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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 18 - Luglio 2000
 

 


L'editoriale

di Gianni Manis


È tempo di amnistia

Qualche settimana fa, Papa Giovanni Paolo II ha rivolto l'appello, a tutti i governanti del mondo, affinché in questo anno giubilare abbiano a compiere un atto di clemenza nei confronti dei fratelli carcerati, una riduzione -seppur simbolica- della pena.

Nulla ci sarebbe da dire -è lo spirito Evangelico!- o ci credi e lo fai o non ci credi e non lo fai. Ma, in Italia, terra di Papi e predicatori, c'è clemenza e clemenza.

È tempo di distinguo, limitazioni e facile propaganda. Parte della sinistra (Ds) e parte la destra (An) -come spesso capita su temi garantisti- si trovano in perfetta sintonia.

Dai responsabili giustizia dei due partiti, Leoni per i Ds e Urso per An, arriva lo stesso inquietante messaggio: l'amnistia è una minaccia per la sicurezza dei cittadini e favorisce i ladri.

Chi dice questo si ritaglia il ruolo più comodo. La gente è giustamente allarmata e vuole, altrettanto giustamente, che i colpevoli siano puniti. Osteggiando un'amnistia si guadagna popolarità, ma per farlo, spesso, occorre fare torto alla verità.

A fine '99 il 46% dei detenuti nelle carceri italiane era in attesa di giudizio. Dei condannati in via definitiva, un terzo deve scontare una pena residua inferiore a tre anni. La popolazione carceraria è superiore del 40% a quella prevista dagli istituti di pena. I procedimenti pendenti presso tutti gli organi giudiziari sono quasi 6 milioni. La durata media dei giudizi arriva a poco meno di due anni.

Carceri straripanti, detenuti in attesa di giudizio, processi che non si fanno significano due cose: un pericoloso moltiplicatore della criminalità, che nelle prigioni italiane ha terreno di coltura e basi organizzate; e l'impossibilità di punire chi realmente è colpevole.

Nelle città c'è una escalation criminale legata ai nuovi racket di prostituzione e droga, ma i colpevoli vengono spesso lasciati andare per le inefficienze del sistema carcerario e giudiziario. Così come si liberano assassini e stupratori, magari per il ritardo di un cancelliere nella notifica di un atto di proroga.

La giustizia può essere usata a fini di parte?

Una certa parte politica italiana riuscirà a emanciparsi dalla tentazione di farlo?

Gianni Manis
giannimanis@libero.it

 


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