Quartucciu
e il "suo" centro storico
a cura di Gesuino Murru e Gianni Manis
Nell'articolo
"C'era una volta", pubblicato su Quaderni di Quartucciu n.5 -maggio
'98, Salvatore Vargiu ha definito -seppur incidentalmente all'interno
di un concetto ben più ampio- "cosmesi miliardaria" il recupero
edilizio di Casa Angioni.
Abbiamo chiesto
all'autore di darci l'interpretazione autentica del suo giudizio.
- °°° -
Salvatore
Vargiu:
"La mia
idea è questa. Quella casa si sarebbe potuta ristrutturare più alla
buona, così come si sarebbe fatto al tempo di ziu Nassieddu Angioni
(ndr, negli anni '50), dandogli un'aderezzada, salvando e recuperando
quelli che possono essere i caratteri architettonici. Invece mi pare
che, volendola "abbellire", la si sia quasi snaturata: sembra una costruzione
che può benissimo stare alla Costa Smeralda."
"Non so
cosa ci fosse da salvare, ma è possibile che non si sia potuta salvare
anche solo una porta, anche solo una finestra? A quella casa hanno fatto
troppe protesi."
"Interventi
come quello sono contro il centro storico perché mostrano un modello
di recupero troppo costoso, perciò tale da far apparire controproducente
il recupero stesso, tale da far pensare: tanto vale che si dia una passad
'e ruspa, al centro storico.
Ma non può
essere così, e per non essere così occorrono modelli di recupero che
si adattino con più naturalezza alla specificità del luogo."
- °°° -
Di contro il
Progettista e Direttore dei Lavori del recupero edilizio e ristrutturazione
di Casa Angioni ribadisce la validità delle scelte operate.
- °°° -
Ing. Balestrieri:
"Il complesso
architettonico di stile campidanese noto come "Casa degli eredi Angioni",
prima dell'intervento di restauro si presentava in precarie condizioni
statiche e conservative. In completo abbandono."
"Il primo
lotto dei lavori di restauro statico-conservativo è stato pensato in
modo tale da non stravolgere la distribuzione originale delle volumetrie,
pur pensando a soluzioni che prevedessero un organico susseguirsi di
possibilità di percorsi interni ed esterni in funzione delle varie attività
culturali caratterizzanti l'uso della "domus" a lavori ultimati.
I lavori
del secondo lotto hanno riguardato il completo rifacimento degli infissi,
dei pavimenti, degli intonaci esterni ed interni.
Sono state
realizzate tutte le componenti impiantistiche che consentono -come hanno
già consentito- l'utilizzo della Casa Angioni in condizioni di sicurezza
e comfort (secondo quanto previsto dalle vigenti norme) per le più svariate
attività culturali. Sono state progettate ed eseguite tutte le opere
esterne, eccetto la sistemazione a verde che è stata progettata ed eseguita
da personale del Comune e con fondi fuori progetto."
"Non era
certo intendimento del sottoscritto, e tanto meno intendimento delle
varie Amministrazioni che si sono succedute durante l'esecuzione dei
lavori (giunta Meloni, giunta Felce, giunta Abis), riproporre una domus
come "sa dom'e farra" della vicina Quartu Sant'Elena. Bensì, a partire
dall'impianto architettonico della tipica casa campidanese preesistente
e col sapiente accostamento di materiali di nuova concezione ai materiali
tipici delle passate culture contadine, si è voluto proporre un modello
di recupero del patrimonio edilizio che pone la comunità di Quartucciu
all'attenzione generale, essa stessa modello per tutte quelle comunità
che, avendo nel loro territorio delle strutture analoghe, avranno l'intelligenza
culturale di voler raggiungere un analogo risultato."
- °°° -
La problematica
del centro storico a Quartucciu prende avvio dal "piano dei servizi"
di Cagliari, quando l'allora assessore all'urbanistica della Regione,
on. Mario Floris, nell'approvare detto piano (Decreto 182/U del 4 febbraio
1983) impose la perimetrazione del centro storico per Cagliari e frazioni,
estendendo a queste ultime la rigida normativa adottata per la città
(zona A1).
