Corrispondenza Mussolini – Hitler

 

La seconda guerra mondiale è ormai scoppiata ma Mussolini ha dichiarato la non belligeranza. La situazione è complessa.  L’Inghilterra ci infastidisce e ci danneggia col blocco e il controllo delle nostre navi mercantili; Hitler ha firmato un patto di non aggressione con la Russia di Stalin e insieme hanno aggredito e spartito la Polonia; Mussolini è preoccupato e cerca di far capire ad Hitler il suo punto di vista e le sue preoccupazioni. E’ una interessantissima panoramica sulla situazione europea dell’epoca. Poiché in questa fase non è possibile un incontro, egli si esprime con questa lettera.

 

La lettera di Mussolini

 

 La lettera è datata 3 gennaio 1940.

 

 “” Fuhrer,

dopo lo scambio di lettere che ebbe luogo fra noi ai primi di settembre, sono passati quattro mesi, durante i quali l’azione vi assorbiva completamente ed io consideravo intempestivo turbarvi. Ma oggi, mentre si delinea un periodo di attesa, reputo necessario farvi dal mio punto di vista un esame della situazione e parlarvi dei problemi del momento, con quella assoluta sincerità e lealtà che sono state e sono le condizioni stesse dei nostri rapporti personali e politici.

Discorso su Ciano – Comincio da questo discorso che è stata la sola manifestazione politica del Governo fascista dal settembre in poi. Mi risulta che in taluni ambienti tedeschi questo discorso non è piaciuto. E’ inutile che io vidica che esso rappresenta il mio pensiero dalla prima all’ultima parola e trovo che era assolutamente indispensabile spiegare al popolo italiano la genesi degli eventi e le ragioni del nostro atteggiamento odierno. L’avere rivelato qualche dettaglio della verità, non ha nuociuto alla causa germanica, come quello di far conoscere che entrambi desideravamo un piuttosto lungo periodo di pace. Voi sapete che il conte Ciano è stato e rimane uno dei più convinti assertori dell’amicizia italo-germanica e appunto per questo egli aveva il dovere di illuminare italiani e stranieri. Che ci siano state a proposito del discorso di Ciano speculazioni più o meno ridicole, non ha importanza. Qualunque cosa egli avesse detto, sarebbe accaduta la stessa cosa. (1)

Giro d’orizzonte – Desidero ora esporvi i rapporti dell’Italia con gli altri Stati europei. Comincio da quello che è racchiuso nella città di Roma. Posso dirvi che i recenti scambi di visite fra il re e il Papa hanno rivestito ujn significato di carattere prevalentemente interno e non internazionale. I colloqui sono stati brevi e generici, senza niente di definito o progettato, né poteva essere diversamente.

 Non vi meraviglierete se vi dico che l’intesa germano-russa ha avuto ripercussioni penose in Spagna. La guerra civile è troppo recente. La terra che ricopre i morti – i vostri, i nostri e gli spagnoli – è ancora fresca. Il bolscevismo è un ricordo ossessionante per la Spagna, e gli spagnoli, con la loro logica appassionata e fanatica, non comprendono le necessità tattiche della politica. E’ chiaro che ciò che Germania e Italia hanno perduto in questi ultimi mesi in Spagna è stato guadagnato da francesi e inglesi.

 I rapporti dell’Italia con francesi e inglesi sono corretti, ma freddi. Noi forniamo agli uni e agli altri materiali di vario genere, alcuni dei quali possono servire indirettamente alla guerra, ma ogni fornitura tipicamente bellica è stata vietata. Questi traffici ci permettono di acquistare quelle materie prime, senza delle quali non possiamo completare la nostra preparazione militare. Le voci di conversazioni di carattere politico sono false. C’è stato fra noi e gli inglesi un periodo di fote tensione a proposito del blocco, e per quanto i procedimenti inglesi siano stati migliorati, le cose sono lontane dalla normalità e da quella piena libertà della nostra navigazione che intendiamo assicurarci. Tanto a Parigi, quanto a Londra, nessuno si fa illusioni di vedere nel 1940 o 1941 ripetersi il fenomeno del 1914-1915. La Stimmung italiana è sempre fortemente antibritannica, malgrado la propaganda, sulla quale ritornerò.

