale Ruffo per chiedere perdono a nome della città, in cambio della consegna di 200 ducati entro pochi giorni. Ma la parola non fu mantenuta. Nel pomeriggio del 25 maggio di due secoli orsono, circa 200 calabresi, uniti ai masnadieri del Coppa, saccheggiarono la città, uccisero, violentarono. L'ondata di violenza non risparmiò neanche l'Arciprete che venne ucciso all'interno della propria Cattedrale. Il terrore durò fino al 29 giugno, quando il colonnello Francesco Rusciano accorse per ristabilire l'ordine.

LUIGI BARBERA, (12/10/1829-17/1/1904)
Filosofo e matematico, insegnò all'università di Bologna dove tenne entrambe le cattedre. Opere principali: Teorie del calcolo delle funzioni; Nuovo metodo dei massimi e dei minimi delle funzioni primitive ed integrali; Introduzioni allo studio del calcolo; Critica del calcolo infinitesimale; Teorie delle equazioni differenziali duple. In onore del grande filosofo venne murata, alla casa ove ebbe i natali, in corso Umberto I, la lapide così concepita: Minervino Murge ricorda ai posteri / Luigi Barbera / che gli alti ideali della filosofia / da Lui insegnata nello studio di Bologna / congiunse alla severità delle indagini matematiche / e stanco ed infermo / volle negli ultimi anni / rivivere in questa sua casa diletta / dove morì settantaquattrenne / il XVII gennaio MCMIV. Con i libri della sua biblioteca personale venne costituito il primo fondo della biblioteca comunale che da lui ha preso il nome.

GIOVANNI BOVIO, (7/2/1837-15/4/1903)
Nato a Trani nel 1837, pubblicò il suo primo saggio appena ventitreenne con il titolo di "Il verbo novello" con cui afferma che la filosofia non deve essere un sapere astratto e incomprensibile ma deve aiutare gli uomini a conoscere sé stessi e a migliorare la loro vita. Influenzato dal positivismo, ingaggiò una coraggiosa battaglia politica per il rinnovamento della cultura italiana. Si presentò alle elezioni della Camera e venne eletto nel 1876 nel collegio di Minervino Murge, che da quel momento gli si mostrò fedelissimo intitolandogli la piazza centrale in cui spicca il suo busto. Oltre alla sua attività di parlamentare, Bovio insegnava Filosofia del Diritto all'Università di Napoli divenendo uno studioso autorevole di Diritto pubblico comparato. Forte di tali credenziali fu eletto dirigente della Federazione Internazionale del Libero Pensiero. Morì a Napoli il 15 aprile 1903, privando il razionalismo italiano di una tra le sue menti più acute e la sinistra di un capo che avrebbe potuto guidarla all'ingresso nel governo, su posizioni di collaborazione con i liberali riformatori. Nel 1905 Minervino rese onore all'insigne Scomparso, eternandone la memoria in un monumento, opera dello scultore Cifariello. Lo stesso anno, il poeta Rapisardi, dettava l'epigrafe per la lapide del grande Scomparso, murata sulla facciata del Palazzo Municipale: " A Giovanni Bovio - ora ricevuta dalle mani - di Giuseppe Mazzini - la fiaccola dell'ideale - e alimentandola col suo genio di pensatore - d'educatore - d'artista - sereno sino all'ora Suprema - l'ha consegnata - cresciuta di purissima luce - alla generazione novella. Il popolo di Minervino - auspice il Municipio - questa memoria consacrava." Giovanni Bovio volle che sulla facciata della casa, in via Mario Pagano a Trani, ove nacque, dopo la sua morte, fosse murata una lapide con l'epigrafe da lui stesso dettata: "A te non oro, a te non il divino - riso dei campi e il sole - A te la lieve luce di una stanzetta e il pane breve - Te stesso a Te: così disse il destino"

EUSAPIA PALLADINO, (1854-1918)
Spiritista e medium di fama europea, nacque il 20/1/1854 da una famiglia di umili origini. La madre morì nel darla alla luce ed il padre fu assassinato in un conflitto a fuoco con una banda di briganti capeggiata dal famigerato Crocco. Dopo la morte dei genitori fu condotta a Napoli ove venne a contatto dal 1872 al 1886 con il prof. Damiani, esperto di spiritismo. Morto Damiani nel 1886, il prof Chiaza scoperse la fama della Palladino e la trasse dai circoli spiritici di Napoli per condurla a Roma, Milano, in Francia ed Inghilterra.Molti studiosi rinomati tra i quali il Lombroso scrissero della Palladino in vari termini esaltando le sue virtù di medium. L'8 giugno 1885 in Napoli contrasse matrimonio con Raffaele Del Gaiso di Pasquale. Rimasta vedova, si risposò nella stessa Napoli con Aniello Nicola.

