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Quaderni di Quartucciu
Anno II - Numero 6 - Luglio 1998
 

 

Quartucciu e il "suo" centro storico
a cura di Gesuino Murru e Gianni Manis


Nell'articolo "C'era una volta", pubblicato su Quaderni di Quartucciu n.5 -maggio '98, Salvatore Vargiu ha definito -seppur incidentalmente all'interno di un concetto ben più ampio- "cosmesi miliardaria" il recupero edilizio di Casa Angioni.

Abbiamo chiesto all'autore di darci l'interpretazione autentica del suo giudizio.

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Salvatore Vargiu:

"La mia idea è questa. Quella casa si sarebbe potuta ristrutturare più alla buona, così come si sarebbe fatto al tempo di ziu Nassieddu Angioni (ndr, negli anni '50), dandogli un'aderezzada, salvando e recuperando quelli che possono essere i caratteri architettonici. Invece mi pare che, volendola "abbellire", la si sia quasi snaturata: sembra una costruzione che può benissimo stare alla Costa Smeralda."

"Non so cosa ci fosse da salvare, ma è possibile che non si sia potuta salvare anche solo una porta, anche solo una finestra? A quella casa hanno fatto troppe protesi."

"Interventi come quello sono contro il centro storico perché mostrano un modello di recupero troppo costoso, perciò tale da far apparire controproducente il recupero stesso, tale da far pensare: tanto vale che si dia una passad 'e ruspa, al centro storico.

Ma non può essere così, e per non essere così occorrono modelli di recupero che si adattino con più naturalezza alla specificità del luogo."

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Di contro il Progettista e Direttore dei Lavori del recupero edilizio e ristrutturazione di Casa Angioni ribadisce la validità delle scelte operate.

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Ing. Balestrieri:

"Il complesso architettonico di stile campidanese noto come "Casa degli eredi Angioni", prima dell'intervento di restauro si presentava in precarie condizioni statiche e conservative. In completo abbandono."

"Il primo lotto dei lavori di restauro statico-conservativo è stato pensato in modo tale da non stravolgere la distribuzione originale delle volumetrie, pur pensando a soluzioni che prevedessero un organico susseguirsi di possibilità di percorsi interni ed esterni in funzione delle varie attività culturali caratterizzanti l'uso della "domus" a lavori ultimati.

I lavori del secondo lotto hanno riguardato il completo rifacimento degli infissi, dei pavimenti, degli intonaci esterni ed interni.

Sono state realizzate tutte le componenti impiantistiche che consentono -come hanno già consentito- l'utilizzo della Casa Angioni in condizioni di sicurezza e comfort (secondo quanto previsto dalle vigenti norme) per le più svariate attività culturali. Sono state progettate ed eseguite tutte le opere esterne, eccetto la sistemazione a verde che è stata progettata ed eseguita da personale del Comune e con fondi fuori progetto."

"Non era certo intendimento del sottoscritto, e tanto meno intendimento delle varie Amministrazioni che si sono succedute durante l'esecuzione dei lavori (giunta Meloni, giunta Felce, giunta Abis), riproporre una domus come "sa dom'e farra" della vicina Quartu Sant'Elena. Bensì, a partire dall'impianto architettonico della tipica casa campidanese preesistente e col sapiente accostamento di materiali di nuova concezione ai materiali tipici delle passate culture contadine, si è voluto proporre un modello di recupero del patrimonio edilizio che pone la comunità di Quartucciu all'attenzione generale, essa stessa modello per tutte quelle comunità che, avendo nel loro territorio delle strutture analoghe, avranno l'intelligenza culturale di voler raggiungere un analogo risultato."

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La problematica del centro storico a Quartucciu prende avvio dal "piano dei servizi" di Cagliari, quando l'allora assessore all'urbanistica della Regione, on. Mario Floris, nell'approvare detto piano (Decreto 182/U del 4 febbraio 1983) impose la perimetrazione del centro storico per Cagliari e frazioni, estendendo a queste ultime la rigida normativa adottata per la città (zona A1).

Quartucciu, all'epoca appena ricostituitosi in Comune e retta da un commissario prefettizio, tentò di opporsi avanzando proprie controdeduzioni (delibera n.11 del Comm.Pref.) che però, a differenza di quelle avanzate dal Comune di Cagliari, vennero respinte.

Una volta eletti gli amministratori del nuovo Comune venne commissionato il rilievo aerofotogrammetrico dell'intero abitato e, sulla base dei dati emersi, il problema del centro storico venne nuovamente portato all'attenzione dell'assessorato regionale all'urbanistica.

L'assessore (on. Luigi Cogodi), a seguito dell'incontro avuto con una delegazione di amministratori e in accoglimento delle loro richieste, emanò un decreto assessoriale contenente le norme transitorie che consentirono interventi edilizi anche in zona A1.

Tale normativa rimase in vigore fino all'emanazione della L.R. n.20 del giugno 1991. Nel frattempo (ndr, 1987) l'amministrazione di Quartucciu procedette a dare incarico per la progettazione del PUC e del PP-centro storico al prof. Ing. Vinicio Demontis e agli architetti Paolo Schirru e Alan Batzella.