Balcani – Non abbiamo mai pensato e non pensiamo alla costituzione di quel blocco che ci è divenuto sospetto dal momento in cui è stato patrocinato dalle grandi democrazie. Ritengo che la tranquillità del bacino danubiano sia un interesse fondamentale per la Germania.

Russia – Sebbene il discorso del conte Ciano non abbia ricordato la Finlandia, l’ambasciatore russo a Roma non ha presentato le credenziali e se ne è andato. Noi abbiamo richiamato il nostro ambasciatore da Mosca. I rapporti Roma-Mosca sono cattivi. Non faremo nulla per aggravarli, ma l’atteggiamento russo ci lascia indifferenti.

Finlandia – L’Italia fascista è favorevole a questa piccola valorosa nazione, malgrado le sanzioni votate dal Governo a Ginevra e non accettate dalla parte migliore del popolo finlandese. Si è parlato di ingenti aiuti dati dall’Italia alla Finlandia. Si tratta di quaranta aeroplani ordinati prima della guerra e nient’altro. Migliaia di volontari si sono presentati individualmente alla legazione finnica di Roma o ai consolati, ma le offerte sono state, a tutt’oggi, declinate dai finlandesi.

Motivi della propaganda franco-inglese – Attraverso i canali dei cattolici e dei rimasugli dei vecchi partiti, attraverso le emissioni della radio che non possiamo efficacemente disturbare e sono liberamente ascoltate, attraverso le relazioni personali, gli inglesi più dei francesi fanno una intensa propaganda. Per quanto riguarda la responsabilità della guerra, nessun italiano crede all’innocenza della Gran Bretagna. Per quanto riguarda gli scopi della guerra delle grandi democrazie, nessun italiano prende sul serio le parole di libertà, giustizia, diritto, morale, ecc., che sono pronunciate dai capi delle suddette democrazie.

 Ma su due fatti la propaganda britannica mette l’accento, e cioè gli accordi germano-russi, che segnano praticamente la fine del Patto anticomintern, e sul trattamento che sarebbe fatto in Polonia alle popolazioni autenticamente polacche. A questo proposito la contropropaganda tedesca appare tardiva e debole. Un popolo che è stato ignominiosamente tradito dalla sua miserabile classe dirigente politico-militare, ma che – come voi stesso avete riconosciuto nel vostro discorso di Danzica – si è battuto con coraggio, merita il trattamento dei vinti, non quello degli schiavi. E’ mia convinzione che la creazione di una modesta Polonia esclusivamente polacca, liberata dagli ebrei, per i quali io approvo pienamente il vostro progetto di raccoglierli tutti in un grande ghetto a Lublino, non può costituire mai più un pericolo per il grande Reich. Ma questo fatto sarebbe un elemento di grande importanza, che toglierebbe ogni giustificazione alle grandi democrazie per continuare la guerra e liquiderebbe la ridicola repubblica polacca creata dai franco-inglesi ad Angers. A meno che voi non siate irrevocabilmente deciso a fare la guerra fino in fondo, io penso che la creazione di uno Stato polacco sotto l’egida tedesca sarebbe un elemento risolutivo della guerra e una condizione sufficiente per la pace. Voi potreste riaffermare che a ovest non avete obiettivi di guerra e quindi, di fronte al mondo, rigettare sui franco-inglesi la responsabilità della continuazione del conflitto e in ogni caso non prendere, come avete fatto sin qui, l’iniziativa sul fronte ovest.

