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Quaderni di Quartucciu
Anno III - Numero 13 - Ottobre 1999
 


Trascrizione di una lettera (anonima) giunta in redazione :


QUARTUCCIU, 19 / 08 / 99

CARO QUADERNO DI QUARTUCCIU,
APPROFITTIAMO DI QUESTO SPAZIO, PER ESPORRE UN PROBLEMA COMUNE A TANTI NOSTRI COMPAESANI: LA DISOCCUPAZIONE.
SIAMO DUE RAGAZZE MOLTO GIOVANI, PER DIRE LA VERITÀ, MA CHE HANNO GIÀ CAPITO QUALI SIANO LA POCHE OPPORTUNITÀ CHE IL COMUNE CI OFFRE.
C'E MOLTISSIMA GENTE CHE FAREBBE DI TUTTO PER OTTENERE UN PICCOLO IMPIEGO, MAGARI MODESTO, E C'È PURE CHI, DAGLI "ALTI GRADINI DEL POTERE", PREFERISCE "AIUTARE" PERSONE CHE CHIEDONO SOLO UN BUONO PER PARTECIPARE A UNA GITA, SENZA PENSARE ALL'ONESTÀ DI CHI VUOLE GUADAGNARSI UN PEZZO DI PANE LAVORANDO.
QUESTA LETTERA NON VUOLE ESSERE PROVOCATORIA, MA SE LO SARÀ, ALLORA SIGNIFICA SOLO UNA COSA: QUELLO CHE ABBIAMO SCRITTO È LA PURA VERITÀ E PERSINO VOI, CARI ASSESSORI, VE NE SIETE RESI CONTO.
A QUESTO PUNTO CI CHIEDIAMO PERCHÈ NON FACCIATE QUALCOSA PER BILANCIARE I VOSTRI "SOSTEGNI" (ECONOMICI, S'INTENDE, NON MORALI) NEI CONFRONTI DEGLI ABITANTI DI QUARTUCCIU.
SE DOBBIAMO FARE UN PARAGONE, I KOSSOVARI STANNO QUASI MEGLIO DI NOI: MA DOVE SIAMO, IN KOSOVO O IN ITALIA?
C'È UN QUESITO POI CHE NON RIUSCIAMO A RISOLVERE: PER POTER LAVORARE, DOBBIAMO INCATENARCI ALLE PORTE DEL COMUNE (COME QUALCUNO GIUSTAMENTE HA GIÀ FATTO), OPPURE È NECESSARIO AVERE UN COGNOME CHE TI GARANTISCA LA CLASSICA "SPINTA" (CHI VUOLE CAPIRE, CAPISCA) ?
GRADIREMO UNA GENTILE RISPOSTA, E VI RINGRAZIAMO PER LA POCA ATTENZIONE CHE SICURAMENTE CI AVETE CONCESSO.

FIRMATO
DUE RAGAZZE DI QUARTUCCIU

C & R

P.S.: SE LA CESTINATE AVETE PAURA DELLA VERITÀ.


No, non è paura della verità: chi è libero non ha paura della verità.
«E liberi liberi siamo noi....»

« .... però liberi da che cosa? »
di Gianni manis

Non so se vi sia mai capitato di ricevere una lettera, un messaggio o una telefonata da parte di qualcuno/a che, nascondendosi dietro l'anonimato, un nome da fumetto o un lungo silenzio, ferisce la dignità vostra e delle persone a voi care, denigra il vostro modo di vivere e di intendere la vita negli aspetti più profondi, anche intimi. A me, almeno da fine luglio, sta capitando così spesso che mi preoccupo quando spengo il telefono: "e se poi Nonna Papera o l'Uomo Ragno mi chiamano?". Va da se che quando in redazione è arrivata la lettera delle «due giovani C.&R» ho avuto una strana sensazione di accerchiamento: "Ginko, anche qui!".
E' passato tanto tempo da quando ho scritto il mio ultimo articolo e per scuotermi dal torpore ho assunto l'incarico di rispondere alla lettera delle due giovani lettrici. Ma, come cantava il buon Edoardo Bennato in un disco di mille fa, io di risposte non ne ho.... Io ho soltanto scritto qualcosa dedicato ad un passato che, siccome è già passato, non ritorna più; dedicato a quelli che.... la libertà di dire, fare, baciare. Dedicato a me.

