FASCISMO FUTURO

 

 

 Nel numero  n.3 , Anno XX del settembre-novembre 2006 del Bollettino ACTA della Fondazione Istituto Storico dellla R.S.I. si fa la presentazione dell’opera Mussolini’s intellectuals – Fascist social and political thought, del Prof. A. James Gregor, edito dalla Princeton University Press (Princeton, New Jersey, U.S.A.).

  In essa, frutto di lunghi e approfonditi studi, col sostegno di una amplissima documentazione, si dimostra che il Fascismo, lungi dall’essere quel movimento privo di una vera ideologia preteso dall’antifascismo, “rappresentava la sintesi tra una visione organica del nazionalismo ed una revisione antimaterialistica del marxismo” . Il tutto sostenuto da una robusta ideologia che, malgrado i compromessi che il regime ha dovuto accettare nel corso del ventennio per conciliare, nell’interesse di tutti, tendenze e interessi diversi, ha continuato a svilupparsi coerentemente fino al Fascismo Repubblicano della R.S.I.

 E, a conclusione della sua opera il Gregor “analizza quale sia stata nel dopoguerra e quale sia oggi l’incidenza della dottrina del Fascismo…..”  Perché tale dottrina, anche se chiamata con altri nomi, non è scomparsa, ha continuato ad esistere, ha continuato a vivere.

  Si possono fare alcune riflessioni su queste affermazioni.

 Il Fascismo non era un regime democratico: non c’era libertà di costituire altri partiti, non c’era libertà di stampa, non c’era libertà di esprimere opinioni in contrasto con Fascismo. Eppure il popolo italiano lo accettava e nessun partito, nessun governo, in tutta la storia d’Italia, ha avuto una percentuale di consensi pari a quella avuta dal Fascismo: oltre il 90% negli “anni del consenso”.

  Poteva questo consenso essere determinato unicamente dal grande carisma di Mussolini ? O dalla propaganda di cui il regima faceva, sicuramente, un uso sapiente ? Io credo di no. Io credo piuttosto che questa “robusta ideologia” che gli sopravvive, come sostiene il Mac Gregor, era stata percepita dal popolo italiano, che quotidianamente toccava con  mano, attraverso le realizzazioni del Fascismo, il dispiegarsi e il concretizzarsi di questa ideologia

  Seguire, attraverso le varie fasi del Fascismo, lo sforzo di realizzazione coerente di questa ideologia potrebbe essere un argomento di studio molto interessante. Ma anche molto impegnativo e non certo esauribile nello spazio di una breve relazione.

 Proviamo, tuttavia, a richiamare alcuni passaggi, alcuni fatti del ventennio fascista.

 Diciamo anzitutto che della “robusta ideologia” fanno certamente parte

 L’ideale nazionale , che si concretizza nella volontà di attuare politiche tese a dare alla Nazione Italiana quell’importanza e quel valore che la sua storia, la sua posizione geografica, i suoi uomini le hanno meritato.

 Ma, soprattutto:

  L’Ideale sociale cioè la ricerca continua di soluzioni sempre più avanzate per realizzare il massimo di giustizia sociale in uno Stato capace di far funzionare un sistema di razionale organizzazione della produzione.

 Partiamo dal primo Fascismo, quello del 1919, e al suo “Programma dei Fasci di Combattimento” pubblicato sul Popolo d’Italia il 6 giugno 1919 e successivamente, sempre nel 1919, aggiornati (1)

 Politica estera: punti c) del primo e punto c) del secondo

 Politica sociale: punti b (politico), c,d,g (sociale) del primo; punto e) (politico) del secondo ma anche il punto a) del problema finanziario del primo e del secondo.

 Si tratta di un programma molto stringato dal quale, però, emerge con forza il problema del lavoro che deve diventare protagonista sia partecipando alla gestione sia gestendo direttamente industrie e servizi pubblici.

 In agricoltura si ipotizza addirittura l’esproprio delle terre non coltivate dai proprietari

 E si punta a un ridimensionamento del capitale fino a una espropriazione parziale di tutte le ricchezze

 Teniamoli a mente questi NOI VOGLIAMO, perché li ritroveremo, opportunamente ripensati e messi a punto nel corso della coerente realizzazione dell’ideale fascista.

 Poi il Fascismo andò al potere

-         L’obiettivo di rivalutazione del ruolo dell’Italia nel mondo fu decisamente perseguito con una adeguata politica estera che portò nel giro di pochi anni l’Italia a rivestire un ruolo di potenza mondiale quale mai aveva avuto in passato. Questo giudizio fu espresso dallo stesso Churchill dopo il 25 luglio in una specie di elogio funebre “”Così finirono i 21 anni della dittatura di Mussolini in Italia, durante i quali egli aveva sollevato il popolo italiano dal bolscevismo, in cui avrebbe potuto sprofondare nel 1919, per portarlo in una posizione in Europa quale l’Italia non aveva mai avuto prima. Un nuovo impulso era stato dato alla vita nazionale. L’impero italiano nell’Africa fu fondato. Molte importanti opere pubbliche in Italia furono completate. Nel 1935 il Duce con la sua forza di volontà aveva sopraffatto la Lega delle Nazioni ed era riuscito a conquistare l’Abissinia.

-         Ma questo avvenne anche per il prestigio che l’Italia acquistò con le sue riforme sociali e la sua organizzazione. E’ ancora Churchill che scrive: “”Egli era, come ebbi a scrivere in occasione del crollo della Francia, il “legislatore d’Italia”. Le grandi opere che egli costruì resteranno un monumento al suo prestigio personale e al suo lungo governo.””

 

-         Verso l’obiettivo della realizzazione di una vera giustizia sociale il Fascismo puntò subito, con la costruzione di un robusto stato sociale:

-         Per una globale e razionale organizzazione della produzione, nell’interesse della Nazione e, quindi, nell’interesse di tutti, (Mussolini: "l'individuo non esiste se non in quanto è nello Stato e subordinato alla necessità dello Stato ") venne elaborato il sistema delle Corporazioni, all’interno delle quali sarebbe stato risolto il problema dei rapporti fra datori di lavoro e lavoratori, entrambi “produttori” con uguali diritti e doveri:

-         Con R.D. 2.7.1926 n. 1131 nasce il Ministero delle Corporazioni. Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni venne istituito con lo stesso regio decreto 2 luglio 1926  n. 1131, e il R.D. 14 luglio 1927, n. 1347.

-         Le corporazioni saranno frutto di successive corpose elaborazioni. Nel 1931 furono progettate 13 corporazioni che, poi, il 5.2.1934 diventarono le 22 che sappiamo.

-         I sindacati si raggruppano in tre confederazioni:

Confederazione dei Datori di Lavoro (suddivisa in settori di attività: agricoltura, industria, commercio, credito);
Confederazione dei Lavoratori (suddivisa in settori di attività: agricoltura, industria, commercio, credito);
Confederazione dei Professionisti ed Artisti.

A questo livello datori di lavoro e lavoratori erano separati dalla tutela dei rispettivi interessi ma, siccome la priorità va all'interesse collettivo, i rappresentanti dei vari sindacati fascisti (sia dei datori che dei lavoratori quindi) si riuniscono nelle corporazioni, che comprendono tutti i fattori di produzione.

La legge del 5 febbraio 1934 stabilì le 22 corporazioni:

all'interno di esse, i sindacati si distribuiscono secondo il ciclo produttivo: ogni corporazione comprende infatti tutti i sindacati di ogni ramo di produzione, andando a formare tre gruppi:

a)      Corporazioni a ciclo produttivo agricolo, industriale e commerciale;

b)      Corporazioni a ciclo produttivo industriale e commerciale;

c)       Corporazioni per le attività produttrici di servizi.

Con legge 206 del 20.3.1930 il Consiglio Nazionale delle Corporazioni, inaugurato il 22 aprile, diventa organo costituzionale dello Stato.

Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni era presieduto dal Capo del Governo o, per sua delega, dal Ministro delle Corporazioni; la presidenza di sezioni, sottosezioni e commissioni speciali permanenti poteva anche essere delegata ad un sottosegretario di Stato del Ministero delle Corporazioni. Un direttore generale dello stesso ministero ne era segretario generale.

Il numero complessivo dei membri variò nel tempo, fino a superare i cinquecento. Ne facevano parte:

Il Consiglio si articolava in:

Funzioni

Il Consiglio Nazionale delle Corporazioni poteva formulare pareri su qualsiasi questione interessasse la produzione nazionale e, in particolare, su una serie di materie comprendenti:

Le associazioni sindacali di categoria potevano richiedere al Consiglio Nazionale delle Corporazioni, riunito in Assemblea generale, la facoltà di determinare le tariffe per le prestazioni professionali dei propri rappresentati e di emanare regolamenti professionali con carattere obbligatorio per tutti gli appartenenti alla categoria.

Spettava inoltre al Consiglio Nazionale delle Corporazioni:

In pratica, il Consiglio Nazionale delle Corporazioni ebbe sempre un ruolo piuttosto marginale e, a partire dal 1934, finì per essere soppiantato dal meno pletorico Comitato corporativo centrale, operante al suo interno.

C’è chi sostiene che, in realtà le Corporazioni non svolsero mai un ruolo veramente incisivo e, sostanzialmente, furono molto fumo e poco arrosto. Credo che questo sia in gran parte vero anche se non del tutto vero. Credo, infatti, che all’interno degli organi corporativi si sia dato un notevole impulso all’organizzazione razionale della produzione (specie con la costituzione dell’IRI e l’intervento diretto dello Stato in settori chiave) e, soprattutto, un notevole impulso al processo di collaborazione fra le classi e alla conciliazione pacifica dei diversi interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori. D’altra parte ci furono molti giudizi positivi anche da parte di antifascisti.

 Però non si realizzò compiutamente quello che era il disegno. Lavoratori e datori di lavoro erano, sì, all’interno della Corporazione ma ognuno con le proprie organizzazioni. E, soprattutto, i mezzi di produzione rimanevano in mano al capitale

-         Nel Convegno di Ferrara sugli Studi sindacali e corporativi del 1932, il gentiliano filosofo Ugo Spirito denunciò l’anomalia e propose la soluzione:

-         La Corporazione proprietaria di Ugo Spirito (Convegno di Ferrara del 1932) e la rivoluzione incompiuta:

-         Gli anni Trenta sono gli anni di gestazione della teoria della “corporazione proprietaria”. Dopo aver riunito, nel 1930, nel libro “Il Corporativismo” i tre testi precedentemente redatti sull’argomento, “Dall’economia liberale al corporativismo”, “I fondamenti dell’economia corporativa” e “Capitalismo e Corporativismo”,Ugo Spirito partecipò nel maggio 1932 al secondo Convegno di Studi sindacali e corporativi, tenutosi a Ferrara. Qui, dopo aver criticato il dualismo di classe presente nel capitalismo, lanciò la sua innovativa teoria. Ne “La corporazione proprietaria”, anche detta “corporazione comunista” il filosofo ipotizzò la possibilità che la proprietà dei mezzi di produzione fosse affidata non più ai privati bensì alla corporazione stessa. Tale teoria si contrapponeva all’ “anarchia produttiva” e al “dirigismo statale” permettendo che la grande società anonima si trasformasse in corporazione; favorendo la fusione tra capitale e lavoro, Spirito, inoltre, propugnava il superamento dell’antagonismo fra datori di lavoro e lavoratori  da realizzarsi grazie al passaggio del capitale dagli azionisti ai lavoratori, che divenivano così proprietari della parte loro spettante. Questa teoria, che prevedeva la risoluzione del sindacalismo nel corporativismo integrale e che rendeva inutile la presenza delle associazioni di categoria, favorendo la piena identificazione fra individuo e Stato, affermando così il superiore valore etico della rivoluzione fascista, fu duramente avversata sia dalla “destra” fascista, rappresentante dell’industria e della borghesia conservatrice e nazionalista, che la tacciò di “bolscevismo” e la bollò come teoria “eretica”, sia dalla sinistra sindacale che, dopo aver accusato Spirito d’essere dotato di scarsa sensibilità sociale, passò al vaglio la sua tesi evidenziandone i tratti utopici. Nonostante ciò, i rapporti tra il filosofo ed il regime continuarono ad essere solidi.

