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Quaderni di Quartucciu
Anno III - Numero 13 - Ottobre 1999
 

 

Il pensiero libero nella valutazione dell'emergenza droga e micro-criminalità.


Occhio non vede
cuore non duole

di Giorgio Ledda

Capita che un fatto infastidisca e preoccupi la pubblica opinione prevalentemente in misura delle sue manifestazioni esteriori, venute meno le quali scemano anche le relative dimostrazioni di malcontento, indipendentemente dalla reale cessazione del fatto stesso.
Questo è ciò che si è verificato da quando il traffico di stupefacenti della parte orientale dell'hinterland cagliaritano si è concentrato nell'area delle dismesse fornaci.

Il comparto è molto esteso, ricco di ripari e con ampi spazi di fuga. Il viavai dei tossicodipendenti insiste su una vasta area scarsamente popolata, turbando limitatamente la quiete pubblica, a meno che qualcuno non si introduca nell'area a suo rischio e pericolo.

Le precedenti dislocazioni degli stessi traffici erano sicuramente più preoccupanti, si pensi alla piazza di Si'e boi a Selargius o al campo dietro le scuole elementari a Quartucciu o le più discrete ma evidenti carovane che si formavano regolarmente dietro l'auto del pusher di turno.

La vivibilità delle nostre strade è aumentata notevolmente; chi prima denunciava la vergogna della tossicodipendenza continua a farlo, ma con meno impeto, in funzione della minore visibilità del fenomeno; chi è tenuto istituzionalmente a contrastarla, meno pressato dall'opinione pubblica, ha potuto concentrare altrove il grosso delle proprie attenzioni.

Si è realizzata in questo modo una forma di tacita tolleranza, dovuta non ad una mutata posizione etica, ma alla diminuita fastidiosità del fenomeno.

Vale la pena di fare una riflessione.

Ad una prima analisi tutto ciò si configura come un classico caso di ipocrisia. Alla base di questo mutato atteggiamento non c'è infatti la constatazione di un progresso nella risoluzione di un problema, ma il sollievo dato dal fatto di non doverne più vedere gli aspetti esteriori.
Chi era emarginato rimane tale, chi era solito delinquere continua imperterrito, ma si vede meno e tanto basta.

Ad una analisi più approfondita tuttavia questo atteggiamento lascia intravedere in se l'embrione di un pensiero libertario, benché probabilmente inconsapevole. Così facendo infatti si riconosce di fatto il diritto ai tossicodipendenti di disporre della loro esistenza, purché venga limitato il disturbo per la popolazione.

È il principio ampiamente condiviso secondo il quale la libertà di un individuo finisce dove inizia quella dell'altro.

Tuttavia gli aspetti esteriori sono solo una parte dell'impatto negativo che il fenomeno della tossicodipendenza opera sulla società. Altrettanto dannosi sono le migliaia di piccoli e grandi furti che i tossicodipendenti regolarmente compiono per acquistare la droga sul mercato clandestino. A cascata discende il sovraffollamento delle carceri stracolme di topi d'auto e d'appartamento. Le carenti condizioni igenico-sanitarie in cui vivono hanno favorito la diffusione di gravissime malattie infettive, i cui costi ricadono sulla collettività, complicando ulteriormente la situazione carceraria e alleggerendo le casse della Sanità.

La sintesi del pensiero libertario e della valutazione dell'impatto sociale ed economico della tossicodipendenza si realizza nel concetto di riduzione del danno.

Preso atto che le attuali strategie etico-poliziesche relative alla tossicodipendenza hanno storicamente fallito, un possibile progresso potrebbe essere rappresentato da una svolta pragmatica. Invece di limitarsi a condannare e scomunicare tutto e tutti (atteggiamento che non ha impedito forse ad un solo potenziale tossicodipendente di diventarlo) si potrebbero sperimentare delle misure che consentano al tossicodipendente di reperire l'eroina ad un prezzo reale, che limitando il suo esagerato bisogno di soldi non lo costringa a rubare tanto, che non lo faccia morire di overdose, che non lo costringa ad iniettarsi insieme all'eroina anche l'HIV, l'epatite virale.

In questo modo ci si troverebbe di fronte ad un soggetto ancora recuperabile, sicuramente più del tossicodipendente sieropositivo pluripregiudicato sul quale qualsiasi intervento parte sconfitto. La popolazione si avvantaggerebbe della pressoché totale scomparsa della microcriminalità, la malavita organizzata perderebbe i facili guadagni dovuti all'effetto moltiplicatore del mercato clandestino.

È chiaro che il fenomeno ha molte altre implicazioni di cui si può e si deve discutere ampiamente, ma siamo sicuri che continuare a dire no sia l'atteggiamento più consapevole?

Gio.Le.


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