 Sono profondamente comvinto che la Gran Bretagna e la Francia non riusciranno mai a fare capitolare la vostra Germania aiutata dall’Italia, ma non è sicuro che si riesca a mettere in ginocchio gli alleati franco-inglesi senza sacrifici sproporzionati agli obiettivi. Gli Stati Uniti non permetterebbero una totale disfatta delle democrazie. Gli imperi crollano per difetto di statica interna e gli urti dall’esterno possono consolidarli. E’ prevedibile un epilogo della guerra che, come voi avete detto, non vedrà che due o più vinti. Vale la pena, ora che avete realizzato la sicurezza dei vostri confini orientali e creato il grande Reich di novanta milioni di abitanti, di rischiare tutto, compreso il regime, e di sacrificare il fiore delle generazioni tedesche per anticipare la caduta di un frutto che dovrà fatalmente cadere e dovrà essere raccolto da noi che rappresentiamo le forze nuove d’Europa ? Le grandi democrazie portano in se stesse le ragioni della loro fatale decadenza.

Accordi con la Russia – Nessuno più di me, che ha ormai quarant’anni di esperienza politica, sa che la politica ha le sue esigenza tattiche. Anche una politica rivoluzionaria. Io ho riconosciuto i Sovieti nel 1924; nel 1934 ho stipulato con essi un trattato di commercio e di amicizia. Così io comprendo che, non essendosi realizzate le previsioni di von Ribbentrop circa il non intervento dei franco-inglesi, voi abbiate evitato il secondo fronte. La Russia, in Polonia e nel Baltico, è stata senza colpo ferire, la grande profittatrice della guerra. Ma io che sono nato rivoluzionario e non ho modificato la mia mentalità di rivoluzionario, vi dico che voi non potete permanentemente sacrificare i principi della vostra rivoluzione alle esigenze tattiche di un determinato momento politico. Io sento che voi non potete abbandonare la bandiera antisemita e antibolscevica che avete fatto sventolare per venti anni e per la quale tanti vostri camerati sono morti; voi non potete rinnegare il vostro vangelo nel quale il popolo tedesco ha ciecamente creduto. Ho il preciso dovere di aggiungere che un ulteriore passo nei vostri rapporti con Mosca, avrebbe ripercussioni catastrofiche in Italia, dove l’unanimità antibolscevica è assoluta, granitica, inscindibile. Lasciatemi credere che questo non avverrà. La soluzione del vostro Lebensraum è in Russia e non altrove. La Russia ha l’immensa superficie di ventuno milioni di chilometri quadrati e nove abitanti per chilometro quadrato. Essa è estranea dall’Europa e dall’Asia. E’ la tesi non soltanto di Spengler. Sino a quattro mesi fa la Russia era il nemico mondiale numero uno: non può essere diventato e non è l’amico numero uno. Questo ha turbato profondamente i fascisti in Italia e forse anche molti nazionalsocialisti in Germania. Il giorno in cui avremo demolito il bolscevismo, avremo tenuto fede alle nostre due rivoluzioni. Sarà allora la volta delle grandi democrazie, le quali non potranno sopravvivere al cancro che le rode e che si manifesta sul piano demografico, politico, morale.

Situazione dell’Italia – Sto accelerando il ritmo della preparazione militare. L’Italia non può e non vuole impegnarsi in una guerra lunga; il suo intervento deve accadere al momento più redditizio e decisivo. Nell’Africa Orientale, l’Italia impegna forze francesi notevoli a Gibuti e nelle limitrofe colonie confinanti inglesi. Le quindici Divisioni dell’Africa Settentrionale (otto dell’Esercito regolare, quattro di Camicie Nere, tre libiche) impegnano ottantamila anglo-egiziani-indiani e duecentocinquantamila francesi. Sulle Alpi, il nostro dispositivo è stato arretrato, date le nevi, ma non alleggerito e ha di fronte da dieci a quindici Divisioni francesi.

 L’Italia fascista in questo periodo intende essere la vostra riserva: dal punto di vista politico-diplomatico, nel caso che voi voleste addivenire a una soluzione politico diplomatica; dal punto di vista economico, fornendovi tutto quanto in viveri e materie prime può alimentare la vostra resistenza al blocco; dal punto di vista militare, quando l’aiuto non vi sia di peso, ma di sollievo. E questo problema dobvrà essere esaminato dai militari. Io credo che il non intervento dell’Italia sia stato molto più utile alla Germania di un intervento che, nella guerra contro la Polonia era perfettamente superfluo. Desidero che il popolo tedesco sia convinto che l’atteggiamento dell’Italia è nel quadro, non fuori dal quadro dell’alleanza.