-         Benito Mussolini fu entusiasta dell'idea concepita da Spirito, dando a tale entusiasmo un gesto di pubblico ed ufficiale apprezzamento sulle pagine de Il Popolo d'Italia, spazzando via ogni  ipotesi di estremizzazione "comunista" del fascismo fatta da parte borghese:

-         « Spirito (...) supera le opposte posizioni dell'economia liberale e dell'economia socialista e   spiega anche il suo punto di vista circa l'identità fra individuo e Stato, tesi che non merita i    'vade retro' scandalizzati di molta gente che non comprende e quindi detesta ogni filosofico ragionare. Le tesi di Spirito non ci sembrano poi eccessivamente lontane dalla più pura ortodossia dottrinale (...) »

-         Ma le tesi di Spirito non passarono. Le resistenze degli industriali furono ovvie. I fascisti di sinistra come Bottai, amico di Spirito, preferirono non mettersi contro gli industriali (c’erano anche le preoccupazioni per la crisi mondiale esplosa nel 1929) e anche il mondo sindacale non le sostenne. Prevalse una scelta di sopravvivenza. Con la Corporazione proprietaria, infatti, non avrebbero avuto più senso né le associazioni imprenditoriali né quelle sindacali.

 

-         E si arriva alla guerra e rinasce la speranza della terza ondata per portare a compimento la rivoluzione interrotta. C’è fiducia, infatti, nel potere rivoluzionario della guerra. I giovani manifestano questa loro fiducia : la marcia della giovinezza, i Giovani Fascisti di Bir el Gobi, Berto Ricci che si arruola e va a morire in guerra …….

 

 -     Ma la guerra che va male, il 25 luglio, l’8 settembre……

 -     Ora ci siamo liberati del re e dei circoli massonici, siamo liberi e la marcia riprende

-         Nel congresso di Castelvecchio vengono approvati I 18 punti di Verona  (3)

-         E il 12.2.44 viene approvata la Legge sulla socializzazione (4)

 

-         Gli uomini della RSI non sono soltanto un manipolo di disperati che difendono con le unghie e con i denti la Patria invasa, è gente che pensa, che dibatte, che si proietta nel futuro, anche se non sarà il loro personale futuro.

-         E’ appena uscito un libro di Primo Siena dal titolo La Prestroika di Mussolini dal quale emerge una RSI ricca di fermenti culturali, di proposte, di idee per il futuro che testimoniano ad abundantiam quanto detto.

 

 -    E sono le proposte di nuova costituzione che testimoniano questa proiezione verso il futuro,

      questa speranza di futuro, questa voglia incontenibile di futuro.

      C’è un vero grande fervore costituzionalista e non solo da parte fascista. ( Spampanato, Rolandi

      Ricci, Biggini e, forse, anche altre) . Tutte prevedono un ritorno a libere elezioni. E’ il popolo

      che deve essere artefice del suo futuro. Un cenno lo merita la proposta del partigiano

      Galimberti, riesumata fortunosamente da Franco Franchi e clamorosamente ignorata

      dall’antifascismo.

-         Notevole il fatto che Galimberti e Repaci, autori di questa proposta di Costituzione europea,

      accolgono pressochè integralmente il sistema corporativo fascista e lo dicono esplicitamente,

      facendo salve, naturalmente, le libere elezioni e la democrazia.

-     Le tre che ho nominato le abbiamo lette del libro di Franco Franchi e mi limito a citarle.

       In tutte si parla di libere elezioni democratiche, di una politica estera improntata ad una volontà

       di superare le inimicizie fra le nazioni e, addiritura, ad una visione europeistica, di una Europa

       unita e pacificata.

 

-         Ma che significato dare, allora, all’altra proposta dello stesso Biggini, che abbiamo trovato fra i

      documenti allegati al Verbale del Consiglio dei Ministri del 16 dicembre 1943 ?

 A mio parere quello era il Fascismo proiettato nel futuro: “Alcune idee per il futuro assetto politico e sociale del popolo italiano” è il titolo. Non una costituzione elaborata ma “alcune idee” , quindi una base di discussione, idee da discutere tutti insieme (Era questo che chiedevano i combattenti). E consentitemi di sottolineare gli aggettivi  futuro e sociale.

Alcune idee che il ministro Biggini ci ha lasciato in eredità e che il destino ci ha tenute nascoste per mezzo secolo (43 anni per l’esattezza), forse per consentirci, come tentiamo di fare, di studiare, di ricercare, di approfondire quello che il Fascismo, soprattutto quello Repubblicano che, di tutte le fasi del Fascismo è stato certamente il più vero, il più avanzato, il più vicino a quegli obiettivi che il Fascismo fin dalle sue origini, si era posto, aspirava ad essere.

 Leggiamo, quindi, insieme e con religiosa attenzione questo straordinario documento. E meditiamolo. Potrebbe essere l’assetto politico e sociale del nostro futuro.

 

Progetto di Costituzione preparato, su incarico del Governo della R.S.I., dal Ministro dell’Educazione Nazionale, Biggini

  (presentato il 16 dicembre 1943 alla riunione del Governo nella quale venne deliberata la costituzione dell’Assemblea Costituente)

 

                            ALCUNE  IDEE SUL FUTURO ASSETTO POLITICO E SOCIALE

                                                               DEL POPOLO ITALIANO

 

Art. 1°) – Forma di Governo: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

                Repubblica ossia popolo sovrano, padrone assoluto dei propri destini, dove tutte le leggi vengono emanate dai rappresentanti eletti con piena libertà dal popolo stesso, non escludendo per leggi di massima importanza anche il referendum.

                 Sociale perché verranno elaborate provvidenze legislative per tutti, assistenza ai colpiti da grave malattia, mantenimento degli invalidi, pensione nella vecchiaia, distribuzione con giustizia del lavoro e della rimunerazione in modo che a nessuno più sarà consentito di vivere sfruttando il suo simile, ciascuno dovrà godere in pieno il frutto del proprio lavoro: tutto quello che sarà necessario al fine di consacrare il principio della fratellanza umana.

 

Art. 2° - Organo supremo legislativo la Costituente; trasformandosi poi in assemblea nazionale legislativa eletta con suffragio universale rinnovabile ogni cinque anni col sistema della proporzionale.

 Storicamente la Costituente è la prima assemblea che succede ad un movimento rivoluzionario, si riuniscono i rappresentanti del popolo per gettare le basi del nuovo Stato, sulle rovine del vecchio, conforme ai principi voluti dalla rivoluzione stessa. Dopo di ciò verrà denominata Assemblea Nazionale Legislativa, la stessa che nominerà il Capo dello Stato.

 Le elezioni si svolgeranno col sistema della proporzionale per dare modo a tutti i partiti ed a tutte le correnti della nazione di essere rappresentati nel supremo consesso.

 

Art. 3° - Organo supremo del lavoro il Senato; il quale deve essere considerato il più alto consesso nazionale inquantochè in esso potranno accedervi soltanto coloro che si saranno acquisite distinte benemerenze nel campo della scienza e del progresso dell’Economia Nazionale. La nomina a senatore sarà a vita, dovrà avvenire per elezione da parte della categoria dei lavoratori a cui il candidato appartiene, compensando così della più alta onorificenza i meritevoli del lavoro. La Confederazione generale del lavoro organo supremo di tutti i sindacati, sarà direttamente interessata per il numero dei posti spettanti a ciascuna categoria procedendo in accordo col governo. Avrà attribuzioni consultive ed avrà facoltà di avanzare proposte d’ogni genere inerenti al lavoro, all’assemblea legislativa.

 Così il Senato, gloriosa istituzione italiana, verrà completamente trasformato; le nomine non saranno più per “motu proprio” di un sovrano e per simpatia di un capo di governo, ma sarà il popolo tutto che mediante plebiscito nominerà i suoi migliori conferendo ad essi la gloria di entrare nel supremo consesso dell’aristocrazia del lavoro.

 Così verranno a trovarsi tutti uniti gli eletti del lavoro italiano, uomini di larga esperienza e temprati nella lotta che formeranno la mente ed il cuore della nostra economia e del nosgtro progresso.

 

Art. 4° - Magistratrura indipendente; i magistrati eletti con plebiscito popolare, così pure delle liste dei giurati, i primi a vita, i secondi rinnovabili ogni cinque anni.

 La Giustizia non subirà alcuna influenza esterna, né sarà più al servizio di correnti dominanti, ma libera e indipendente dovrà essere, i suoi giudizi verranno presi con assoluta tranquillità secondo i dettami della propria coscienza; i Magistrati verranno eletti a vita per espressa volontà del popolo ed essi stessi saranno gli arbitri dell’orinamento giudiziario delle varie giurisdizioni. La scelta dei candidati per la formazione delle giurie popolari alle Assisi dovrà essere fatta con scrupolo trattandosi di una delicata funzione. Anche l’attuale sistema di detenzione e di pena dovrà essere riveduto, studiato e modificato.

 

Art. 5° - Autonomie comunali e regionali , soppressione delle provincie. Gli Amministratori comunali dovranno essere eletti ogni cinque anni, questi nomineranno nel proprio seno la giunta e il sindaco. Tutti i sindaci dei singoli comuni formeranno il consiglio regionale, il quale nominerà la giunta esecutiva col capo Regione.

 Il Comune, primo nucleo dell’amministrazione statale, godrà di una grande autonomia. Dovranno essere rivedute e corrette le attuali circoscrizioni sopprimendo quelle superflue. La provincia viene soppressa e le attribuzioni di essa in parte passeranno ai comuni ed in parte alla regione, la quale si amministrerà con piena autonomia.

 Si ritiene che, oltre alla semplificazione amministrativa, la regione possa meglio rispondere ai bisogni di grandi opere, specialmente per canali d’irrigazione, autostrade, sistemazione dei bacini montani e fluviali, arginatura dei fiumi, porti marittimi, ecc.

 

Art. 6 – Tutte le cariche pubbliche dovranno essere remunerate. Appunto perché tutti vivano esclusivamente di lavoro, i preposti alla carica pubblica debbono essere logicamente indennizzati.

 

Art. 7 – Ampia libertà per tutti di riunione, di associazione, di stampa, di culto. L’uomo considera la libertà la base essenziale per tutte le sue funzioni sia nella vita materiale che in quella spirituale.

 La libertà è un bisogno assoluto dello spirito come gli alimenti sono un bisogno assoluto del corpo; dunque libertà di credenze religiose e di pratiche religiose; libertà di propaganda, di riunione, privata e pubblica, libertà di associazione, libertà professionali, libertà di lavoro e di iniziativa, libertà di stampa e di critica.

