Nicola Bombacci

 

Nicola Bombacci nacque a Civitella, in provincia di Forlì, il 24 ottobre 1879. Da sempre agitatore socialista, nel 1910 lo troviamo a dirigere la sezione del Partito Socialista a Cesena ove dirige anche la pubblicazione del giornale “Il Cuneo”. Successivamente sarà chiamato a dirigere la Camera del Lavoro di Modena e, ancora dopo, avrà funzione di dirigente nazionale del Partito Socialista Italiano.

 Nel 1921 con la scissione dei socialisti avvenuta al congresso di Livorno, parteciperà alla fondazione del Partito Comunista Italiano. Conobbe e collaborò con Vladimir Illjc Uljanov, ossia Lenin. L’11 novembre 1922 guidò una delegazione del Partito Comunista Italiano in visita al Kremlino e incontrò Lenin. Fu in quell’occasione che Lenin rimproverò ai socialisti italiani di essersi fatti scappare Mussolini ,  il “solo socialista capace di fare la rivoluzione”.

 Nel 1923, con l’adozione da parte di Lenin della NEP (Nuova Politica Economica) ci fu una ripresa degli scambi commerciali fra la Russia di Lenin e l’Italia Fascista e Bombacci, il 30 novembre 1923 a Montecitorio auspicò, in contrasto con l’atteggiamento dei comunisti italiani, l’intensificarsi dei rapporti economici e commerciali con l’Unione Sovietica, dichiarandosi favorevole all’incontro “delle due rivoluzioni”.

 Con l’avvento in URSS di Stalin (Joseph V. Dzugasvili) nel 1927 e l’allontanamento di Trotshij, Zinoviev e Kamenev, anche Bombacci si allontanò dal Comunismo e si avvicinò a Mussolini che, il 6 aprile 1936, gli permise di pubblicare “La Verità”, un periodico comunista. Egli fu anche sostenitore dell’autarchia , contro lo strapotere del capitalismo internazionale.

 Dopo l’8 settembre 1943 e il radio discorso da Monaco di Mussolini appena liberato, Bombacci, con altri comunisti come Walter Mocchi e Fulvio Zocchi, col socialista Carlo Silvestri e altri non fascisti, corse al Nord a combattere l’ultima battaglia con quella Repubblica Sociale nella quale, con Mussolini, sperava di poter realizzare il suo socialismo.

 Collaborò alla stesura del Manifesto di Verona (i famosi 18 PUNTI) ed anche alla formazione e, soprattutto, alla appassionata diffusione fra gli operai della conoscenza della Legge sulla socializzazione delle imprese, approvata il 12 febbraio 1944. E’ famoso il suo vibrante e appassionato discorso tenuto a Genova il 15 marzo 1945. Disse, fra l’altro : “Compagni ! Guardatemi in faccia, compagni ! Voi ora vi chiederete se io sia lo stesso agitatore socialista, il fondatore del Partito Comunista, l’amico di Lenin che sono stato un tempo. Sissignori, sono sempre lo stesso ! Io non ho mai rinnegato gli ideali per i quali ho lottato e per i quali lotterò sempre…” E ancora: “Il socialismo non lo realizzerà Stalin ma Mussolini che è socialista anche se per vent’anni è stato ostacolato dalla borghesia che poi lo ha tradito…ma ora Mussolini si è liberato di tutti i traditori e ha bisogno di voi lavoratori per creare il nuovo Stato proletario…

  Nelle ultime drammatiche fasi della guerra non abbandonò Mussolini e lo seguì fino a Dongo. Qui, il 28 aprile 1945, fu ucciso con altri quattordici uomini della R.S.I. che avevano seguito il Duce fino all’ultimo.

 

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