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Quaderni di Quartucciu
Anno III - Numero 10 - Marzo 1999
 

 

Il gruppo consiliare "Socialisti" e la sezione "Pietro Nenni" (ex-PSI) hanno aderito al partito Socialisti Democratici Italiani.

Le gambe delle idee.
di Gianni Manis

"Le idee, per grandi che siano, hanno bisogno delle gambe delle donne e degli uomini per camminare". Pietro Nenni

Il partito Socialisti Democratici Italiani, soggetto politico costituitosi a Roma il 7 febbraio 1998 dalle ceneri dei vecchi PSI e PSDI, che di questi conserva i seggi all'Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo, da qualche settimana ha una nuova sezione.

A Quartucciu. Alla presenza dei dirigenti regionali del partito, segretario Totore Piras e Emidio Casula, e segretario provinciale Diego Vacca, martedì 19 gennaio si è svolta a Quartucciu un'assemblea straordinaria del direttivo della sezione "Pietro Nenni" e del gruppo "Socialisti" in Consiglio Comunale con all'ordine del giorno il "rilancio dell'iniziativa politica socialista e convocazione di un'assemblea aperta a tutti gli ex compagni", la "collocazione politica del gruppo a livello nazionale" e, vista la convergenza politica con il partito di Boselli, Intini, Martelli, la "confluenza nello SDI".

In apertura dei lavori segretario di sezione Franco Pilia ha subito evidenziato come la scelta di un partito referente nazionale, per chi voglia continuare a dirsi socialista, è sostanzialmente una.

"Per noi socialisti sardi" -dice Pilia- "Federazione Democratica ha rappresentato un punto di aggregazione in un momento molto delicato della nostra storia, ma questo ruolo è venuto meno nel momento in cui questa formazione politica regionale ha aderito al partito dei DS. Infatti, è sotto gli occhi di tutti che, con la fuoriuscita dal partito dell'assessore Alberto Manchinu -che ha aderito allo SDI-, del capogruppo in consiglio regionale Peppino Balia e dell'assessore Benedetto Ballero -che hanno fondato Federazione Democratica Socialista Progressista Federativa Sarda, FD si è frantumata. Ecco che allora lo SDI, oggi, è l'unico soggetto politico che permetta di semplificare il quadro della cosiddetta diaspora socialista".

Tonino Meloni, dopo aver fatto il punto sul "dov'eravamo rimasti, nel '94?", ha presentato agli autorevoli interlocutori la posizione del gruppo "Socialisti":

"Noi qui a Quartucciu, dopo una prima adesione a Federazione Democratica, dal momento in cui quella forza politica ha bruciato le tappe verso i DS, abbiamo deciso di stare alla finestra. Oggi la diaspora non c'è più. É giunto il momento di serrare le fila del movimento socialista nel suo complesso e tornare in campo con rinnovato spirito. Ecco che si pone il problema della scelta di una forza politica nazionale che possa rappresentare l'esperienza del gruppo "Socialisti" anche oltre il nostro comune. Nonostante la mia personale amicizia con Antonello Cabras, la sua scelta non ci interessa".

"Noi abbiamo deciso" -continua Meloni- "che da ora in poi ci accasiamo. Lo SDI è il soggetto politico che più ci è vicino ed è quello che meglio ci può rappresentare. Pertanto chiediamo a voi, dirigenti regionali dello SDI, quali sono le prospettive del partito in vista delle prossime scadenze elettorali e, soprattutto, quali le alleanze e i rapporti con i compagni di FD e di FDS".

Totore Piras, segretario regionale e componente della consulta nazionale del partito Socialisti Democratici Italiani, dopo aver ringraziato i presenti per le parole di stima avute nei confronti del partito, ha tracciato il quadro storico nazionale nel quale si è inserita la nascita dello SDI ed affermato che: "Oltre lo SDI non c'è altro. C'è, in verità, una sigla vuota qual è il PS di De Michelis, incapace di portare avanti temi che vadano oltre il rancore e il risentimento nei confronti di un mondo cinico e baro che li ha spazzati via. Oggi lo SDI è l'erede della tradizione socialista -PSI e PSDI- e questo verrà sancito nel congresso di metà febbraio".