 La libertà è la palestra per l’esercizio del cervello, come i campi sportivi per l’esercizio muscolare. E’ un bisogno sentito dall’uomo quello di esternare la propria idea e la propria critica, è la volontà dello spirito che lo eccita, compiacendosi anche dell’azione contraria perché comunque le idee sprigionate dall’anima servono sempre a qualche cosa, ed è solo nel crogiolo e nel dibattito delle idee che ne scaturiscono sempre delle migliori, che formano la morale e la progressività di un popolo.

 Non va trascurato il dire che il cittadino nella connivenza sociale delle libertà godute saprà farne buon uso, concorrerà egli stesso alla formazione del nuovo ordinamento e alla creazione delle sue leggi che debbono regolare la nostra vita collettiva, sentirà poi l’obbligo ed il dovere del rispetto assoluto.

 

Art. 8 – Il diritto al voto sarà concesso ad ambo i sessi appena compiuto il 24° anno di età, anche le donne possono essere eleggibili.

 Il voto ad ambo i sessi è un atto di giustizia perché anche la donna nella vita ha una funzione sociale non meno importante dell’uomo, il diritto viene esercitato appena compiuto il 24° anno di età per ragioni di una maggiore maturità di coscienza.

 

Art. 9 – Coscrizione obbligatoria abolita, creazione di una milizia nazionale volontaria per l’ordine pubblico.

 Questo articolo è dettato dalla convinzione che debba sorgere una intesa fra i popoli Europei mirante alla soppressione dei conflitti armati. Caso non si avverasse, allora è naturale che l’Italia dovrebbe pensare anche a come potere organizzare la sua sicurezza.

 

Art. 10 – Abolizione di tutti i titoli nobiliari e di tutte le onorificenze concesse, eccettuate quelle militari ed al valore civile.

 La nascita dell’uomo è la più eloquente manifestazione della legge di natura che siamo tutti eguali. I soli titoli riconosciuti saranno quelli conseguiti con lo studio e con atti di valore.

 

Art. 11 – Le imposte dovranno essere riunite in una sola, comprendendovi anche l’aliquota per l’invalidità e la pensione nella vecchiaia, si prenderà per base il reddito con la progressività.

 Il sistema tributario verrà riformato, sburocratizzato, semplificato; i dazi comunali, le imposte sui consumi, le tasse sulle entrate e tutte le miriadi di marche da bollo soppresse; il cittadino pagherà una tassa unica annuale, divisa in tante rate bimestrali in base al proprio reddito comprovante anche l’aliquota per l’invalidità e la pensione. Le aliquote dell’imposta saranno progressive in base al reddito, esse mireranno a colpire i maggiori profitti al fine di una migliore giustizia sociale.

 Due commissioni preposte all’accertamento verranno istituite da parte dei consigli comunali, la prima presieduta dal capo dell’Ufficio fiscale dello Stato, la seconda da un delegato del comune che avrà funzioni arbitrali con giudizio inappellabile.

 Gli accertamenti dovranno essere pubblicati su un giornale locale.

 

Art. 12 – Dogana: gradualmente si deve tendere al libero scambio: in unione alle altre nazioni sorelle, di tutti quei prodotti che la natura stessa ha a ciascun popolo assegnato.

 Un nuovo ordinamento politico, economico, internazionale dovrà essere tale da poter consentire le eliminazioni graduali dei dazi protettivi. E’ un compito di molta importanza quello di arrivare al libero scambio.

 Ogni popolo sfrutterà al massimo le proprie risorse, cosidette materie prime, ma quasi tutti però non hanno il necessario al completo dei bisogni nazionali, da qui la necessità dell’armonia degli scambi, base fondamentale del principio della fratellanza umana. Non è possibile risolvere la questione in modo unilaterale, perché il complesso problema è connesso all’economia degli altri paesi.

 

Art. 13 – Politica Estera: l’Italia, nel campo internazionale, riconoscerà l’assoluta indipendenza di tutti i popoli, si farà promotrice per stabilire un patto di fratellanza comune fra le nazioni con la creazione di una milizia internazionale e un tribunale supremo con giudizio inappellabile per tutte le controversie che potessero sorgere fra le nazioni associate.

 Il popolo italiano esplicherà nel mondo la sua missione di giustizia, che la ragione ed il diritto non dovranno essere del più forte che vuole conquistarli con la spada. Una nuova era si dovrà iniziare con l’affratellamento dei popoli di buona volontà per evitare per sempre i flagelli dei conflitti armati, le eventuali vertenze dovranno essere giudicate da una speciale Corte di Giustizia. Ogni popolo deve volere che la vita sia sacra, sia dedicata al lavoro, all’amore della famiglia, alla Patria e al progresso dell’umanità. Tutte le nazioni associate dovranno contribuire in ragione della loro popolazione alla formazione di una milizia internazionale da rimanere a disposizione dell’organo esecutivo per imporre le proprie deliberazioni.

 

Art. 14 – Il popolo italiano ritiene ogni questione di razza abolita e per quanto riguarda i semiti sosterrà, nel campo internazionale, la opportunità di una sistemazione definitiva con la creazione dello Stato Ebraico.

 Con le guerre di conquista, con le invasioni, con le dominazioni più o meno lunghe a cui sono stati soggetti tutti i popoli nella storia si sono prodotte delle mescolanze che oggi una discriminazione non sarebbe più possibile per definire una omogeneità di razza. D’altra parte non è azzardato dire che la razza umana, benchè abbia diversi aspetti di colore e di forma, diverse abitudini e costumi a seconda delle latitudini e della loro ubicazione, è una sola. Infatti si può constatare che tutti tendono progressivamente a modificarsi in tutti i campi verso un fine di miglioramento comune, ragione per cui il popolo italiano ritiene superflua ogni questione di razza.

 Quanto ai semiti nessuno ignora la grandissima importanza che ha avuto in antico il piccolo popolo Ebraico e quale sia stato il suo contributo alla nostra civiltà mediterranea. Dopo la conquista romana della Giudea il picolo stato andò in frantumi ed essi si sparsero in tutto il mondo che si crede oggi raggiungano la cifra di quattordici milioni. Da allora in poi alternate sono state in tutti i secoli le persecuzioni di ogni specie subite e perciò si considera come necessario ridare ad essi la possibilità della creazione del loro Stato con le loro rappresenzanze diplomatiche in tutti i paesi, così verrebbe a formarsi anche per loro una patria, un punto d’appoggio indispensabile alla loro esistenza.

 

Art. 15 – Scuola obbligatoria per tutti, perlomeno fino al 16° anno di età per conseguire una elevazione ed una educazione maggiore nel popolo ed una coscienza di cittadino.

 Verranno create delle borse di studio da conferirsi, su proposta degli insegnanti, a tutti i bisognosi che manifestano di avere avuto in dono dalla natura una maggiore intelligenza ed un maggior ingegno.

 La scuola non avrà dogmi. Saranno escluse le influenze politiche e religiose, l’insegnamento sarà aperto alle grandi correnti del pensiero, i programmi verranno ampiamente discussi dal corpo degli insegnanti stessi, commissioni speciali verranno istituite, incaricate del vaglio e delle decisioni all’avviamento professionale di quelli ritenuti idonei con giudizio inappellabile.

 I compiti dell’insegnamento e dell’educazione per la formazione della nuova etica speciale non sono dei più facili, essendo la natura come il Creatore l’ha voluta con le virtù e coi difetti, col bene e col male, con la generosità e con l’egoismo, coll’amore e con l’odio, con passioni, inclinazioni ed impulsi contrari alla ragione, perciò gli educatori avranno la grande missione di plasmare il lato buono degli istinti delle nuove generazioni per imprimere in esse una buona educazione, un carattere saldo e una coscienza morale forte, tale da saper vincere e dominare le impulsività del male che alberga entro le stesse.

 

Art. 16 – Lo sport è ritenuto necessario, dovrà essere libero e indipendente, l’esercizio spontaneo esercitato per pura passione, senza stimolo di lucro, solo col concorso di premi.

 Lo sport è un elemento naturale indistruttibile che incomincia dall’infanzia per finire solo quando l’uomo muore. S’intende per sport tutti gli esercizi fisici che abbiano per scopo svago, divertimento, ricreazione anche senza il minimo pensiero di partecipare a gare, che queste, sono riservate all’età giovanile, la quale si appassiona e si riscalda per primeggiare e per conquistare dei record. Oggi è considerato da tutte le nazioni civili del mondo un fenomeno d’importanza sociale, necessario allo sviluppo muscolare delle nuove generazioni.

 

Art. 17 – Il lavoro nella Repubblica Sociale Italiana è un dovere per tutti i cittadini, e ciascuno verrà rimunerato a seconda della propria capacità e del proprio merito.

 Il lavoro è la prima necessità ed il primo dovere della nostra esistenza sia materiale che intellettuale, è uno sforzo che l’uomo è obbligato a compiere per conseguire quei beni economici necessari a soddisfare i bisogni della vita. Molteplici sono le attività lavoratrici ma tutte unite creano quella ricchezza necessaria al consumo umano, tanto più saranno le iniziative e la volontà del lavoro dei cittadini quanto maggiori saranno i beni che vengono messi a disposizione della collettività nazionale.

 Il corrispondere una remunerazione a seconda delle proprie capacità e dei propri meriti, si considera uno stimolo e un atto di giustizia.

 

Art. 18 – Il capitale non potrà essere più elemento di sfruttamento e di privilegio per alcuno, tutta la proprietà immobiliare passerà esclusivamente nelle mani dello Stato fatte le seguenti eccezioni:

            a) per i possessori della casa che serve di abitazione della propria famiglia;

            b) della terra che viene fecondata con le proprie braccia;

            c) e di quant’altro sia nella forma privata che associata ove risulti chiaramente che il capitale ed il lavoro siano riuniti

                nelle stesse mani.

 Lo Stato, pur avendo il preciso scopo di cedere tutto alle libere associazioni cooperative, assumerà provvisoriamente la gestione diretta delle industrie, delle miniere, delle ferrovie, delle poste, dei telegrafi, degli autotrasporti, delle aviolinee, della navigazione mercantile, ecc. ecc.

 Nel campo agrario il  nostro paese si trova in condizioni speciali, la parte più importante della nostra agricoltura e ortofrutticoltura sta nei terreni frazionati a sistema appoderativo con case coloniche dove si realizzano le molteplici colture intensive con grande vantaggio della nostra economia, e dove anche si cura l’allevamento, si conserva, si moltiplica tutto il nostro patrimonio zootecnico nazionale.

 In questo settore tanto importante, lo Stato, pur favorendo lo sviluppo di colture estensive persisterà nel sistema del frazionamento dei terreni, e la terra verrà data a tutte quelle famiglie che desiderano di lavorarla con rilevanti facilitazioni perché possa in breve tempo diventare di loro proprietà. Lo Stato si servità di commissioni comunali di esperti per stabilire il prezzo e le relative facilitazioni.

 Un regolamento dovrà essere elaborato dal governo sui movimenti che succederanno nelle famiglie, chi dalla terra passa all’industria e viceversa, chi per estinzioni di unità famigliari è costretto a ricorrere in cerca di un appezzamento di terreno più piccolo, chi per aumentata prole è obbligato a ricorrere ad uno più vasto, e tanti altri.

 Infine provvidenze legislative emaneranno disposizioni per la sistemazione di tutti coloro ai quali la proprietà è stata tolta.

 Togliere bruscamente la proprietà a chi ne ha in esuberanza alcuni crederanno di poter sostenere che è un principio immorale.