Quartucciu,
all'epoca appena ricostituitosi in Comune e retta da un commissario
prefettizio, tentò di opporsi avanzando proprie controdeduzioni (delibera
n.11 del Comm.Pref.) che però, a differenza di quelle avanzate dal Comune
di Cagliari, vennero respinte.
Una volta eletti
gli amministratori del nuovo Comune venne commissionato il rilievo aerofotogrammetrico
dell'intero abitato e, sulla base dei dati emersi, il problema del centro
storico venne nuovamente portato all'attenzione dell'assessorato regionale
all'urbanistica.
L'assessore
(on. Luigi Cogodi), a seguito dell'incontro avuto con una delegazione
di amministratori e in accoglimento delle loro richieste, emanò un decreto
assessoriale contenente le norme transitorie che consentirono interventi
edilizi anche in zona A1.
Tale normativa
rimase in vigore fino all'emanazione della L.R. n.20 del giugno 1991.
Nel frattempo (ndr, 1987) l'amministrazione di Quartucciu procedette
a dare incarico per la progettazione del PUC e del PP-centro storico
al prof. Ing. Vinicio Demontis e agli architetti Paolo Schirru e Alan
Batzella.
A quest'ultimo
ci siamo rivolti per saperne di più su come nasce il "problema" del
centro storico.
- °°° -
Arch. Batzella:
"Credo che
la cosa migliore da fare sia riportare integralmente la parte della
relazione di quattordici anni fa nella quale si esprimono -e in tempi
non sospetti- gli elementi di definizione di cosa si intenda per centro
storico.
Accettati questi, non è che esistano molte possibilità di interpretazione
sul significato di "conservazione".
" APPENDICE
SULLA PERIMETRAZIONE DEL CENTRO STORICO DI QUARTUCCIU
di cui alla
ricerca storica tipologica, propedeutica alla redazione del Piano Particolareggiato
del centro storico, consegnata all'Amministrazione Comunale nel mese
di febbraio del 1984.
Oggetto
dell'indagine è stata quell'entità territoriale che, in un'accezione
corrente in questi ultimi anni, va sotto il nome di "centro storico".
La terminologia però non è univoca nel suo significato, potendo dare
ad interpretazioni sostanzialmente differenti.
L'aggettivo
"storico", riferito a centro urbano, non può implicare, ad esempio,
una indispensabile relazione a fatti della storia politica e militare;
se così fosse verremo a negare interesse a tutti i centri urbani minori
dell'intera Europa, che sono il più gran numero e sovente rivestono
notevole importanza.
Verremo anche a contraddire la moderna acquisizione di "valore ambientale",
riconosciuta dalle ultime leggi urbanistiche ed entrata ormai nell'ordinamento
che deve ispirare l'azione di tutela.
La stessa
Circolare ministeriale contenente istruzioni per l'applicazione della
legge 765, suggerendo criteri informativi atti a distinguere "centri
storici" artistici o di particolare pregio ambientale, non fa alcun
riferimento a nessun contenuto della storia politica o militare.
Per contro, la Circolare indica nell'età l'elemento atto a definire
la storicità di un certo centro abitato e viene precisato come termine
di riferimento l'anno 1860.
I centri
abitati costruiti in epoca posteriore al 1860 non rientrerebbero nella
categoria dei centri storici, a meno che -precisa la Circolare - non
si tratti di "strutture urbane che nel loro complesso costituiscono
documenti di costume edilizio altamente qualificato".
Tale criterio
è criticamente discutibile, poiché se un complesso di edifici che abbia
124 anni di età (ndr, 124 anni al 1984) sia perciò stesso da ritenersi
storico, non si capisce perché non lo debba essere un altro complesso
che di anni ne abbia 123!
