Premessa

 

La seconda guerra mondiale

Le vicende che narriamo nel sito e che si riferiscono prevalentemente a ciò che accadde in Italia negli anni dal 1943 al 1945 debbono essere inserite nel più ampio contesto della Seconda Guerra Mondiale che qui cercheremo di delineare.  Si tratta forse della più terribile guerra che l’umanità abbia mai combattuto e che coinvolse molte nazioni di tutti i continenti. Fra le nazioni di un certo rilievo pochissime furono quelle che riuscirono a restarne fuori. Essa fu combattuta in Europa, in Asia, in Africa e in Oceania. Impressionanti furono le distruzioni e il numero dei morti. L’inizio porta la data del 1 settembre 1939 e la fine quella del 14 agosto 1945. Essa ebbe, pertanto, una durata di sei anni meno sedici giorni.

 

Come iniziò

La Germania, sconfitta nella prima guerra mondiale, era stata fortemente penalizzata dal trattato di pace, perdendo territori, industrie, forze armate e dovendo sopportare il pagamento di pesantissimi debiti di guerra. Essa, a causa di tutto ciò, avevo subito una spaventosa inflazione della sua moneta, tanto che occorrevano miliardi di marchi per fare anche una piccola spesa. Tutto ciò aveva indotto una condizione di estrema miseria fra la popolazione, il che generò aspri risentimenti nei confronti dei vincitori, Francia e Inghilterra soprattutto. Interpretando tale malcontento il nazionalsocialismo o nazismo, partito fortemente nazionalista e rivendicazionista fondato da Adolf Hitler, nel 1933 salì al potere con la nomina di Hitler a Cancelliere. Negli anni seguenti Hitler trasformò il suo governo in una ferrea dittatura e perseguì una politica tesa a ridare alla Germania un ruolo di primo piano nella politica europea. Sistemò le finanze dello stato, mise ordine nei rapporti sociali e, soprattutto, riarmò il suo esercito. Rivendicò i diritti della Germania a possedere tutti quei territori nei quali vivevano popolazioni di razza germanica e, così, si annesse l’Austria e la Cecoslovacchia. Il 1 settembre 1939, poi, varcò i confini della Polonia e la invase, in accordo con l’Unione Sovietica che la invase da est. Nei giorni immediatamente successivi Francia e Germania, che avevano sottoscritto un trattato di alleanza con la Polonia, dichiararono guerra alla Germania (ma non alla Unione Sovietica). Il contatto fra gli eserciti belligeranti fu immediato alle frontiere fra Francia e Germania, ma ognuno rimase sulle sue posizioni e non ci furono combattimenti significativi. Si sperava ancora di salvare la pace. Infatti il 29 settembre, completata l’occupazione della Polonia, Germania e Unione Sovietica avevano lanciato un appello congiunto al mondo, affinchè riconoscesse il nuovo statu quo in Polonia. E Hitler, in un discorso del 6 ottobre, avanzò a Inghilterra e Francia una formale proposta di pace. Una composizione del conflitto sembrò possibile. Anche da parte inglese si prestò attenzione alla proposta da parte di alcuni. Lloyd George, ad esempio, consigliava la Gran Bretagna di prendere in serio esame la proposta e invitava Roosevelt a fare da mediatore. Ma altre opinioni prevalsero e l’auspicata conferenza di pace non fu convocata.

 

L’Italia entra in guerra

L’Italia aveva sottoscritto con la Germania un trattato di alleanza, il cosiddetto  Asse Roma-Berlino nonché un trattato di assistenza militare, il Patto d’Acciaio (cui, successivmente, si unì il Giappone, formando il Patto a Tre o Tripartito) che prevedeva, fra l’altro, l’intervento a sostegno dell’alleato ove questi fosse attaccato. Ma l’Italia, non ritenendo di essere pronta militarmente, dichiarò lo stato di non belligeranza.

