Educazione stradale/2
Scooters a Quartucciu
di Flavio Cafiero
Ieri è morto un amico, aveva lo scooter e non
rispettava nessuna normativa.
Non è importante ricordare l'amico che è morto per colpa della sua
dabbenaggine. Non è importante il suo nome, che è comunque, scritto
a lettere di fuoco, sulle nostre coscienze. E' fondamentale però, parlarne,
scriverne, raccontarne.
Simili tragedie, devono servire a far maturare. Dovrebbero servire
anche alle istituzioni (Enti Locali in prima persona), affinché prenano
finalmente atto della situazione; solo allora, dopo che avranno letto
le cifre, studiato il problema ed individuate le cause, potranno esercitare
il loro potere per risolvere le problematiche ad esso legate.
Lo scooter sta vivendo da alcuni anni a questa parte, un exploit di
rilievo eccezionale. Le cifre che la F.M.I (Federazione Motociclistica
Italiana) mette a disposizione, parlano di un trend in ascesa sia per
quanto riguarda i ciclomotori (vero settore trainante dell'industria
motociclistica), che per il "targato".
Certamente, come troppo spesso accade nella nostra italietta, alla
crescita non si è affiancata l'organizzazione. I risultati sono sotto
gli occhi di tutti. Ragazzi, ragazze, piccoli e meno giovani, tutti
a bordo delle due ruote senza marce, a cercare quelle emozioni tanto
invidiate ai motociclisti (quelli veri).
Il reale pericolo di tutto quest'andirivieni di "insetti" luccicanti,
è che la naturale selezione che una volta faceva il motociclo con tutte
le sue cosine a posto (leggi marce freni e quant'altro serva per definire
un mezzo con due ruote motocicletta), ora non esiste più.
Per guidare uno scooter basta saper andare in bicicletta e avere la
mano destra tonica quel tanto che basta per agire sul gas. Queste sono
le prerogative per avere la disponibilità di sentire il vento che ti
taglia la faccia, e che, ti s'infila anche nei pertugi più intimi.
Scooteristi e motorinisti sempre in pole position
al semaforo, pronti per il verde. (foto G.L.Casu)
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Essere motociclisti, è un'altra cosa; il rispetto del mezzo, delle
persone e delle cose, è fondamentale per sentirsi "padroni del vento",
è altresì importante saper agire col piede destro sul freno posteriore,
col sinistro sulle marce, mentre le mani lavorano in perfetta sincronia
col freno anteriore la frizione ed il gas. La coordinazione dei quattro
arti, il cervello inserito e ben protetto da un casco fanno il resto.
Le famiglie italiane, sanno benissimo che ogni figlio è uno scooter,
ma quali sono, anzi, quali dovrebbero essere le condizioni per fornire
ai propri rampolli un mezzo su cui può fiondarsi a velocità folli su
qualsiasi cosa ferma o in movimento gli si pari davanti?
Intanto non dovrebbe valere la parola del fanciullo lacrimante che
ti dice: "io sono bravo, a me non succede". Oppure: " sai tizio l'ha
acquistato per il figlio, perché io non lo posso avere?". Come non valgono
gli alibi della serie, sta lavorando "mischinetto". Prima di acquistare
il mezzo ognuno di noi dovrebbe accertarsi che l'utente sia in grado
di usarlo, che abbia le capacità, anche morali, per assicurare a se
stesso ed agli altri utenti della strada margini di sicurezza accettabili.
Le famiglie inoltre, dovrebbero pensare quali e quanti potrebbero essere
i danni che una simile arma, potrebbe provocare. Un mezzo che viaggia
ad oltre 70 km orari in un centro abitato, con ammortizzatori, freni,
telai e ruote, pensati ed omologati per andare a quaranta km orari,
è un'arma letale, ed è questo, il primo pensiero che gli amministratori,
ma, non solo loro, dovrebbero porsi, prima di accettare lo sciamare
sempre più insistente e pericoloso degli scooter.
Chi ci amministra o pretende di farlo, poi, avrebbe anche altri oneri
da mettere in pratica, la segnaletica e la manutenzione delle strade
sono la base principale per trasformare detti oneri in onori. Ma tant'è,
l'asfalto costa caro, così pure il personale. Quindi è meglio che strade
principali (che dovrebbero essere il biglietto da visita di una comunità),
siano nelle condizioni di Via Nazionale, adatte a correre una gara ad
ostacoli più che per essere percorsa da chi nelle normali faccende affaccendato,
non possedendo il dono del volo, è obbligato ad usufruirne.
Che dire poi dell'assessore al traffico? Lui dovrebbe essere il tecnico
giusto al posto giusto, del resto lo Stato che gli passa lo stipendio,
dovrebbe averlo forgiato quale tecnico della strada e delle sue esigenze.
Così non è, la segnaletica è segnalata a sufficienza solo la dove è
repressiva, per il resto è "republic of bananas".
Ad aggiungersi a tutto questo sfacelo, si aggiunge la naturale esuberanza
nei nostri giovani. Le regole del codice della strada (non essendo obbligatoria
la patente di guida), sono ignorate, come (ed è ancor più grave), sono
ignorate le più elementari norme di buon'educazione. Capita sempre più
spesso di essere sorpassati a destra, come capita anche di vedersi lo
scooter a due centimetri dal radiatore, con i due imberbi sorridenti
che godono della tua espressione impaurita mentre compiono la manovra
di disimpegno all'ultimo centimetro disponibile.
Capita anche di aver redarguito i giovani che fanno della strada (possibilmente
collassata dal traffico), la loro palestra per manovre al di la della
legalità e della buon'educazione. Le risposte, non è il caso di raccontarle,
sono facilmente immaginabili. Quando non si arriva alla rissa, si corre
il rischio di dover raccogliere da terra lo sciagurato possessore di
tanti cavalli imbizzarriti.
Le famiglie dovrebbero dal canto loro, saper distinguere tra lo "status
symbol" e la mera necessità, dovrebbero sapere quali sono i limiti dei
loro rampolli siano essi tecnico-agonistici che di semplice educazione.
Le istituzioni dovrebbero intervenire per educare alla base i giovani
che in futuro, avranno la possibilità di distinguersi per educazione
perizia e gentilezza, oppure come accade oggi, per maleducazione, imperizia,
dabbenaggine, scortesia e pericolosità.
La Federazione Motociclistica Italiana, da qualche anno ha autorizzato
(dopo averli addestrati), alcuni tecnici a formare gli utenti della
strada del domani. I comuni sono stati avvisati di questa disponibilità,
ma mai nessuno si è sognato di invitare queste persone a recarsi nelle
scuole per dare il loro contributo all'educazione stradale.
Il risultato è scritto nelle pagine dei quotidiani sotto la voce cronaca
nera, dove, troppo spesso, leggiamo il nome di un amico che è morto
per colpa della nostra dabbenaggine.
Flavio Cafiero