A quest'ultimo ci siamo rivolti per saperne di più su come nasce il "problema" del centro storico.

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Arch. Batzella:

"Credo che la cosa migliore da fare sia riportare integralmente la parte della relazione di quattordici anni fa nella quale si esprimono -e in tempi non sospetti- gli elementi di definizione di cosa si intenda per centro storico.
Accettati questi, non è che esistano molte possibilità di interpretazione sul significato di "conservazione".

" APPENDICE SULLA PERIMETRAZIONE DEL CENTRO STORICO DI QUARTUCCIU

di cui alla ricerca storica tipologica, propedeutica alla redazione del Piano Particolareggiato del centro storico, consegnata all'Amministrazione Comunale nel mese di febbraio del 1984.

Oggetto dell'indagine è stata quell'entità territoriale che, in un'accezione corrente in questi ultimi anni, va sotto il nome di "centro storico".
La terminologia però non è univoca nel suo significato, potendo dare ad interpretazioni sostanzialmente differenti.

L'aggettivo "storico", riferito a centro urbano, non può implicare, ad esempio, una indispensabile relazione a fatti della storia politica e militare; se così fosse verremo a negare interesse a tutti i centri urbani minori dell'intera Europa, che sono il più gran numero e sovente rivestono notevole importanza.
Verremo anche a contraddire la moderna acquisizione di "valore ambientale", riconosciuta dalle ultime leggi urbanistiche ed entrata ormai nell'ordinamento che deve ispirare l'azione di tutela.

La stessa Circolare ministeriale contenente istruzioni per l'applicazione della legge 765, suggerendo criteri informativi atti a distinguere "centri storici" artistici o di particolare pregio ambientale, non fa alcun riferimento a nessun contenuto della storia politica o militare.
Per contro, la Circolare indica nell'età l'elemento atto a definire la storicità di un certo centro abitato e viene precisato come termine di riferimento l'anno 1860.

I centri abitati costruiti in epoca posteriore al 1860 non rientrerebbero nella categoria dei centri storici, a meno che -precisa la Circolare - non si tratti di "strutture urbane che nel loro complesso costituiscono documenti di costume edilizio altamente qualificato".

Tale criterio è criticamente discutibile, poiché se un complesso di edifici che abbia 124 anni di età (ndr, 124 anni al 1984) sia perciò stesso da ritenersi storico, non si capisce perché non lo debba essere un altro complesso che di anni ne abbia 123!

Insorge sempre una fondamentale difficoltà concettuale che può condurre a conclusioni assurde ogni qualvolta si voglia suddividere per categorie basate unicamente sulla quantità (nel nostro caso numeri di anni) gruppi di cose che invece si contraddistinguono per caratteri formali e qualitativi.

Sono del parere che l'aggettivo "storico" debba significare "appartenente ad epoca passata e che assume valore di documento di civiltà".

Dall'accettazione di una simile considerazione derivano degli importanti rilievi:

a. Non tutto ciò che è antico è -ipso facto- storico, e perciò non tutto riveste importanza tale da essere tutelato;

b. Il centro storico urbano non corrisponde necessariamente, né solamente, alla parte più antica della città.

Queste osservazioni, per quanto possano apparire contraddittorie ad una superficiale e sostanzialmente incolta analisi, riteniamo siano degne della massima attenzione poiché, se criticamente accettate, consentono agli Amministratori di uscire dal vicolo cieco in cui potrebbe confinarli l'errata interpretazione che debbano essere considerate zone da proteggere, con norme conservative, tutte le parti antiche dell'abitato o semplicemente vecchie.
Interpretazione che, per essere eccessivamente rigida, porta normalmente all'evasione della legge e quindi si risolve in effetto contrario alla conservazione. (ndr, si veda in proposito quanto già pubblicato dalla nostra testata: Gianni Manis, Due o tre cose su.... Gli elementi dello spazio urbano - parte 1, Quaderni di Quartucciu n.4 - dicembre '97)

Una volta che l'agglomerato urbano sia stato identificato come centro storico urbano, insorge il problema della sua perimetrazione. Il dato conoscitivo deve cioè essere espresso graficamente.

Poiché si tratta di una superficie, la linea di perimetro sarà continua e chiusa. -Una linea aperta, e non sembri banale, o discontinua non identifica una superficie- Tale linea comprenderà al suo interno tutti gli elementi che, nel loro insieme, costituiscono l'unità inscindibile del centro storico urbano: gli edifici, le strade, le piazze e gli altri spazi pubblici, la particolarità geografiche e gli spazi di pertinenza dei singoli edifici.

Ovviamente l'originalità degli edifici non può essere un fattore essenziale, tuttavia il grado di trasformazione recente può essere tale da avere vastamente sostituito il tipo primitivo.