 Ciò non risponde al vero, perché il capitale è il risultato di uno sfruttamento più o meno lungo del lavoro altrui, o frutto di scaltrezza e di corruzione di ogni genere ai danni della collettività nazionale.

 Togliere questo capitale e metterlo a disposizione esclusivamente di chi lavora costituisce una riparazione ed un atto di giustizia sociale, sarà il più grande omaggio che l’attuale generazione possa rendere ai suoi avi che nei secoli passati hanno sofferto, patito, e tante volte maledetto chi gli aveva dato il bene dell’esistenza nel vedersi portar via il frutto delle loro fatiche e del loro lavoro mancante per i propri figli.

 Capitale e lavoro conferito nelle stesse mani è il problema del giorno, si ritiene il più confacente, il più idoneo alla natura umana. La formula a ciascuno secondo i propri bisogni non ha possibilità di realizzazione pratica, allo stesso modo di chi per vocazione presa, giura di rimanere casta e s’accorge poi che gli istinti naturali sono più forti della sua volontà.

 E’ perfettamente inutile non voler riconoscere che il Creatore ha profuso nell’istinto umano degli egoismi che ha bisogno di soddisfare: forse sono stati dati per stimolo all’indefinito progresso umano ?

 La proprietà privata o associata oltre a essere fonte di maggior ricchezza e di benessere nazionale, costituisce per l’uomo un godimento, non solo per quanto può offrire il rendimento del suo lavoro libero ed indipendente, ma anche vi trova il soddisfacimento delle proprie passioni perché non vi è esistenza umana senza missioni, dall’agricoltore che feconda la terra osservandone tutti i fenomeni, all’astronomo che perlustra i cieli, all’industriale che aguzza la propria intelligenza per sempre più perfezionarsi, all’artigiano che si studia di produrre cose artistiche sempre più belle, al corpo degli insegnanti che educano come loro figli le nuove generazioni, alla scienza tutta che si accanisce continuamente per scrutare i misteri della natura rivelandoci sempre cose nuove: sono tutte queste forze di lavoro e di passione che fanno salire sempre più in alto la grande piramide della civiltà e del progresso umano.

 Il centro propulsivo della trasformazione sociale sarà la Banca di Stato, che, come si dirà più avanti all’art. 22, curerà tante sezioni per quante saranno le branche dell’attività umana.

 Esempio pratico:

  Il coltivatore diretto di un podere che viene ad avere temporaneamente per proprietario lo Stato e che questo gli fissa il pagamento minimo di L. 3000 all’anno, interessi compresi, perché possa diventare di sua proprietà in anni 30, senza escludere l’acconsentimento alla eventualità di un riscatto prima, inizia i suoi versamenti alla Banca Sezione Credito Agrario.

 Può accadere che dopo 10 anni egli sia obbligato, per molteplici cause, a lasciare il podere, allora se prenderà possesso di un podere più piccolo o più grande sarà sempre tenuto conto della somma versata, come pure se lascia la terra ed entra nell’industria, la somma versata alla Banca di Stato la passerà alla sezione industriale destinando all’industria la somma stessa dove il lavoratore è passato a lavorare versando la sua quota di capitale spettantegli. La terra verrà data in possesso in proporzioni alle capacità lavorative della famiglia.

 Saranno pure favorite nel campo agrario la libera e spontanea associazione che si renderà indispensabile nelle terre di bonifica e nel frazionamento del latifondo per le colture estensive meccanizzate.

 Nell’industria si seguirà lo stesso metodo.

 Lo Stato stabilito il valore di uno stabilimento industriale, lo suddividerà in tante parti uguali fra gli operai addetti così si formeranno le quote capitali per ciascun operaio e per chi non avesse la possibilità di riscatto immediato, lo Stato nella sua gestione provvisoria, sia cogli utili derivanti dall’azienda e con trattenute adeguate per ciascun operaio andrà ad integrare la formazione delle quote capitali spettanti a ciascuno e solo allora lo Stato cederà l’industria agli operai ed ai tecnici costituitisi in associazione cooperativa. Allo stesso modo di chi passerà dalla terra all’industria, chi dall’industria alla terra e così via di tutti gli altri casi, il lavoratore avrà con sé sempre il versato che è risparmio suo investito nei mezzi di lavoro completo o incompleto che sia, qualunque possa essere il giro della sua vita di laboriosa attività.

 Arrivato al termine per godere di diritto la pensione, questa quota capitale verrà rimborsata, integralmente in caso di morte il rimborso andrà in eredità ai figli legittimi, in mancanza di questi alla collettività nazionale.

 Abbiamo detto sopra per quanto possa riguardare la società in genere, mentre la terra appena riscattata, il coltivatore ne diverrà arbitro della propria proprietà. I lavoratori dell’intelletto, del pensiero e dell’arte saranno liberi e indipendenti godranno essi stessi delle provvidenze che la Repubblica offre a tutti i cittadini.

 Come nello spirito anche nei prodotti del lavoro vi sarà piena libertà, pur non tollerando gli illeciti guadagni, per lo smercio della propria produzione e nessuna autorità potrà rendersi arbitra per stabilire i prezzi sui prodotti del lavoro altrui, solo con la libera concorrenza verrà a stabilirsi equilibrio economico.

 La proprietà immobiliare espropriata non verrà pagata dallo Stato, l’assemblea nazionale legislativa che ne decreterà l’esproprio contemporaneamente emanerà disposizioni per una sistemazione equa di tutte le famiglie che perdendo la proprietà vengono a trovarsi sprovviste di mezzi per l’esistenza e impossibilitati al lavoro. Ritengo ancora necessario dire qualche cosa sulla piccola proprietà terriera.

 Il coltivatore diretto, sia di montagna che di pianura, impiega con la massima volontà tutti i mezzi di produzione nel modo che crede migliore, sa tesaurizzare il valore della terra, dove nessun relitto rimane inutilizzabile, non conta le ore di lavoro, consacra tutte le cure amorevoli alla coltivazione di ogni specie, non è pigro ad alzarsi di notte se un temporale minaccia, per mettere al riparo i prodotti maturati, persiste nella lotta contro le malattie delle piante fruttifere, in compenso prova la gioia nella raccolta dei prodotti che la terra generosa offre alle sue fatiche. Si circonda di animali: cavalli, buoi, vacche lattifere, suini, conigli e pollame che riproduce continuamente con passione e con tutta la vigilanza che richiedono, notevole è pure la produzione del baco da seta, risorsa non trascurabile sebbene in questi ultimi anni sia stata trascurata; si renderà necessaria la ripresa.

 E’ indiscusso che questo sistema della piccola proprietà è di insuperabile ricchezza, per il suo alto valore produttivo e qualitativo, perché si è certi che l’iniziativa del privato, lo stimolo, la volontà di lavoro di esso non è ancora superato da nessuno.

 In tali condizioni il nucreo famigliare rimane più unito godendo di una vita libera, sana, sobria e patriarcale.

 

Art. 19 – Creazione di un Ente Nazionale Edile che avrà la esclusiva funzione di provvedere, per tutte le famiglie, la casa di loro proprietà. A questo Ente verranno associate tutte le associazioni edili della Nazione. Premesso che l’uomo nella vita ha il bisogno di circondarsi di affetti; la casa è l’asilo dove li riunisce, è il luogo dove si riposa dopo il faticoso lavoro giornaliero gustando ore di sereno raccoglimento e di intimità famigliare, l’ambiente ove pensa e studia il suo progresso.

 Ebbene è giusto e doveroso predisporre in modo che tutti coloro che lo vogliono possano godere una casa di loro proprietà con tutti i conforti secondo la tecnica moderna. Le facilitazioni che l’Ente Edile Nazionale concederà saranno enormi; il pagamento sarà rateale versando alla Banca di Stato seguendo gli stessi criteri come per la terra e per l’industria.

 

Art. 20 – Il risparmio deve essere tutelato nel modo più assoluto, non sono tollerate le inflazioni (principio immorale), infruttifero perché nessuno deve costituirsi il privilegio di vivere di rendita senza lavorare.

 Molti porranno questa domanda: perché il risparmio è infruttifero? E se sarà tale si correrà l’alea che questo prenda la via dell’Estero? A questi interrogativi si risponde:

 il risparmio, frutto di lavoro non consumato che per ragioni di previdenza viene accantonato per gli eventuali bisogni e tante volte finisce per trasformarsi in capitale, il quale frutterà solo se verrà lavorato dallo stesso che lo ha accumulato, diversamente non si può corrispondere nessun interesse perché allora saremo di nuovo a creare la cellula che perpetua il privilegio del capitale, avremo di nuovo gli eccessi degli egoismi per arrivare alla somma di mezzi liquidi che fruttando si possa vivere senza bisogno di lavoro. La nostra fatica sarebbe uguale a quella di Sisifo; non bisogna dimenticare che l’uomo venuto sulla terra se vuole vivere deve mediante il lavoro procacciarsi i beni necessari per l’esistenza, tutti sanno che la ricchezza si crea col lavoro e che nessuno più deve osare per vivere di sfruttare il proprio simile: “chi lavora abbia, chi non lavora non abbia” così diceva il Grande che riposa a Staglieno, solo chi lavora il proprio capitale avrà diritto di godere in pieno i suoi frutti.

 E’ sperabile che nel nuovo ordine sociale l’uomo sappia foggiarsi di una coscienza sempre più ispirata ad una alto senso del dovere e ad un principio di fratellanza, considererà il denaro un mezzo e non un fine e più sentire quell’egoismo di un tempo quando la società gli assicura giustizia, assistenza e pensione nella vecchiaia.

 Le evasioni all’Estero se vi saranno, non potranne essere che entità trascurabili, perché chi vive solo col proprio lavoro non potrà accantonare ingenti risparmi, tuttavia non mancheranno le eccezioni, ma questi è da credere che non vorranno rendersi dei disertori da meritare il disprezzo della Patria. Nella nuova coscienza repubblicana sociale il cittadino sentirà ugualmente il bisogno del risparmio non più orientato alla trasformazione in capitale da sfruttare, che non sarebbe più consentito, ma solo per la previdenza e per soddisfare le proprie passioni quali potrebbero essere quelle per il miglioramnento della proprietà che lavora o ampliamento di essa per ragioni famigliari e per l’abbigliamento della sua casa arricchita di cose secondo il proprio gusto, per acquistare cose di piacere, per portare la famiglia in viaggio od in posti di soggiorno, per dare premi ai propri figli meritevoli e quant’altro che non occorre menzionare perché i lettori sentono e comprendono.

 Lo stato sociale assicura nel modo più assoluto la difesa del risparmio, le inflazioni divenute di moda in questo secolo, non saranno più tollerate perché deleterie e immorali; non si consentirà più che un decreto di governo svaluti la propria divisa monetaria falciando così il risparmio che è frutto di rinuncie, di sacrificio, tale atto è criminoso ed è peggiore di quello compiuto da chi armato di pistola esige il portafoglio dall’uomo della strada.