GIACINTO FRANCIA, (1865-1955)
Insigne avvocato e scrittore, nacque a Minervino Murge il 28/8/1865. In politica professò idee socialiste e visse sempre modestamente in Trani, dove fu eletto anche sindaco, elargendo gran parte dei suoi introiti ai poveri. Morì a Terlizzi l'8/1/1955. Fondò e diresse nella cittadina tranese il Sordello.
Opere: Il Sultano di Lucera, romanzo (Trani, Vecchi, 1900); Bravi e cavalieri, dramma (?); Il sogno di Icaro (?); Il delitto di un sogno. Romanzo poliziesco d'una insurrezione in Puglia (Trani, Vecchi, 1917); La libertà proletaria e il salario di sangue (id. 1922); I lavoratori delle trincere di Minervino Murge insorti a difesa della patria libera, con T. Lopez e M. Zuccaro (id. 1922); Per la resurrezione giuridica contro l'Austria interiore combattuta dai lavoratori delle trincere di Minervino Murge, con E.Ferri, P. Di Serio-Lopez, M. Zuccaro (id. 1923).
Bibl.: C. Villani, op. cit.; G. A. Pansini: G. Francia, Sindaco di Trani (Trani, 1947).

MARGHERITA INSABATO .
Poetessa, nata a Minervino Murge. Contemporanea.
Opere: Tristezze, liriche.
Bibl.: C. Savonarola, op. cit..

FRANCESCO LIUNI, (9/6/1904-26/8/75)
Avvocato di grido e giornalista nacque a Minervino Murge il 9/6/1904.
Opere: L'Italia della scienza (1934); Mezzogiorno e problemi finanziari (1947); Problemi agricoli del Mezzogiorno (1951); La concezione italiana dello Stato (Trani, Vecchi, 1934).

MICHELE LIUNI , (1902-1967)
Direttore didattico, Accademico della Tiberina e Cavaliere dell'Ordine al merito della Repubblica, nacque a Minervino Murge il 7/10/1902 e si spense a Bari il 22/4/1967.
Opere: Lezione modello (1927); Littorio e tricolore, canti patriottici con musica del Maestro Evangelista (1936); Italia tricolore ( 1932); Scuola democratica formativa ('45); Scuola italiana del dopoguerra (1945); Primule, poesie (1952); I sonetti dell'anima (1955); La scuola che noi vogliamo ( 1956); Terra matta, racconti ('58); Emanuele De Leo, il Martire della Murgia ( Grumo Appula, 1958); Gente nostra, poesie e racconti ('60); Apulia ( ?).
Bibl: D. Triggiani, op. cit..

GAETANO SANTOMAURO .
Pedagogista, nato a Minervino Murge nel 1926. Prof. Univ.
Opere: Che cos'è la scuola attiva? (Bari, Laterza & Polo, 1954); Orientamenti della didattica d'oggi (Bari, Resta, 1958); Civiltaˆ ed educazione nel mondo contadino meridionale (Padova, Liviana, 1959); O. Decrolly (Brescia, La Scuola, 1965); Problemi educativi e programmazione nel Mezzogiorno (Lecce, Milella, 1965); Il senso di una pedagogia impegnata (id. 1965); Per una pedagogia impegnata (id. 1965); Per una pedagogia in situazione (Brescia, La Scuola, 1967); Prospettive dell'educazione morale oggi (Lecce, Milella, 1968); Il problema educativo nella dinamica del pensiero sociologico di E. Durkeim periodo di Bordeaux (id. 1968); G. Modugno attraverso gli inediti (Bari-S. Spirito, extr. da Rass. Pugl., 1969); Modelli educativi nella sociologia teorica (Lecce, Milella, 1970); L. Tolstoi: Scritti pedagogici, a cura (Bari, Adriatica, 1972); L'educazione morale oggi (id. 1974); Civiltà ed educazione nel mondo contadino meridionale (id. 1974).
Bibl.: D. Triggiani, op. cit..