 Tale stato fu mantenuto per nove mesi. Nel frattempo, però, venuta meno la speranza di addivenire a una pace negoziata, la Germania attaccò decisamente la Francia, superò d’impeto le fortificazioni francesi (la famosa linea Maginot considerata insuperabile) aggirandola dopo avere occupato Belgio, Olanda, Danimarca e Norvegia e dilagò rapidamente nel territorio francese fino all’Atlantico. A Dunkerque le truppe inglesi che si trovavano in Francia si imbarcarono frettolosamente per sfuggire all’esercito germanico avanzante, e si ebbe l’impressione che Hitler avesse voluto lasciarli rientrare in patria senza danno. Forse c’era ancora speranza di trovare un accordo di pace con la Gran Bretagna. Il mondo rimase attonito per la potenza e la rapidità delle azioni dell’esercito, delle forze aeree e navali germaniche. Era un eloquente esempio di guerra moderna, la cosiddetta guerra di corsa, fatta di fulminee azioni condotte soprattutto da forze corazzate, le Panzer Divisionen coadiuvate da una aviazione audace e aggressiva ( fecero la loro comparsa i famosi Stukas, agili aerei che si gettavano in spettacolari picchiate sull’obiettivo, al termine delle quali sganciavano con precisione la bomba sul bersaglio. L’urlo dei motori durante la picchiata era così forte e agghiacciante da gettare nel panico chi si trovava a subire l’attacco).

 Di fronte a questi eventi, di fronte a una tale potenza dispiegata dalla Germania, di fronte a una Francia messa in ginocchio in poco più di un mese, parve che la guerra fosse sul punto di essere vinta. A questo punto Mussolini, sembra sollecitato addirittura dai nemici (1), ruppe gli indugi e il 10 giugno 1940 il re firmò la dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra.

 

L’andamento della guerra

Una volta dichiarata la guerra l’Italia si trovò a fronteggiare il nemico su tre scacchieri: il fronte francese sulle Alpi Occidentali, il fronte dell’Africa Orientale Italiana, a confine con la Somalia britannica, il fronte libico, a confine con l’Egitto. A partire dal 28 ottobre 1940, poi, si aprì anche il fronte Greco, sul confine con l’Albania annessa all’Italia.

 La guerra sul fronte francese si concluse rapidamente e l’esercito francese, travolto dalla fulminea azione germanica, fu costretto a chiedere una tregua che, con l’Italia, venne firmata il 25 giugno, dopo appena 15 giorni di guerra.

 In Africa Orientale le truppe italiane guidate dal Duca d’Aosta occuparono la Somalia inglese ma, successivamente esse, accerchiate da forze ostili, si trovarono nell’impossibilità di ricevere rifornimenti per cui, dopo una resistenza eroica che si protrasse fino all’estate del 1941, dovettero arrendersi con l’onore delle armi.

 Sul fronte greco-albanese le truppe italiane non si comportarono in modo molto brillante. Carenze nei comandi militari, scarsa preparazione e la accanita resistenza greca fecero sì che non solo le nostre truppe non riuscirono ad avanzare, ma addirittura dovettero ritirarsi in territorio albanese. Soltanto nella primavera del 1941, allorchè le truppe germaniche occuparono la Jugoslavia e attaccarono i greci da nord e da est, le truppe italiane riuscirono a vincerne la resistenza e ad occupare la Grecia, la Croazia e la Dalmazia.

 Nel corso dell’estate, poi, truppe italiane e tedesche occuparono anche l’isola di Creta scacciandone gli inglesi.

In Africa Settentrionale le operazioni ebbero fasi alterne. Nel 1940 le truppe italiane avanzarono in Egitto occupando Sollum e Sidi el Barrani, ma successivamente dovettero ritirarsi e gli inglesi occuparono la Cirenaica con Bengasi. A questo punto la Germania inviò in aiuto un corpo di spedizione, l’Afrika Corp comandato dal generale Rommel e la situazione si rovesciò: tutta la Cirenaica fu riconquistata e, varcato il confine, iniziò l’occupazione dell’Egitto. Seguì una nuova fase meno favorevole alle truppe dell’Asse (Asse Roma-Berlino) finchè esse, nel 1942, sferrarono una grande offensiva che le portò fino ad El Alamein, a circa cento chilometri da Alessandria e dal Canale di Suez.

 Nel frattempo (anno 1941) erano accaduti nuovi fatti che avevano esteso enormemente l’area del conflitto:

-         il 22 giugno 1941 la Germania aveva scatenato una pesante offensiva contro l’ U.R.S.S. ottenendo clamorosi successi che, nel giro di qualche mese, portarono le truppe italo-tedesche (anche l’Italia aveva dichiarato guerra alla Russia e inviato prima un Corpo di spedizione (C.S.I.R.) che poi, con l’invio di altre truppe, divenne  Armata Italiana in Russia (ARM.I.R.)) fino al Don.

