Gita in famiglia e ritorno
Riportiamo la testimonianza di una ragazza di Quartucciu che ha
potuto sperimentare un diverso modo d'intendere la classica gita scolastica.
A seguito di un gemellaggio con una scuola del Friuli, Patrizia e le
sue compagne hanno prima ospitato a casa loro per una settimana le ragazze
friulane, per essere poi a loro volta ospitate nella loro regione.
La sfida era quella di evitare gli anonimi alberghi della riviera romagnola,
che niente hanno di diverso da tutti gli alberghi d'Italia, e cercare
di far entrare in contatto le ragazze con una realtà quotidiana e, per
così dire, domestica e familiare, distante per molti versi da quella
cui sono abituate.
C'era il rischio che andando storta per qualsiasi motivo la gita, questo
fatto, in relazione all'accoppiamento di una scuola sarda con una scuola
di un'area tanto distante, avrebbe potuto essere causare l'instaurarsi
nelle giovani ragazze di preconcetti e pregiudizi che tanto spazio hanno
avuto nella cronaca negli ultimi anni con l'emergere della “questione
settentrionale”.
A quanti di voi è mai capitato di vivere, anche
solo per due giorni, con persone di cui, sino al quel momento, avevate
ignorato l'esistenza?
Io, studentessa del terzo anno del liceo pedagogico (c/o istituto Magistrale
“Eleonora D'Arborea” di Cagliari, N.d.R.), sono da poco tornata da un
viaggio in Friuli di sette giorni che ho piacevolmente trascorso in
compagnia di una mia coetanea e della sua famiglia, che mi ha gentilmente
ospitato nella loro casa di Bagnara Arsa (UD).
È stata una bell'esperienza. E credo che lo sia stata anche per le
mie nuove amiche e per le loro compagne, che, circa due mesi fa sono
state qui in Sardegna dove, per una settimana, hanno vissuto nelle nostre
case, rese per l'occasione più accoglienti del solito. È stata dura
per loro quanto per noi, che abbiamo cercato in ogni modo di renderle
partecipi del nostro stile di vita!
Vivere con Barbara è stato divertentissimo: all'inizio, naturalmente,
si è sentita un po' disorientata, ma io ho cercato di metterla a suo
agio il più possibile, facendola sentire come a casa sua, tappezzando
ad esempio le pareti della mia camera con i poster del mito del momento:
il “titanico” mister “Jack di Caprio” (Leonardo Di Caprio, ndr), che
ho avuto il piacere di ritrovare nella camera di Guenda, la ragazza
che ha ospitato me in Friuli. Così, se il primo giorno per Barbara sembrava
non finire mai, il secondo ed i seguenti sono, come si suol dire, volati.
Quanto mi è dispiaciuto! Grazie a lei ed alla sua puntualità, ho perfino
imparato ad essere meno ritardataria, soprattutto negli impegni importanti…
E già! Era velocissima in tutto ciò che faceva e, per questo, riusciva
a mettermi in imbarazzo… per l'eccessiva calma con cui io affrontavo
le giornate, sempre molto impegnative!
È stato, comunque, un insegnamento gradito, per il fatto che, trovatami
poi ad Udine, non ho faticato più di tanto per abituarmi allo stile
di vita friulano; si è trattato solo di dover seguire orari fissi come
quelli della corriera o dei pasti. Ma, come ho già detto, credo di essere
riuscita ad adeguarmi al meglio alla nuova vita, durata purtroppo, pochi
giorni!
Ho trascorso una settimana di continui spostamenti ma, nonostante tutto,
le poche ore passate in famiglia sono state sono state sempre piacevoli
ed accoglienti! Ciò che ha prevalso, alla fine, non è stato tanto il
confronto, quanto la capacità mia e della ragazza che mi ha ospitato
di essere riuscite a badare maggiormente alle caratteristiche che ci
accomunano: due coetanee che amano viaggiare, conoscere nuova gente,
ascoltare musica, confidarsi, raccontarsi.
Due ragazze che ora sono amiche e che un giorno sperano di rincontrarsi.
Patrizia Rovedi