GIUSEPPE VASSALLI, (1875-1940)
Educatore e scrittore, nacque a Minervino Murge nel 1875.
Opere: Scuola vecchia e nuova; Fogli sparsi; Il programma in atto; Linee di educazione fascista; Per la vita e per la scuola; Contributo per le scuole di Intra; La scuola per Ferrer e Tolstoi; L'educazione del sentimento nazionale; La questione del fatto educativo nella Divina Commedia; Lezioni di pedagogia; Anima sola; Lacrime occulte; Fiore di Valle Olona; La fanciulla del mulino; Il mio rosario; Gli zingari.
Bibl.: C. Villani, op. cit.; N. Uva: Educatori, op. cit..

GIUSEPPE CORSI FALCONI, (22/10/1819-7/10/1895)
Oratore forbito e scrittore ineguagliabile. Cultore e protettore degli studi, vantò l'onore di propugnare la fondazione dell'Ateneo di Bari come luce e mente alla gioventù ed ebbe a rallegrarsi della nobile iniziativa quando vide mettere, nel 1865, a tanta mole la prima pietra. Nel 1860 fu nominato Sindaco di Minervino e tenne la carica per molti anni. Nel 1867 Minervino fu colpita da un'epidemia di colera che causò molte vittime. In tale triste circostanza il Sindaco Corsi, con sentimento altruistico, provvide in tempo ad arginare e a far scomparire il terribile flagello. Consigliere provinciale per moltissimi anni, fu eletto Vicepresidente per ben 11 volte. Opere: Canti sulla religione (1845); Le glosse Latine (1845); Di un codice sconosciuto del Dittamondo (1849); Risposta all'Opuscolo "Il Consiglio Provinciale di Bari" (1864); Il Vespro Siciliano; Eccardo di Fasanella; Storia Siciliana del XIII secolo; Maione da Bari (tragedia,1882). Tradusse e rappresentò "Le roi s'amuse" di Victor Hugo, che gli costò la pena di quattro mesi di residenza obbligatoria a Napoli.

LUIGI BILANZUOLI, (17/8/1832-3/2/1904)
Fondò la Casa di Riposo, a cui diede il nome, il 22 settembre 1900. Ad ispirargli la creazione dell'opera filantropica, (eretta poi in Ente Morale "Opera Pia Luigi Bilanzuoli" con decreto reale del 21 febbraio 1901, ai sensi della legge 17 luglio 1890 n. 6972), fu il sacerdote don Luigi Veglia, nobilissima figura d'uomo e di sacerdote. L'ente ha una propria amministrazione composta di nove consiglieri, il più giovane dei quali svolge funzioni di segretario. Dura in carica tre anni e può essere riconfermata. Dal 1901 l'incarico di presidente è stato svolto dagli arcidiaconi don Leopoldo Barbarossa, don Ignazio Bevilacqua, don Giovanni Lacidogna, don Michele Carlone; quello di segretario dai sign. Nicola Tricarico, prof. Luigi Uva, Francesco Villani, Luigi Tedeschi, rag. Savino Ciani, Gennaro Dell'Erba. Col passar degli anni l'Ente si afferma, progredisce e viene sempre più apprezzato, grazie anche ad altri benefattori che seguirono l'esempio del Bilanzuoli, come il defunto sacerdote Cesare Tursi, la signora Filomena Carbotta, Grazia Barbera e le sorelle Vincenza e Lucia Di Palma. Dalle iniziali disposizioni statutarie che permettevano di ospitare 50 anziani, la struttura riuscì a far fronte alle ristrettezze delle guerre mondiali e ad accogliere profughi dalmati e dell'Italia settentrionale. Da segnalare l'opera lodevole ed altamente umanitaria delle suore apostole del Sacro Cuore di Gesù, che hanno sempre profuso, con disinteresse, fede e amore cristiano a favore dei ricoverati.

CAN. MICHELE BEVILACQUA, (1839-10/3/1911)
Esimio quaresimalista, fu insegnante di greco e latino nel liceo ginnasio del nostro Comune. Opere: Storia e poesia. Ovvero avvenimenti e biografie nazionali; Arpa peuceta; Canzoncina alla Madonna del Sabato; Fior di preghiere; Poesia in onore di Giuseppe Falconi Corsi (1895); Dramma tragicomico su Emanuele De Deo; Sermone in occasione del matrimonio di Vittorio Emanuele III; Parodia del 5 maggio di Alessandro Manzoni.

