Pietro Calistri

 

 

 

 

 

Pietro Calistri, nasce a Verona il 30 ottobre 1914. Il padre, Ufficiale in spe, è originario da San Martino al Cimino di Viterbo. Consegue la maturità classica ad Udine nell’anno scolastico 1935-36 e il 9 agosto 1941 sposa a Firenze Gabriella Scrivere. Avrà due figli: Marco e Maria Cristina.

Soldato di leva del Distretto di Trieste e in congedo dal 23 giugno 1934, è ammesso il 5 settembre 1935 nell’Arma Aeronautica quale Allievo Ufficiale e il 9 marzo 1936 ottiene il brevetto di pilota e il 25 luglio 1936 quello di pilota militare su Caccia C. R. 20.

Sottotenente Ruolo Naviganti dall’11 agosto 1936 presso il 1° Stormo Caccia a Campoformido (UD), dal 28 maggio 1937 combatte in Spagna con la 32ª Squadriglia del VI Gruppo Caccia, Squadriglia comandata da Ernesto Botto, il leggendario “gamba di ferro”. Al rientro dalla Spagna, il 9 giugno 1938 è Sottotenente in spe, per merito di guerra, ed è promosso Tenente il 31 marzo 1939.

Trasferito con l’inizio della guerra al XXI e poi al XXIII Gruppo Autonomo Caccia, dal 15 dicembre 1940 al 6 febbraio 1941 in zona di operazioni (Mar Mediterraneo centrale e orientale e Africa Settentrionale) comanda la 75ª Squadriglia, meritando due Medaglie d’Argento. Capitano dal 6 febbraio 1941, sempre con il XXIII Gruppo del 54° Stormo Caccia, opera dalle basi siciliane di Trapani, Comiso e Pantelleria e viene insignito di Medaglia di Bronzo sul campo.

Cessa l’attività bellica il 17 luglio 1943. Dopo aver aderito all’Aeronautica Repubblicana appartiene al I Gruppo Caccia e comanda fino al 10 febbraio 1944 la 3ª Squadriglia “Ocarso”, che lascia causa malattia. Quando, agli ordini da Adriano Visconti, il I Gruppo Caccia è nella sua ultima base, a Gallarate (VA), il superiore Comando Caccia di Custoza (VR) lo destina, quale Controllore Guida-Caccia, alla postazione radar della Luftwaffe di Senago (MI). (Reparto Guida-Caccia Maruska , comandato dal Capitano tedesco Heinrich Gerlach (il pilota che aveva tasportato Mussolini da Campo Imperatore) e comprendente 170 specialisti tedeschi.)  

Il 26 aprile 1945 segue, con la sua personale Topolino, il personale tedesco, dipendente dal IV. 200° Reggimento Servizio Scoperta Segnalazioni Aerei.- SSSA che, distrutti i radar, da Senago (MI) ripiega, via Como, diretto in Valtellina con meta l’Alto Adige.

L’autocolonna Luftwaffe, a Menaggio (CO), si unisce a Mussolini e ma i quattro che la guidano, in difficoltà dopo Musso (CO) e privi di senso combattivo, scambiano un lasciapassare con l’abbandono degli italiani. Dopo insistenze dell’SS-Ustuf Fritz Birzer lasciano proseguire come loro soldato segnalatore il solo Mussolini, che a Dongo (CO) fanno catturare nel rispetto del vile accordo. Ma, scomodi testimoni, sono uccisi a Morbegno (SO) e solo Birzer, l’addetto alla sicurezza di Mussolini, si rifugia in Svizzera con gli altri 150 tedeschi.

E’ tra i quindici assassinati al muretto del Lungolago di Dongo, perché ritenuto “il pilota del Duce”, che invece è Virgilio Pallottelli (anch’egli tra i 22 concentrati nel Municipio di Dongo). La morte è riconosciuta dipendente da causa di servizio di guerra. Giace a San Martino al Cimino.

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