Insorge
sempre una fondamentale difficoltà concettuale che può condurre a conclusioni
assurde ogni qualvolta si voglia suddividere per categorie basate unicamente
sulla quantità (nel nostro caso numeri di anni) gruppi di cose che invece
si contraddistinguono per caratteri formali e qualitativi.
Sono del
parere che l'aggettivo "storico" debba significare "appartenente ad
epoca passata e che assume valore di documento di civiltà".
Dall'accettazione
di una simile considerazione derivano degli importanti rilievi:
a. Non tutto
ciò che è antico è -ipso facto- storico, e perciò non tutto riveste
importanza tale da essere tutelato;
b. Il centro
storico urbano non corrisponde necessariamente, né solamente, alla parte
più antica della città.
Queste osservazioni,
per quanto possano apparire contraddittorie ad una superficiale e sostanzialmente
incolta analisi, riteniamo siano degne della massima attenzione poiché,
se criticamente accettate, consentono agli Amministratori di uscire
dal vicolo cieco in cui potrebbe confinarli l'errata interpretazione
che debbano essere considerate zone da proteggere, con norme conservative,
tutte le parti antiche dell'abitato o semplicemente vecchie.
Interpretazione che, per essere eccessivamente rigida, porta normalmente
all'evasione della legge e quindi si risolve in effetto contrario alla
conservazione. (ndr, si veda in proposito quanto già pubblicato dalla
nostra testata: Gianni Manis, Due o tre cose su.... Gli elementi dello
spazio urbano - parte 1, Quaderni di Quartucciu n.4 - dicembre '97)
Una volta
che l'agglomerato urbano sia stato identificato come centro storico
urbano, insorge il problema della sua perimetrazione. Il dato conoscitivo
deve cioè essere espresso graficamente.
Poiché si
tratta di una superficie, la linea di perimetro sarà continua e chiusa.
-Una linea aperta, e non sembri banale, o discontinua non identifica
una superficie- Tale linea comprenderà al suo interno tutti gli elementi
che, nel loro insieme, costituiscono l'unità inscindibile del centro
storico urbano: gli edifici, le strade, le piazze e gli altri spazi
pubblici, la particolarità geografiche e gli spazi di pertinenza dei
singoli edifici.
Ovviamente
l'originalità degli edifici non può essere un fattore essenziale, tuttavia
il grado di trasformazione recente può essere tale da avere vastamente
sostituito il tipo primitivo.
Se un edificio
(o complesso di edifici) radicalmente modificato si trova inserito all'interno
dell'involucro urbano, esso non potrà influire sull'andamento della
perimentrazione, poiché non è concepibile che da un centro storico considerato
nella sua totalità possano venire enucleati dei fatti particolari: ciò
equivarrebbe ad articolare l'analisi sui singoli elementi che costituiscono
il tutto, contrariamente alle premesse che partono dall'assunto di considerare
il centro storico urbano come un'unità inscindibile.
Nondimeno
le modifiche che nelle varie parti possono avere alterato più o meno
il tessuto urbano, degradandolo, debbono essere senza dubbio valutate
nello stabilire a quale grado di interesse appartiene il centro storico.
Se invece l'edificio (o il complesso di edifici) modificato si trova
ubicato in una posizione marginale rispetto al centro storico, la linea
di perimetrazione potrà escluderlo senz'altro.
Ad ogni
modo bisognerà tenere presente che non è solo la forma dei fabbricati
che concorre a determinare l'interesse, ma anche il loro allineamento
e disposizione nei confronti del tessuto generale, la loro tipologia
che può essere mantenuta anche nelle trasformazioni più radicali.
La viabilità
ha generalmente influito in modo determinante nella strutturazione del
centro storico urbano e può avere importanza non solo di riflesso nei
confronti dei fabbricati ma anche considerata in se stessa come valore
assoluto.
