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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 15 - Febbraio 2000
 

 

Intervista a Vincenzo Tiana, presidente della Associazione per il Parco del Molentargius.

INGEGNERE E AMBIENTALISTA
di Marco Melis

Lei è Presidente dell'Associazione per il Parco del Molentargius che opera da ormai 12 anni, in difesa di questo importante ecosistema; quali furono gli obiettivi iniziali e quali sono, oggi, quelli centrati ?

L'Associazione si è costituita nel 1988 con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica, e soprattutto le istituzioni, verso la costituzione del Parco del Molentargius-Saline-Poetto, e di sviluppare ricerca sul campo naturalistico che, in tutti questi anni, ha portato a numerose pubblicazioni che, poi, sono servite per un dialogo con le scuole, con le Istituzioni, ma anche con il mondo tecnico-scientifico. Noi presentammo la prima proposta di Parco, nell'87, quando ancora non si parlava di Parco Regionale. Essa servì anche per definirne meglio i contorni; tanto è vero che il Consiglio Regionale quando, due anni dopo, varò la Legge Quadro n° 31 sulle aree protette, per l'istituzione di riserve marine e naturali, accolse le nostre proposte: se noi andiamo a vedere la delimitazione del Parco che noi facemmo nell'87 e quella approvata dal Consiglio regionale lo scorso 26/01/99 - a parte alcuni aspetti formali - troviamo un'evidente continuità. Il risultato è stato, perciò, sicuramente positivo, visto che tale proposta aprì il dibattito su un ecosistema più ampio: fino a quella data si parlava, invece, solo del Bellarosa minore e della parte più propriamente naturalistica.
Il futuro Parco del Molentargius - CagliariQuesto non vuol dire che, in questi anni, tutto sia filato liscio: ci sono stati momenti di crisi e di dibattito, anche aspro, e numerosissime sono state le proposte tendenti a stravolgere lo stagno: ricordo, ad esempio, la proposta di svincolo direttamente sul Viale Marconi, con un pezzo sul Bellarosa Minore, davanti alla Carrefour, come attacco della nuova 125. Lo svincolo non è stato realizzato ed oggi c'è solo l'ingresso al Carrefour dal Viale Marconi; furono proposte, anche, una grossa strada nella zona di "Medau su Cramu" e il taglio delle saline.
Nell'88 il Ministero dell'Ambiente decise lo stanziamento di 120 miliardi, che servì ad aprire grandi speranze. Purtroppo oggi vediamo come le dinamiche di impresa abbiano portato al blocco dei lavori di risanamento. Dall'87 a oggi sono trascorsi 13 anni e ancora non si vive il Parco.
Quindi, c'è un itinerario abbastanza travagliato: molti sono stati i risultati positivi, soprattutto in termini di consenso, ma ancora moltissime sono le cose da fare, e spero che non predomini la rassegnazione alle numerose difficoltà.


Spesso, la figura dell'ingegnere, viene contrapposta a quella dell'ambientalista! Lei, personalmente, trova difficoltà a conciliare le due "anime" apparentemente antitetiche?

Chiaramente fare l'Ingegnere e presiedere un'Associazione vuole dire anche porsi dei limiti per ciò che riguarda alcune attività. Non a caso, nello Statuto Costitutivo dell'Associazione, io stesso chiesi di introdurre il divieto di assumere, da parte del Presidente, incarichi professionali nell'area del Molentargius; e ciò, per mettere in chiaro che un'Associazione non può essere strumentale all'attività professionale. D'altra parte, penso che, di fatto, la competenza di Ingegnere possa apportare un contributo tecnico importante alla stessa associazione.


Dal 1977 lo stagno è assoggettato alla CONVENZIONE SULLE ZONE UMIDE DI IMPORTANZA INTERNAZIONALE firmata a RAMSAR (Iran) il 2 febbraio del 71; ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, il notevole pregio di quest'area dal punto di vista naturalistico. Quali sono le ricchezze naturalistiche che vi si possono vedere?

La Convenzione di Ramsar fu firmata nel 71, e stabilì alcuni criteri di ricchezza di fauna e, soprattutto, di uccelli acquatici, per la salvaguardia delle zone umide a livello internazionale. Molentargius fu inserito nelle aree protette perché soddisfava, in maniera esaltante, tali criteri. Oggi questa ricchezza faunistica si è arricchita ulteriormente perché è aumentato il numero totale di specie, pur non presenti contemporaneamente. Inoltre nella primavera del 93, c'è stato il grande evento della nidificazione dei fenicotteri che ha portato all'attenzione internazionale l'area del Molentargius ed ha confermato la scelta di inserirla nella Convenzione di Ramsar.


