QUALE POLITICA PER QUARTUCCIU?
di Giovanni Secci
“Quando
verrà il momento di farci da parte voi me lo farete capire, e io cercherò
di capirlo un minuto prima”. Queste
parole Massimo D'Alema le ha pronunciate a Gennaio nel discorso congressuale
tenuto al Lingotto, e le ha rispettate nell'Aprile di quest'anno dimettendosi.
È raro che un esponente
politico decida di mettersi da parte volontariamente. Questo è vero
a qualunque livello, compreso quello comunale.
Quartucciu
non fa eccezione.
Una conferma di
ciò probabilmente l'avremo nella prossima primavera in occasione delle
elezioni comunali del 2001.
Proviamo a scattare
una istantanea della situazione attuale: Quartucciu è amministrata da
una coalizione trasversale che parte dalla sinistra, rappresentata per
cultura e tradizione dal sindaco, passa dal centro con i vari nipotini
della “Balena bianca” e giunge ai partiti del Polo per le Libertà.
Non esiste opposizione.
Ogni tanto si sente
l'unico rappresentante dell'ex P.C.I., ma è come l'abbaiare di un cane
senza denti, anche a causa di una legge elettorale che ha svuotato la
funzione dei consiglieri di minoranza.
Per il resto il
deserto.
Tra i partiti della
maggioranza la cui collocazione naturale è il centrosinistra non esistono
rapporti: né politici né personali.
All'interno della maggioranza esiste comunque una frattura tra Giunta
e semplici consiglieri: gli assessori spesso vanno per la loro strada
dimentichi di avere un gruppo di appartenenza di cui sono espressione.
Da questa situazione
si deve partire per provare ad ipotizzare gli scenari che si presenteranno
da Settembre fino alle prossime elezioni amministrative.
Una certezza: il
Sindaco, giustamente, vorrà e dovrà ripresentarsi agli elettori. Sul
fatto che voglia ogni commento è superfluo. Perché deve?
In primo luogo per
avere un giudizio da parte degli elettori, questa è la giusta conseguenza
di una legge elettorale che si fonda su un rapporto di fiducia diretto
tra il Sindaco e i suoi “cittadini”, in secondo luogo per cercare di
ultimare il programma che aveva presentato agli elettori nella primavera
del 1996 che è ben lungi dalla completa realizzazione.
Qualche dubbio sorge
sulla conferma della coalizione che dovrà sostenerlo. Infatti il quadro
politico nazionale e regionale è profondamente mutato. La destra e in
particolare Forza Italia non è più quel “partito di plastica” come lo
aveva descritto con qualche ragione “la Repubblica”. Oggi, come ha ammesso
anche Ezio Mauro è un partito di ferro, radicato nelle città e nelle
periferie, che sebbene sia unito in particolare nel culto del capo,
è l'unico che riesce a dare delle risposte a una larga fascia della
popolazione “abbandonata” o comunque tenuta in scarsa considerazione
dal centrosinistra.
Inoltre, come
ha dimostrato anche nel nostro Paese, è uno dei pochi partiti che riesce
ad immettere “nuove forze” nell'ingessato circuito della politica. Governa
la Regione e ha ottime probabilità di andare presto al governo della
Nazione.
Da ciò si
deduce che il Polo per le Libertà potrebbe ambire alla “poltrona di
sindaco”. Questo porterebbe il Polo a “correre” da solo.
L'altra “carta pazza”
è il Partito Popolare.
Forte dei voti dei suoi tre rappresentanti il P.P.I. è consapevole,
in presenza di sole due liste, di poter condizionare l'esito elettorale.
Tale consapevolezza ha portato al “tradimento” di fine legislatura poi
sfociato nella nascita “dell'armata Brancaleone” che amministra Quartucciu.
Oggi un tale comportamento è precluso dai rapporti non certo amichevoli
con alcuni esponenti diessini. Ma si sa in politica nulla è eterno...
Gli altri esponenti della maggioranza non sono altro che piccoli pesci
portatori di un certo numero di voti, ma non in grado di nuotare da
soli.
Dall'altra parte
non si sta certo meglio.
I Democratici di
sinistra chiusi a riccio nella loro arroganza e apparentemente incapaci
di capire le ragioni della sconfitta del 1996, non sono stati in grado
di fare opposizione in questi oltre tre anni di amministrazione Meloni.
Ma soprattutto sono stati incapaci di cambiare, di diventare per usare
le parole di Veltroni il luogo dove “più culture e sensibilità tra loro
differenti si incontrano, si mischiano, si contaminano”.