 Avrei altre cose da dire, ma questa lettera, contrariamente alle mie abitudini, è già deplorevolmente lunga. Vi prego di leggerla pensando che essa sostituisce un nostro colloquio, che mi sarebbe stato caro di avere. Accogliete i miei saluti sempre amichevoli e i miei voti per l’avvenire della Germania e vostro.

                                                                                                                             Mussolini “”

 

NOTE

(1)   Il riferimento è al discorso tenuto da Ciano il 16 dicembre 1939 alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni in cui veniva confermata la non belligeranza italiana e veniva ribadito l’interesse italiano per quanto poteva accadere nel bacino danubiano-balcanico….dopo l’unione del regno d’Albania all’Italia. Rivendicando in tal modo la propria autonomia nel contesto dell’alleanza.

 

 

La risposta di Hitler

 

Hitler rispose con due mesi di ritardo. Egli esprime opinioni in parte differenti. Ma, soprattutto, esprime la convinzione che le plutocrazie occidentali hanno come fine della guerra la distruzione degli stati totalitari, quindi di Germania e Italia, per cui è inevitabile combattere per la sopravvivenza. In realtà il grande potere economico rappresentato, allora come ora, dal capitalismo anglosassone, aveva bisogno di togliere di mezzo le ideologie del ‘900 che erano di ostacolo alla conquista del dominio economico del mondo. Tolti di mezzo Fascismo e Nazionalsocialismo, si è attesa la caduta del comunismo per realizzare, subito dopo, in un mondo rassegnato e privo di ideologie, quella globalizzazione dei mercati che, di fatto, ha reso il grande capitalismo finanziario padrone del mondo.

 

La sua lettera porta la data del 6 marzo 1940

 

 “” Duce,

permettete che inizi la mia relazione con un ringraziamento per il vostro ultimo scritto in merito alla situazione italiana, alle misure da voi prese ed al giudizio sugli altri problemi di carattere generale. La sincerità dei vostri chiarimenti mi dà il coraggio di esporvi e di illustrarvi le cose e i problemi così come io li vedo.

 Ho letto, Duce, nella vostra relazione, un passo che fa temere che voi siate dell’opinione che la mia decisione di muovere contro la Polonia sia sorta esclusivamente dalla convinzione che l’Inghilterra e la Francia non sarebbero entrate in guerra per nessun motivo. Devo ricordarvi, Duce, la mia lettera del 26 agosto 1939, che vi è stata consegnata dal mio ambasciatore von Mackensen alle 16 dello stesso giorno. Concludevo dicendo che, dal momento che, né la Francia né l’Inghilterra avrebbero potuto ottenere nell’ovest qualsiasi successo decisivo, che in oriente, dopo la sconfitta della Polonia e in seguito con l’accordo con la Russia, la Germania avrebbe potuto disporre luiberamente di tutte le sue forze, e anche in considerazione della nostra netta superiorità nell’arma aerea, non temevo di risolvere la questione in oriente, anche se mi fossi esposto al pericolo di una complicazione in occidente. Inoltre, nella risposta alla vostra definitiva presa di posizione, trasmessami il 26 agosto 1939, mi espressi come segue: “Se – come dissi – si dovrà giungere alla Grande guerra, la situazione in oriente sarà già risolta prima ancora che le due potenze occidentali riescano a conseguire un successo qualsiasi. In questo stesso inverno, o al più tardi nella primavera, affronterò poi la Francia e l’Inghilterra in occidente almeno a parità di forze, ecc”