Il Molentargius, con i suoi stagni e le sue saline, incastonati nell'area urbana, trova eguali solo nella Baia di Dublino. Cosa si sta facendo per stimolare ulteriormente la sensibilità collettiva?

La vicinanza all'area urbana non dà, al Molentargius, quel carattere di eccezionalità che le compete; mentre in altre parti d'Italia o del mondo per vedere le stesse cose bisogna percorrere sentieri a piedi e fare chilometri, in questo caso si è raggiunto un tale livello di confidenza che non sempre si è portati ad apprezzare questa ricchezza faunistica. Solamente gli esperti che conoscono bene il panorama europeo, quali Smart, Johnson, hanno messo in evidenza come questa vicinanza, e anche la nidificazione dei fenicotteri in un area urbana, sia un fatto non solo eccezionale ma proprio straordinario, che non si è verificato in nessuna altra parte. Ed è, appunto, la nidificazione dei fenicotteri che ha fatto riscoprire ai cagliaritani lo stagno anche dal punto di vista naturalistico. Quindi, se da un lato, la presenza in area urbana, dava quel senso di confidenza riguardo allo stagno quale elemento di paesaggio, la nidificazione ha fatto accrescere in maniera esponenziale l'interesse naturalistico: l'abbiamo vissuto in prima persona: sul cavalcavia di via dei Conversi son venute decine di migliaia di persone. Abbiamo raccolto 35000 firme e quindi, pensando anche a tutti quelli che non hanno firmato, è facile avere la dimensione del fenomeno. Penso che questo evento abbia accresciuto anche la sensibilità delle Istituzioni e la possibilità di fare, poi, il Parco. Teniamo anche conto che il Consiglio Regionale, l'anno scorso ha decretato solamente due Parchi regionali: penso che tutto questo lavoro abbia fatto sì che, naturalmente, il primo parco regionale istituito, fosse proprio quello di Molentargius. Il secondo è quello di Porto Conte.


Quali sono gli strumenti urbanistici che, attualmente, tutelano Il Molentargius? La Legge 431 dell'85 parla di "tutela unitariamente intesa", e considera la "conservazione" come un qualcosa di diverso da "cristallizzazione". Tutela e valorizzazione sono visti come "due momenti confluenti nell'unico impegno che siamo chiamati ad assolvere". Cosa si può fare, allora, per accorciare le distanze tra la gente e le bellezze dello stagno?

Oltre alla convenzione di Ramsar, ci sono strumenti più propri, che riguardano il Molentargius: il primo Piano Paesistico della Sardegna riguarda infatti tutta l'area fino a Monte Urpinu. E' evidente, quindi, che fin da allora - il piano è del 1975 - non a livello dell'opinione pubblica ma a livello dei tecnici e delle persone almeno più attente, c'era la consapevolezza del valore anche paesistico oltre che naturalistico del Molentargius. Se poi sovrapponiamo al Piano Paesistico, la dichiarazione di preminente interesse pubblico, la Legge 31 che ha indicato quest'area come riserva, e la successiva istituzione come parco, abbiamo una somma di strumenti che salvaguardano il territorio; questo però, a onor del vero, non ha impedito la trasformazione del territorio in quanto la pressione urbana, dal lato Cagliari, dopo che è stato realizzato Genneruxi e il quartiere del Sole, e dal lato Quartu, nel momento in cui si sono ridotte le aree edificabili tra viale Colombo e via della musica, ha portato a edificazioni abusive, in contrasto col Piano, nella zona di "Medau su Cramu" e nella zona di "Is Arenas". L'abusivismo è stato forte, soprattutto, dall'83 quando è stata preannunciata la legge di condono. Fortunatamente l'area è vastissima: sono 250 ettari, per cui, nonostante la pressione urbana, nonostante la pressione anche inquinante intorno, c'è un nucleo centrale che si è salvaguardato e che adesso è, appunto, quello compreso nel Parco. Per quanto riguarda la valorizzazione credo che le leggi di tutela non siano in contrasto con essa, tant'è vero che il progetto di 120 miliardi è rivolto proprio alla valorizzazione del territorio, permanendo la tutela e la salvaguardia; si tratta di organizzare i due momenti in modo opportuno.


Ritiene possibile una ripresa dell'attività delle saline? Quelle stesse saline che in passato furono risorsa occupazionale e interesse turistico, tanto da entrare a far parte delle guide turistiche della città?