 Sarà necessaria la creazione di una nuova divisa monetaria che verrà data in cambio a quella attuale, vi saranno falcidie a seconda delle ingenti somme risparmiate, si agirà con criterio di giustizia allo stesso modo del capitale immobiliare. La nuova divisa avrà valore reale intrinseco, sarà ancorata all’oro con riconoscimento internazionale in modo che il risparmiatore sia posto nella condizione completamente libera di far cambio con altre divise per i suoi bisogni particolari. La sistemazione del problema monetario, sotto molti aspetti non potrà essere che di natura internazionale specialmente per l’Europa, dove più la marea inflazionista ha pressochè polverizzato il risparmio, sarà oggetto di studio da parte di economisti la nuova stabilizzazione e la nuova intesa fra le nazioni agli effetti degli scambi ed anche per evitare la rovina degli attuali risparmiatori; dare ad essi ancora la possibilità di una vigorosa ripresa economica.

 Anche per il debito pubblico si seguiranno gli stessi criteri di liquidazione come per la carta moneta e per la proprietà; essendo tutti fattori collegati, non si potrebbe fare diversamente, perché ad esempio come all’espropriato che rimane la casa per la sua famiglia, a chi un podere che lavora da sé per un valore “x”, anche chi ha cartelle del debito pubblico o mezzi liquidi dovranno essere adeguati più o meno allo stesso modo.

 

Art. 21 – Il diritto di eredità limitato ai figli legittimi, i beni goduti dai celibi e dai coniugi senza prole, alla fine della loro esistenza passeranno a disposizione della collettività nazionale.

 Si ritiene giusto che l’eredità sia riservata ai soli figli legittimi perché essi rappresentano la continuità della vita del ceppo famigliare, mentre è altrettanto giusto che i beni goduti da tutti coloro che si estinguono siano devoluti alla collettività nazionale.

 

Art. 22 – Banca unica di Stato la quale provvederà a liquidare gradualmente tutte le altre istituzioni bancarie ed essa solo eserciterà l’esercizio del credito diviso in tante sezioni per quante saranno le branche dell’attività umana.

 Tutte le banche, nel futuro assetto economico, scompariranno comprese le casse rurali e le casse di risparmio foggiandosi in una sola, la quale eserciterà esclusivamente il credito e le altre operazioni di carattere bancario. Dovrà essere il cuore pulsante di tutta la vita economica dove le sue arterie maggiori e minori arriveranno ad alimentare fino alle estremità della vita produttiva del nostro paese.

 Il capitale iniziale sarà fornito dall’espropriazione di tutta la proprietà immobiliare conforme al dispositivo dell’art. 18 e dalle falcidie che si verificheranno sugli ingenti capitali liquidi.

 Successivamente al primo stadio cominceranno ad affluire alla Banca versamenti derivanti dalla cessione della proprietà a chi lavora, dagli introiti delle tasse e dal risparmio. Saranno garantiti, tutelati e tenuti sempre a disposizione gli oneri dei depositanti.

 Non sarà tollerato per nessun motivo l’esercizio del credito clandestino fra privati, pene severissime verranno stabilite per i trasgressori. La tesaurizzazione verrà limitata se ci sarà bisogno. Vogliamo credere il contrario perché il cittadino sentirà profondamente nel proprio animo il suo dovere che è quello di tenere esclusivamente presso la banca i suoi risparmi. Il governo oltre tutti i suoi servizi di tesoreria avrà il compito di stabilire i diversi tassi d’interesse che la banca dovrà appluicare nelle sue operazioni.

 Gli utili annuali derivanti dall’esercizio verranno continuamente accantonati.

 

Art. 23 – L’artigianato, che conserva una tradizione di gloria in Italia, sarà aiutato tanto nella forma privata come in quella associata.

 La condizione dell’artigianato è sempre stata quella di lavoratore indipendente. Si può affermare che le origini siano concomitanti a quelle dell’uomo, il quale comparso sulla terra ha dovuto iniziare lo studio per provvedere alle sue prime principali necessità fisiche, ed essendo un elemento progressivo le capacità sono sempre aumentate sino al punto in cui la storia incomincia a parlare della prima civiltà.

 Nell’antichissima età Egiziana, Ellenica e Romana, poi, l’artigianato produceva già vasellame ceramico, mobili artistici, stoffe di lusso e lavorazione dell’oro e delle pietre preziose.

 Nel Medio Evo, per le crescenti necessità, incomincia a trasformarsi in piccola industria, ma sempre impotente a poter soddisfare i bisogni della moltitudine che diventava sempre più numerosa.

 In progresso di tempo si arriva al 18° secolo in cui compare la macchina e la grande industria che per conseguenza porta un declino nella vita dell’artigianato senza però che questo possa farlo scomparire.

 Benchè esista nel tempo attuale una produzione industriale in grande stile di articoli di consumo, pure l’artigianato rimane sempre quello che può soddisfare meglio i desideri umani.

 Infatti oltre alla migliore qualità della sua produzione, ci si ricorre per soddisfare il proprio gusto,  ad esempio chi vuole l’eleganza dell’abbigliamento, chi vuole arredare con mobilio artistico, chi vuole lavori in ferro battuto, foggiato con arte, chi vuole oro e pietre preziose lavorate e tantissime altre cose, senza contare le innumerevoli riparazioni di oggetti.

 Ne consegue perciò che l’artigianato è un elemento universalmente riconosciuto necessario, indispensabile ai nostri bisogni.

 

Art. 24 – Lo Stato assicura a tutti i cittadini il mantenimento degli invalidi e la pensione di vecchiaia.

 E’ la garanzia più importante per la tranquillità dell’esistenza, e dovrà essere corrispondente ai bisogni ed alle necessirà della vita. Anche l’organizzazione ospitaliera dovrà essere studiata e riveduta.

 

Art. 25 – Ogni forma di questua è abolita.

 Giustamente per coerenza nello Stato moderno non possono essere tollerate alcuna forma di accattonaggio e di elemosina perché è la collettività stessa fondandosi sul principio di fratellanza umana che provvede con tutti i suoi mezzi previsti a fornire il necessario nutrimento a tutti gli sfortunati menomati fisicamente impossibilitati al lavoro.

 

Art. 26 – Lo Stato avrà cura di creare una riserva speciale per sovvenire integralmente ai colpiti da pubblica calamità.

 E cioè lo Stato si assume il compito di indennizzare integralmente chiunque possa, essere colpito da gravi danni causati da uragani, inondazioni, terremoti, frane, ecc. rendendo così la nostra popolazione operosa più tranquilla.

 

Art. 27 – Il Commercio dovrà svolgersi liberamente con onestà e rettitudine e chiunque si renderà indegno, verrà inesorabilmente eliminato.

 Faremo un’analisi necessaria dimostrativa come attualmente si svolge l’attività commerciale. Incominciamo col dire che tutte le industrie produttive hanno il loro ufficio commerciale coi loro esperti rappresentanti così detti viaggiatori che hanno il compito dello smercio della produzione, di segnalare la concorrenza sia nella qualità come nel prezzo, di concedere sconti progressivi a seconda della qualità dell’incetta di qui, che il grossista per lo sconto ricevuto è messo nella condizione, se vuole, di vendere al dettagliante allo stesso prezzo dell’industria.

 I prezzi sono sempre concilianti, quando la domanda è superiore alla quantità della merce a disposizione si ha immediatamente un rialzo, mentre quando l’offerta è superiore al bisogno del consumo si ha la contrazione al ribasso e oggi con la rapidità delle comunicazioni e degli scambi il fenomeno, collegato ai fattori internazionali, è avvertito immediatamente come una scossa sismica.

 In queste contrazioni di prezzi, ci riferiamo sempre ai tempi normali, che molte volte sono fortissimi, molti commercianti per aver incettato troppo non possono resistere e cadono nella rovina e nel disonore, mentre in tempi eccezionali, quali potrebbero essere quelli derivanti da uno stato di guerra, si verifica una contrazione della produzione da un lato e dall’altro un maggior consumo, dimodochè i prodotti cominciano a rarefarsi sui mercati provocando un aumento progressivo dei prezzi, ed in questa circostanza i commercianti avidi di profitto, eludendo la legge, senza scrupolo, sanno accumulare ingenti guadagni.

 Esistono pure società monopolistiche e industrie protette che hanno creato una formidabile rete di agenti esclusivisti con circoscrizioni d’influenza più o meno vasta, che lautamente questi guadagnano senza alcun rischio, senza pericolo e senza capacità, ed è pure la cuccagna dell’arrivismo politico. Abbiamo in numero più elevato la classe dei dettaglianti e degli ambulanti ossia quelli che più che altro fanno acquisti alla spicciolata, chi con la loro carretta, chi col proprio cavallo, chi col proprio furgoncino e persino con la bicicletta facendo arrivare i prodotti di consumo fino alla estremità capillare sia in pianura che in montagna, e questa classe non è di trascurabile importanza per il suo lavoro che presenta una necessità sociale. Abbiamo infine i coltivatori della terra che coi loro prodotti ortofrutticoli, pollame, uova, ecc. affluiscono sui mercati per vendere direttamente al consumo, come pure gran parte dell’artigianato. Come si potrà e si dovrà fare funzionare il commercio in avvenire mantenendolo libero e indipendente ?

 Nel futuro assetto sociale dove capitale e lavoro saranno riuniti nelle stesse mani e le posizioni di privilegio smantellate, un nuovo ordinamento commerciale verrà instaurato, si creeranno sempre più diretti rapporti fra produzione e consumo, occorrerà predisporre un piano organizzativo di Cooperative associate, ed in questo non potrà rimanere estraneo l’Ente Nazionale della Cooperazione, per l’istituzione di grandi magazzini all’ingrosso da fornire anche commercianti, dettaglianti e ambulanti, aprire spacci per la vendita al minuto dei generi di consumo in ogni centro abitato. Gli utili di esercizio derivanti dall’azienda non saranno mai distribuiti, ma accantonati per migliorare sempre l’organizzazione, la quale avrà l’alta funzione di frenare gli eccessie di contenere sempre entro i limiti del giusto la propria attività sociale.

 Dipenderà dai consumatori stessi se sapranno raggiungere la coscienza di cooperatori e solo allora, nella misura di questa, potranno scomparire molti degli intermediari frapposti fra produzione e consumo.

 

Art. 28 – Tutte le società cooperative faranno capo all’Ente Nazionale della Cooperazione che avrà il compito del controllo, della propaganda e di iniziative del genere.

 La Cooperazione italiana si dividerà in due branche: Produzione Lavoro e Consumo. Molto ci sarà da fare per raggiungere lo scopo e l’importanza della sua funzione, e solo quando la coscienza dei cooperatori avrà raggiunto e superato l’iniziativa e il valore produttivo del privato avrà vinto la sua battaglia.

 

Art. 29 – Si dovrà dare impulso a tutte le nostre riserve nazionali, specialmente ai prodotti del suolo che rappresentano la nostra maggiore riserva per l’esportazione, organizzare la produzione ortofrutticola sviluppandola, perfezionandola, industrializzandola, e portare i propri prodotti coi mezzi rapidissimi che la scienza ci ha procurato, nei mercati europei.

 All’uopo si avranno Società Cooperative di competenti e di tecnici per l’attrezzatura dei mercati interni, per l’organizzazione dell’esportazione all’estero e per la creazione di stabilimenti industriali per la confezione in conserva dei prodotti orticoli e delle marmellate. Necessariamente occorrerà preventivamente l’intesa coi coltivatori per spingerli al massimo possibile della produzione ortofrutticola da consentire un continuo rifornimento ai mercati interni od una continua esportazione all’estero, per mantenere i mercati conquistati.