 Duce, quando mi decisi, nell’autunno scorso, ad affrontare la Polonia, ciò avvenne in difesa di aggressioni che sarebbero state inaccettabili per ogni potenza. E’ bensì vero, lo confesso, che la Germania aveva già sopportato per quasi un decennio queste aggressioni, però non si è trattato, in un primo tempo, della Germania del nazionalsocialismo, mentre più tardi, questa Germania nazionalsocialista era ancora disarmata e quindi impotente di fronte a tali avvenimenti. Negli ultimi anni si è operata èerò una trasfprmazione di portata decisiva. Giunse il momento in cui il popolo tedesconon avrebbe meritato di essere considerato alla stregua di una grande nazione se si fose lasciato imporre ancora più a lungo tale trattamento.Credo che tutto ciò che abbiamo dovuto sopportare nel 1919, per mesi e mesi, sia stato possibile soltanto in considerazione del carattere grave e ponderato del tedesco. Rimarrebbe dunque in sospeso la sola questione, se considerando la possibilità dell’entrata in guerra dell’Inghilterra e della Francia, la Germania avesse dovuto rinunciare a qualsiasi reazione, persino nel caso della occupazione della Polonia, e rinviare a più tardi il grande conflitto!

 Duce, naturalmente ho meditato questi problemi nel più minuzioso dei modi. Però, anche a prescindere dalla assoluta impossibilità di accettare pazientemente il perpetrarsi di tale insostenibile situazione, oppure persino l’aggravarsi di essa, senza compromettere gravemente il prestigio del Reich, non solo all’estero ma anche soprattutto all’interno, lo spassionato esame della situazione mi obbligò a respingere una tale considerazione.

 Duce, dal momento in cui l’Inghilterra, al momento del conflitto abissino, riconobbe che la Germania non era uno Stato vassallo da potersi dirigere a piacere, e soprattutto dal momento in cui il Reich sostenne in Spagna la causa del Governo nazionale spagnolo, l’Inghilterra ha incominciato a prendere in considerazione l’eventualità di un conflitto armato col Reich e a prepararvisi. Dal giorno della coscrizione obbligatoria in Inghilterra fu palese che nei circoli governativi britannici competenti era già stata presa la decisione di fare la guerra agli Stati totalitari. Mi parve indifferente considerare contro chi sarebbe stato rivolto il primo colpo. L’obiettivo dei circoli interessati è totalitario. Si tratta, né più né meno, dell’eliminazione dei regimi che rappresentano, nella loro natura stessa, una minaccia delle plutocrazie feudali-reazionarie. In considerazione del progetto d’armamento britannico e della prevista mobilitazione da parte dell’Inghilterra di tutte le forze ausiliarie possibili (in primo luogo la Polonia), mi sembrò fosse più giusto, invece di perdere ancora del tempo e subire altre minorazioni di prestigio, passare subito alla difensiva, anche col pericolo di far scoppiare, con due o tre anni di anticipo, la guerra voluta dalle potenze occidentali.

 E difatti, quali avrebbero potuto essere, Duce, i progressi dei nostri armamenti in due o tre anni ? Per quanto riguarda le Forze Armate tedesche, non si sarebbe certo verificato un notevole squilibrio di forze in nostro favore, in considerazione del riarmo dell’Inghilterra, portato al massimo dell’intensità. In oriente, però, la situazione non avrebbe potuto che peggiorare. Mi fu possibile eliminare completamente, in nemmeno un mese, il perikcolo rappresentato dallo Stato polacco e liberarmi così alle spalle. Le perdite subite in questo conflitto, per quanto dolorose esse fossero per i colpiti e le loro famiglie, non sono affatto considerevoli. Il senso della superiorità nei confronti dei nostri avversari occidentali, è assoluto, tanto nei Comandi quanto nella truppa! Questa sensazione è stata rafforzata dall’andamento della guerra in occidente, tanto sul mare quanto nell’aria. Ciò malgrado, Duce,  sono convinto che la lotta che ci attende non potrà essere una  facile passeggiata, ma costituirà invece la prova più grave della storia tedesca. Anche le truppe sono consce di ciò. Esse affrontano questa lotta con una santa decisione, perfino solenne. Questa certezza, Duce, che si tratti di una lotta per l’esistenza, m’impone imperiosamente di considerare tutto ciò che in questa battaglia ci possa essere comunque di vantaggio.

