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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 18 - Luglio 2000
 

 

QUALE POLITICA PER QUARTUCCIU?
di Giovanni Secci

Quando verrà il momento di farci da parte voi me lo farete capire, e io cercherò di capirlo un minuto prima”. Queste parole Massimo D'Alema le ha pronunciate a Gennaio nel discorso congressuale tenuto al Lingotto, e le ha rispettate nell'Aprile di quest'anno dimettendosi.

È raro che un esponente politico decida di mettersi da parte volontariamente. Questo è vero a qualunque livello, compreso quello comunale.

Quartucciu non fa eccezione.

Una conferma di ciò probabilmente l'avremo nella prossima primavera in occasione delle elezioni comunali del 2001.

Proviamo a scattare una istantanea della situazione attuale: Quartucciu è amministrata da una coalizione trasversale che parte dalla sinistra, rappresentata per cultura e tradizione dal sindaco, passa dal centro con i vari nipotini della “Balena bianca” e giunge ai partiti del Polo per le Libertà.

Non esiste opposizione.

Ogni tanto si sente l'unico rappresentante dell'ex P.C.I., ma è come l'abbaiare di un cane senza denti, anche a causa di una legge elettorale che ha svuotato la funzione dei consiglieri di minoranza.

Per il resto il deserto.

Tra i partiti della maggioranza la cui collocazione naturale è il centrosinistra non esistono rapporti: né politici né personali.
All'interno della maggioranza esiste comunque una frattura tra Giunta e semplici consiglieri: gli assessori spesso vanno per la loro strada dimentichi di avere un gruppo di appartenenza di cui sono espressione.

Da questa situazione si deve partire per provare ad ipotizzare gli scenari che si presenteranno da Settembre fino alle prossime elezioni amministrative.

Una certezza: il Sindaco, giustamente, vorrà e dovrà ripresentarsi agli elettori. Sul fatto che voglia ogni commento è superfluo. Perché deve?

In primo luogo per avere un giudizio da parte degli elettori, questa è la giusta conseguenza di una legge elettorale che si fonda su un rapporto di fiducia diretto tra il Sindaco e i suoi “cittadini”, in secondo luogo per cercare di ultimare il programma che aveva presentato agli elettori nella primavera del 1996 che è ben lungi dalla completa realizzazione.

Qualche dubbio sorge sulla conferma della coalizione che dovrà sostenerlo. Infatti il quadro politico nazionale e regionale è profondamente mutato. La destra e in particolare Forza Italia non è più quel “partito di plastica” come lo aveva descritto con qualche ragione “la Repubblica”. Oggi, come ha ammesso anche Ezio Mauro è un partito di ferro, radicato nelle città e nelle periferie, che sebbene sia unito in particolare nel culto del capo, è l'unico che riesce a dare delle risposte a una larga fascia della popolazione “abbandonata” o comunque tenuta in scarsa considerazione dal centrosinistra.
Inoltre, come ha dimostrato anche nel nostro Paese, è uno dei pochi partiti che riesce ad immettere “nuove forze” nell'ingessato circuito della politica. Governa la Regione e ha ottime probabilità di andare presto al governo della Nazione.
Da ciò si deduce che il Polo per le Libertà potrebbe ambire alla “poltrona di sindaco”. Questo porterebbe il Polo a “correre” da solo.

L'altra “carta pazza” è il Partito Popolare.
Forte dei voti dei suoi tre rappresentanti il P.P.I. è consapevole, in presenza di sole due liste, di poter condizionare l'esito elettorale.
Tale consapevolezza ha portato al “tradimento” di fine legislatura poi sfociato nella nascita “dell'armata Brancaleone” che amministra Quartucciu.
Oggi un tale comportamento è precluso dai rapporti non certo amichevoli con alcuni esponenti diessini. Ma si sa in politica nulla è eterno... Gli altri esponenti della maggioranza non sono altro che piccoli pesci portatori di un certo numero di voti, ma non in grado di nuotare da soli.

Dall'altra parte non si sta certo meglio.

I Democratici di sinistra chiusi a riccio nella loro arroganza e apparentemente incapaci di capire le ragioni della sconfitta del 1996, non sono stati in grado di fare opposizione in questi oltre tre anni di amministrazione Meloni. Ma soprattutto sono stati incapaci di cambiare, di diventare per usare le parole di Veltroni il luogo dove “più culture e sensibilità tra loro differenti si incontrano, si mischiano, si contaminano”.