MICHELE DI PASCALE, (1860-1940)
Dottore in medicina, nel 1900 si trasferì a Barletta e nel 1904 venne nominato Presidente della Società Dante Alighieri Barlettana. Scrisse ed ideò sonetti e poemetti di stampo nazionalistico ed ispirati all'ideologia fascista come la raccolta di sonetti Tripoli Italiana (1911) e il poemetto Faro Votivo (1933).

CAN. LUIGI BEVILACQUA, (24/5/1864-12/5/1937)
Scrisse diverse opere poetiche di stampo religioso, molto apprezzate dai circoli letterari dell'epoca. Citiamo tra le altre Roma caput mundi (1925), Popolare trilogia sui Misteri del Santo Rosario (8/4/1928) e Trittica melode lirica (1929).

SABINO DE RUVO, (6/8/1886-9/4/1963)
Insieme alla moglie Marianna Bilanzuoli, lasciò all'Ospizio Bilanzuoli tutti i loro beni mobili, immobili, titoli dello Stato, ecc. ammontanti complessivamente ad oltre un miliardo di lire dell'epoca. Atto altamente umanitario che deve essere ricordato dall'attuale generazione e da quelle che verranno.

MARIO LIMONGELLI, (27/4/1881-21/1/1935)
Fu uno dei più importanti esponenti del fascismo pugliese. Dopo aver organizzato gli squadristi pugliesi partecipò, con numerose camicie nere, all'adunata dell'Arenaccia a Napoli e alla conseguente marcia su Roma del 1922. Nel 1932 divenne capo del fascismo pugliese insieme a Peppino Caradonna, Starace e Granata, e massimo esponente del movimento sindacale. Parallelamente al suo impegno per l'ideologia fascista, intraprese la carriera di notaio e dopo essere stato eletto deputato alla Camera nel 1928 fu chiamato a reggere la prefettura di Viterbo che tenne sino al 1934. Morì a Corato il 21 gennaio del 1935.

CARMINE DI RIENZO, (18/7/1884-7/8/1970)
Di umili origini, dimostrò una naturale propensione al disegno e alla pittura fin dalla tenera età. Grazie all'aiuto di alcuni filantropi che notarono il suo talento naturale, riuscì a portare a termine gli studi necessari e a realizzare opere pittoriche che fecero scalpore all'epoca. Tra queste ricordiamo Sognare; Castel Sant'Angelo; Vaticano con piazza e colonnato; Fontana di Trevi; Chiesa di Venezia; il Faro con giardini. Morì a Roma il 7/8/1970, dove si era trasferito per avere una più ampia platea d'esposizione delle sue mostre. Del Pittore ci rimangono alcuni ritratti risorgimentali di Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele donati in segno di riconoscenza al nostro Comune e alla Deputazione provinciale di Bari.

PIETRO GIORGIO
Nacque a Minervino il 2 settembre 1886. Spirito autodidatta ed eclettico si distinse in numerosi rami dell'ingegneria (elettricità, costruzioni stradali e idrauliche, ferrovie, sanitaria, edilizia) non trascurando il suo dovere civico nei confronti della patria durante le due guerre mondiali ottenendo la Croce al merito di guerra. Segnaliamo tra le diverse opere i progetti di impianti termoelettrici per illuminazione a forza motrice, pubblica e privata, nei Comuni di Minervino Murge e Santeramo in Colle; la partecipazione alla Direzione della costruzione della ferrovia Bari-Barletta; il progetto generale della rete idrica e fognante nel Comune di Minervino Murge e nei Comuni di Noci, Santeramo, Monopoli, Andria (in collaborazione col collega Palmiotto); la costruzione del "Villaggio Postelegrafonici" al rione Carrassi di Bari; il progetto e direzione lavori della Casa di Cura "Villa Luce" a Bari - S. Spirito. Al compimento dei 50 anni dell'attività professionale, l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bari, deliberò di conferirgli la medaglia d'oro e il titolo di Senatore dell'Ordine.

MICHELANGELO CACCIAPAGLIA, (15/11/1887-19/9/1964)
Dottore in legge. Funzionario integerrimo. Fu vice Segretario del nostro Comune dal 7/8/1911 al 10/11/1911. Segretario Capo dal 19/11/1911 al 30/11/1920. Ebbe incarico di reggere l'amministrazione comunale, quale commissario prefettizio, dal 1° settembre all'ottobre 1917, dal giugno al luglio 1919 e dal dicembre 1919 al febbraio 1920. A seguito di regolare concorso si trasferì a Bari quale Segretario Generale di quel Comune. Il 1953, con altro concorso, si trasferì a Venezia con le stesse mansioni, ove morì nel 1964. Scrisse: La scissione dei contratti e concessioni di servizi pubblici (1922); I comuni del diritto delle obbligazioni solidali (1925); La riforma dell'autonomia Comunale e il Podestà (1926); Il comune azionista (1930); Bari in 10 anni di regime fascista (1932); Per il comune di Bari contro il Consorzio Cooperative (1934); Le commissioni amministratrici comunali (1952).