 

Art. 30 – Dare altresì incremento ai posti di soggiorno e di cura, sistemarne dei nuovi là dove la natura li offre, compiere ogni sforzo per rendere sempre più interessanti le bellezze naturali del nostro paese da offrire a tutti coloro che vi accorreranno, ai bisognosi di cure ogni conforto, ai giovani la gioia ed i piaceri della vita, ai vecchi il delizioso riposo dopo che hanno doverosamente lavorato.

 Una striscia di terra che si allunga fra tre mari, cinta a nord dalle Alpi insormontabili, il suo suolo è ferace, belle le sue pianure, colline, monti e montagne coi suoi laghi, incantevoli lagune, riviere profumate dall’olezzo dei fiori, clima dolce e sole splendente, prodotti alimentari squisiti e vino generoso, terra che ha in sé ricordi di una civiltà trimillenaria, che ha avuto pensatori, navigatori, scienziati, poeti, letterati, pittori, scrittori, architetti, artisti e musicisti che coi loro canti e melodie hanno entusiasmato moltitudini deliranti. Questa terra si chiama Italia, la patria nostra che veneriamo ed amiamo e che dobbiamo sempre più rendere ammirata nel mondo.

 Il nostro temperamento è psicologicamente passionale, in cui si alternano continuamente ottimismi e pessimismi; da queste contrazioni nervose si sprigiona una forza creatrice non comune. Rendere sempre più interessanti le bellezze naturali del nostro paese è il dovere di tutti, lo Stato provvederà per i grandi lavori, mentre i cittadini collaboreranno col fare bella la loro casa, l’artigiano la sua bottega, il negoziante il suo negozio, gli industriali i loro stabilimenti, l’agricoltore la sua terra colla casa circondata di fiori che darà una sensazione di gioia, di poesia. Accoglieremo con cordialità fraterna tutti quelli che da oltre frontiera verranno a soggiornare dando ad essi la prova che il popolo italiano, bandendo ogni principio egoistico, combatte la sua battaglia per il trionfo del principio della fratellanza umana.

 

Art. 31 – Lo Stato infine dovrà essere il supremo regolatore di tutte le forze vive ed operanti della nazione.

 E’ capo supremo, il sorvegliante che controllerà tutte le forze del lavoro, esigerà l’obbedianza alle sue leggi concretate dal popolo, punirà severamente i trasgressori, revocherà le cariche agli indegni anche se queste fossero a vita e non esisterà la immunità parlamentare per i delegati all’Assemblea Nazionale Legislativa. La realizzazione del presente programma non sarà immune da difficoltà che verranno gradatamente superate col concorso e con la buona volontà di tutti per il raggiungimento del fine a cui l’uomo, dopo tanti secoli di lotta dalla schiavitù al servaggio, al salariato, finalmente arriverà a deporre il pesante fardello del giogo del capitale, e solo allora godrà in pieno i frutti della sua intelligenza, del suo sapere e del suo lavoro.

 Sarà completamente libero di esplicare la propria missione, il suo scopo, il suo fine nella vita in armonia col proprio simile, ispirandosi sempre al senso del dovere, e così verrà formandosi quella società fatta di amore e di fratellanza conforme a quanto predisse il più grande apostolo dell’umanità ed artefice dell’unità d’Italia: Giuseppe Mazzini.

 

 Appendice

 In mezzo all’imperversare degli eventi il principio Mazziniano rimane come stella di prima grandezza che brilla di luce immensa nel cielo politico ed economico d’Europa.

 Si osserva che tutti i popoli sentono manifestando con la lotta il valore della propria indipendenza, la stessa Russia ha concesso l’autonomia a tutti i suoi popoli federati che hanno origine etniche proprie, dando persino sepoltura all’inno internazionale. Nel campo economico la teoria marxista, cioè quella dello stato produttore messo in pratica dalla rivoluzione russa, in cui l’integrale applicazione del collettivismo portò una diminuzione enorme nella produzione, e questo è spiegabile per la mancanza d’interesse personale, tanto è vero che Stalin ha dovuto cedere ammettendo la proprietà e l’iniziativa privata conservandola: nell’art. 9-10 della Costituente che dice testualmente: “La legge ammette la piccola proprietà privata dei contadini singoli e degli artigiani; nonché il diritto di proprietà individuale dei cittadini sul reddito del proprio lavoro, sui risparmi, sulle case di abitazione e sui beni domestici ausiliari”.

 Dunque la Costituente russa ha dovuto orientarsi, per quanto le condizioni di ambiente non sono paragonabili a quelle del nostro paese, all’iniziativa privata, concedendo ad essa il diritto all’intero frutto del proprio lavoro. Non è forse la stessa cosa quando Mazzini afferma che la proprietà privata o associata non è un diritto naturale ma un dono sociale ?

 Ciò che è di diritto inalienabile sono i frutti del lavoro. E’ innegabile dunque che su tutti gli orizzonti il pensiero mazziniano in mezzo alle passioni politiche, ai contrasti di dottrina, si afferma sempre più, perché è il migliore aderente ai desideri della natura umana.

 

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Mancò il tempo per discutere e approvare questa proposta. Essa, però, rimane un documento fondamentale per conoscere quello che il Fascismo Repubblicano, finalmente liberatosi dall’influenza della monarchia e dei “poteri forti” ad essa collegati, voleva essere. E’ questo,  forse, il documento che più di altri mostra il disegno di quello che sarebbero stati la Società e lo Stato quando la Grande Rivoluzione Fascista fosse stata compiuta.

 

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NOTE

 

(1)  PROGRAMMA DEI FASCI DI COMBATTIMENTO

                        (dal Popolo d’Italia del 6 giugno 1919)

 Per il Problema Politico NOI VOGLIAMO

a)      Minimo di età per gli elettori abbassato ai diciotto anni; quello per i deputati abbassato ai venticinque anni; eleggibilità politica di tutti i funzionari dello Stato; base regionale del Collegio plurinominale.

b)      Abolizione del Senato ed istituzione di un Consiglio Nazionale tecnico del lavoro intellettuale e manuale, dell’industria, del commercio e dell’agricoltura.

c)      Politica estera intesa a valorizzare la volontà e l’efficienza dell’Italia contro ogni imperialismo straniero; una politica dinamica cioè  in contrasto a quella che tende a stabilizzare l’egemonia delle attuali potenze plutocratiche.

 

 Per il Problema Sociale NOI VOGLIAMO

a)      La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore effettive di lavoro.

b)      I minimi di paga.

c)      La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell’industria.

d)      L’affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie e servizi pubblici.

e)      La rapida e completa sistemazione dell’industria dei trasporti e del personale addetto.

f)        La modifica al disegno di legge di assicurazione sull’invalidità e sulla vecchiaia, fissando il limite di età a seconda dello sforzo che esige ciascuna specie di lavoro.

g)      Obbligo dei proprietari di coltivare le terre, con la sanzione che le terre non coltivate siano date a cooperative di contadini, con speciale riguardo a quelli reduci dalla trincea: e dell’obbligo dello Stato al necessario contributo per la costruzione delle case coloniche.

h)      Messa in valore di tutte le forze idrauliche e sfruttamento delle ricchezze del suolo, previa unificazione e correzione delle leggi relative; incremento della marina mercantile, permettendo il funzionamento di tutti i cantieri navali mercè l’abolizione del divieto d’importanzione delle lastre di acciacio e agevolazioni di ogni mezzo (credito, consorzi ecc.) agtto a favorire lo sviluppo delle costruzioni navali; il più ampio sviluppo alla navigazione fluviale e all’industria della pesca.

i)        Obbligo dello Stato di dare e mantenere alla scuola carattere precipuamente e saldamente formativo di coscienze nazionali e carattere imparzialmente, ma rigidamente laico; carattere tale da disciplinare gli animi ed i corpi alla difesa della Patria in modo da rendere possibili e scevre di pericolo le ferme brevi, elevare le condizioni morali e culturali del proletariato; dare reale ed integrale applicazione alla legge sull’istruzione obbligatoria con la conseguente assegnazione in bilancio dei fondi necessari.

j)        Riforma della burocrazia ispirata al senso della responsailità individuale e conseguente notevole riduzione degli organi di controllo; decentramento e conseguente semplificazione dei servizi a beneficio dell’energie produttrici, dell’erario e dei funzionari; epurazione del personale e condizioni economiche di esso atte a garantire all’Amministrazione l’afflusso di elementi meglio idonei e più fattivi.

 Per il Problema Militare NOI VOGLIAMO

a)      Istituzione della Nazione armata con brevi periodi di istruzione intesa al preciso scopo della sola difesa dei suoi diritti ed interessi quali sono determinati dalla politica estera sopra accennata e validamente organizzata, così da raggiungere con piena sicurezza i suoi fini.

 Per il Problema Finanziario NOI VOGLIAMO

a)      Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo, che abbia la forma di una vera espropriazione parziale di tutte le ricchezze

b)      Il sequestro di tutti i beni delle congregazioni religiose e l’abolizione di tutte le mense Vescovili che costituiscono una enorme passività per la Nazione e un privilegio per pochi

c)      La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra ed il sequestro dell’85% dei profitti di guerra.

 

FASCI DI COMBATTIMENTO

COMITATO CENTRALE

Milano - Via Paolo da Cannobbio, 37 - Telefono 7156

                             (successivo aggiustamento del programma sempre del 1919)

 Italiani!

Ecco il programma nazionale di un movimento sanamente italiano.

Rivoluzionario, perchè antidogmatico e antidemagogico; fortemente innovatore perchè antipregiudizievole.

 Noi poniamo la valorizzazione della guerra rivoluzionaria al di sopra di tutto e di tutti.

Gli altri problemi: burocrazia, amministrativi, giuridici, scolastici, coloniali, ecc. li tracceremo quando avremo creato la classe dirigente.

 

 Per questo NOI VOGLIAMO:

Per il problema politico

a) Suffragio universale a scrutinio di Lista regionale, con rappresentanza proporzionale, voto ed eleggibilità per le donne.

b) Il minimo di età per gli elettori abbassato a 18 anni, quello per i Deputati abbassato a 25 anni.

c) L'abolizione del Senato.

d) La convocazione di una Assemblea Nazionale  per la durata di tre anni, il cui primo compito sia quello di stabilire la forma di costituzione dello Stato.

e) La formazione di Consigli Nazionali tecnici del lavoro, dell'industria, dei trasporti, dell'igiene sociale, delle comunicazioni, ecc. eletti dalle collettività professionali o di mestiere, con poteri legislativi, e col diritto di eleggere un Commissario Generale con poteri di Ministro.

 Per il problema sociale

NOI VOGLIAMO

a) La sollecita promulgazione di una legge dello Stato che sancisca per  tutti i lavoratori la giornata legale di otto ore di lavoro.

b) I minimi di paga.

c) La partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori al funzionamento tecnico dell'industria.

d) L'affidamento alle stesse organizzazioni proletarie (che ne siano degne moralmente e tecnicamente) della gestione di industrie o servizi pubblici.

e) La rapida e completa sistemazione dei ferrovieri e di tutte le industrie dei trasporti.

f) Una necessaria modificazione del progetto di legge di assicurazione sulla invalidità e sulla vecchiaia, abbassando il limite di età proposto attualmente a 65 anni, a 55 anni.

 Per il problema militare

NOI VOGLIAMO

 a)  L'istituzione di una milizia  Nazionale, con brevi periiodi d'istruzione e compito esclusivamente difensivo.

b) La nazionalizzazione di tutte le Fabbriche di Armi e di esplosivi.

c) Una politica estera nazionale intesa a valorizzare nelle competizioni pacifiche della civiltà, la nazione italiana nel mondo.

