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Quaderni di Quartucciu
Anno II - Numero 9 - Dicembre 1998
 

 

Raffaele Piras: versi di vita vissuta
di Gesuino Murru

Intervistare Raffaele Piras, per uno che - come chi scrive - gli è amico da oltre quaranta primavere e che - in virtù di questo privilegio - è in grado di conoscerne caratterialmente i punti di forza e le debolezze (da cui nessun essere umano in quanto tale può dirsi esente), potrebbe sembrare una impresa da poco conto e invece, proprio per questo, si complica e diventa fatica improba perfino la formulazione delle domande.

Per la cronaca, mi era già capitato questo compito nel lontano 1961 quando, da direttore (!) de "IL SEMAFORO" mi sforzavo di trasmettere ai lettori la soddisfazione e l'orgoglio che accomunava i Quartucciai per l'impresa compiuta da Raffaele nel laurearsi, a Torino, campione italiano di salto in lungo (impresa bissata due anni dopo a Trieste).

Sempre in quegli anni fece parte della Nazionale maggiore di atletica leggera, conseguendo altri lusinghieri risultati. E solo un grave malanno gli negò la soddisfazione di partecipare, a Tokyo, ai Giochi Olimpici del 1964. E il rammarico è ancora grande, tanto da dedicarvi una delle sue poesie, molte delle quali potremo definire "autobiografiche".

Ma torniamo all'intervista. Il dubbio è amletico: domande altisonanti e concettuali oppure domande semplici, al limite del banale? Prendo tempo, ripensando a qualcuna delle sue poesie, alla spontaneità delle espressioni, mai complicate o costruite artificiosamente, alla esposizione in versi della quotidianità, vista con occhio ingenuo ma attento al particolare. In una parola, Considerazionis, appunto.

È un alternarsi coinvolgente di stati d'animo gioiosi, mai fuori di misura, a sentimenti dove la malinconia la spunta su tutto il resto. E i ricordi prevaricano e si sovrappongono alla vita attuale, quasi un invito a non dimenticare i valori del passato.

Ecco partiamo da qui.

Nella tua poesia è costante il riferimento a fatti della tua vita giovanile. È un sentimento inconscio di rimpianto per quell'età e di rifiuto per l'attuale?

"No, assolutamente. Per me significa provare il piacere psicologico del vissuto, il piacere di ricordare momenti toccanti della vita, e ricordare significa far vivere nella memoria anche chi non c'è più."

Nessun contrasto con la vita attuale, ma tornare lì è come ricaricare le batterie per ripartire adesso. La poesia è un tramite?

"No, non la definirei filosofia di vita, bensì metodo concreto di integrazione tra passato e presente, tra il vissuto della memoria e il tempo."

Gli chiedo la ragione per cui compone le sue poesie in italiano e in sardo, e se ha qualche preferenza per una delle due lingue e perché. Sorride compiaciuto per l'opportunità che gli offro di trattare l'argomento.

"La nostra generazione è forse l'ultima alla quale i genitori hanno insegnato il sardo prima che l'italiano. Questo fatto ci mette in condizioni di assaporare fino in fondo il senso autentico delle espressioni "in limba", con tutte le sfumature di significato che solo il sardo può imprimere ai sentimenti dell'animo. L'italiano, sotto questo aspetto, a volte si dimostra troppo generico: la poesia è messaggio e pertanto non può essere approssimativa. Debbo precisare, a proposito della lingua sarda, che preferisco un sardo comprensibile ai più, allo stesso tempo modernizzato e aperto ai necessari neologismi, tralasciando la ricerca spasmodica dei relitti linguistici che interessano lo storico ma non il poeta."

"Leggere Olata, che poetava a fine 1700 - primi 1800, è piacevole e del tutto comprensibile anche per noi del 2000."

Parla con convinzione: la speranza è che si convincano di ciò anche i linguisti di casa nostra, sterilmente impegnati a far valere la supremazia di questa o di quella variante, mentre l'italiano continua a imperversare.
Chiedo ancora se ritiene più facile concentrarsi per uno sforzo atletico o per un componimento poetico.

"Il salto in lungo ha un culmine, individuato dalla battuta e dallo stacco per il volo, che dura pochi attimi. La concentrazione nel comporre una poesia sembra più blanda, ma dura più a lungo: in questo caso bisogna dire molte cose condensandole in poche righe, appunto, in versi."

Progetti per il futuro?

"In questo momento sto ultimando le bozze del libro "Quartucciu, un paese nella poesia" con opere di oltre cinquanta tra poeti nati o vissuti a Quartucciu. Entro l'anno verrà pubblicato, inoltre, il libro-documento "Storia di un vescovo", dedicato alla vita di Monsignor Raffaele Piras, al quale ho collaborato con impegno e interesse."

Ci salutiamo, non senza aver prima rivisitato qualche episodio passato della nostra lunga amicizia e ricordato gli amici coi quali abbiamo percorso insieme una parte della nostra esistenza.

Ho la ferma convinzione che entusiasmo, grinta e impegno attuali affondino in lui le radici in quegli anni di spensieratezza, di amicizia vera, di soddisfazioni che la nostra generazione ha raggiunto con pochi mezzi e che le nuove generazioni non riescono a conseguire pur avendo molto, forse troppo, a loro disposizione.

Gesuino Murru


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