VINCENZO DE RUVO
Nato il 22 maggio 1901, emigrò a Milano il 15 agosto 1925 per ragioni di lavoro. Scrisse diverse opere poetiche e liriche tra le quali ricordiamo "A Mirella" (1969 - raccolta di poesie dedicate a sua figlia) e "A Rosanna" (1973 - liriche dedicate alla sua prima nipotina).

GIUSEPPE COLIA
Nacque il 31 gennaio 1904. Emigrato per motivi di lavoro in Sardegna, nella terra che doveva divenire la sua seconda terra natia, fu destinato a dirigere gli impianti meccanici delle miniere di Monteponi, presso Iglesias. Nel 1948, a causa del suo impegno politico come dirigente del PSI in terra sarda, fu licenziato dalla sua ditta dopo 23 anni di lodevole servizio. Nonostante ciò non rinunciò mai ai suoi ideali politici e sia come consigliere regionale che come sindaco di Iglesias (dal 1961 al 1974) lottò affinché ai lavoratori del comparto minerario fossero assicurate condizioni di vita e di lavoro dignitose. Oltre a tale attività per la rinascita economica del settore minerario in Sardegna, compì diversi viaggi in Cina, Repubblica Democratica Tedesca e Israele dove conobbe l'importanza di affiancare al benessere economico anche la salvaguardia dei diritti fondamentali dell'uomo come la libertà e la democrazia.

SALVATORE PIETROCOLA, (16/12/1905-2/2/1936)
Giovane intelligente ed attivo. Compiuti gli studi medi, si arruolò volontario nell'Arma dei Carabinieri, conseguendo il titolo di Brigadiere. Ardente patriota chiese ed ottenne di andare in Africa a compiere il suo dovere di italiano. Trovò morte gloriosa il 2 febbraio 1936 nei combattimenti di Malca - Cuba - Galgalò - Neghelli. Gli venne decretata la medaglia d'oro al valor militare, con la seguente motivazione: " Partecipava a tutti i combattimenti del canale Doria, distinguendosi per esemplare coraggio, ardimento e sprezzo del pericolo. A Malca Cuba, in un momento estremamente critico e difficile dell'azione, visto cadere il suo capitano, incitava e trascinava all'assalto i pochi uomini superstiti. Ferito gravemente, continuava a combattere fino a che una seconda e mortale ferita troncava la sua generosa esistenza. Fulgido esempio di eroismo e di spirito di sacrificio". Il suo nome figura scolpito fra i valorosi che caddero in Africa e decorati di medaglia al valore, nella lapide murata su una facciata del municipio di Bari.

LUIGI CHICCO
Nacque il 4/2/1911. Frequentò le scuole medie ad Altamura, perché Minervino allora ne era priva. In quel Liceo-Ginnasio dimostrò la sua passione per le Lettere antiche e moderne, passione che lo portò a conseguire la Laurea in Lettere a Roma con il massimo dei voti. Dopo l'interruzione dovuta agli eventi bellici della seconda guerra mondiale, riprese a esercitare l'insegnamento a Taranto, come docente di Lettere prima nel Ginnasio superiore e poi nel Liceo "Archita". Condivise la sua passione per l'insegnamento con quella della creazione di varie opere poetiche e saggistiche, pubblicate come articoli sui quotidiani, ("il Corriere del Giorno" e "la Voce del Popolo"), e sugli Annuari del Liceo Archita e dell'Istituto Magistrale "Andronico", dove concluse la sua carriera come Preside nel 1971. Ricordiamo tra queste Rime Murgesi (1967); Puella Laureanda (1968 - poemetto latino); Abbasso Poseidone, un viaggio in Grecia (1958); Per l'istituzione di una scuola media superiore a Minervino Murge (1964); Lucia Mondella (1959); Tarentum vetus (1970); Monica (1970).