Poi il segretario Piras ha volto l'attenzione sulla situazione regionale e sulla sua specificità, per la presenza di momenti di aggregazione socialisti come i Socialisti Uniti di Peppino Tocco e di veri e propri movimenti politici come FD di Antonello Cabras. Circa la scadenza elettorale regionale il segretario dello SDI ha detto: "in tutte e quattro le provincie lo SDI presenterà liste proprie, e, per quanto riguarda il listone regionale, appoggeremo -chiaramente- il candidato del centrosinistra. In alleanza con Balia e Ballero abbiamo fondate speranze di superare lo sbarramento di 30.000 voti, e dunque di avere nostri eletti".

Poi volgendo il pensiero all'unità dei socialisti: "Il socialismo non deve essere un'area culturale, un club di vecchi amici che si incontrano attorno ad un bicchiere di vino. Con Cabras non abbiamo più nessun rapporto: non è un socialista dello SDI, è un dirigente nazionale dei DS. Lui sta lì, noi stiamo qui; domani, se ci incontreremo sarà diverso, ma per ora non mi pare che sia possibile nessuna lista comune per le regionali. Riguardo la base di FD, invece, devo dire che abbiamo scoperto il piacere dello stare insieme. Con il movimento di Balia e Ballero è più facile pervenire a liste comuni, sia per le regionali che per le europee; questo in faciliterà la loro confluenza nello SDI".

A conclusione del suo intervento, il segretario regionale dello SDI Totore Piras ha avuto parole di stima per chi in questi anni di isolamento è riuscito, ed ancora riesce, a tenere aperta e far vivere una struttura territoriale come la sezione "Pietro Nenni" di Quartucciu. "Io mi auguro" -conclude- "che la vostra adesione arrivi presto, perché prima la fatte prima ne saremo contenti".

A Luisa Serra è toccato il compito di riportare il discorso all'ambito locale, ribadendo con forza la necessità di avere referenti ai livelli più alti della politica: "Siamo stanchi di sentirci figli di nessuno. Ci rendiamo conto di aver fatto una lista che ha fatto rabbrividire molti e che neanche a noi piaceva, ma questo ci ha permesso di ritornare alla ribalta e arginare la crescita di consensi di FI e AN. Sono convinta che a Quartucciu molti compagni siano rimasti a guardare e che non abbiano mai pensato di dover aderire a FD, se si eccettuano alcuni consiglieri comunali. La nostra adesione allo SDI servirà perciò a togliere le castagne dal fuoco a molti, tanti compagni socialisti, compresi noi stessi e qualcuno che per ora sta in FD".

Umberto Artizzu ha, di fatto, chiuso l'assemblea; nel suo intervento ha evidenziato come il PSI sia morto non già per mano dei giudici di Milano ma per mano degli stessi socialisti, quando -al congresso di Verona dell'84- rielessero per acclamazione l'allora presidente del Consiglio Craxi alla guida del partito.

Forte della sua quarantennale militanza socialista ha poi bacchettato i dirigenti Piras, Vacca e Casula riguardo il ritardo accumulato nei confronti della ricostruzione di un partito socialista nazionale. E Casula ha ammesso: " È vero, siamo tutti un po' in ritardo. Ma se la gente non si convince, che cosa dobbiamo fare? E poi, lo sapete, ci sono difficoltà tra di noi al partito: molti generali credono di essere ancora generali, ma la verità è che siamo tutti soldati, al massimo caporali".