 Devo cominciare questa enumerazione con chi è stato sempre per me, nel suo popolo, nel suo sistema e soprattutto nel suo Capo, il primo amico e tale rimarrà per sempre: l’Italia! Ho avuto piena comprensione, Duce, per il vostro atteggiamento e le vostre decisioni delol’agosto scorso. Ho potuto tanto più apprezzarle in quanto mi sono note le difficoltà, dal punto di vista materiale e personale, che tali decisioni impongono. Sono anch’io della vostra opinione, Duce, che nelle circostanze esistenti è stato forse persino un bene che l’Italia non si sia subito coinvolta in guerra, al nostro fianco. Tuttavia credo che su di un punto non ci possa essere dubbio alcuno: l’esito di questa guerra decide anche sul fututo dell’Italia! Se questo futuro viene considerato nel vostro Paese soltanto come il perpetuarsi di un’esistenza da Stato europeo di modeste pretese, allora io ho torto. Ma se questo futuro viene considerato alla stregua di una garanzia per l’esistenza del popolo italiano dal punto di vista storico, geopolitico e moreale, ossia secondo le esigenze imposte dal diritto di vita del vostro popolo, gli stessi nemici che combattono oggi la Germania vi saranno avversari. So, Duce, che voi stesso non pensate altrimenti. So pure che tutte le vostre misure adottate sino a oggi, nonché il molteplice appoggio che mi avete accordato negli ultimi mesi, diplomaticamente con la vostra stampa, militarmente con la vostra mobilitazione ed anche materialmente, derivano da questa consapevolezza. Anch’io ritengo che il destino dei nostri due Stati, dei nostri popoli, delle nostre rivoluzioni e dei nostri regimi, sia indissolubilmente legato. Mi sono pure deciso, proprio in seguito a questa constatazione ad incaricare gli uffici tedeschi competenti di studiare tutte le possibilità per rendervi, Duce, specialmente per ciò che riguarda il carbone e in quanto sia possibile, indipendente dalle democrazie occidentali.

 Credo che a uomini come noi dovrebbe riuscire, in un modo o nell’altro, di trovare la maniera di porre termine non soltanto militarmente, ma anche economicamente, al blocco terroristico di queste democrazie. Il mio ministro degli Esteri von Ribbentrop, che è già munito dei dati essenziali in merito ai risultati di queste nostre indagini, ve li presenterà lasciando a voi la decisione se e in quale misura credete di poter garantire sufficientemente i vostri interessi seguendo le direttive propostevi. Sono infatti perfettamente conscio che senza carbone non si può mantenere in vita né un’economia normale, né, tanto meno, un’economia di guerra, e che perciò questo obbligo può essere gravissimo e prevalere sulle intenzioni delle singole persone. Prendo occasione di ciò anche per esprimervi, Duce, il mio ringraziamento per il vostro appoggio nel corso delle recenti trattative per il nostro accordo commerciale e voglio solo assicurarvi che, in considerazione del modo di procedere degli inglesi contro i vostri trasporti di carbone da Rotterdam, ho fatto pure da parte mia tutto il possibile per aiutarvi come è mio desiderio. Vi ringrazio pure per le misure militari adottate, che rappresentano comunque per me uno sgravio.

