Ma
che bella città!
di Gaetano Savona
Difficilmente
si può avere vista più suggestiva di Cagliari di quella che si ha dal
mare: dal ponte del traghetto che attracca davanti alla via Roma si
può cogliere l'anima di questa città, il suo passato proiettato nel
presente e sicuramente presente nel futuro; si possono cogliere le profonde
contraddizioni così risalenti da sembrare naturali.
Immaginate
di essere sul suddetto ponte, è una di quelle tiepide giornate primaverili,
l'aria è limpida ed i contorni delle figure sono nitidi come in una
cartolina; guardate con me il Castello. Belle le mura e le torri. Ma
vogliamo entrare in Castello?
Ecco allora il degrado di un quartiere (anche se parlare semplicemente
di quartiere è riduttivo) i cui tentativi di recupero sono andati frustrati.
Perché?
I perché non sono
facili da individuare e il più delle volte sono indipendenti dalla volontà
dei castellani. Il comune si è infatti impegnato in una onerosa opera
di rifacimento delle strade, di recupero di quello che un tempo era
il ghetto degli ebrei, di recupero del bastione di Santa Croce, di recupero
di porta Cristina, di restauro della Cattedrale.
Infine ha provato
a smuovere i proprietari degli edifici fatiscenti del quartiere offrendo
contributi per coloro i quali avessero deciso il rifacimento delle parti
comuni di detti edifici (gli incentivi erano diretti a tutti i proprietari
di immobili in quartieri storici, e non solo ai castellani). Tuttavia
questa possibilità non è stata sfruttata per vari motivi, in primo luogo
la mancanza di soldi di molti privati, in secondo luogo per i rigidi
requisiti richiesti per accedere al contributo. Rimangono così in Castello
numerosissime abitazioni abbandonate e lasciate al degrado. Ma è riduttivo
affermare che è tutta colpa della presenza di immobili fatiscenti; infatti
anche l'accesso al quartiere non è dei più agevoli. Siamo sicuri che
i trasporti pubblici relativi al quartiere siano adeguati? Siamo sicuri
che quell'accenno di flusso turistico che si registra a Cagliari in
questi ultimi tempi non possa essere deviato all'interno delle mura?
Ed i commercianti del quartiere non sono forse lasciati troppo soli?
Ma
torniamo sul ponte della Tirrenia ed abbassiamo un po' lo sguardo, fino
ad incontrare i quartieri storici di Stampace e della Marina.
Fu una grande intuizione
di Ottone Baccaredda a portare la città verso il mare. Fu proprio quel
grande sindaco a volere far crollare i muri che separavano i quartieri
storici che all'epoca erano realtà separate, quasi piccole città nella
città.
Tuttavia a distanza
di un secolo Cagliari non è riuscita a realizzare quell'idea. La via
Roma è attraversata da vetture che spesso viaggiano fin troppo veloci,
al porto attraccano traghetti invece che imbarcazioni da diporto, fino
a qualche anno fa una rete metallica costituiva una squallida barriera
fra la città ed il mare.
Ma non bisogna perdere
la speranza, si inizia a parlare di un tunnel sotto la via Roma che
convogli il traffico, si inizia a parlare di uno spostamento dei traghetti
in un'altra zona del porto, si inizia a parlare di navi da crociera
e da diporto. Immaginatevi quello che un tempo era il salotto di Cagliari
ritornare a splendere e divenire luogo di incontro. Immaginatevi la
via Roma diventare una enorme Marina Piccola, con negozi, con il verde,
con lo spazio per organizzare manifestazioni culturali di ogni genere.
Scendiamo
ora dal traghetto; ammaliati dalla bellezza del mare camminiamo lungo
la costa verso su Siccu. Non sarebbe bellissimo il fronte del mare davanti
a Bonaria restituito alla città attraverso un opera di pulizia della
pineta? Un'idea di come sarebbe sfruttabile quel tratto di mare l'ha
data la organizzazione della gara del campionato di in-shore. Migliaia
di appassionati, provenienti da tutte le parti del mondo, appollaiati
sul lungo mare ad applaudire le loro gesta. Continuiamo a camminare
e ci imbattiamo nella fiera: sarà mai quel polo di attrazione per il
turismo creato da conferenze scientifiche? Qualcosa sembra si muova,
sono infatti in fase di realizzazione le strutture adatte ad accogliere
flussi più consistenti.
Proseguiamo la passeggiata,
ma siamo costretti a saltare un ampio tratto da molti anni zona militare
(limite invalicabile!), ed anche in questo caso non si può fare a meno
di pensare se non è anacronistico riservare una così importante ed ampia
parte del territorio all'esercito. Sicuramente i meriti delle forze
armate sono tanti, tuttavia forse è il momento di cercare nuovi equilibri
nella distribuzione del territorio. Anche in questo caso bisogna dare
atto al sindaco di provare a ricercare nuove soluzioni.
Raggiungiamo finalmente
il Poetto (dimentichiamoci per ora di Calamosca) ed anche in questo
caso siamo colpiti dal degrado, dalla sporcizia, dall'erosione della
spiaggia, dalla mancanza di sabbia. Anche in questo caso però è pronto
a scattare il piano di recupero. È previsto il ripascimento della spiaggia,
la chiusura al traffico del lungomare Poetto e la conseguente costruzione
di una strada un poco più interna sostitutiva di quella oggi utilizzata.
Si deve però pensare anche ai bagni pubblici, problema che si ripropone
senza mai trovare una soluzione definitiva, ai chioschi enormemente
frequentati la notte. Il lungo mare ben organizzato potrebbe diventare
una piccola Ibiza, con una vita notturna clamorosa in grado di attirare
migliaia di giovani turisti ogni estate. Si potrebbero organizzare manifestazioni
sportive sulla spiaggia di ogni genere, dal beach volley(già l'anno
scorso vi fu un torneo di pallavolo di risonanza internazionale) alla
vela passando per il calcio saponato ed il body bilding (un chioschetto
si è organizzato proprio in tal senso già dall'anno passato).
Giunti a questo
punto si deve fare una ulteriore riflessione: esistono le strutture
per accogliere un flusso così imponente di turisti come quello che sarebbe
possibile portare a Cagliari?
La risposta è no.
Però se è la domanda a creare l'offerta....
Se son rose fioriranno.
Gaetano
Savona