Oggi i D.S. devono
sperare che sia Federazione Democratica la forza in grado di rinnovare
la classe dirigente per ora monopolizzata da esponenti formatisi e provenienti
dal vecchio partito Comunista.
Ormai i D.S.
non hanno tempo da perdere se vorranno rimettersi in gioco.
È necessaria una critica seria e sofferta che porti a un reale rinnovamento
delle idee e dei dirigenti.
È necessario l'abbandono della arroganze personali e della presunzione
di essere l'unica forza egemonica del centro sinistra, con la rinuncia
ai dogmatismi che limitano la loro elasticità mentale. Solo in tal modo
i D.S. possono sperare di attrarre alleati che non siano la sola Rifondazione
Comunista di Pietro Cruccas.
Lo spazio per manovre
politiche che portino a nuove alleanze è quindi molto stretto. Ma non
tutto il male viene per nuocere. Infatti questa situazione potrebbe
rivelarsi feconda per un reale rinnovamento della classe dirigente del
Paese.
Il rinnovamento
può avvenire in modi diversi: In modo drastico con la vittoria delle
elezioni da parte di una lista alternativa, trasversale ai partiti tradizionali,
con un programma non eccessivamente ambizioso, ma serio e realizzabile,
e con l'obiettivo principale di rinnovare la classe dirigente del Paese.
Questa alternativa avrebbe il vantaggio di poter innovare senza subire
i ricatti di politici stantii presenti da sempre in Consiglio Comunale.
Pagherebbe però un pedaggio di esperienza notevole, tale da poter paralizzare
la stessa vita amministrativa di Quartucciu. In modo graduale attraverso
il mix di novità ed esperienza. Naturalmente non ci si può limitare
a due o tre giovani inseriti in una lista dei soliti noti. È necessario
il coraggio di qualcosa di diverso.
Entrambe le due
liste potrebbero presentare agli elettori oltre il Sindaco anche la
Giunta composta da non consiglieri, nella quale troverebbero posto politici
dalla grande esperienza e qualche eventuale tecnico. La lista dei consiglieri
sarebbe composta nella sua maggioranza da persone con poca o nessuna
esperienza in campo amministrativo.
I vantaggi sarebbero
molteplici:
1. Un Consiglio
comunale fortemente rinnovato, che non avendo consiglieri-assessori
riassumerebbe il suo ruolo principale di strumento di controllo dell'attività
della Giunta, obbligherebbe a ridare centralità alle commissioni, e
costituirebbe la “palestra” politica per formare la classe dirigente
del futuro.
2. Maggiore trasparenza
fin dalle elezioni senza il vergognoso teatrino delle nomine che precede
l'assegnazione degli assessorati. Sarebbe ancora maggiore la legittimazione
della Giunta che i cittadini avrebbero così scelto consapevolmente.
3. Ai consiglieri
che hanno ottenuto il maggiore consenso elettorale potrebbero infine
andare le tanto ambite nomine (perché pagano milioni, non dimentichiamocelo)
agli assessorati della Comunità Montana.
4. Il Sindaco e
gli assessori dovrebbero lavorare tenendo in maggiore considerazione
il parere dei consiglieri i quali non avendo poltrone assessoriali da
difendere avrebbero meno remore a sfiduciare la Giunta e a mandare tutti
a casa.
Questa possibilità
è aperta a entrambi gli schieramenti, ma sono soprattutto due le persone
su cui cade la responsabilità di dare una speranza al Paese: Cenzo Vargiu
per la maggioranza e Gesuino Murru per l'opposizione.
Il primo perché
solo scegliendo di stare fuori dal Consiglio potrebbe, da un lato obbligare
anche altri a stare fuori, e dall'altro riproporsi dopo ben due legislature
per una carica assessoriale.
Il secondo perché,
essendo stato uno dei pochi che il rinnovamento prima di chiederlo agli
altri lo ha fatto su se stesso, è sicuramente più sensibile all'argomento
ed è in grado di far capire ad alcuni esponenti dei D.S. che “non
è più tempo per loro”.
Forse tutto questo
è fantapolitica.
Ambiziosamente speriamo
di accendere un dibattito all'interno dei due schieramenti che porti
a risultati innovativi e costruttivi per la nostra comunità, ricordando
che davanti a una società sempre meno attenta e sempre più lontana da
una politica che non capisce o che non vuole capire, voi che ricoprite
cariche istituzionali avete il dovere di non bruciare una generazione
nata tra la seconda metà degli anni sessanta e la prima metà degli anni
settanta a causa dell'egoismo di voler restare attaccati contro tutto
e contro tutti al vostro piccolo potere.
Giovanni
Secci
giowell@tiscalinet.it