I rapporti fra la Germania e la Russia risultano: a) da una valutazione generale degli sviluppi europei; b) dalla considerazione della situazione in cui si trova oggigiorno il Reich. Il risultato della valutazione della situazione generale è il seguente: Dalla vittoria definitiva di Stalin la Russia va trasformando, senza alcun dubbio, il principio bolscevista in una forma nazionalista russa, per noi indiscutibile, ma che, indubbiamente, nella Russia stessa non può essere surrogata da altro. Quello che fece del nazionalsocialismo il nemico mortale del comunismo, fu la sua condotta ebraico-internazionale con lo scopo preciso di annientare i popoli non ebrei e, rispettivamente, le forze che guidano questi popoli. Fino a che punto è subentrato a tal riguardo in Russia, secondo la nostra persuasione, un cambiamento profondamente storico, ve lo descriverà meglio, o Duce,  il ministro degli Esteri, narrandovi le sue impressioni e le sue esperienze. Per parte mia voglio constatare soltanto che, nella revoca di Livtinov,  si è indubbiamente operato in Russia un cambiamento nei rapporti con la Germania. Oggi esiste senza dubbio la possibilità di creare uno stato di cose sopportabile fra i due paesi. Non abbiamo più motivo alcuno di ritenere che qualche organo governativo russo voglia esercitare un’influenza sull’andamento della politica interna tedesca. Non ho bisogno di rassicurarvi che, del resto, il nazionalsocialismo della Germania è totalitariamente immune da qualsivoglia attacco di ideologia bolscevica. Per questo motivo, infatti, nessuno pensa di fare concessioni. Se, invece, il bolscevismo si sviluppa in Russia fino a diventare una ideologia di Stato russo-nazionale ed un’idea economica, verrà a costituire allora una realtà contro la quale noi non avremo né l’interesse, né il motivo di combattere. Al contrario! Nella lotta contro il blocco del mondo facente parte delle plutocrazie democratiche, ogni fattore e ogni aiuto, Duce, non potrà che essere gradito. La Germania e la Russia hanno molte volte vissuto insieme e lungamente in pace e in amicizia. Dal punto di vista economico ci completiamo in modo meraviglioso. Si può dire che non visia quasi materia prima di cui noi abbiamo bisogmo, e che la Russia non possieda o non sia in grado di possedere tra breve. E, inversamente, non c’è prodotto dell’industria germanica di cui non vi sia subito bisogno in Russia o non vi sarà bisogno in avvenire. Il trattato di commercio che abbiamo concluso con la Russia è di grandissima importanza, Duce, nella nostra situazione. La Germania, specialmente,  non ha proceduto riguardo alla Russia che ad una chiara delimitazione della zona di interessi; delimitazione che non si potrà mai più cambiare. Qui non ho deciso un passo diverso da quello che avevo già fatto prima anche con voi, Duce, quando accettai il Brennero quale confine definitivo della vita e della sorte dei nostri due popoli. Il trasferimento di oltre duecentomila tedeschi dall’Italia in Germania consoliderà quella decisione nei secoli, sanzionandooa definitivamente.

Finlandia – Le Germania, come ho già rilevato, Duce, combatte per la sua esistenza. Ci sono stati così crudelmente negati i nostri naturali diritti, che non possiamo rifiutarci oggi di comprendere la situazione di una grande potenza, quale ormai la Russia, in fatto dei suoi sbocchi verso l’Oceano. Credo che se i finnici avessero esaminato un po’ più ragionevol,mente e un po’ più spassionatamente questo problema e ci avessero meglio riflettuto, avrebbero potuto attenersi a un consiglio migliore che non quello di appellarsi alle armi. Sono persuaso che la Russia non ha mai avuto l’intenzione di addossarsi quella guerra, perché altrimenti avrebbe scelto un’altra stagione; e – non ne dubito menomamente – la resistenza finlandese sarebbe stata facilmente spezzata.