Se un edificio (o complesso di edifici) radicalmente modificato si trova inserito all'interno dell'involucro urbano, esso non potrà influire sull'andamento della perimentrazione, poiché non è concepibile che da un centro storico considerato nella sua totalità possano venire enucleati dei fatti particolari: ciò equivarrebbe ad articolare l'analisi sui singoli elementi che costituiscono il tutto, contrariamente alle premesse che partono dall'assunto di considerare il centro storico urbano come un'unità inscindibile.

Nondimeno le modifiche che nelle varie parti possono avere alterato più o meno il tessuto urbano, degradandolo, debbono essere senza dubbio valutate nello stabilire a quale grado di interesse appartiene il centro storico.
Se invece l'edificio (o il complesso di edifici) modificato si trova ubicato in una posizione marginale rispetto al centro storico, la linea di perimetrazione potrà escluderlo senz'altro.

Ad ogni modo bisognerà tenere presente che non è solo la forma dei fabbricati che concorre a determinare l'interesse, ma anche il loro allineamento e disposizione nei confronti del tessuto generale, la loro tipologia che può essere mantenuta anche nelle trasformazioni più radicali.

La viabilità ha generalmente influito in modo determinante nella strutturazione del centro storico urbano e può avere importanza non solo di riflesso nei confronti dei fabbricati ma anche considerata in se stessa come valore assoluto.

Talora la caratterizzazione della viabilità può essere così forte da giustificare l'individuazione di un centro storico anche quando gli edifici abbiano subito una degradazione pressoché totale.

Date le finalità di supporto urbanistico di questa operazione è necessario definire anche la consistenza di una fascia di rispetto circostante il centro storico, tale che possa preservare l'individualità e la figurabilità da una visione d'insieme.

Si tratta pertanto di determinare una fascia di rispetto con delle precise finalità; per esempio, non possono essere funzione della viabilità principale poiché la fruibilità dello spazio urbano non avviene solamente dai percorsi principali.
Non avrà neppure una profondità costante , poiché la profondità della fascia di rispetto è in relazione alla conformazione del terreno.

Va chiarito comunque che la fascia di rispetto, per quanto sia da considerare (per legge) parte integrante del centro storico, è assoggettabile a norme differenziate, dirette cioè semplicemente ad ottenere giusti rapporti tra volume e area di pertinenza, prescrivere determinati tipi edilizi che non formino dissonanze per volume e forma, individuare adatte destinazioni d'uso. (Alan Batzella)

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Il Piano Particolareggiato del Centro Storico, una volta espletata le formalità di legge dell'Assemblea popolare, verrà portato all'attenzione del Consiglio Comunale.

Riportiamo di seguito quelle che erano le posizioni politiche sul centro storico, indicate dalle due liste presenti in Consiglio nei loro programmi elettorali.

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Identità e Sviluppo (lista Abis):

"...certamente il Centro Storico rappresenta lo spazio fisico dove si concretizza materialmente l'identità della nostra comunità, pertanto la valorizzazione del suo patrimonio edilizio e la sua rivitalizzazione sono per noi interventi prioritari per raccordare ed integrare i quartieri di recente insediamento con il centro antico della nostra cittadina."

"Con l'approvazione del Piano Particolareggiato si porrà fine all'attuale blocco edilizio e si potranno individuare formule di sostegno pubblico per il risanamento delle abitazioni, per l'abbellimento delle facciate e la loro armonizzazione nel con il contesto urbano."

"Oltre questo impegno sarà posta particolare cura nell'inserimento di articoli di arredo urbano confacenti alle caratteristiche architettoniche dei fabbricati storici. Una nuova pavimentazione in pietra, la sostituzione dei punti luce delle vie e dei vicoli intorno alla Casa Angioni ed il restauro dell'oratorio di Sant'Antonio sono interventi che potranno senz'altro migliorare la vivibilità del "cuore" del nostro centro abitato."

"Una volta completati questi lavori di riqualificazione, sarà presa in considerazione la possibilità di rendere pedonale la zona circostante la Casa Angioni e la parrocchia di San Giorgio ....


" Insieme per Quartucciu (lista Meloni):

".... vincolare e proteggere solo quelle case che hanno effettivamente un pregio storico ed artistico.

Per tutte le altre abitazioni si prevederà la demolizione e la ricostruzione secondo tipologie proprie del centro storico.

Completamento del recupero totale del complesso di S.Antonio ...."

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In tema di centro storico, a Quartucciu, vi è ancora da fare.
L'approvazione del Piano Particolareggiato è senz'altro la condizione necessaria per l'individuazione dei caratteri di conservazione e ristrutturazione dello spazio -costruito o non costruito- di detto ambito urbano e dunque per l'accesso ai fondi di finanziamento predisposti ad hoc sia dalla Regione che dalla Unione Europea in favore dei Comuni, per il migliore sfruttamento delle agevolazioni statali sulle ristrutturazioni anche da parte dei proprietari di immobili in centro storico, per offrire a tutti i cittadini del nostro paese la migliore vivibilità compatibile col migliore sviluppo urbanistico, economico e sociale.

Gesuino Murru e Gianni Manis


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