 Per il problema finanziario

NOI VOGLIAMO

 a) Una forte imposta straordinaria sul capitale a carattere progressivo che abbia la forma di vera ESPROPRIAZIONE PARZIALE di tutte le richezze

b) Il sequestro di tutti i beni delle Congregazioni religiose e l'abolizione di tutte le mense Vescovili, che costituiscono una enorme passività per la Nazione, e un privilegio di pochi.

c) La revisione di tutti i contratti di forniture di guerra, ed il sequestro dell'85% dei profitti di guerra.

 (da Renzo De Felice Mussolini il rivoluzionario Einaudi)

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(2) « La Carta del lavoro

I - La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita e mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. E' una unità morale, politica ed economica che si realizza integralmente nello Stato fascista.

II - Il lavoro, sotto tutte le sue forme organizzative ed esecutive, intellettuali, tecniche, manuali, è un dovere sociale. A questo titolo, e solo a questo titolo, è tutelato dallo Stato. Il complesso della produzione è unitario dal punto di vista nazionale; i suoi obiettivi sono unitari e si riassumono nel benessere dei singoli e nello sviluppo della potenza nazionale.

III - L'organizzazione sindacale o professionale è libera. Ma solo il sindacato legalmente riconosciuto e sottoposto al controllo dello Stato, ha il diritto di rappresentare legalmente tutta la categoria di datori di lavoro o di lavoratori, per cui è costituito: di tutelare di fronte allo Stato e alle altre associazioni professionali gli interessi; di stipulare contratti collettivi di lavoro obbligatori per tutti gli appartenenti alla categoria; di imporre loro contributi e di esercitare, rispetto ad essi, funzioni delegate di interesse pubblico

IV - Nel contratto collettivo di lavoro trova la sua espressione concreta la solidarietà tra i vari fattori della produzione, mediante la conciliazione degli opposti interessi dei datori di lavoro e dei lavoratori, e la loro subordinazione agli interessi superiori della produzione

V - La Magistratura del lavoro è l'organo con cui lo Stato interviene a regolare le controversie del lavoro sia che vertano sull'osservanza dei patti e delle altre norme esistenti, sia che vertano sulla determinazione di nuove condizioni di lavoro

VI - Le associazioni professionali legalmente riconosciute assicurano l'uguaglianza giuridica tra i datori di lavoro e i lavoratori, mantengono la disciplina della produzione e del lavoro e ne promuovono il perfezionamento. Le corporazioni costituiscono l'organizzazione unitaria delle forze della produzione e ne rappresentano integralmente gli interessi. In virtù di questa integrale rappresentanza, essendo gli interessi della produzione interessi nazionali, le corporazioni sono dalla legge riconosciute come organi di Stato. Quali rappresentanti degli interessi unitari della produzione, le corporazioni possono dettare norme obbligatorie sulla disciplina dei rapporti di lavoro e anche sul coordinamento della produzione tutte le volte che ne abbiano avuto i necessari poteri dalle associazioni collegate.

VII - Lo Stato corporativo considera l'iniziativa privata nel campo della produzione come lo sfruttamento più efficace e più utile nell'interesse della Nazione. L'organizzazione privata della produzione essendo una funzione di interesse nazionale, l'organizzazione della impresa è responsabile dell'indirizzo della produzione di fronte di fronte allo Stato. Dalla collaborazione delle forze produttive deriva fra esse reciprocità di diritti e di doveri. Il prestatore d'opera, tecnico, impiegato, od operaio, è un collaboratore attivo dell'impresa economica, la direzione della quale spetta al datore di lavoro che ne ha la responsabilità.

VIII - Le associazioni professionali di datori di lavoro hanno l'obbligo di promuovere in tutti i modi l'aumento, il perfezionamento della produzione e la riduzione dei costi. Le rappresentanze di coloro che esercitano una libera professione o un'arte e le associazioni di pubblici dipendenti concorrono alla tutela degli interessi dell'arte, della scienza e delle lettere, al perfezionamento della produzione e al conseguimento dei fini morali dell'ordinamento corporativo

IX - L'intervento dello Stato nella produzione economica ha luogo soltanto quando manchi o sia insufficiente la iniziativa privata o quando siano in gioco interessi politici dello Stato. Tale intervento può assumere la forma del controllo, dell'incoraggiamento e della gestione diretta.

X - Nelle controversie collettive del lavoro l'azione giudiziaria non può essere intentata se l'organo corporativo non ha prima esperito il tentativo di conciliazione. Nelle controversie individuali concernenti l'interpretazione e l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro, le associazioni professionali hanno facoltà di interporre i loro uffici per la conciliazione. La competenza per tali controversie è devoluta alla magistratura ordinaria, con l'aggiunta di assessori designati dalle associazioni professionali interessate

XI - Le associazioni professionali hanno l'obbligo di regolare, mediante contratti collettivi, i rapporti di lavoro fra le categorie di datori di lavoro e di lavoratori che rappresentano. Il contratto collettivo di lavoro si stipula fra associazioni di primo grado, sotto la guida e il controllo delle organizzazioni centrali, salva la facoltà di sostituzione da parte dell'associazione di grado superiore, nei casi previsti dalla legge e dagli statuti. Ogni contratto collettivo di lavoro, sotto pena di nullità, deve contenere norme precise sui rapporti disciplinari, sul periodo di prova, sulla misura e sul pagamento della retribuzione, sull'orario di lavoro.

XII - L'azione del sindacato, l'opera conciliativa degli organi corporativi e la sentenza della Magistratura del lavoro garantiscono la corrispondenza del salario alle esigenze normali di vita, alle possibilità dalla produzione e al rendimento del lavoro. La determinazione del salario è sottratta a qualsiasi norma generale e affidata all'accordo delle parti nei contratti collettivi.

XIII - I dati rilevati dalle pubbliche Amministrazioni, dall'Istituto centrale di Statistica e dalle associazioni professionali legalmente riconosciute, circa le condizioni della produzione e del lavoro e la situazione del mercato monetario, e le variazioni del tenore di vita dei prestatori d'opera, coordinati ed elaborati dal Ministero delle corporazioni, daranno il criterio per contemperare gli interessi delle varie categorie e delle classi fra di loro e di queste coll'interesse superiore della produzione.

XIV - La retribuzione deve essere corrisposta nella forma più consentanea alle esigenze del lavoratore e dell'impresa. Quando la retribuzione sia stabilita a cottimo, e la liquidazione dei cottimi sia fatta a periodi superiori alla quindicina, sono dovuti adeguati acconti quindicinali o settimanali. Il lavoro notturno, non compreso in regolari turni periodici, viene retribuito con una percentuale in più, rispetto al lavoro diurno. Quando il lavoro sia retribuito a cottimo, le tariffe di cottimo debbono essere determinate in modo che all'operaio laborioso, di normale capacità lavorativa, sia consentito di conseguire un guadagno minimo oltre la paga base.

XV - Il prestatore di lavoro ha diritto al riposo settimanale in coincidenza con le domeniche. I contratti collettivi applicheranno il principio tenendo conto delle norme di legge esistenti, delle esigenze tecniche delle imprese, e nei limiti di tali esigenze procureranno altresì che siano rispettate le festività civili e religiose secondo le tradizioni locali. L'orario di lavoro dovrà essere scrupolosamente e intensamente osservato dal prestatore d'opera.

XVI - Dopo un anno di interrotto servizio il prestatore d'opera, nelle imprese a lavoro continuo, ha il diritto ad un periodo annuo di riposo feriale retribuito.

XVII - Nelle imprese a lavoro continuo, il lavoratore ha diritto, in caso di cessazione dei rapporti di lavoro per licenziamento senza sua colpa, ad un'indennità proporzionata agli anni di servizio. Tale indennità è dovuta anche in caso di morte del lavoratore

XVIII - Nelle imprese a lavoro continuo, il trapasso della azienda non risolve il contratto di lavoro, e il personale ad essa addetto conserva i suoi diritti nei confronti del nuovo titolare. Egualmente la malattia del lavoratore, che non ecceda una determinata durata, non risolve il contratto di lavoro. Il richiamo alle armi o in servizio della M.V.S.N. non è causa di licenziamento

XIX - Le infrazioni alla disciplina e gli atti che perturbino il normale andamento dell'azienda, commessi dai prenditori di lavoro, sono puniti, secondo la gravità della mancanza, con la multa, con la sospensione dal lavoro e, per i casi più gravi, col licenziamento immediato senza indennità. Saranno specificati i casi in cui l'imprenditore può infliggere la multa o la sospensione o il licenziamento immediato senza indennità

XX - Il prestatore di opera di nuova assunzione è soggetto ad un periodo di prova, durante il quale è reciproco il diritto alla risoluzione del contratto, col solo pagamento della retribuzione per il tempo in cui il lavoro è stato effettivamente prestato

XXI - Il contratto collettivo di lavoro estende i suoi benefici e la sua disciplina anche ai lavoratori a domicilio. Speciali norme saranno dettate dallo Stato per assicurare la polizia e l'igiene del lavoro a domicilio

XXII - Lo Stato accerta e controlla il fenomeno della occupazione e della disoccupazione dei lavoratori, indice complessivo delle condizioni della produzione e del lavoro

XXIII - Gli Uffici di collocamento sono costituiti a base paritetica sotto il controllo degli organi corporativi dello Stato I datori di lavoro hanno l'obbligo di assumere i prestatori d'opera pel tramite di detti Uffici. Ad essi è data facoltà di scelta nell'ambito degli iscritti negli elenchi con preferenza a coloro che appartengono al Partito e ai Sindacati fascisti, secondo l'anzianità di iscrizione

XXIV - Le associazioni professionali di lavoro hanno l'obbligo di esercitare un'azione selettiva fra i lavoratori, diretta ad elevarne sempre più la capacità tecnica e il valore morale

XXV - Gli organi corporativi sorvegliano perché siano osservate le leggi sulla prevenzione degli infortuni e sulla polizia del lavoro da parte dei singoli soggetti alle associazioni collegate

XXVI - La previdenza è un'alta manifestazione del principio di collaborazione. Il datore di lavoro e il prestatore d'opera devono concorrere proporzionalmente agli oneri di essa. Lo Stato, mediante gli organi corporativi e le associazioni professionali, procurerà di coordinare e di unificare, quanto è più possibile, il sistema e gli istituti della previdenza

XXVII - Lo Stato fascista si propone: 1° il perfezionamento dell'assicurazione infortuni; 2° il miglioramento e l'estensione dell'assicurazione maternità; 3° l'assicurazione delle malattie professionali e della tubercolosi come avviamento all'assicurazione generale contro tutte le malattie; 4° il perfezionamento dell'assicurazione contro la disoccupazione involontaria; 5° l'adozione di forme speciali assicurative dotalizie pei giovani lavoratori

XXVIII - E' compito delle associazioni di lavoratori la tutela dei loro rappresentanti nelle pratiche amministrative e giudiziarie, relative all'assicurazione infortuni e alle assicurazioni sociali. Nei contratti collettivi di lavoro sarà stabilita, quando sia tecnicamente possibile, la costituzione di casse mutue per malattia col contributo dei datori di lavoro e dei prestatori di opera, da amministrarsi da rappresentanti degli uni e degli altri, sotto la vigilanza degli organi corporativi

XXIX - L'assistenza ai propri rappresentanti, soci e non soci, è un diritto e un dovere delle associazioni professionali. Queste debbono esercitare direttamente le loro funzioni di assistenza, nè possono delegarle ad altri enti od istituti, se non per obiettivi d'indole generale, eccedenti gli interessi delle singole categorie

XXX - L'educazione e l'istruzione professionale dei loro rappresentanti, soci e non soci, è uno dei principali doveri delle associazioni professionali. Esse devono affiancare l'azione delle Opere nazionali relative al dopolavoro e alle altre iniziative di educazione
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(3) I 18 punti di Verona

 

Premessa

Il primo rapporto nazionale del partito fascista repubblicano leva il pensiero ai caduti del fascismo repubblicano, sui fronti di guerra, nelle foibe dell’Istria e della Dalmazia, che si aggiungono alla schiera dei martiri della rivoluzione, alle falangi di tutti i morti per l’Italia; addita nella continuazione delle Forze Armate destinate ad operare accanto ai valorosi soldati del Fuhrer, le mete che sovrastano qualunque altra di importanza ed urgenza; prende atto dei decreti istitutivi dei Tribunali straordinari nei quali gli uomini del partito porteranno intransigente volontà ed esemplare giustizia, e ispirandosi alle fonti e alle realizzazioni mussoliniane, enuncia le seguenti direttive programmatiche per l’azione del partito.

