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Quaderni di Quartucciu
Anno II - Numero 8 - Novembre 1998
 

 

Due o tre cose su ....

Gli elementi dello spazio urbano - 5
di Gianni Manis

"Il futuro non appartiene alla città ma alla periferia." Charles Zueblin, 1905

Gli abitanti delle città hanno sempre dovuto affrontare il problema della carenza di alloggi.

Nella città romana, esistevano edifici fino a otto piani, costruzioni precarie, facile preda degli incendi; nella città medioevale, le case a schiera sfruttavano al massimo lo spazio; nel '500 si cominciò a riempire gli spazi verdi, orti e giardini, che nella città medioevale venivano lasciati nella parte interna delle case.

La città del tardo '600, cinta invece che da mura da un complesso di fortificazioni, non poteva espandersi in larghezza e quindi era obbligata a sfruttare al massimo il suolo urbano.

Nella città del secolo XIX l'inurbamento di grandi masse di lavoratori che, al pari della industrializzazione, avviene in un arco di tempo molto breve, pone in maniera drammatica il problema delle abitazioni e, più in generale, il problema della edilizia abitativa: carenza di abitazioni, alto prezzo degli affitti, uso massiccio della tipologia edilizia della caserma d'affitto che si caratterizza per gli alti livelli di affollamento e di promiscuità; uso del suolo urbano e rapporti tra l'ubicazione degli insediamenti produttivi e residenziali.

I quartieri popolari Col termine di "quartieri popolari" ci si riferisce a quelle zone dove sorgono edifici per abitazione costruiti con contributi pubblici e senza ricavi economici per la pubblica amministrazione.

L'immagine tipo del quartiere popolare è determinata dagli alti palazzi a torre o dagli edifici più bassi sviluppati in lunghezza, che si affacciano su strade di grande traffico o su sterminate campagne.

Emblematico è il caso di Corviale, nella periferia romana: quartiere orizzontale che si sviluppa ininterrottamente per più di ottocento metri in lunghezza, per cinque o sei piani di altezza, dove fino a poco tempo fa' le uniche vie d'accesso erano strade di penetrazione agraria.

Oltre al danno all'ambiente e al microclima (in talune zone di Roma non batte più il ponentino, caldo vento che ad ottobre concede alla città "l'ultimo soffio d'estate"), vi sono i gravi danno nei confronti della società: concentrare disagi e cittadini disagiati, provenenti da tutte le altre zone della città, non può che creare miseria, delinquenza ed emarginazione.

Un altro esempio: quartieri C.E.P. a Cagliari, Palermo, .... Quartieri come questi vengono spesso definiti quartieri dormitorio, in quanto al ritorno dal lavoro non resta che chiudersi nelle proprie case: la mancanza di servizi come cinema o teatri e luoghi di ritrovo (salvo qualche oratorio-trincea) non permette alternative. Manca tutto, dai negozi alle scuole, ambulatori medici e collegamenti pubblici efficienti col resto della città. In realtà nemmeno si dovrebbero chiamare quartieri perché questo termine implica, oltre alle abitazioni, tutta una serie servizi che rendono questi nuclei urbani, almeno parzialmente, urbani.

La periferia

Parlando di zone residenziali destinati alla edilizia popolare si finisce, inevitabilmente, per parlare delle periferie, proprio per quei problemi di costo del terreno di cui si è già detto.

Man mano che ci si allontana dal centro l'immagine della città si degrada, diviene sempre meno piacevole, i quartieri sono più monotoni, i servizi sempre più rari. Il passaggio tra i vari ambienti, città-campagna e campagna-paesaggio naturale non sfruttato dall'uomo non avviene con un limite netto, bensì attraverso una frangia che tende a scomparire, assorbita da uno dei due ambienti limitrofi.

E' nella frangia urbana che prevalentemente avvengono i fenomeni di speculazione edilizia (acquisto dei terreni, appositamente lasciati incolti o comunque senza che vengano apportati i miglioramenti fondiari, in attesa che attraverso lo strumento della lottizzazione possa realizzarsi un nuovo quartiere).

Questo dilatarsi senza limite della città comporta gravi problemi di mobilità, di collegamento dei servizi di rete, di fruibilità dei servizi generali già localizzati nel territorio.

Ma il limite della periferia è una frontiera in continuo movimento che necessita della dovuta attenzione, sia per ciò che nei riguarda quegli edifici che sorgono abusivamente, nella più oscura ignoranza delle amministrazioni, sia per ciò che riguarda certi interventi di edificazione (pubblici o privati) che non tengono conto della contestualità necessaria tra le attività e le funzioni che il territorio deve poter esprimere.

Pertanto, è necessaria la vigilanza sugli abusi, così che il territorio possa essere governato in riferimento ad oggettivi riscontri delle linee di sviluppo tracciate. Ma è altrettanto necessario che le politiche di crescita e sviluppo della città siano supportate da un corretto dimensionamento del piano u-banistico e degli eventuali programmi di attuazione ad esso collegati.

Gianni Manis

(continua sul prossimo numero, forse!)

 


 


Due o tre cose su ....

Gli elementi dello spazio urbano - 6
di Gianni Manis

 

"Il futuro non appartiene alla città ma alla periferia." Charles Zueblin, 1905

Se la residenza è una funzione che, paradossalmente, ogni parte del territorio può assolvere, ve ne sono altre che sono proprie della città e che la caratterizzano sia dal punto di vista visivo e sia dal punto di vista funzionale.