-         Il 7 dicembre 1941 il Giappone, lungamente provocato dagli U.S.A. (2) sferra un attacco aereo di sorpresa contro la base navale statunitense di Pearl Harbor nelle Haway distruggendo gran parte della flotta ivi ancorata e gli U.S.A. scendono in guerra contro il Giappone. Allora Germania e Italia, fedeli al patto tripartito, dichiarano guerra agli U.S.A. che subito inviano ingenti forze in Europa e abbondanti aiuti all’U.R.S.S.

 Generalmente viene ammesso che, fino a questo punto (inizio di autunno 1942), le sorti della guerra erano state favorevoli a Italia e Germania. E anche al Giappone che aveva avuto considerevoli successi in estremo oriente occupando l’Indocina, le Filippine, le isole della Sonda e la Birmania, nonché diverse isole dell’Oceania.

 Ma nell’ottobre 1942 gli inglesi, forti dell’aiuto americano, sferrano un potente attacco contro le forze italo-tedesche ad El Alamein. E’ noto come, malgrado la resistenza eroica dei soldati dell’Asse, fra cui spiccano le gesta leggendarie della “Folgore”, gli inglesi riuscirono a sfondare costringendo le truppe italo-tedesche a una disastrosa ritirata nel deserto. Fu da quel momento che le sorti della guerra cominciarono a favorire i nemici.

 

Il nuovo ordine europeo

Intanto Mussolini e Hitler stavano elaborando il progetto di un nuovo ordine europeo che avrebbe dato un nuovo assetto all’Europa unendo in un’unica grande alleanza tutte le nazioni del continente, escludendo le potenze plutocratiche occidentali (Inghilterra e U.S.A.). Questa nuova Europa sarebbe stata in grado di sottrarsi all’influenza soffocante delle plutocrazie e di difendersi da ogni minaccia bolscevica. Ogni nazione avrebbe avuto il proprio spazio vitale e un giusto tenore di vita. La legislazione sarebbe stata ispirata alla massima giustizia sociale e la pace sarebbe stata garantita per secoli. La potenza di questa nuova Europa, inoltre, sarebbe stata garanzia di una più equa distribuzione delle ricchezze del pianeta. Le principali nazioni dell’Europa continentale aderirono all’alleanza. Purtroppo Hitler, malgrado le pressioni di Mussolini, ritenne di congelare il progetto fino a che la guerra non fosse stata vinta e mantenne, nei confronti delle altre nazioni, un atteggiamento più da occupante che da alleato, membro del nuovo ordine. Malgrado ciò furono numerosissimi i giovani europei che entusiasticamente aderirono a questa idea del nuovo ordine e generosamente scelsero di combattere a fianco dell’Asse  la guerra del “sangue contro l’oro” per contribuire alla vittoria e, quindi, alla costruzione del medesimo. (3)

 

Inesorabilmente verso la sconfitta

Ma a partire dalla battaglia di El Alamein le cose cominciarono a volgere al peggio.

1)  Sul fronte libico le truppe dell’Asse combatterono ancora aspre battaglie, ma l’arretramento fu continuo e inarrestabile. Lentamente la Libia fu conquistata dalle truppe inglesi. Ad aggravare la situazione degli italo tedeschi ci fu, poi, fra il 7 e l’8 novembre 1942, lo sbarco in Algeria di un Corpo d’Armata americano (operazione “Torch”), cosicchè le truppe dell’Asse furono prese fra due fuochi. Esse alla fine si ritirarono in Tunisia ove ebbe luogo l’ultima resistenza che si concluse con la resa nel maggio 1943.

2)  Nel gennaio 1943 i russi sferrarono una poderosa offensiva e sfondarono il fronte

    costringendo le truppe dell’asse a una disastrosa ritirata nella gelida steppa. Sono note

    le disumane sofferenze dei nostri soldati, molti dei quali persero la vita nella ritirata e

    molti altri durante la durissima prigionia dalla quale pochi sopravvissuti ritornarono. I

    soldati germanici tentarono di arginare l’avanzata russa ma riuscirono solo a rallentarla.

     I russi rioccuparono piano piano tutto il loro territorio, poi strariparono al di qua dei loro

    confini fino a giungere, nel maggio 1945, a occupare la stessa Berlino.

3)  Intanto la Quinta Armata americana e la Ottava Armata britannica erano sbarcate il

Sicilia e anche sul nostro territorio si combattè per poco meno di due anni contrastando accanitamente l’avanzata del nemico. Ma di questo si parla più diffusamente in altra parte del sito.