Umberto Artizzu, poi, conclude: "Noi dobbiamo parlare alla gente, dimostrare che siamo persone che hanno sempre lavorato per la gente. Anche lavorare per il partito, però, significa lavorare per la gente, non viceversa. Noi ci autofinanziamo, ma così non possiamo andare avanti. E, se è vero che servono controlli sui bilanci dei partiti e che bisogna applicare la Legge quando le leggi vengono infrante, è anche vero che i soldi dei partiti devono riprendere a fluire verso la periferia e le sezioni. Per quanto riguarda la ricostruzione, è certo che faremo la nostra parte: riprenderemo gli elenchi del PSI e cominceremo a ricostruire il partito socialista".

Poco tempo dopo questo incontro con i dirigenti dello SDI, il gruppo "Socialisti" del consiglio comunale, il Sindaco Tonino Meloni e la sezione (ex PSI) "Pietro Nenni", di cui gruppo e Sindaco sono espressione alla guida amministrativa del nostro comune, hanno aderito al partito Socialisti Democratici Italiani.

Per il momento non è stata ancora resa nota la data dell'assemblea aperta a tutti i cittadini, con la quale verrà inaugurata la "nuova" sezione.

Per meglio comprendere il significato politico e politico-culturale dell'adesione di si è parlato, QdQ ha intervistato i protagonisti: il segretario di sezione Franco Pilia, il decano dei consiglieri Umberto Artizzu, il consigliere Luisa Serra e il Sindaco Tonino Meloni.

L'intervista a Tonino Meloni verrà pubblicata sul prossimo numero.

G.Ma.

 


 

Intervista a Franco Pilia,
segretario di sezione

di Gianni Manis

 

A livello nazionale il partito cresce, sia in termini di voti che in termini organizzativi. I socialisti hanno di nuovo un "partito vero"?

"Secondo me si. Tra tutte le componenti del vecchio PSI, lo SDI è oggi l'unico partito capace di portare avanti iniziative politiche di spessore come, ad esempio, abolizione dell'IRPEF sulla prima casa, i comitati del NO per l'abolizione della quota proporzionale della legge elettorale, finanziamento alla scuola privata e parità scolastica, ....

Lo Sdi è un partito della sinistra, che nel centro sinistra ha il suo orizzonte strategico, ma che continua a dare voce a quelli che sono i grandi temi del riformismo italiano anche quando ciò significa dividersi dagli alleati.

Insomma, lo Sdi è un partito autonomo della sinistra, ciò che è da sempre è stato il partito dei socialisti italiani".

Cosa cambierà nell'organizzazione e nella politica di sezione?

"Fermo restando che gli iscritti, i tesserati, devono esserci, non ha più senso un tipo di organizzazione che riproponga i pacchetti di tessere, detentori di tali pacchetti e direttivi ad andamento scontato.

Io penso più ad una struttura aperta a tutti i cittadini, iscritti, simpatizzanti e non simpatizzanti, capace di elaborazioni culturali e politiche.

Penso ad una sezione che sia il terminale della struttura del partito, il collegamento tra partito e società, capace di captare i problemi dei cittadini e trasformarli in temi dell'attualità politica, da portare all'attenzione delle istituzioni".

Cosa cambierà nei rapporti tra voi e gli altri partiti della sinistra, e in particolare, tra voi e i socialisti di Federazione Democratica e di Federazione Socialista Democratica Progressista Federalista Sarda dell'assessore Benedetto Ballero e altri?

"Cambierà molto. Noi siamo convinti che fra noi e FD non esistano differenze di carattere politico e programmatico. Anzi, spesse volte, pur essendo noi in maggioranza e loro all'opposizione, abbiamo trovato punti di incontro su iniziative di carattere amministrativo.

Auspico che su temi come il centro storico, contributi regionali derivanti dal Piano Straordinario per il Lavoro, .... si possano trovare nuove convergenze".

"Dopo le elezioni regionali, credo possa esserci da parte di tutti una forte iniziativa atta a semplificare l'attuale quadro politico e giungere all'unità di tutti i socialisti.