L'attività delle saline, con il colore caratteristico delle caselle salanti e quello dei bacini evaporanti, veniva vista già nel Piano Paesistico come un elemento che crea paesaggio e, quindi, in qualche modo, come una ricchezza dell'ecosistema; anche da un punto di vista ecologico, poi, l'attività Saline di Cagliaridelle saline è importante perché la movimentazione delle acque sta all'origine delle tante nicchie ecologiche che conferiscono diversità all'ambiente e alla fauna. Infine, il movimento delle acque che deriva dall'attività produttiva delle saline, può addirittura - questa è la mia opinione - rendere lo stagno più compatibile con i vicini quartieri urbani: acque stagnanti, o addirittura acque fognarie, porterebbero, infatti, ad una proliferazione di insetti tale da creare un effetto di insostenibilità per i quartieri vicini. Nel tempo, tutto il territorio ha subito numerose trasformazioni. A questo punto, abbandonare a se stesso questo antico ecosistema potrebbe generare problemi di convivenza, che inevitabilmente ridurrebbero il consenso. Per evitare certi problemi questo sistema ha bisogno di una gestione continua. Ecco perché pensiamo che sia decisiva la ripresa delle saline.


Il Comune di Quartu S.E. ha avanzato alcune proposte d'intervento tra le quali la realizzazione di sentieri attrezzati fruibili anche da disabili con trasporto in loco mediante pulmini ecologici funzionanti a batteria o a gas metano e la sistemazione, lungo i percorsi, di punti di avvistamento realizzati mediante pareti vetrate rivolte verso gli specchi d'acqua. Può essere un modo efficiente per conciliare gli intenti di valorizzazione del Parco con quelli rivolti al superamento delle barriere architettoniche e all'integrazione del disabile , non crede?

Qualunque iniziativa dei Comuni e della Provincia che porti ad una valorizzazione e alla fruizione di questo territorio, è certamente utile e auspicabile; occorre, però, andare per gradi. Infatti adesso bisogna rendere fruibili dei percorsi un po' per tutti, poi si potranno fare anche per particolari categorie. Nel progetto di recupero del Ministero dell'Ambiente sono previste -e sono finanziate- tutta una serie di opere: l'orto botanico, gli osservatori per la fauna,… . Purtroppo non sono ancora state realizzate, come non sono state realizzate le aree verdi lato Cagliari, nel senso che esistono delle aree verdi già finite, che sono praticamente inutilizzate perché manca il soggetto gestore. Noi auspichiamo che i comuni interessati: Selargius, Quartucciu, Cagliari, Quartu e la Provincia si mettano finalmente d'accordo per costituire il consorzio di gestione. Nel frattempo, ben vengano le iniziative di "valorizzazione", purché non si traducano in azioni di disturbo!

Genti Arrubia - Fenicotteri

L'amministrazione comunale di Cagliari sta realizzando una passerella pedonale che si snoda intorno allo stagno, ai piedi di "Monte Urpinu", proprio accanto ai siti di nidificazione del fenicottero. E' possibile che questo intervento, anche in futuro, allontani il fenicottero verso altre zone?

Per quanto riguarda la sistemazione di Terramaini noi siamo d'accordo sul fatto che questa "cerniera" tra la città e lo stagno, possa diventare una passeggiata a patto che si permetta di nuovo la crescita del canneto e quindi ci sia nuovamente un elemento di separazione. E' chiaro che tutte queste passerelle -il lungo stagno, il lungo canale, la passeggiata, …- presuppongono che nella memoria collettiva dei cagliaritani il Terramaini non venga vissuto come il canale di Mammarranca, come luogo del degrado. E non è semplice per un cagliaritano pensare di poter andare a fare passeggiate lungo Terramaini. La scommessa è che a Terramaini non affluiscano più scarichi fognari, che non sia più un canale di acque luride e quindi che possa essere rimesso in vita. Non è semplice perché Terramaini ha il fondo piatto a meno due metri, comunica col mare, è lungo più di nove chilometri, e dunque l'effetto di marea non garantisce un sufficiente ricambio delle acque. Ecco che allora il problema di Terramaini -ma anche di tutti i canali che affluiscono verso lo stagno: Riu Mortu, il Rio di Selargius, il Rio Is Cungiaus- è che ha bisogno di una continua manutenzione. In linea generale predomina l'elemento gestione, che non può essere suddiviso fra le diverse autorità competenti per territorio.. Il Molentargius non è uno stagno come Colostrai, talmente fuori dalle pressioni urbane per cui si può anche non farci niente e quello ha una sua dinamica naturale. Il Molentargius è un sistema idrologicamente molto complesso -integrato com'è con le saline e con la spiaggia del Poetto- che dal punto di vista gestionale e normativo ha bisogno di un apposito consorzio dei vari Enti territoriali interessati, di appositi strumenti urbanistici e della istituzione del Parco.

GRAZIE !

Marco Melis
mr.melis@tiscalinet.it

 


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