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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 15 - Febbraio 2000
 

 

AFFARI E DINTORNI
di Marco Fadda

 

Oramai da tempo ci troviamo in una situazione in cui l'economia americana scandisce i tempi dell'economia mondiale e quindi di quella italiana. Questa regola non è venuta meno neppure con l'inizio del nuovo millennio e difficilmente s'intravede la possibilità di un mutamento di siffatta situazione che caratterizza nel bene e nel male l'economia dell'era della globalizzazione. Molti si chiedono il perché.

Il motivo principale è sicuramente dovuto allo strapotere del dollaro che si dimostra sempre più "moneta mondiale". La forza del dollaro deriva essenzialmente dalla forza dell'economia americana che è in continua crescita da oltre dieci anni. All'orizzonte appaiono però evidenti segnali di una ripresa inflativa che la Federal Reserve (banca centrale americana) dimostra comunque di saper gestire al meglio, sgonfiando l'eccesso di consumo e moderando la forza degli investimenti attraverso adeguate politiche monetarie restrittive (rialzo dei tassi d'interesse). Il prossimo rialzo sarà probabilmente l'ultimo, anche se qualche tensione sul fronte dei prezzi sarà possibile fino a quando il mercato del lavoro non inizierà a perdere qualche colpo, moderando la crescita dei salari.

Dall'altra parte del mondo il Giappone continua a riservare sorprese positive, ma convince poco sulle basi della ripresa, che non è stabile e sana.

Borsa di MilanoIn Europa, è lo scenario di finanza pubblica quello cruciale per la determinazione della crescita della capacità di spesa dei consumatori e quindi dell'economia. La ripresa economica si sta lentamente concretizzando. Esistono ancora differenze tra il grado di crescita delle economie più virtuose (Spagna e Francia) e di quelle in ritardo (Italia e Germania). Tuttavia anche il nostro paese mostra segnali abbastanza confortanti. Stanno aumentando i consumi privati e le spese per investimento. Il settore manifatturiero segnala un incremento della produzione mentre crescono anche le esportazioni. Il tasso tendenziale di crescita del PIL che si registrerà nell'anno in corso sarà vicino al 2-2,5% con un rapporto deficit/pil intorno all'1,4%. Nonostante le recenti tensioni inflative causate dall'aumento del prezzo del petrolio, il pericolo inflazione non sembra preoccupare né il Governo Italiano né la BCE (Banca Centrale Europea). L'idea di accompagnare l'eventuale surriscaldamento delle economie europee con un aumento dei tassi è stata implementata dalla BCE più come segnale di credibilità che come risposta ad un reale pericolo di tensioni inflative.

Che dire poi dell'euro? Quali sono le principali ragioni che hanno portato ad un così forte indebolimento della valuta europea dopo la ripresa che aveva avuto contro il dollaro? Mentre all'inizio del 1999 la debolezza dell'euro contro il dollaro era dovuto chiaramente alle differenti performance delle rispettive economie (con sorprese positive negli USA e delusione nel Vecchio Continente) e alla simultanea inversione nelle aspettative dell'andamento dei tassi d'interesse, queste spiegazioni ora non bastano più. Le attese sull'economia americana sono migliorate, ma lo stesso vale per quelle sull'economia europea: di conseguenza, le attese sulla politica monetaria della BCE sono state riviste anche notevolmente. Ma allora da dove proviene questa debolezza?

I fondamentali economici, che tradizionalmente influenzano i mercati delle valute sono chiaramente più favorevoli in Europa che non negli Stati Uniti. Il deficit USA è circa il 4% del PIL, mentre i membri dell'UEM hanno un surplus dello 0,5% del PIL. Inoltre i rischi d'inflazione sono più forti negli Stati Uniti che non nella zona Euro in questa fase iniziale del ciclo economico.

Lo sfasamento temporale della crescita economica della Germania rispetto agli altri paesi dell'Unione non può essere il solo a dare la spiegazione degli attuali tassi di cambio euro/dollaro.

I timori nati in Germania sulla difficoltà di gestire la politica monetaria in modo coerente per tutti i paesi membri. Il "fascino" del mercato statunitense. Tutti questi fattori hanno concorso a portare il tasso di cambio euro/dollaro ai livelli attuali.

Da non trascurare l'impatto di internet sull'economia Europea. Oggi gli Europei che utilizzano internet sono circa il 12% della popolazione contro un 26% degli Americani; entro il 2003 si prevede una penetrazione in Europa del 40% contro un 62% degli USA. I settori che beneficeranno maggiormente di questa trasformazione saranno sicuramente quello delle telecomunicazioni e dei fornitori dei sistemi di rete fissa e mobile e dei protocolli internet. I titoli maggiormente posizionati nel settore delle telecomunicazioni sono sicuramente Deutsche Telekom, France Telecom, Vodafone-Mannesmann e Telecom Italia. Fra le società attive nella produzione di apparecchiature per telecomunicazioni si evidenziano maggiormente Nokia ed Alcatel. Il potenziale di queste società sta nel continuo aumento degli abbonati ad internet e degli utenti GSM, e nel fatto che i diversi operatori stanno continuando ad espandere e potenziare la capacità delle loro reti per offrire servizi sempre più innovativi ai loro clienti.

Della ripresa economica Europea potrà beneficiarne anche il settore auto, fra cui segnaliamo Daimler Chrysler. Oggi le quotazioni del titolo scontano l'insuccesso commerciale di Smart. Un eventuale accordo con una casa automobilistica Europea (v. FIAT) per la produzione di una macchina di bassa cilindrata (anello debole della catena Daimler) darebbe forza alle quotazioni.

Per quanto riguarda più da vicino i titoli della borsa nostrana, fino ad ora i temi principali che hanno guidato i recenti rialzi sono stati le telecomunicazioni, internet e l'editoria e così continuerà ad essere ancora per alcuni mesi. Un altro settore da privilegiare è prima di tutti quello assicurativo che beneficerà della nuova normativa fiscale in tema di fondi pensione.

Marco Fadda


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