Ma il tempo dei dinosauri è finito. Nessuno di noi può pensare di rappresentare figure del passato che hanno fatto il loro tempo. È necessario un rinnovo totale di tutti i quadri dirigenti".

G.Ma.


 

Intervista a Luisa Serra
di Gianni Manis

Già assessore ai servizi sociali, è oggi l'unica donna presente in consiglio comunale ed è presidente della commissione permanente alle finanze dello stesso consiglio.

Ad un anno dalla sua fondazione, cosa pensi del nuovo partito?

"In un primo momento ero molto scettica, forse perché condizionata eccessivamente dall'adesione di alcuni personaggi (ad esempio Intini) che si comportavano come "cani bastonati" e non come politici che avevano voglia di battagliare per qualche idea; invece poi, in alcune scelte coraggiose ho rivisto l'entusiasmo che ha sempre contraddistinto noi socialisti riformisti. Ciò mi è piaciuto".

Però ce ne avete messo a decidervi....

"Non è stata una scelta facile, anche perché in un primo momento il Partito si muoveva quasi come fosse una sorta di carboneria.

Oggi è diverso.

Comunque non abbiamo mai voluto prendere in considerazione altre ipotesi: volevamo essere Socialisti".

La vostra appartenenza ad un partito cambierà qualcosa nella vostra politica e nella scelta delle alleanze per le prossime elezioni amministrative?

"Sicuramente avremo un'indicazione certa e una collocazione precisa da segnalare a tutti quei veri amici e compagni che sono rimasti vicini al gruppo consiliare e a agli altri che hanno cercato di mandare avanti la baracca.

Io non credo che questa appartenenza cambierà qualcosa nelle nostre scelte, in quanto non siamo mai partiti con idee precostituite: si lavorerà sempre per i programmi".

In futuro, cosa sarà il socialismo? Un partito o un'area culturale? E, soprattutto, chi sarà socialista?

"In cuor mio vorrei tanto che il partito si ricostruisse perché se c'è un fatto certo è che la Storia è scritta da Socialisti, o meglio da idee socialiste, che il più delle volte hanno portato l'attenzione su temi sociali fondamentali.

Mi dispiace che oggi si tenda a ricordare solo le tangenti".

"Gli ultimi avvenimenti mi rincuorano in parte: infatti, se è vero che Tangentopoli persiste e insiste più di prima, è anche vero che i socialisti non ci sono più, dunque "l'equazione" (ndr, non la riscrivo) non era esatta.

Ciò non toglie che il Partito rappresenti anche un grande movimento culturale che all'interno delle altre formazioni politiche possa essere riconosciuto. Sarà socialista chi lo è sempre stato anche quando gli lanciavano le pietre in faccia.

Io credo che questo ci abbia ripagato, perché ora saremo pochi ma -speriamo- buoni.

Io personalmente lavoro in un ambiente giovane e devo dire tranquillamente che molti giovani sono interessati ad una nuova rinascita di questo Partito, perché da quando non c'è "si vede di più".

Inoltre, le battaglie sulla scuola, sulle quali l'unico Partito coerente nel tempo è rimasto il nostro, saranno un trampolino di lancio per molti giovani che non sono poi così lontani da questa politica".

G.Ma.


 

Intervista a Umberto Artizzu
di Gianni Manis

Negli anni 60 è stato segretario della sezione PSI di Guspini.
Da sempre è protagonista della vita politica amministraativa del nostro paese: sub-sindaco di Cagliari per Quartucciu, assessore ai servizi sociali, alla pubblica istruzione e all'urbanistica.
Attualmente è consigliere comunale e assessore alla pubblica istruzione della Comunità Montana.

Consigliere Umberto Artizzu, Lei di case socialiste ne ha viste tante. Cosa pensa di questa?

"Purtroppo, sì, ho visto e conosciuto tante case socialiste.

Ho vissuto, con grande amarezza, la nascita del PSIUP, nel 1964, all'indomani della costituzione del primo governo organico di centro-sinistra.