Il centro commerciale

La città, con la sua moltitudine di potenziali acquirenti, è il centro naturale per comprare e vendere, è il luogo dove si creano e si soddisfano i bisogni. Questa sua funzione di mercato è sempre stata importantissima.

L'antico Forum romano era più di una semplice piazza dove si svolgeva il mercato: era tanto il centro politico quanto quello commerciale e culturale della città.

Anche nel medioevo la funzione commerciale e quella amministrativa e dei pubblici affari si svolgevano in spazi urbani limitrofi tra loro. Ora alle case-botteghe degli artigiani medioevali si sono sostituiti i negozi, ma la funzione commerciale del centro storico è rimasta prevalente: il centro commerciale che si è lentamente formato nel nucleo più antico della città possiede in genere un carattere più elegante degli altri.

Andare al "centro" a fare acquisti o semplicemente passeggiare e guardare le vetrine è un rito della nostra società. Di conseguenza i centri storici devono affrontare tutti i problemi di congestione e di traffico che conosciamo e si cerca quindi di localizzare i nuovi centri commerciali anche in altre zone della città.

Accade che in aree periferiche, assolutamente prive di servizi, si organizzino le attività commerciali in un solo edificio o gruppo di edifici, così da permettere l'acquisto di qualsiasi prodotto in un unico punto del quartiere. E' facile trovare esempi del genere in quasi ogni città: quando un centro commerciale comincia ad affermarsi crea un polo di richiamo per altre rivendite così che questo si amplia lentamente, aumenta il proprio raggio d'influenza e stabilizza il numero dei propri clienti abituali.

Il centro direzionale

Nel corso dei secoli la città si è sviluppata attorno ad un primo nucleo originario; quindi la sua stessa struttura suggerisce la localizzazione del centro direzionale.

Dall'antico Forum romano alla Piazza del XII e XIII secolo con i Palazzi della Signoria, delle Corporazioni, del Vescovo, ..., la sede degli affari e dei pubblici uffici è sempre stata la zona più antica, nel punto centrale, facilmente raggiungibile da ogni parte della città. La sede del governo cittadino, ora del municipio e degli uffici comunali, è rimasta sempre negli antichi palazzi, per questioni di prestigio, di tradizione, perché questi possiedono un notevole valore storico ed artistico e sono patrimonio comune di tutti i cittadini.

Durante il XIX secolo l'industria viene progressivamente espulsa dalla città per ragioni di carattere igienico-sanitarie, ma gli uffici direzionali rimangono ubicati nel centro. Contemporaneamente le vecchie case, diventate spesso insalubri per la abitazione, vengono adibite ad uffici oppure demolite per far sorgere , al loro posto, edifici a molti piani che offrono una rendita maggiore.

Così nel centro storico della città si è creato, con il passare del tempo, quello che viene definito centro direzionale, che comprende i pubblici uffici, le sedi di banche e compagnie di assicurazione, compagnie di trasporto aereo, navale, fondazioni e istituti culturali di notevole importanza, ....

Nell'antico nucleo originario abbiamo così un notevole sovrapporsi di funzioni poiché è rimasta la funzione residenziale cui si sono aggiunte quella amministrativa e commerciale.

Tutto ciò contribuisce a creare i problemi di congestione e traffico che caratterizzano le zone centrali di tante città.

In un primo tempo, per ovviare a questi inconvenienti, si sono operati grossi sventramenti, cioè demolizioni, allargando il tracciato delle strade, rettificando quelle più tortuose, distruggendo in pratica l'ambiente dei centri storici. Ora invece si tende a non introdurre forzatamente nel centro funzioni che questo, per la sua stessa struttura, non può assolvere e si tenta di localizzare i nuovi centri direzionali in posti dove si possa costruire edifici a molti piani, funzionali per la loro destinazione.

Non si cerca più di organizzare tutte le attività insieme e si tende alla diffusione piuttosto che alla concentrazione. Spesso però ci si deve accontentare di decentrare solo parzialmente alcune attività e moltiplicare i centri direzionali per creare una alternativa a quelli esistenti.

I percorsi

Grandi circonvallazioni, tangenziali, viali, strade, percorsi pedonali, sono tutti una complessa maglia di spazi pubblici che collegano e distribuiscono gli spazi privati.

In epoca medioevale le strade erano strette, tortuose, sorgevano spontaneamente come spazi lasciati liberi tra le case.

Nel '500 si cominciano a disegnare strade rettilinee con percorsi ben precisi, si studia lo scenario delle piazze e la visuale delle strade.

In epoca barocca il gusto per i grandi assi rettilinei si esaspera e si progettano tutta una serie di strade che tagliano geometricamente l'irregolare tessuto urbano preesistente.

Nel nostro secolo lo sviluppo del traffico motorizzato ha reso rapidamente insufficiente la rete stradale, soprattutto nella parte più antica della città.

Oggi si cerca di realizzare il concetto dei percorsi diversi secondo il diverso tipo di traffico. Si sperimenta quotidianamente che la maglia stradale del centro storico non riesce a smaltire un grosso traffico motorizzato, mentre sarebbe impensabile percorrere a piedi le ampie e veloci strade di circonvallazione delle grandi città.

Ognuna di queste strutture richiede un tipo di traffico diverso. Seguendo questa politica si è cominciato già da tempo, in alcune città, a chiudere parte del centro storico al traffico motorizzato.

Bellissime piazze che erano diventate solo enormi parcheggi hanno potuto riacquistare la loro vera dimensione. (Non viene da chiedersi: e le automobili dove sono state parcheggiate?)

Gianni Manis

(continua sul prossimo numero, forse!)


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