MARIO LABARBUTA
Nacque il 4 dicembre 1912. esempio luminoso di tenace volontà, di amore per il prossimo, di sacrificio per il raggiungimento di una meta; di volere e potere, illuminato sempre da Divina Luce. Ordinato sacerdote il 31 luglio del 1938 a Messina, dopo la seconda guerra mondiale fu inviato a Bari su invito dell'Arcivescovo Mimmi. Giunto a Bari, cercò di affrontare il grave problema dell'infanzia abbandonata e creò dal nulla, con pochi aiuti ed enormi difficoltà materiali un centro di ricovero ed aggregazione nei pressi del Policlinico. In questo sito c'erano una ventina di baracche abbandonate dagli Alleati, e ridotte ormai a dei tuguri infestati dai topi. Dopo notevoli sforzi e sacrifici, che attirarono l'ammirazione e la partecipazione di un numero crescente di personalità filantropiche, nel luglio 1948 fu posta la prima pietra dell'attuale Villaggio del Fanciullo, che contava ormai 200 fanciulli e una struttura di auto-governo fonte di studio per i pedagogisti dell'epoca. Non pago di tale successo Mario Labarbuta intraprese nel 1950 l'attività missionaria nelle lande sottosviluppate del Brasile, e dopo 18 anni di instancabile attività che lo portò a fondare altri centri di assistenza in numerose località come Passos, Bauru, Cricuma, ecc. fu scelto come Procuratore Generale della Congregazione dei PP. Rogazionisti presso la Santa Sede. Ritornato in Italia continuò a dedicarsi alla sua missione sacerdotale, dirigendo la Casa di Padova.

MARIO UMBERTO BELLINI, (7/5/1914-27/1/1962)
Come il suo intimo amico e correligionario Padre Mario Labarbuta, si dedicò animo e corpo alla sua missione sacerdotale di aiuto e conforto dei poveri, degli orfani, dei minorati e dei diseredati. Nel 1944 intraprese e portò a termine l'organizzazione del grande Istituto "Cristo Re" per gli orfani e i diseredati della Sicilia e nel 1949 diresse l'Istituto Serafico di Assisi per i ciechi e i sordomuti. Perì in una disgrazia automobilistica sui monti Peloritani il 27 gennaio 1962.

GIUSEPPE D'ALOJA
Nacque l'8 luglio 1914. Integerrimo educatore, dopo decenni di vita trascorsa all'interno del mondo educativo scolastico volle mettere a disposizione della cittadina la sua multiforme competenza archeologica e storica. In qualità di vice Presidente della Pro Loco organizzò due mostre di pittura estemporanea col concorso di vari pittori importanti pugliesi. In campo archeologico e storico, oltre a partecipare alla creazione di un gruppo speleologico e del giornale "Il Balcone", si dedicò al ritrovamento di oltre mille pezzi di eminente interesse archeologico, in accordo con la Soprintendenza alle antichità di Taranto. Questi pezzi costituirono il nucleo del Museo civico di Minervino e in segno di riconoscenza fu offerta al D'Aloja la carica di direttore. In seguito al delittuoso furto di tali antiche vestigia il Museo civico conobbe un trentennale periodo di decadenza ed abbandono, abbandono a cui si è posto termine di recente con la creazione del Nuovo Museo Archeologico, inaugurato il 19/5/2002 con la mostra permanente "Quando l'Ofanto era color dell'ambra". Le ricerche storiche di Minervino e i risultati a cui pervenne il D'Aloja furono esposti nel libro "Minervino, appunti di storia" (1976). Tale libro è suddiviso nei seguenti capitoli: La Puglia e Minervino; Le origini; L'Alto Medio Evo; Il Feudo; La Chiesa di Minervino; Appendici al IV capitolo; La città verso la metà del XVII secolo; Condizioni economiche e sociali in quel secolo; Giacobini e legalitari alla fine del XVIII secolo; La Torre; Appendici: uomini illustri sino al 1880.

ANTONIO BARBANGELO
Nacque il 10/6/1920. Come Mario Labarbuta e Mario Umberto Bellini, fu ordinato Sacerdote all'interno della Congregazione dei PP. Rogazionisti e oltre all'attività in Italia come parroco e direttore delle Case Rogazioniste di S. Demetrio dei Vestini (L'Aquila) e Zagarolo (Roma), volle essere missionario nelle Filippine.

MICHELE BEVILACQUA
Nacque il 20 maggio 1922 e dopo l'intermezzo della seconda guerra mondiale nella quale si distinse col grado di sergente A.U.C., intraprese la professione di docente che lo portò a insegnare in diverse paesi come Minervino, Barletta ed Andria fino ad approdare all'Università di Bari. Ricordiamo tra le sue opere più apprezzate Sulla storia della satira romana (1970); Il poeta Levio (1972); Introduzione a Macrobio (1973).

