Raffaele
Piras: versi di vita vissuta
di Gesuino Murru
Intervistare
Raffaele Piras, per uno che - come chi scrive - gli è amico da oltre
quaranta primavere e che - in virtù di questo privilegio - è in grado
di conoscerne caratterialmente i punti di forza e le debolezze (da cui
nessun essere umano in quanto tale può dirsi esente), potrebbe sembrare
una impresa da poco conto e invece, proprio per questo, si complica
e diventa fatica improba perfino la formulazione delle domande.
Per la cronaca,
mi era già capitato questo compito nel lontano 1961 quando, da direttore
(!) de "IL SEMAFORO" mi sforzavo di trasmettere ai lettori la soddisfazione
e l'orgoglio che accomunava i Quartucciai per l'impresa compiuta da
Raffaele nel laurearsi, a Torino, campione italiano di salto in lungo
(impresa bissata due anni dopo a Trieste).
Sempre in
quegli anni fece parte della Nazionale maggiore di atletica leggera,
conseguendo altri lusinghieri risultati. E solo un grave malanno gli
negò la soddisfazione di partecipare, a Tokyo, ai Giochi Olimpici del
1964. E il rammarico è ancora grande, tanto da dedicarvi una delle sue
poesie, molte delle quali potremo definire "autobiografiche".
Ma torniamo
all'intervista. Il dubbio è amletico: domande altisonanti e concettuali
oppure domande semplici, al limite del banale? Prendo tempo, ripensando
a qualcuna delle sue poesie, alla spontaneità delle espressioni, mai
complicate o costruite artificiosamente, alla esposizione in versi della
quotidianità, vista con occhio ingenuo ma attento al particolare. In
una parola, Considerazionis, appunto.
È un alternarsi
coinvolgente di stati d'animo gioiosi, mai fuori di misura, a sentimenti
dove la malinconia la spunta su tutto il resto. E i ricordi prevaricano
e si sovrappongono alla vita attuale, quasi un invito a non dimenticare
i valori del passato.
Ecco partiamo
da qui.
Nella
tua poesia è costante il riferimento a fatti della tua vita giovanile.
È un sentimento inconscio di rimpianto per quell'età e di rifiuto per
l'attuale?
"No, assolutamente.
Per me significa provare il piacere psicologico del vissuto, il piacere
di ricordare momenti toccanti della vita, e ricordare significa far
vivere nella memoria anche chi non c'è più."
Nessun
contrasto con la vita attuale, ma tornare lì è come ricaricare le batterie
per ripartire adesso. La poesia è un tramite?
"No, non la
definirei filosofia di vita, bensì metodo concreto di integrazione tra
passato e presente, tra il vissuto della memoria e il tempo."
Gli chiedo
la ragione per cui compone le sue poesie in italiano e in sardo, e se
ha qualche preferenza per una delle due lingue e perché. Sorride compiaciuto
per l'opportunità che gli offro di trattare l'argomento.
"La nostra
generazione è forse l'ultima alla quale i genitori hanno insegnato il
sardo prima che l'italiano. Questo fatto ci mette in condizioni di assaporare
fino in fondo il senso autentico delle espressioni "in limba",
con tutte le sfumature di significato che solo il sardo può imprimere
ai sentimenti dell'animo. L'italiano, sotto questo aspetto, a volte
si dimostra troppo generico: la poesia è messaggio e pertanto non può
essere approssimativa. Debbo precisare, a proposito della lingua sarda,
che preferisco un sardo comprensibile ai più, allo stesso tempo modernizzato
e aperto ai necessari neologismi, tralasciando la ricerca spasmodica
dei relitti linguistici che interessano lo storico ma non il poeta."
"Leggere Olata,
che poetava a fine 1700 - primi 1800, è piacevole e del tutto comprensibile
anche per noi del 2000."
Parla con
convinzione: la speranza è che si convincano di ciò anche i linguisti
di casa nostra, sterilmente impegnati a far valere la supremazia di
questa o di quella variante, mentre l'italiano continua a imperversare.
Chiedo ancora se ritiene più facile concentrarsi per uno sforzo atletico
o per un componimento poetico.
"Il salto in
lungo ha un culmine, individuato dalla battuta e dallo stacco per il
volo, che dura pochi attimi. La concentrazione nel comporre una poesia
sembra più blanda, ma dura più a lungo: in questo caso bisogna dire
molte cose condensandole in poche righe, appunto, in versi."
Progetti
per il futuro?
"In questo
momento sto ultimando le bozze del libro "Quartucciu, un paese nella
poesia" con opere di oltre cinquanta tra poeti nati o vissuti a Quartucciu.
Entro l'anno verrà pubblicato, inoltre, il libro-documento "Storia di
un vescovo", dedicato alla vita di Monsignor Raffaele Piras, al quale
ho collaborato con impegno e interesse."
Ci salutiamo,
non senza aver prima rivisitato qualche episodio passato della nostra
lunga amicizia e ricordato gli amici coi quali abbiamo percorso insieme
una parte della nostra esistenza.
Ho la ferma
convinzione che entusiasmo, grinta e impegno attuali affondino in lui
le radici in quegli anni di spensieratezza, di amicizia vera, di soddisfazioni
che la nostra generazione ha raggiunto con pochi mezzi e che le nuove
generazioni non riescono a conseguire pur avendo molto, forse troppo,
a loro disposizione.
Gesuino Murru