 

In materia costituzionale interna

1 – Sia convocata la Costituente, potere sovrano di origine popolare, che dichiari la decadenza della Monarchia, condanni solennemente l’ultino Re traditore e fuggiasco, proclami la Repubblica Sociale e ne nomini il Capo.

 

2 – La Costituente sia composta dai rappresentanti delle provincie invase attraverso le delegazioni degli sfollati e dei rifugiati sul suolo libero.

Comprenda altresì le rappresentanze dei combattenti; quelle dei prigionieri di guerra, attraverso i rimpatriati per minorazione; quelle degli italiani all’estero; quelle della Magistratura, delle Università e di ogni altro Corpo o Istituto la cui partecipazione contribuisca a fare della Costituente la sintesi di tutti i valori della Nazione.

 

3 – La Costituente repubblicana dovrà assicurare al cittadino – soldato, lavoratore e contribuente – il diritto di controllo e di responsabile critica sugli atti della pubblica amministrazione.

Ogni cinque anni il cittadino sarà chiamato a pronunziarsi sulla nomina del Capo della Repubblica.

Nessun cittadino, arrestato in flagrante, o fermato per misure preventive, potrà essere trattenuto oltre i sette giorni senza un ordine della autorità giudiziaria. Tranne il caso di flagranza, anche per perquisizioni domiciliari occorrerà un ordine dell’autorità giudiziaria.

Nell’esercizio delle sue funzioni la Magistratura agirà con piena indipendenza.

 

4 – La negativa esperienza elettorale già fatta dall’Italia e l’esperienza parzialmente negativa di un metodo di nomina troppo rigidamente gerarchico contribuiscono entrambe ad una soluzione che concilii le opposte esigenze. Un sistema misto (ad esempio, elezione popolare dei rappresentanti alla Camera e nomina dei Ministri per parte del Capo della Repubblica e del Governo, e nel Partito, elezione di Fascio salvo ratifica e nomina del Direttorio nazionale per parte del Duce) sembra il più consigliabile.

 

5 – L’organizzazione a cui compete l’educazione del popolo ai problemi politici è unica.

Nel Partito, ordine di combattenti e di credenti, deve realizzarsi un organismo di assoluta purezza politica, degno di essere il custode dell’idea rivoluzionaria.

La sua tessera non è richiesta per alcun impiego od incarico.

 

6 – La religione della Repubblica è la cattolica apostolica romana. Ogni altro culto che non contrasti alle leggi è rispettato.

 

7 – Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica.

 

In politica estera

8 – Fine essenziale della politica estera della Repubblica dovrà essere l’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Patria nei termini marittimi ed alpini segnati dalla natura, dal sacrificio di sangue e dalla storia, termini minacciati dal nemico con l’invasione e con le promesse ai Governi rifugiati a Londra. Altro fine essenziale consisterà nel far riconoscere la necessità degli spazi vitali indispensabili ad un popolo di 45 milioni di abitanti sopra una area insufficiente a nutrirli.

Tale politica si adopererà inoltre per la realizzazione di una comunità europea, con la federazione di tutte le Nazioni che accettino i seguenti principi fondamentali:

a)   eliminazione dei secolari intrighi britannici dal nostro Continente;

b)   abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie monsiali;

c)   valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie musulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati.

 

In materia sociale

9 – Base della Repubblica Sociale e suo oggetto primario è il lavoro, manuale, tecnico, intellettuale, in ogni sua manifestazione.

 

10 – La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato.Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro.

 

11 – Nell’economia nazionale tutto ciò che per dimensioni o funzioni esce dall’interesse singolo per entrare nell’interesse collettivo, appartiene alla sfera di azione che è propria dello Stato.

I pubblici servizi, e di regola, le fabbricazioni belliche debbono venire gestiti dallo Stato a mezzo di Enti parastatali.

 

12 – In ogni azienda (industriale, privata, parastatale, statale) le rappresentanze dei tecnici e degli operai coopereranno intimamente – attraverso una conoscenza diretta della gestione – all’equa ripartizione degli utili tra il fondo di riserva, il frutto al capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi per parte dei lavoratori.

In alcune imprese ciò potrà avvenire con una estensione delle prerogative delle attuali Commissioni di fabbrica. In altre, sostituendo i Consigli di amministrazione con Consigli di gestione composti da tecnici e da operai con un rappresentante dello Stato. In altre, ancora, in forma di cooperativa parasindacale.

 

13 – Nell’agricoltura, l’iniziativa privata del proprietario trova il suo limite là dove l’iniziativa stessa viene a mancare. L’esproprio delle terre incolta e delle aziende mal gestite può portare alla lottizzazione fra braccianti da trasformare in coltivatori diretti, o alla costituzione di aziende cooperative, parasindacali, o parastatali, a seconda delle varie esigenze dell’economia agricola.

Ciò è del resto previsto dalle leggi vigenti, alla cui applicazione il Partito e le organizzazioni sindacali stanno imprimendo l’impulso necessario.

 

14 – E’ pienamente riconosciuto ai coltivatori diretti, agli artigiani, ai professionisti, agli artisti il diritto di esplicare le proprie attività produttive individualmente, per famiglie o per nuclei, salvo gli obblighi di consegnare agli ammassi la quantità di prodotti stabiliti dalla legge o di sottoporre a controllo le tariffe delle prestazioni.

 

15 – Quello della casa non è soltanto un diritto di proprietà, è un diritto alla proprietà. Il Partito iscrive nel suo programma la creazione di un Ente nazionale per la casa del popolo, il quale, assorbendo lo Istituto esistente e ampliandone al massimo l’azione, provveda a fornire in proprietà la casa alle famiglie dei lavoratori di ogni categoria, mediante diretta costruzione di nuove abitazioni o graduale riscatto delle esistenti. In proposito è da affermare il principio generale che l’affitto – una volta rimborsato il capitale e pagatone il giusto frutto – costituisce titolo di acquisto.

Come primo compito, l’Ente risolverà i problemi derivanti dalle distruzioni di guerra, con requisizione e distribuzione di locali inutilizzati e con costruzioni provvisorie.

 

16 – Il lavoratore è iscritto d’autorità nel sindacato di categoria, senza che ciò gli impedisca di trasferirsi in altro sindacato quando ne abbia i requisiti. I sindacati convergono in una unica Confederazione che comprende tutti i lavoratori, i tecnici, i professionisti, con esclusione dei proprietari che non siano dirigenti o tecnici. Essa si denomina Confederazione generale del Lavoro, della Tecnica e delle Arti.

I dipendenti delle imprese industriali dello Stato e dei servizi pubblici formano sindacati di categoria, come ogni altro lavoratore.

Tutte le imponenti provvidenze sociali realizzate dal Regime fescista in un ventennio restano integre. La Carta del Lavoro ne costituisce nella sua lettera la consacrazione, così come costituisce nel suo spirito il punto di partenza per l’ulteriore cammino.

 

17 – In linea di attualità il Partito stima indilazionabile un adeguamento salariale per i lavoratori attraverso l’adozione di minimi nazionali e pronte revisioni locali, e più ancora per i piccoli e medi impiegati tanto statali che privati. Ma perché il provvedimento non riesca inefficace e alla fine dannoso per tutti occorre che con spacci cooperativi, spacci d’azienda, estensione dei compiti della “Provvida”, requisizione dei negozi colpevoli di infrazioni e loro gestione parastatale o cooperativa, si ottenga il risultato di pagare in viveri ai prezzi ufficiali una parte del salario. Solo così si contribuirà alla stabilità dei prezzi e della moneta e al risanamento del mercato. Quanto al mercato nero, si chiede che gli speculatori – al pari dei traditori e dei disfattisti – rientrino nella competenza dei Tribunali straordinari e siano passibili di pena di morte.

 

18 – Con questo preambolo alla Costituente il Partito dimostra non soltanto di andare verso il popolo, ma di stare col popolo.

Da parte sua, il popolo italiano deve rendersi conto che vi è per esso un solo modo di difendere le sue conquiste di ieri, oggi, domani : ributtare l’invasione schiavistica delle plutocrazie anglo-americane, la quale, per mille precisi segni, vuole rendere ancora più angusta e misera la vita degli italiani. V’è un solo modo di raggiungere tutte le mete sociali: combattere, lavorare, vincere.

 

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(4) dal Decr. 375 del 12 febbraio 1944    :  Della socializzazione delle imprese.

……………..

DETERMINAZIONE E RIPARTIZIO DEGLI UTILI

 

Art. 44.  Determinazione degli utili.  Gli utili netti delle imprese risultano dai bilanci compilati secondo le norme del Codice Civile e sulla base di una contabilità aziendale che sarà successivamente unificata con opportuni provvedimenti di legge.

 

Art. 45.  Remunerazione del capitale.  Sugli utili netti, dopo 1e assegnazioni di 1egge alla riserva e la costituzione di eventuali riserve speciali che saranno stabilite dagli statuti e dai regolamenti, è ammessa una remunerazione del capitale conferito nell’impresa, in una misura non superiore ad un massimo fissato annualmente per i singoli settori produttivi dal Comitato dei Ministri per la tutela del risparmio e l’esercizio del credito.

 

Art. 46.  Gli utili dell’impresa, detratte le assegnazíoni di cui all'articolo precedente, verranno ripartiti tra i lavoratori, operai, impiegati tecnici, impiegati amministrativi, in rapporto all'entità delle remunerazioni percepite nel corso dell'anno.

Tale ripartizione non potrà superare comunque il 30% del complesso delle retribuzioni nette corrisposte ai lavoratori nel corso dell'esercizio.

Le eccedenze saranno destinate ad una cassa di compensazione amministrata dall'I-Ge.Fi. e destinata a scopi di natura sociale e produttiva.

Con separato provvedimento del Ministro per l'Economia Corporativa di concerto con il Ministro per le Fínanze sarà approvato il regolamento di tale cassa.

Il presente decreto che sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale d'Italia ed inserito, munito del sigillo dello Stato, nella raccolta ufficiale delle leggi e decreti, entrerà in vigore il giorno stabilito con successivo decreto del Duce della Repubblica Sociale Italiana.

 

Dal Quartier Generale, addì 12 febbraio 1944-XXII.

 

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