NUNZIO MELE (Ingegnere, 19/6/1923 - 26/7/2009)
Nacque a Minervino il 19 giugno 1923. Figlio del geometra Alessandro Mele e della maestra Maria Nicastro, entrambi minervinesi, acquisì dal padre l'amore per le scienze esatte. Compì gli studi a Salerno e a Napoli laureandosi brillantemente nel 1946 in ingegneria elettro-meccanica. Entrato per merito distinto nel Ministero delle Comunicazioni, settore Telefoni di Stato,percorse una brillante e veloce carriera: fu direttore aggiunto al compartimento di Ancona, città in cui conobbe e sposò Anna Maria Nafissi da cui ebbe quattro figli. Fu nominato ispettore capo a Roma dove si trasferì nel 1961 con tutta la famiglia. Divenne presto direttore generale tecnico dell'Azienda dei Telefoni di Stato, massima carica di cui fu investito dal Consiglio dei Ministri nel febbraio 1976. Fu uno degli artefici della nascita e dello sviluppo della moderna telefonia italiana nella seconda metà del '900; diresse la realizzazione delle prime linee telefoniche italiane internazionali e intercontinentali in teleselezione. Diffuse le sue idee innovative nel campo delle filocomunicazioni e telecomunicazioni in congressi nazionali e internazionali. Collaborò alla realizzazione del primo elaboratore elettronico centrale delle Imposte Dirette italiane; condusse lo sviluppo e il rinnovamento della rete dei cavi sottomarini nel Mediterraneo e diresse i lavori di complessi telefonici moderni in diversi Stati mediterranei. Il 2 giugno 1981 fu insignito del titolo di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.Fu uomo di grande generosità e onestà assoluta, lavoratore instancabile e tenace, divise la propria vita tra la famiglia e lo stato italiano che servì appassionatamente per più di 45 anni, sempre guidato da una cultura sconfinata, curiosità insaziabile e fede profonda.

LUIGI INSABATO, (22/2/1891-9/9/1963)
Prestò servizio militare quale ufficiale medico raggiungendo il grado di Maggiore. A Bari fondò la casa di cura "Villa Igiea" per i malati di mente. Scrisse le seguenti opere: Sul connettivo nell'utero fetale (1924); Sulle psicosi e tosse infettive (1924); Assistenza post carceraria. Considerazioni e proposte (1933); Bari e la questione manicomiale (1933); Le cellule dorsali nel midollo spinale (1936).

VINCENZO ALOYSI, (7/9/1892-12/5/1973)
Dopo la lunga vita militare ed il servizio prestato al Ministero dei Trasporti, entrò nel Corpo della Guardia Palatina di Onore di Sua Santità, percorrendo i vari gradi fino a quello di Tenente Colonnello, servendo fedelmente 4 Pontefici da Pio XI a Paolo VI e formando alla disciplina e all'amore centinaia di giovani guardie. Come artista dipinse l'immagine della Madonna "Causa Nostra Letizia", copie dell'immagine della Madonna dell'Archetto e contribuì al restauro del piccolo Santuario della Madonna dell'Archetto. All'attività pittorica, varia, composta ed eclettica, priva di manierismi inutili e baciata dal crisma della spontaneità, aggiunse costantemente un'intensa attività letteraria che lo portò a comporre un poemetto di 50 sonetti sulla storia della Madonna dell'Archetto, e un libro di memorie sul periodo trascorso sulle navi da guerra durante la prima guerra mondiale.