Oggi i D.S. devono sperare che sia Federazione Democratica la forza in grado di rinnovare la classe dirigente per ora monopolizzata da esponenti formatisi e provenienti dal vecchio partito Comunista.
Ormai i D.S. non hanno tempo da perdere se vorranno rimettersi in gioco.
È necessaria una critica seria e sofferta che porti a un reale rinnovamento delle idee e dei dirigenti.
È necessario l'abbandono della arroganze personali e della presunzione di essere l'unica forza egemonica del centro sinistra, con la rinuncia ai dogmatismi che limitano la loro elasticità mentale. Solo in tal modo i D.S. possono sperare di attrarre alleati che non siano la sola Rifondazione Comunista di Pietro Cruccas.

Lo spazio per manovre politiche che portino a nuove alleanze è quindi molto stretto. Ma non tutto il male viene per nuocere. Infatti questa situazione potrebbe rivelarsi feconda per un reale rinnovamento della classe dirigente del Paese.

Il rinnovamento può avvenire in modi diversi: In modo drastico con la vittoria delle elezioni da parte di una lista alternativa, trasversale ai partiti tradizionali, con un programma non eccessivamente ambizioso, ma serio e realizzabile, e con l'obiettivo principale di rinnovare la classe dirigente del Paese. Questa alternativa avrebbe il vantaggio di poter innovare senza subire i ricatti di politici stantii presenti da sempre in Consiglio Comunale. Pagherebbe però un pedaggio di esperienza notevole, tale da poter paralizzare la stessa vita amministrativa di Quartucciu. In modo graduale attraverso il mix di novità ed esperienza. Naturalmente non ci si può limitare a due o tre giovani inseriti in una lista dei soliti noti. È necessario il coraggio di qualcosa di diverso.

Entrambe le due liste potrebbero presentare agli elettori oltre il Sindaco anche la Giunta composta da non consiglieri, nella quale troverebbero posto politici dalla grande esperienza e qualche eventuale tecnico. La lista dei consiglieri sarebbe composta nella sua maggioranza da persone con poca o nessuna esperienza in campo amministrativo.

I vantaggi sarebbero molteplici:

1. Un Consiglio comunale fortemente rinnovato, che non avendo consiglieri-assessori riassumerebbe il suo ruolo principale di strumento di controllo dell'attività della Giunta, obbligherebbe a ridare centralità alle commissioni, e costituirebbe la “palestra” politica per formare la classe dirigente del futuro.

2. Maggiore trasparenza fin dalle elezioni senza il vergognoso teatrino delle nomine che precede l'assegnazione degli assessorati. Sarebbe ancora maggiore la legittimazione della Giunta che i cittadini avrebbero così scelto consapevolmente.

3. Ai consiglieri che hanno ottenuto il maggiore consenso elettorale potrebbero infine andare le tanto ambite nomine (perché pagano milioni, non dimentichiamocelo) agli assessorati della Comunità Montana.

4. Il Sindaco e gli assessori dovrebbero lavorare tenendo in maggiore considerazione il parere dei consiglieri i quali non avendo poltrone assessoriali da difendere avrebbero meno remore a sfiduciare la Giunta e a mandare tutti a casa.

Questa possibilità è aperta a entrambi gli schieramenti, ma sono soprattutto due le persone su cui cade la responsabilità di dare una speranza al Paese: Cenzo Vargiu per la maggioranza e Gesuino Murru per l'opposizione.

Il primo perché solo scegliendo di stare fuori dal Consiglio potrebbe, da un lato obbligare anche altri a stare fuori, e dall'altro riproporsi dopo ben due legislature per una carica assessoriale.

Il secondo perché, essendo stato uno dei pochi che il rinnovamento prima di chiederlo agli altri lo ha fatto su se stesso, è sicuramente più sensibile all'argomento ed è in grado di far capire ad alcuni esponenti dei D.S. che “non è più tempo per loro”.

Forse tutto questo è fantapolitica.

Ambiziosamente speriamo di accendere un dibattito all'interno dei due schieramenti che porti a risultati innovativi e costruttivi per la nostra comunità, ricordando che davanti a una società sempre meno attenta e sempre più lontana da una politica che non capisce o che non vuole capire, voi che ricoprite cariche istituzionali avete il dovere di non bruciare una generazione nata tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta a causa dell'egoismo di voler restare attaccati contro tutto e contro tutti al vostro piccolo potere.

 

Giovanni Secci
giowell@tiscalinet.it


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