Talora la
caratterizzazione della viabilità può essere così forte da giustificare
l'individuazione di un centro storico anche quando gli edifici abbiano
subito una degradazione pressoché totale.
Date le
finalità di supporto urbanistico di questa operazione è necessario definire
anche la consistenza di una fascia di rispetto circostante il centro
storico, tale che possa preservare l'individualità e la figurabilità
da una visione d'insieme.
Si tratta
pertanto di determinare una fascia di rispetto con delle precise finalità;
per esempio, non possono essere funzione della viabilità principale
poiché la fruibilità dello spazio urbano non avviene solamente dai percorsi
principali.
Non avrà neppure una profondità costante , poiché la profondità della
fascia di rispetto è in relazione alla conformazione del terreno.
Va chiarito
comunque che la fascia di rispetto, per quanto sia da considerare (per
legge) parte integrante del centro storico, è assoggettabile a norme
differenziate, dirette cioè semplicemente ad ottenere giusti rapporti
tra volume e area di pertinenza, prescrivere determinati tipi edilizi
che non formino dissonanze per volume e forma, individuare adatte destinazioni
d'uso. (Alan Batzella)
- °°° -
Il Piano Particolareggiato
del Centro Storico, una volta espletata le formalità di legge dell'Assemblea
popolare, verrà portato all'attenzione del Consiglio Comunale.
Riportiamo di
seguito quelle che erano le posizioni politiche sul centro storico,
indicate dalle due liste presenti in Consiglio nei loro programmi elettorali.
- °°° -
Identità
e Sviluppo (lista Abis):
"...certamente
il Centro Storico rappresenta lo spazio fisico dove si concretizza materialmente
l'identità della nostra comunità, pertanto la valorizzazione del suo
patrimonio edilizio e la sua rivitalizzazione sono per noi interventi
prioritari per raccordare ed integrare i quartieri di recente insediamento
con il centro antico della nostra cittadina."
"Con l'approvazione
del Piano Particolareggiato si porrà fine all'attuale blocco edilizio
e si potranno individuare formule di sostegno pubblico per il risanamento
delle abitazioni, per l'abbellimento delle facciate e la loro armonizzazione
nel con il contesto urbano."
"Oltre questo
impegno sarà posta particolare cura nell'inserimento di articoli di
arredo urbano confacenti alle caratteristiche architettoniche dei fabbricati
storici. Una nuova pavimentazione in pietra, la sostituzione dei punti
luce delle vie e dei vicoli intorno alla Casa Angioni ed il restauro
dell'oratorio di Sant'Antonio sono interventi che potranno senz'altro
migliorare la vivibilità del "cuore" del nostro centro abitato."
"Una volta
completati questi lavori di riqualificazione, sarà presa in considerazione
la possibilità di rendere pedonale la zona circostante la Casa Angioni
e la parrocchia di San Giorgio ....
" Insieme per Quartucciu (lista Meloni):
".... vincolare
e proteggere solo quelle case che hanno effettivamente un pregio storico
ed artistico.
Per tutte
le altre abitazioni si prevederà la demolizione e la ricostruzione secondo
tipologie proprie del centro storico.
Completamento
del recupero totale del complesso di S.Antonio ...."
- °°° -
In tema di centro
storico, a Quartucciu, vi è ancora da fare.
L'approvazione del Piano Particolareggiato è senz'altro la condizione
necessaria per l'individuazione dei caratteri di conservazione e ristrutturazione
dello spazio -costruito o non costruito- di detto ambito urbano e dunque
per l'accesso ai fondi di finanziamento predisposti ad hoc sia dalla
Regione che dalla Unione Europea in favore dei Comuni, per il migliore
sfruttamento delle agevolazioni statali sulle ristrutturazioni anche
da parte dei proprietari di immobili in centro storico, per offrire
a tutti i cittadini del nostro paese la migliore vivibilità compatibile
col migliore sviluppo urbanistico, economico e sociale.
Gesuino Murru
e Gianni Manis