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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 16/17 - Giugno 2000
 

 

Agricoltura biologica.
Cosa è, chi la fa, chi la consuma.
di Giorgio Ledda

Per parlare di agricoltura biologica è necessario rifarsi al concetto più ampio di sviluppo sostenibile. È ormai diventato evidente che la via allo sviluppo che il mondo ha seguito nell’era industriale e postindustriale non è più proponibile, perché basata sull’assunto che le risorse naturali siano inesauribili (animali da cacciare, foreste da abbattere, petrolio da estrarre, mari da inquinare). Eppure tutti noi ormai sappiamo che non è così. Il petrolio finirà nel giro di alcuni decenni, i mari sono inquinati fino alle calotte polari ed il deserto e le discariche si contendono la terra strappata alle campagne, mentre treni e navi fantasma, colmi di rifiuti tossici, vagano per il mondo in cerca di un posto in cui rilasciare il loro carico di morte.

Il fenomeno non ha risparmiato il settore agricolo dove l’industrializzazione, con l’introduzione in modo massiccio della chimica e della monocoltura, allontanando le specie vegetali dal loro originario ciclo vegetativo per forzarle a produrre frutti più commerciabili in quantità maggiore ed in meno tempo (possibilmente fuori stagione), ha finito per produrre alimenti con un minor valore nutritivo e un costo maggiore in termini di salute pubblica e di devastazione ambientale.

Un capitolo a parte è rappresentato dall’ingegneria genetica; la selezione genetica esasperata era già riuscita a snaturare le specie vegetali accentuandone la produttività a danno magari della loro capacità di difesa dai fitopatogeni, creando colture che necessitano per arrivare a maturazione una grande quantità di pesticidi. L’ingegneria genetica introducendo nelle specie caratteristiche completamente estranee, apre la strada a sconvolgimenti di cui è impossibile valutare gli effetti a medio e lungo termine sulle catene alimentari e sull’equilibrio dell’ecosistema.

Perseguire uno sviluppo sostenibile significa valutare le azioni oltre che per i benefici o disagi immediati per l’uomo anche per gli effetti a medio e lungo termine sull’ambiente e quindi sui futuri abitanti della terra, secondo la convinzione che la Terra non è ciò che abbiamo ricevuto dai nostri padri ma ciò che dobbiamo lasciare ai nostri figli.

In agricoltura, che rimane la prima e principale forma di intervento dell’uomo sul territorio, questo significa adottare tecniche colturali che contribuiscano a mantenere in equilibrio l’ecosistema, assecondando la naturale capacità delle piante di produrre alimenti sani e di difendersi dagli attacchi dei parassiti.

Le piante infatti hanno dei nemici naturali, spesso degli insetti (fitofagi) che se ne cibano, arrecando danni al raccolto; tuttavia, in un ecosistema in equilibrio, anche questi insetti hanno dei nemici naturali, che ne impediscono la moltiplicazione oltre un certo limite. L’uso di pesticidi chimici poco selettivi, che eliminano qualsiasi forma di vita, elimina anche questi organismi antagonisti, privando l’ecosistema della sua naturale capacità di reazione e aprendo la strada talvolta allo scoppio di vere e proprie epidemie che hanno esiti letali per il raccolto.

La cura delle siepi, vero e proprio rifugio per un’infinità di organismi utili, ed in generale la difesa e l’aumento della biodiversità (il numero di specie animali e vegetali presenti in un ecosistema), aumentano le difese dell’ecosistema stesso, rendendo non indispensabile il ricorso alla chimica. È anche possibile intervenire per incrementare il numero di questi organismi utili allevandoli e lanciandoli in campo in grande quantità. Esistono anche degli insetticidi naturali altamente selettivi e poco tossici (derivati del piretro e oli naturali) che colpiscono il parassita con limitati danni all’ecosistema.

Parlando di fertilità del terreno è noto che alcune colture hanno la caratteristica di impoverire in modo particolare il terreno di alcuni elementi. La monosuccessione, cioè la ripetizione della stessa coltura sullo stesso campo per più raccolti successivi, finisce per impoverire il terreno sino alla desertificazione. La chimica consente di reintegrare le sostanze mancanti con l’uso di appositi concimi chimici, che per avere effetto immediato devono essere molto solubili, con il risultato che solo una piccola parte della sostanza viene assorbita dalle piante mentre l’altra finisce nelle falde.

La natura e la saggezza popolare suggeriscono invece di alternare quella coltura con un’altra che arricchisce il terreno proprio di quella particolare sostanza. È la tecnica della rotazione agraria, nota in Europa da diversi secoli e che in Sardegna si realizza con la tradizionale alternanza tra grano e fave; l’agricoltore biologico in questo modo spende meno soldi in concimi e si trova una terra che di anno in anno aumenta la sua fertilità, soprattutto se invece di raccogliere quella coltura ci passa sopra con l’aratro interrandola, in modo che tutta la sostanza organica torni alla terra (sovescio). E quando ce ne fosse bisogno soprattutto se l’azienda ha anche l’allevamento, il letame animale è sempre un ottimo concime a basso costo e per nulla inquinante.