 I giudizi emessi sui soldati russi caduti nel corso delle attuali operazioni non corrispondono, Duce, né alla verità, né ai fatti. Nella guerra mondiale noi combattemmo così strenuamente e così lungamente contro i russi, che possiamo ben permetterci di emettere un giudizio a questo riguardo. In considerazione delle attuali possibilità di rifornimento, nessuna potenza al mondo avrebbe potuto, con un freddo di trenta fino a quaranta gradi, in quel terreno e senza aver proceduto prima a preparativi accuratissimi, ottenere risultati diversi da quelli riportati dai russi in questo primo tempo. Mi sembra che il linguaggio oltraggioso contro le truppe russe abbia reso molto difficile a Stalina di accettare, e tanto meno di proporre, un compromesso. L’Inghilterra mira in questo caso a un unico scopo: concretare una base societaria dalla quale possa poi, gradatamente, attrarre altri stati nella sua guerra. A questo sforzi, Duce, noi teniamo dietro con calma e con attenzione. La Germania non è legata alla Finlandia da impegni speciali. Lo Stato finlandese è sorto esclusivamente da un mare di sangue di soldati tedeschi; e anche la sua indipendenza, più tardi raggiunta, la dovette a unità tedesche comandate dal generale  von der Goltz. Per tutta riconoscenza, la Finlandia non ha tralasciato, più tardi, occasione alcuna che le permettesse di assumere un atteggiamento ostile alla Germania; e quando era possibile, partecipava sempre e attivamente a ogni angheria contro di noi. Ciò non vuol dire, Duce, che il popolo germanico nutra sentimenti di odio verso il popolo finlandese, ma soltanto che noi non abbiamo motivo alcuno di impegnarci per gli interessi finlandesi.

America – In quanto alla visita del rappresentante americano Sumner Welles, c’è da riferire soltanto che non ha portato nessun elemento nuovo nell’apprezzamento della situazione. Vi feci già trasmettere, o Duce, i protocolli del colloquio. Qualunque sia stata l’intenzione di questa visita, una cosa è certa: che non può subentrare, in seguito ad essa, un cambiamento di rotta dei fini di guerra, anche se l’intenzione fosse sincera. Esula così qualsivoglia immaginazione di come essa potrebbe essere praticamente utilizzata per dare incremento alla pace. Credo quindi che, nella fase attuale,  si debbano per lo meno sentire anche le versioni di chi afferma essere il solo scopo dell’intervento quello di guadagnare tempo per gli Alleati; di svolgere, cioè, azione paralizzante su eventuali intenzioni di offensiva germanica. Non occorre vi assicuri, o Duce, che le decisioni tedesche verranno prese indipendentemente da ciò ed esclusivamente in base ai punti di vista dell’opportunità militare, e che non potranno in alcun modo venire toccate da qualsivoglia influenzamento del genere.

 La Germania non ha altro fine di guerra che il raggiungimento della pace. L’Inghilterra e la Francia non hanno altro fine di guerra che l’annientamento degli Stati totalitari e, quindi,  anche della Germania. La Germania combatterà, quindi, finchè questa delittuosa cricca plutocratica non sarà forzata a rinunciare definitivamente ai suoi fini. Questa decisione è irrevocabile. Essa è tanto più comprensibile  in quanto che noi dobbiamo, oltre a ciò, aggiustare anche un capitolo della storia mondiale, che, colla frode da una parte e la debolezza dall’altra, condusse il popolo germanico nel più umiliante e nel più terribile corso di tutto il suo sviluppo.

 Riepilogando, sento il bisogno di ringraziarvi, o Duce, dell’ultima lettera e della rassegna fattami. Devo altresì pregarvi di credermi che io intendo e comprendo il vostro contegno. Debbo infine assicurarvi che io credo, a onta di tutto, che la sorte ci costringerà, prima o poi, a combattere insieme, cioè a dire che anche voi non potrete evitare la controversia, qualunque sia oggi lo sviluppo della situazione nei suoi particolari; che, a maggior ragione, il vostro posto dsarà al nostro fianco, come il nostro sarà al vostro. Anch’io sarei lieto se fosse possibile un colloquio personale con voi sul gigantsco complesso di tutta la situazione generale e speciale e dei suoi problemi. Ci sono tante cose che si possono spiegare solo in lunghe disamine. Lasciatemo infine sperare che ci riesca di approfondire ancor più di risolvere appunto ora la questione del carboneò, che forse vi appassiona in modo particolare. Quello che rafforza infatti uno dei nostri due paesi, ridonda anche a vantaggio dell’altro.

 In questo senso vi saluto cordialmente, coi migliori auguri per voi e per il vostro paese.

                                                                                                                                    Vostro Adolf Hitler

 

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