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SCELTA DEL PORTINNESTO

Per l’impianto corretto del vigneto occorre scegliere accuratamente il portinnesti rapportandolo a marza, terreno e clima. Il motivo di questa scelta è da ricercare nel fatto che con un innesto si forma una pianta bimembre in cui la parte fuori terra detta marza fornisce il frutto e le foglie, quella interrata detta selvatico fornisce le radici. Da qui i problemi d’adattamento tra portinnesti/terreno/marza. È quindi necessario valutare:

  • l’adattamento del soggetto al terreno;

  • la compatibilità del soggetto con le cultivar europee;

  • i rapporti tra terreno/soggetto/marza

Il portinnesto ideale dovrebbe avere come caratteristiche salienti:

  • GIUSTA vigoria;

  • resistenza al freddo;

  • resistenza alle malattie;

  • radici  CHE TOLLERANO la fillossera, i nematodi, ed in generale agli agenti dannosi presenti nel terreno;

  • resistenza all’alto contenuto di calcare, salinità e siccità.

I portinnesti utilizzati appartengono al genere Vitis principalmente Vitis riparia, Vitis rupestris, Vitis berlandieri. La riparia è utilizzata in terreni freschi, poveri di calcare e ambienti temperati; è di scarso vigore che permette però di anticipare germogliamento e maturazione anche se questo comporta una minore produttività rispetto agli altri portinnesti. La rupestris diffusa con la selezione “Du Lot” è generalmente caratterizzata da un apparato radicale molto profondo, discreta resistenza al calcare ma non molto resistente alla siccità. La berlandieri non è utilizzata come tale poiché le sue talee hanno scarsissima capacità rizogena di contro però presenta gran resistenza alla siccità ed al calcare.

Per ovviare agli svantaggi presentati dai vari portinnesti si è pensato d’incrociarli fra loro dando cosi origine a degli ibridi che sono suddivisi:

Ibridi americani

  • Riparia x Rupestris: si originano buoni portinnesti, con vigore moderato, per terreni discretamente fertili, non adatti alle zone meridionali eccessivamente siccitose, ma temono anche l’eccessiva umidità, la compattezza del suolo e l’elevata presenza di calcare attivo.

  • Berlandieri x Riparia: rispetto ai precedenti sono maggiormente resistenti alla siccità, al calcare e presentano una maggiore vigoria.

  • Berlandieri x Rupestris: sono caratterizzati da elevata vigoria, buona resistenza alla siccità ed al calcare ma presentano difficoltà di radicazione.

Esistono altre due categorie di portinnesti ibridi; il primo, definito “Ibridi Americani diversi e Complessi”, è caratterizzato dalla presenza della Vitis solonis e Vitis othello che sono contraddistinte dalla resistenza alla salsedine e ai nematodi; il secondo, “Ibridi Euro-Americani” è nato allo scopo di creare ibridi resistenti a fillossera e a diversi crittogami.

Altre caratteristiche importantissime da valutare nella scelta del portinnesti e di conseguenza nel tipo di barbatella da adottare, sono le resistenze biotiche ed abiotiche.

Per valutare la resistenza biotica è necessario prendere in esame:

  • la resistenza alla fillossera, tenendo presente come linea generale la non adozione di viti franche di piede in Europa;

 

Resistenza e sensibilità alla fillossera delle varie specie e portinnesti

Scarsa

Medie

Resistenti

V. vinifera

V. cinerea

V. rotundifolia

V. labrusca

V. aestivalis

V. riparia

V. vinifera x V. labrusca

V. candicans

V. rupestris

V. californica

V. solonis

V. cordifolia

2G Riparia x Rupestris

Ramsey

V. monticala

1202 C Mourvèdre x Rupestris

Vinifera x Berlandieri

V. arizonica

Aramon x Rupestris

 

V. lincecumii

Grezot 1 o G1 (16.16 x Rup. du Lot) x (Aramon x Rup. Ganzin 1)

 

Riparia x Rupestris

16.13 C

 

Berlandieri x Rupestris

Dod Ridge

 

Berlandieri x Riparia

Harmony

 

 

 

  • la resistenza ai nematodi, distinguendo tra gli ectoprassiti (Xiphimena) che causano danni aprendo nelle radici la via alle virosi e gli endoparassiti (Meloidogynae) che causano la distruzione delle radici stesse; la resistenza alle cocciniglie che possono addirittura causare la morte della vite; la resistenza ai marciumi radicali causati da funghi che soprattutto in terreni umidi e compatti provocano danni alle radici.

La valutazione della resistenza abiotica considera la capacità di sopportare le avversità climatiche ed edafiche:

  • Resistenza alla siccità: di primaria importanza anche in considerazione delle normali condizioni di coltura delle viti.

  • Resistenza all’umidità: per le colture in pianura.

  • Resistenza alla compattezza del terreno: frequente nei terreni argillosi è assimilabile ai problemi che provoca un eccesso d’umidità.

  • Resistenza alla salsedine: nei pressi delle coste sono frequenti i danni provocati da venti salsi, eccesso di cloruri e/o solfati e/o carbonati.

  • Resistenza all’acidità: quando sono presenti bassi valori di pH nel terreno possono aumentare valori di microelementi  come alluminio, manganese, rame che possono portare anche alla morte della pianta.

La carenza e\o l’incapacità di assorbire elementi naturali da parte di determinati portinnesti ha indotto a verificare la possibilità degli stessi di resistere a carenze degli elementi:

  • resistenza alla carenza di potassio: pone problemi a livello vegetativo, riproduttivo e qualitativo

  • resistenza alla carenza di magnesio: è maggiormente sentito in presenza di terreni sabbiosi, ciottolosi, irrigui e\o acidi

  • resistenza alla clorosi ferrica: è abbastanza diffusa in Italia favorita da pH elevati ed eccesso di carbonati

  • resistenza alla carenza di zinco: causa anomalie vegetative e produttive ed è frequente nei terreni sabbiosi.

 

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Copyright © 1999 Paolo Protti - Barbatelle di vite biologiche
Aggiornato il: 13 aprile 2003