Ho vissuto, con altrettanta grande amarezza e delusione, la prematura unificazione coi socialdemocratici nel 1966 e la nuova scissione, nel 1969.

Ho conosciuto, naturalmente, quella che ancor oggi mi è più cara, la casa PSI, col sole nascente, alla cui base erano posti il libro aperto, la falce ed il martello. Erano altri tempi e c'erano altri uomini ad essere socialisti, allora, era motivo di orgoglio.

Oggi lo è ancora per chi ha conservato intatti la memoria storica, cultura e modo di essere socialisti". Oggi non esiste più una casa socialista, non già perché non ci siano più i socialisti, ma perché questi sono divisi in tanti piccoli gruppi. Tuttavia si stanno ponendo le basi per ricostruire una casa comune, dove tutti i veri socialisti possano abitare non da inquilini, ma da veri padroni di casa che hanno ritrovato un comune modo di essere e sentirsi socialisti, che hanno ritrovato il gusto di fare politica, non semplicemente sbandierando la tradizione, la cultura e la storia socialista, ma ricalcando coi fatti i comportamenti e gli atti di chi con grande fatica e sofferenza ha costruito quella storia".

Il presidente di federazione Democratica Antonello Cabras, l'ex ministro dell'università e ricerca scientifica Ruberti, assieme ad altri parlamentari dei Democratici di Sinistra annunciano la costituzione di una "area socialista riformista democratica" all'interno del loro nuovo partito; Franco Frattini, chiaramente meno credibile, fa lo stesso dalle fila di Forza Italia. Cosa sta succedendo? Passata 'a nottata, tutti riscoprono quant'era bello dirsi socialisti?

"Non credo che il proposito di Cabras e Ruberti possa essere interpretato in modo così riduttivo.

Perciò, stabilito che, pur rispettandola, non condivido la scelta di Cabras, ritengo che, per lo spessore politico dell'uomo, la sua iniziativa all'interno del suo nuovo partito parta, da un lato, dalla constatazione del vuoto politico creatosi nella sinistra italiana con la scomparsa del PSI, dall'altro, dall'esigenza di salvare i valori libertari della tradizione socialista per innestarli, se così si può dire, nel "ceppo" non tanto della "Quercia", ancora troppo giovane, quanto del vecchio PCI, che ha una storia ed una tradizione monolitica, verticistica e burocratica.

Il nome scelto per il gruppo, "area socialista riformista democratica", non solo conferma questa esigenza, ma evidenzia ed avvalora la tesi di quanti ritengono opportuna ed urgente la ricostruzione di un vero, autentico partito socialista, prima ancora di qualsiasi confluenza nella Cosa2".

"Vi è infine un altro aspetto che non bisogna trascurare o sottovalutare, e cioè la necessità per Cabras e per tutti i socialisti che hanno operato la stessa scelta, di non scomparire nel grande cielo stellato diessino come una meteora luminosa, così come è capitato a tutti coloro che, provenienti da altri lidi, sono approdati in quello comunista.

Indirettamente, quindi, Cabras sconfessa se stesso e, non potendo ritornare indietro, fonda una sua corrente socialista all'interno dei DS".

Nella storia del socialismo italiano c'è qualche aneddoto che possa trasporre al passato l'attuale situazione?

"Non conosco aneddoti che consentano raffronti tra passato e presente. In tutte le storie umane vi sono fatti ricorrenti che si prestano a valutazioni parallele, e la storia del socialismo italiano non fa eccezione.

Le scissioni, per esempio, sono fatti ricorrenti, così come le ricostruzioni del Partito dopo ogni episodio traumatico. Esse nascono sempre dal conflitto tra le due anime del partito, quella riformista e quella massimalista, e non vanno viste come fatti negativi in sé, anche se hanno portato spesso ad esperienze drammatiche per la vita del partito e per le sorti del nostro Paese. In ogni epoca sono state come "il sale che da sapore al cibo", due correnti politiche di pensiero dal cui confronto sono scaturiti progetti che hanno saputo individuare per tempo i bisogni della società.