ALCESTE CAMPANILE
Nacque a Trani il 15 settembre 1892. Rimasto orfano a tre anni si trasferì a Minervino presso il nonno paterno che provvide alla sua istruzione. Durante la prima guerra mondiale si distinse durante le azioni sul fronte carsico. Cessate le ostilità e rientrato a Minervino fu nominato Presidente della sezione Combattenti e Reduci, e come molti altri ex-militi subì l'influenza del movimento fascista al quale cercò di dare una connotazione sociale in favore della concessione della terra ai combattenti, dell'assistenza medica gratuita e della creazione di cooperative agricole. Al termine della seconda guerra mondiale, tale era la sua reputazione ed il suo credito personale che uscì indenne dal clima di resa dei conti che si scatenò nella cittadina e che portò a diversi fatti di sangue. Dopo aver collaborato come corrispondente del "Corriere delle Puglie", della "Gazzetta delle Puglie" e della "Gazzetta del Mezzogiorno" dal 1920 al 1957, si impegnò nella pubblicazione del suo notevole repertorio poetico privilegiando il dialetto minervinese come mezzo espressivo di altissimo rilievo. Segnaliamo le due raccolte di poesie "Rime" pubblicate il 1960 e 1962; "Tiembe de iòesce (1965); Liriche (1968); Canti della Murgia (1971); Poesie (1971); "Recuèrde (1977)". Parallelamente all'attività poetica affianca la ricerca filologica dell'origine e del significato di parole dialettali, modi di dire, costumi e tradizioni. A tal fine ricordiamo il "Lessico minervinese" (1975), raccolta di oltre 5000 vocaboli, fraseologie e proverbi; e il libro "Minervino Murge ieri ed oggi" (1979). Tale vasta produzione letteraria ha conferito diverse onorificenze come il Cavalierato al merito della Repubblica nel 1968, la segnalazione di merito dell'Accademia Internazionale di Lettere, Scienze ed Arti di Roma nel 1971, la nomina a membro H.C. dell'Accademia Scienze, Lettere ed Arti di Milano nel 1974, la nomina ad Accademico con medaglia d'oro da parte dell'Accademia "Italia" di Salsomaggiore Termine.

CARMINE GIORGIO, (29/5/1861-13/11/1943)
Carmine Giorgio, fornaio soprannominato "senzarecch", nacque a Minervino il 29 maggio 1861 e fu tra i creatori in Puglia dei primi circoli, nel 1895,del Partito Socialista Italiano. Accusato di aver incitato la popolazione di Minervino ai saccheggi e alle devastazioni avvenute il 1° maggio 1898, nonchè dell'uccisione nello stesso giorno del possidente Giovanni Battista Barletta, venne condannato a sette anni e cinque mesi di reclusione. Alle elezioni politiche del 1900, mentre era ancora in carcere, fu candidato nei collegi di Molfetta e di Corato. Scarcerato nel giugno 1903 a seguito di provvedimento di grazia, ripetutamente sollecitato dai deputati socialisti perchè era generale il convincimento che egli fosse innocente, riprese la sua attività di militante e dirigente del partito e delle organizzazioni di massa a Minervino Murge. Fu nuovamente candidato socialista alle elezioni politiche del 1919 e durante il biennio rosso fu il principale animatore e dirigente delle lotte proletarie di Minervino Murge. Passato al Partito Comunista subito dopo la scissione di Livorno, a seguito dei luttuosi avvenimenti di Minervino del febbraio 1921 fu arrestato e condannato a 10 anni di reclusione. Alle elezioni politiche dell'aprile 1924 fu l'unico dei candidati pugliesi del PCI ad essere eletto, ma l'elezione non fu proclamata, ed egli rimase in carcere. In libertà dopo qualche anno, nel dicembre 1926 venne assegnato al confino per 4 anni (Rotondella (PZ), l'isola di Augusta a Palermo, Ponza e infine Potenza furono i centri di detenzione) e poi, con provvedimento del 18 giugno 1930, subì una nuova assegnazione al confino. In considerazione della sua avanzata età, il Ministero dell'Interno ordinò il suo rilascio, subordinato a diverse restrizioni della sua libertà personale. Morì a Minervino Murge il 13 novembre 1943.

GIUSEPPE DI VITTORIO, (1892-1957)
Nativo di Cerignola, organizzò il movimento sindacalista in Puglia al fine di assicurare migliori condizioni di vita alle classi più umili ed indigenti. Giunse a Minervino il 23 marzo 1913 per tenere alcuni comizi di protesta contro il candidato reazionario Raffaele Cotugno alle prime elezioni a suffragio universale maschile. In seguito rimase a dirigere la locale Camera del Lavoro, aderente all'U.S.I., insieme a Michele Veglia e Antonio Gugliotti. Dopo l'intermezzo della prima guerra mondiale, in cui partì volontario, subì come altri suoi colleghi l'ondata di violenze ed intimidazioni del movimento fascista favorita dall'acquiescenza delle forze dell'ordine. Arrestato nel 1941 fu confinato a Ventotene fino al 1943. Nel 1945 fu segretario della CGIL che guidò fino alla morte. Oltre alla sua passione per il movimento sindacale fu anche un eminente uomo politico e come tale rappresentò la volontà popolare nelle file del Senato dal 1948 al 1953 e nella Camera dei Deputati dal 1953.