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Quaderni di Quartucciu
Anno II - Numero 9 - Dicembre 1998
 


Due o tre cose su ....

Gli elementi dello spazio... umano
di Gianni Manis

 

E chi l'ha detto?

Avrei voluto dire: a causa della stanchezza, lascio incompiuta la lunga serie "Gli elementi dello spazio urbano" della rubrica "Due o tre cose su ....", nella quale ho cercato di schematizzare l'idea comune di città in elementi per poi dare di ciascuno di questi una "personale" e - spero - adeguata lettura.

Ma la verità è un'altra ed affonda le sue radici in una analisi demoscopica (sondaggio!) realizzata da un gruppo di ricercatori dell'università di Pavia, su un campione di 2500 lettori del nostro a-periodico (scientificamente distribuiti in tutta Italia). Le indicazioni sono chiare: per il nostro campione, bisogna avere titolo per parlare di cose noiose come l'urbanistica. I s(ond)aggi, si sa, non mentono mai!

Perciò, con in mente una bella Parabola di Nostro Signore, ho riletto alcuni vecchi numeri di QdiQ e -devo ammetterlo- mi sono sentito "stolto". Ed è per questo che lascio incompiuta la serie "Gli elementi dello spazio urbano".

Mi pento di aver a lungo disquisito su temi barbosi e poco graditi al nostro campione, e, per giunta, senza averne titolo(!). Ma purtroppo non si può cambiare ciò che è stato ....pubblicato. In seguito, giuro, cercherò di concentrare il mio "interesse pubblicistico" solo su temi di cultura (cos'è?), antropologia, scienza del comportamento, bioetica, cinema, pittura (impressionista) e varia umanità ...., così da poter anch'io contribuire all'appagamento dei desideri del nostro campione.


Conclusione:

Non so quanto di quello che ho scritto su "Gli elementi dello spazio urbano" possa riscontrarsi nella realtà delle città in cui viviamo, né quanto invece sia il frutto di una rivisitazione con gli occhi della mente di ciò che nella ormai passata esperienza lavorativa, nel corso di laurea che ancora per qualche mese dovrò frequentare e nella realtà quotidiana ha suscitato in me qualche curiosità.

Non so quanto di quello che ho scritto servirà mai a qualcuno come spunto per osservare meglio anche solo un piccolissimo dettaglio delle nostre città, né quanto invece è confluito in quell'immenso fiume di parole scritte e mai lette, dette e mai sentite che permanentemente sfocia dai nostri televisori dai nostri giornali dai nostri computer.

Mettere queste pagine a disposizione dei lettori è stata una grande fatica, un sacrificio di tempo, energie e risorse a discapito di molte altre cose della vita. Se l'ho fatto è perché ho creduto -come ancora credo- che il giornale da Noi "inventato" possa essere una ricchezza per tutta la nostra comunità cittadina, raro spazio di incontro di idee e di dibattito, capace di offrire ai lettori spunti di riflessione, non verità precostituite.

E queste pagine, seppure talvolta siano state scritte -come alcuni amici, non tutti benevolmente, mi hanno rimproverato- con tono "professorale" (ma de' ché?), non hanno mai avuto la pretesa di insegnare alcunché, non foss'altro perché io, che queste pagine le ho scritte, ho ancora tanto da imparare, e non solo sull'urbanistica. E cercherò di imparare, con lo spirito di sempre e nell'unico modo che conosco: lavorando, faticando fino a che "poi fa male" o, meglio, fino a che viene il .... quadrato, mantenendo gli impegni presi e rispettando la dignità del lavoro altrui.

Nel concludere, lascio a tutti i lettori un'ultima utopia, la buona speranza che la città, lo spazio urbano, sia sempre più quella che le donne e gli uomini che l'abiteranno vorranno che sia, compatibilmente con l'equilibrata distribuzione delle risorse e con l'utilizzo di nuove tecnologie e materiali, con l'ottimismo del pensare in grande, con qualche bigottismo verde o variamente colorato in meno e .... con qualche concessione in più alla fantasia.

Ha detto la signora Benazir Buttho, ex presidente del Pakistan: "Il nostro destino non è nelle stelle, ma nelle nostre mani". E il nostro destino ha un legame inscindibile con l'ambiente in cui viviamo e, dunque, anche con le nostre città. Amministratori, progettisti, impresari, addetti ai lavori, noi semplici cittadini, ciascuno di noi per il compito che è deputato a svolgere, dobbiamo essere gli artefici del destino delle nostre città, nell'interesse di tutti noi.

La mia conclusione allora è questa: per quello che è (o sarà) il nostro compito, siano le nostre mani strumento per garantire giustizia, libertà, solidarietà e pari opportunità a ciascun nostro prossimo; per il resto, siano le nostre mani strumento della volontà di Nostro Signore Gesù Cristo.

Gianni Manis


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