L’agricoltura biologica offre quindi una serie di valide alternative all’uso dei concimi e dei pesticidi, senza rinunciare alla redditività ma con rispetto dell’ambiente.

L’agricoltore biologico è quindi un imprenditore che ha deciso di esercitare la sua impresa agricola in modo responsabile preoccupandosi di salvaguardare il capitale rappresentato dall’ambiente naturale, tutelare la sua salute e quella della sua famiglia, oltre che naturalmente di garantirsi un reddito dignitoso.

Il risultato di questo cambio di filosofia produttiva è un prodotto esente da residui tossici e ricco di tutti quegli elementi nutritivi che ha potuto accumulare crescendo in un ambiente sano e vitale, che possono in questo modo arrivare sulle nostre tavole ed estendere i loro benefici sul nostro organismo, che se ne avvantaggia non meno di tutti gli altri componenti dell’ecosistema.

È in quest’ottica che va visto il calo di produttività legato all’introduzione dell’agricoltura biologica, che si ripercuote sul prezzo di vendita e talvolta anche sull’aspetto meno accattivante del prodotto: ciò che paghiamo in più acquistando prodotti biologici ci viene abbondantemente reso in salute per noi e per il nostro ambiente.

Giorgio Ledda

 


 

S.O.S consumatori.

Tutto molto bello, ma davanti al bancone, magari con un prezzo leggermente più alto, chi ce lo garantisce che quel pacco di pasta racchiude in se tutte le virtù della tanto proclamata agricoltura biologica?

Già dal 1991 la Comunità Europea ha determinato con il Regolamento 2092 i criteri per l’attribuzione della qualifica di biologico ad un alimento. Questo regolamento prevede una serie di norme severissime che indicano le pratiche agricole consentite e istituisce un sistema di controllo che verifica continuamente con ispezioni ed analisi il rispetto del metodo biologico dalla semina allo scaffale. Questo compito è attribuito al Ministero per le Politiche Agricole che lo svolge attraverso Organismi di Controllo privati espressamente autorizzati e controllati, che rilasciano la certificazione di prodotto che pio noi troviamo indicata nell’etichetta.

Dal 19 aprile 2000, in applicazione del nuovo Regolamento CE 331 del 17/12/1999, i prodotti biologici saranno riconoscibili per un marchio unico europeo (le diciture cambiano a paese a paese) che renderà ancora più facile conoscerli ed imparare ad apprezzarli. (G.L.)

Convenzionale

Biologica

Filosofia produttiva

forzatura delle coltivazioni per ottenere la maggior quantità di prodotto fuori stagione capace di mantenere il suo aspetto invitante il più a lungo possibile.

rispetto del ciclo vegetativo delle piante che consente di ottenere un prodotto esente da residui tossici e ricco di nutrienti.

Aumento della fertilità del terreno

uso intensivo di concimi chimici altamente solubili

uso della rotazione colturale e del sovescio, apporto di sostanza organica o naturale quando necessaria

Lotta alle piante infestanti

uso intensivo di diserbanti chimici ad ampio spettro d’azione

tecniche di diserbo non inquinanti (pirodiserbo, diserbo manuale)

Lotta ai parassiti delle piante

uso intensivo di pesticidi chimici ad alta persistenza

uso di insetticidi naturali ipotossici a bassa persistenza, trappole e insetti antagonisti

Altro

selezione genetica mirata, preferenza per la monocultura.

valorizzazione del ciclo chiuso e della biodiversità

Effetti

rischi per la saluta degli agricoltori a contatto con sostanze altamente tossiche, rischi per la saluta dei consumatori derivanti da residui tossici sui prodotti in vendita, avvelenamento dell’aria, della terra e delle falde acquifere, devastazione del paesaggio, intossicazione della fauna selvatica, sensibile riduzione della biodiversità

miglioramento della fertilità del terreno, nessun rischio per la salute di agricoltori e consumatori, tutela dell’ambiente e del paesaggio rurale, sensibile aumento della biodiversità.

 


 

IL VECCHIO E IL BAMBINO
di F. Guccini

Un vecchio e un bambino si preser per mano
e andarono insieme incontro alla sera
la polvere rossa si alzava lontano
e il sole brillava di luce non vera,
l'immensa pianura sembrava arrivare
fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
e tutto d'intorno non c'era nessuno
solo il tetro contorno di torri di fumo.

I due camminavano, il giorno cadeva
Il vecchio parlava e piano piangeva.
Con l'anima assente, con gli occhi bagnati
Seguiva il ricordo di miti passati.
I vecchi subiscon le ingiurie degli anni
Non sanno distinguere il vero dai sogni,
I vecchi non sanno, nel loro pensiero
Distinguer nei sogni il falso dal vero.

E il vecchio diceva, guardando lontano,
"Immagina questo coperto di grano,
Immagina i frutti, immagina i fiori
E pensa alle voci e pensa ai colori.
E in questa pianura fin dove si perde
Crescevano gli alberi e tutto era verde,
Cadeva la pioggia, segnavano i soli
Il ritmo dell'uomo e delle stagioni."

Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
E gli occhi guardavano cose mai viste,
e poi disse al vecchio con voce sognante
"Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"


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