G.Ma.

Le idee e i «grandi discorsi» non hanno mai risolto un problema, è vero; ma di contro, le sole azioni -ancorché siano "buone azioni"- spesso riescono soltanto a mandare tutto all'aria: bene e male, bello e brutto. Amici e nemici.
Sono convinto che occorrano coraggio e capacità per far seguire al "dire" il "fare", e che, invece, una gran faccia tosta sia più che sufficiente per far seguire al "fare" il "dire", il giustificare.
Con questo non voglio dire che si nasce in un modo e così si resta tutta la vita! No, credo che siano le situazioni nelle quali ci veniamo a trovare a dare il "la" al tipo di comportamento che assumiamo.
Però lo stile no, quello o ce l'hai o non ce l'hai. E, in buona sostanza, non posporre "dire" e "fare"è una questione di stile, di buon gusto.

Uguaglianza: È il principio per il quale tutte le donne e gli uomini hanno gli stessi diritti e doveri davanti alle leggi e alla morale, senza distinzioni né privilegi.

Libertà: È la condizione o lo stato di chi, di ciò che, non subisce controlli o costrizioni, non è sottoposto ad obblighi, impegni, legami. Diviene valore, e valore universale di tutte le donne e gli uomini, nel momento in cui essa diventa aspirazione disattesa.

Nella coppia uguaglianza-libertà la preminenza deve essere assegnata alla libertà.
Credo, infatti, che questo valore contempli anche l’altro, mentre il viceversa non è mai vero: l’uguaglianza è uguaglianza e mai potrà contemplare la diversità, ovvero la libertà di non essere uguali.

Ma la sola libertà non può garantire un ordine sociale. La libertà pone ogni singolo individuo al vertice della scala dei valori, e degli interessi della comunità. E, visto che la libertà ha in se l’uguaglianza, non vi è nessuna ragione per la quale un individuo debba stare “più al vertice della scala dei valori” di un altro.
Neanche a dirlo, questo è foriero di contrasti tra gli individui, egocentrismo, invidia e altri sentimenti che, nella nostra società, sono -convenzionalmente?- considerati negativi. Nel Burundi o in Papua Nuova Guinea non lo so, e -a dirla tutta- neanche mi interessa.

Ecco che allora, affinché libertà non comporti anarchia, è necessario un altro valore, la solidarietà, in forza al quale ogni individuo di una collettività di individui si impegni affinché siano garantite pari opportunità e giustizia sociale ad ogni altro, senza distinzioni né privilegi.
Quanto detto finora è il sunto dei valori libertari in cui credo, valori libertari certo vissuti da Cattolico credente e praticante, ma anche da laico, riformista e garantista, quale mi ritengo; è il sunto dei valori e delle idee che accomunano tutti Noi che siamo Quaderni di Quartucciu, il massimo comun divisore dei valori e delle idee che ciascuno di Noi ha portato con se nel nostro grande progetto comune, e con le quali abbiamo fatto e continueremo a fare il nostro giornale.

In base a queste nostre idee e alla nostra coerenza ad esse vogliamo che vengano giudicate le nostre azioni, non in base alle mille “errate interpretazioni” che possono darsi del nostro operato.
In (buona) fede

Gianni Manis

PostScriptum.
La libertà teme soltanto una cosa: la perdita di se stessa.
E credo che un po' della libertà di tutti venga meno ogni volta che qualcuno/a -noi compresi, s'intende- decide di non volersi assumere le proprie responsabilità, di dire, fare (baciare).
Per questo -e la paura della verità non c'entra niente- Quaderni di Quartucciu non pubblicherà più alcuna lettera non firmata.


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