4)  E il 6 giugno 1944 gli anglo-americani, con l’impiego di una flotta sterminata e di nugoli di

aerei, riuscirono, anche se a prezzo di molte perdite, a sbarcare in Normandia forzando le poderose difese approntate dai tedeschi (il Vallo Atlantico). E di nuovo le sanguinose battaglie bastarono solo a rallentare l’inesorabile avanzata del nemico, che, sempre ai primi di maggio del 1945, incontrò i russi sull’Elba, ma occupò anche una parte di Berlino, che fu diviso in quattro settori: americano, inglese, francese e russo.

5)  E, infine, anche l’alleato Giappone fu costretto a ritirarsi man mano dalle terre

conquistate, sia pure infliggendo gravissime perdite agli americani. Impressionarono il mondo le imprese dei “kamikatze” (significa “Vento Divino”), tutti giovani studenti che si gettavano, con il loro aereo imbottito di esplosivo, sulle navi americane distruggendole e ardendo essi stessi insieme al nemico. Ma il lancio delle due prime bombe atomiche della storia su Hiroshima e Nagasaki, che uccisero quasi duecentomila civili, indussero anche il Giappone ad arrendersi.

 

NOTE

(1) A proposito dei carteggi segreti fra Mussolini e Churchill, così affannosamente ricercati da quest’ultimo nell’immediato dopoguerra, diversi autori sostengono, attingendo a diverse testimonianze, che fra le diverse carte così gelosamente custodite da Mussolini, ci fosse anche la prova che Francia e Inghilterra, ormai convinte di aver perduto la guerra, avevano sollecitato l’Italia a entrare in guerra onde poter sedere fra i vincitori al tavolo della pace. La moderazione di Mussolini e la sua influenza su Hitler, avrebbero potuto contenere le eccessive pretese del Fuhrer per addivenire ad una pace equa

(2) Il 26 luglio 1941 il governo americano congela i depositi giappopnesi negli U.S.A. Il 4 ottobre sospende i rifornimenti di petrolio. Nel novembre lo stesso governo concede un prestito di 100 milioni di dollari a Chiang Kay-Schek contro cui il Giappone stava combattendo. Infine, e dopo aver fortificato le proprie isole nel Pacifico, chiede al Giappone di ritirarsi dall’Indocina e di uscire dall’alleanza con Italia e Germania. A questo punto il Giappone, ritenendo essere in pericolo la sua stessa sopravvivenza, interrompe le trattative che erano in corso e scatena la guerra. E Roosevelt, il presidente americano, può presentarsi al Congresso e convincere i molti dubbiosi che la partecipazione americana alla guerra è inevitabile.

(3) Il periodico Boia chi Molla nel n° 5 di Agosto/Settembre 2006 a pag. 2 pubblica l’elenco di coloro che “furono al nostro fianco e con noi combatterono”:

700 volontari del 6° Btg. Svizzero del colonnello Hersche; 84 volontari del Liechtenstein, 40 dei quali caduti in combattimento; 60 americani del Corpo Free America, morti quasi tutti sotto il bombardamento di Dresda; la Legione Britannica di San Giorgio; 40 mila volontari belgi, inquadrati in vari reparti fra cui la famosissima divisione Waffen SS Vallonen di Leon Degrelle; 50 mila volontari olandesi; 500 volontari svedesi; 5 mila volontari dei Btg tunisini e del Marocco; la Falange francese del col. Cristofini che combattè in nord Africa fino al 1944, quando Cristofini fu catturato e fucilato; la divisione mussulmana della Serbia; 30 mila volontari della divisione Amshar del generale Shausenburt; il gruppo di combattimento serbo Kam; il corpo volontari serbo del generale Jotich; 5500 volontari della divisione galiziana del generale Shanduch, catturato e fucilato a fine guerra; i cetnici del generale Mihailovich, anch’egli fucilato a fine guerra; i 200 mila volontari provenienti dall’URSS; gli 800 mila volonatri della Legione Ucraina; i volontari del Caucaso; la legione giorgiana; il reggimento russo Wareal; i 25 mila volontari cosacchi; la 21° divisione albanese Scandemberg; la 162° divisione turcomanna che nel 1945 combattè in Italia sull’Adriatico; 30 mila volontari dell’armata nazionale Birmana; 40 mila volontari dell’esercito nazionalista indiano; 17 mila volontari della Divisione Azzurra spagnola che ebbe 4000 caduti; mille volontari portoghesi; la divisione Vichinga composta da 20 mila volontari provenienti da Finlandia, Norvegia e Danimarca; 20 mila volontari della divisione francese SS Carlo Magno.

 

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