Purtroppo alla capacità progettuale non sempre è seguita una uguale capacità di coesione interna, di ricerca del consenso e di aggregazione politica, per cui è mancata sempre la forza per tradurre quei progetti in atti legislativi concreti. Tanto che a metà degli anni 70, dopo la grande affermazione elettorale del PCI, qualcuno coniò la frase sui "socialisti che sapevano scuotere l'albero" e sui "comunisti che sapevano raccoglierne i frutti".

"Da militante ho conosciuto due scissioni (1964 e 1969) e la riunificazione dei due tronconi del vecchio socialismo riformista italiano.

La prima, come ho già ricordato, avvenne all'indomani della costituzione del primo governo organico di centro-sinistra.

La seconda, più drammatica e traumatizzante, segna il fallimento di un sogno a lungo inseguito da Nenni e Saragat, e cioè la riunificazione, appunto, dei vecchi socialisti coi socialdemocratici (anche questi nati da una scissione, quella detta "di Palazzo Barberini" del 1947), per dar vita ad un partito che avesse maggior peso politico nel Paese, in parlamento, all'interno del governo di cui entrambi facevano parte, ma anche all'interno della sinistra italiana.

La delusione fu pari, se non maggiore, alle aspettative che l'evento aveva creato e lasciò dietro di se una scia di accuse e rancori".

"Ecco, noi oggi tentiamo di rimettere insieme i vari pezzi del socialismo italiano, cercando di ricostruire un partito che sappia degnamente raccogliere una grande eredità politica e culturale, e proseguire nel solco dei valori tracciato dai padri fondatori del socialismo italiano".

In futuro, "socialismo" indicherà un partito o un'area culturale? E i "socialisti"?

"Ritengo, e me lo auguro, che i socialisti saranno organizzati in un partito, che avrà sempre più le caratteristiche di partito socialdemocratico di tipo europeo, tanto che si riproporrà in termini urgenti e pressanti il problema dell'unità della sinistra italiana.

Si arriverà quindi a due formazioni che schematicamente ricalcheranno le due correnti di pensiero, riformista e massimalista, che, da sempre, hanno caratterizzato il socialismo italiano".

"Come saranno e chi saranno i socialisti?

La domanda potrebbe essere capovolta, anzi sostituita da tantissime altre. Per esempio: ci sarà al mondo, un Paese in cui tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso, dal credo religioso e politico, dalla razza, avranno raggiunto la totale parità di diritti?

Ci sarà , al mondo, un Paese in cui tutti avranno quanto necessario per soddisfare i propri bisogni?

La risposta è no! Ed allora lì, come in tutti i posti c'è sete di giustizia, di libertà di lavoro, di istruzione, ci saranno uomini che si richiameranno al socialismo, senza aggettivazione alcuna".

"Se Lei, invece, si riferisce semplicemente all'Italia, allora credo di aver anticipato la risposta, in quanto ho detto prima. Ritengo, comunque, che sbagli chi crede di poter rifondare il partito riorganizzando semplicemente i vecchi iscritti, o anche una sola parte di essi, come se nulla fosse accaduto. O chi, senza un minimo di riflessione e autocritica, continui a giustificare il proprio operato accusando altri, dai giudici persecutori ai rappresentanti delle altre forze politiche.

Sbaglia ugualmente chi crede di potersi fregiare del nome di socialista, esibendo una tradizione, una cultura ed una morale che non gli appartengono, per non aver concorso a realizzarle. E poiché è un'eredità pesante da portare, solo chi saprà calarsi nello spirito di quella tradizione culturale, morale e politica, sarà anche degno di portarne il peso e di esibirla.

Tutti gli altri saranno dei cialtroni arrampicatori. Ogni epoca, purtroppo ha avuto i suoi".

G.Ma.


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