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Quaderni di Quartucciu
Anno III - Numero 14 - Dicembre 1999
 

 

Duemila e... oltre

UN VECCHIO NUOVO MATERIALE

L’uso del legno come materiale da costruzione ha origini antichissime: tecnologie avanzate del legno erano diffuse già presso le antiche civiltà. Esso, però, fu sempre condizionato dalle condizioni climatiche dell’ambiente e dalla più o meno facile reperibilità del materiale.

Queste difficoltà, oggi, sono facilmente superate grazie allo sviluppo tecnologico. Trattamenti preventivi contro l’attacco di funghi e insetti, infatti, proteggono il legno anche in condizioni ambientali particolarmente severe. D’altra parte la prefabbricazione su scala industriale rende ormai il legno particolarmente vantaggioso, data la sua leggerezza (circa 15 volte più leggero dell’acciaio e 4 o 5 volte del cemento armato) e la conseguente facilità di trasporto e di assemblaggio, senza l’impiego di personale qualificato. Tutto ciò va a vantaggio della rapidità di costruzione e consente di realizzare forti economie, stimate attorno al 10%, rispetto all’utilizzo del mattone o del calcestruzzo. Anche da un punto di vista tecnico le potenzialità di questo materiale sono ormai elevate e competitive. Il perfezionamento della tecnologia del legno lamellare consente, infatti, di realizzare travi lunghe oltre 100 metri e aventi resistenze decisamente superiori (oltre il 20%) a quelle delle comuni travi in legno. La valutazione della resistenza caratteristica, poi, è codificata dalle normative vigenti non presenta più il carattere di aleatorietà del passato.

Incollando a caldo e sotto pressione delle tavolette sottili, selezionate in modo che non presentino nodi o malformazioni (dette appunto "lamelle") si ottiene un elemento compatto avente caratteristiche elasto-resistive nuove, rispetto a quelle originarie. Ed è proprio la particolare compattezza del legno lamellare che ne limita l’infiammabilità ne rallenta il processo d’attacco del fuoco. Con l’uso di impregnanti, poi, tale rallentamento porta a tempi così elevati che il rischio può essere confinato entro limiti più che accettabili. Peraltro le travi in legno, sottoposte ad elevate temperature subiscono deformazioni molto limitate rispetto a quelle che si manifestano pericolosamente negli elementi in acciaio, nelle stesse condizioni.

Eppure in Italia - forse perché non è mai esistita una vera e propria tradizione del legno (ad eccezione delle zone alpine) - questo tipo di architettura non ha una larga diffusione come in altri Paesi. Se è vero che in quest’ultimo decennio il lamellare ha trovato applicazione, anche da noi, nella costruzione di palazzetti dello sport, sale congressi e ponti, in Germania e in Francia, dove il suo impiego è molto più diffuso, esso viene utilizzato anche per capannoni industriali, officine, autorimesse, ecc.

Forse una più incisiva campagna di promozione e una maggiore informazione, anche in ambito universitario, concorrerebbe a superare quei limiti culturali che tolgono al legno un ruolo di prim’ordine nel panorama costruttivo; forse servirebbe a riabilitare un materiale capace di effetti estetici di grande pregio, data la sua natura "viva", e in grado di inserirsi, con indiscutibile armonia, nell’ambiente circostante consentendo, inoltre, di realizzare all’occorrenza strutture provvisorie, amovibili, facilmente ricuperabili e montabili in luoghi diversi.

Una versatilità di progetto e d’impiego che forse meriterebbe maggiori considerazioni.

M.M.


MORTALITA’ E DISEGUAGLIANZA DI GENERE.

Tra noi occidentali esiste la convinzione che in tutto il mondo nascano più donne che uomini ma questa è una situazione attuale ed esclusiva dell’Europa e del Nord America.

Alla nascita i maschi sono più numerosi delle femmine in qualunque parte del mondo: nascono circa 105 o 106 bambini ogni 100 bambine e se una differenza si viene a creare, è solo posteriormente alla nascita e coincide con una particolare qualità dell’alimentazione e dell’assistenza medica come con particolari condizioni sociali e ambientali. L’occupazione remunerata, in contrasto con il lavoro domestico non retribuito, può migliorare la condizione della donna innanzi tutto perché il lavoro esterno garantisce un reddito, che è un mezzo di sostentamento sul quale fare affidamento, ma anche perché il lavoro retribuito attribuisce rispetto sociale e migliora lo status, permette di acquisire quei diritti che rendono meno vulnerabile e precaria la posizione economica e aiuta a conoscere il mondo esterno alla famiglia.

I fattori di carattere economico, socio - culturale, religioso ecc. contribuiscono alla sopravvivenza, al miglioramento (o al peggioramento) delle condizioni di vita delle donne che hanno ormai capito di non dover restare passive e inattive di fronte alla loro sorte e ai problemi del mondo e hanno capito di essere dei soggetti che, con la loro attività e le loro lotte, possono contribuire pienamente allo sviluppo mondiale.

La IV conferenza ONU di Pechino sulle donne ha sancito che la piena e attiva partecipazione delle donne è determinante per uno sviluppo realmente sostenibile e che tale partecipazione richiede una trasformazione delle relazioni tra uomini e donne.

Le donne dovrebbero far sentire la loro voce all’interno dell’ambito familiare e nella vita di tutti i giorni. Purtroppo nella nostra società occidentale si sente troppo spesso parlare di abusi, di sfruttamento e di maltrattamenti nei confronti delle donne.

Nonostante il lavoro retribuito e le modifiche apportate alle leggi, le donne non hanno conseguito molti vantaggi, infatti, al lavoro in casa si è aggiunto quello fuori casa, producendo molte volte solo un aumento di fatica e nessun aumento di considerazione. La mancanza di considerazione è dovuta spesso alle stesse donne che un po’ per convenienza, un po’ per stupidità, presentano un immagine di se stesse non troppo edificante. Spesso gli uomini non hanno considerazione delle donne e del loro lavoro, ma questo accade anche perché le loro madri non li hanno educati ad averne. Non si può attribuire tutta la responsabilità della differenza di genere agli uomini; se le donne per prime non assumono coscienza della propria identità, la situazione non potrà cambiare e rimarrà solo argomento di lamentela e di riflessione di pochi.

Francesca Loi