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Quaderni di Quartucciu
Anno IV - Numero 18 - Luglio 2000
 

 

“Il diario appassionato di un professore che coglie nei volti dei propri alunni i cambiamenti di un epoca”

REGISTRO DI...VITA
di Giovanni Secci

Leggere Registro di classe di S. Onofri, diario in prima persona di un prof. di un liceo della periferia romana è un esperienza unica.

Onofri, scomparso l’anno scorso a 44 anni, crea un breviario rivolto agli studenti, ai genitori, alla società civile, ma soprattutto a se stesso, mettendo in gioco il suo ruolo di insegnante e la sua stessa vita.

Giorno dopo giorno prende corpo una stagione di vita passata dentro una scuola "nella quale si accetta il valore di miti la cui validità è tutta da dimostrare: quello della oggettività, quello dell’omogeneità, quello della standardizzazione".

Una scuola che come un viaggiatore previdente "ha paura per l’imprevisto, per quel tanto di misterioso che nessuno è in grado di anticipare o di individuare. Ma l’imprevisto è il sale di ogni viaggio: lo complica, ma proprio per questo lo rende irripetibile".

Onofri descrive i ragazzi con i capelli "a isoletta" o "a ciuffetto in testa", i calzoni larghi e le scarpacce grosse e le ragazze con le "zeppe fornarina". E ricordando la sua adolescenza di studente proletario capisce che quelle esteriorità sono messaggi di adesione al gruppo di amici del quartiere. Sono elementi di un codice preciso che permettono di distinguere uno studente della periferia da uno studente del centro.

La periferia apprezza ancora l’eccentricità e l’eccesso. Gli studenti della periferia sono "africani nel gusto per i colori forti, e arabi nel modo di ridere così fragoroso, a convulsioni". Eppure odiano gli africani e gli arabi, e ignorano che il loro aspetto è un’invenzione dei rappers, i neri dei ghetti di Los Angeles, impotenti come loro, ma solo più disperati, e per questo da loro disprezzati.

Le pagine di questo Registro vanno dritte al cuore dei problemi.

Il ricordo dei dieci giovanissimi suicidi motivati con un quattro in latino, con la bocciatura all’esame di guida o perché "in questo mondo ci sono poche speranze per i giovani". Tutto ciò fa sorgere in Onofri la certezza del fallimento di una generazione, quella dei genitori emancipati, dei "genitori amici", quelli che parlano con i figli di tutto ma proprio di tutto, che hanno costruito questo presente fatto di solitudine per tanti adolescenti che sono "figli di girandole di baby-sitter, che non hanno avuto nessuno cui confidare i propri problemi".

Un mondo di padri che non hanno tempo di fermarsi ad ascoltare i figli.

Sandro Onofri è nato nel 1955 a Roma dove è scomparso nel 1999. E' autore dei romanzi Luce del Nord, Colpa di nessuno, L'amico di infanzia.

Registro di Classe (Einaudi, 100 pag., 13mila lire) nasce dall'idea di scrivere un libro sulla scuola.
Onofri decise di dargli la forma di diario per mettere in gioco più esplicitamente il suo ruolo di insegnante.
Il testo è stato trovato nel suo computer dalla moglie, in una cartella con tre brani che Einaudi ha incluso nell'appendice del libro.

Notevoli sono anche i passi dove l’autore si interroga sul suo ruolo di insegnante: "Mi sforzo di accompagnarli in questo rito di passaggio che è la scuola, di presentarli alla vita con i muscoli forti e la mente sveglia e curiosa, ma mi chiedo anche se la stessa curiosità non si rivelerà un handicap, in una cultura che privilegia sempre più le specializzazioni e le competenze maniache, il contrario esatto della curiosità", o anche dove afferma che "la lotta prima nella quale ogni insegnante deve impegnarsi non è nel fare accettare, ma proprio nel non far rifiutare la lingua dei testi che sottopone ai suoi studenti e che, per il semplice fatto di essere lessicalmente più ricca è automaticamente avvertita come lontana".

"Ma la scuola deve impoverire i testi, o deve innalzare il bagaglio linguistico degli studenti?".

Onofri è spesso critico sulle metodiche utilizzate per giudicare gli allievi di cui "si preferisce valutare quanto il ragazzo ha appreso, quanto si avvicina al sapere medio del cittadino medio, quanto aderisce ai modelli di comportamento considerati accettabili dalla comunità. E quanto più si avvicina, tanto più lo si valuta intelligente", ignorando come il ragazzo entra in contatto con la realtà, come rielabora le esperienze dentro di se.

L’autore si sorprende quando i ragazzi nelle discussioni fatte nel corso di lettura votano Se questo è un uomo di Primo Levi come il libro che più li ha "colpiti", e di "come gli stimoli per la lettura sono sempre li stessi, e che i bei libri provocano la medesima lettura selvaggia".

Onofri descrive una gioventù senza interessi e senza passioni che trova strano uscire senza comprare, ma non la condanna.

Gli unici sconfitti sono gli stessi insegnanti, i genitori e la cosiddetta società civile che per fortuna non sono ancora riusciti ad omologare tutto e tutti.

Giovanni Secci
giowell@tiscalinet.it


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