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Trovò, dietro a Luciennes, un vallone
stretto, profondo, dalle pareti scoscese, inaccessibile a causa delle paludi,
senza vista, stretto da tutti i lati dalle colline, completamente infossato, con
un brutto villaggio, sul declivo di una di queste colline, che si chiamava Marly.
Questo orizzonte chiuso, senza vista e senza possibilità di averne, costituiva
tutto il suo pregio, la strettezza del vallone nel quale era impossibile
espandersi vi aggiunse ancora del fascino. Credette di scegliere un ministro, un
favorito, un generale d'armata. Fu un lavoro immenso ripulire quella cloaca, ove
tutti i luoghi vicini scaricavano i rifiuti, e portarvi della terra di riporto.
L'eremo fu pronto. Serviva unicamente per dormirci tre notti, dal mercoledì al
sabato, due o tre volte l'anno, con al massimo una dozzina di cortigiani per i
servizi più indispensabili. Poco a poco l'eremo fu ampliato: di ingrandimento
in ingrandimento, le colline furono tagliate per avere degli spazi dove
costruire, e quella del fondo valle completamente eliminata per dare almeno uno
sfogo alla vista, anche se molto modesto. Infine, con edifici, giardini, acque,
acquedotti, tutto quello che è così conosciuto e sorprendente, che va sotto il
nome di macchina di Marly, con parchi, foreste curate e recintate, statue,
mobili preziosi, Marly è diventato quello che ancora oggi si vede, pur
abbandonato come è dopo la morte del Re: foreste intere trapiantate da Compiègne
e da molto più lontano, giacché i tre quarti degli alberi morivano e bisognava
di continuo sostituirli; vasti spazi di fitte macchie boschive e di strade
ombreggiate, ben presto trasformate in immensi specchi di acqua sui quali si
poteva andare in gondola, poi ripiantati a foresta così fitta da non rivedere
più la luce del sole fin dal momento in cui erano piantate (parlo di quello che
ho visto in sei settimane), vasche artificiali cambiate cento volte; cascate
anche loro dall'aspetto di volta in volta differente; vivai di carpe abbelliti
con dorature e con le più squisite pitture, che, appena terminate, venivano
ricambiate e rifatte dagli stessi artisti un'infinità di volte; tale prodigiosa
macchina, di cui abbiamo appena parlato, con i suoi acquedotti immensi, le
condutture e gli enormi serbatoi, è consacrata unicamente a Marly e non porta
più l'acqua a Versailles; è dir poco sostenere che Versailles, quale l'abbiamo
visto, non sia costato quanto Marly. Se si aggiungono le spese dei continui
viaggi, uguali perlomeno al costo dei soggiorni a Versailles, spesso con lo
stesso seguito numeroso, e, proprio alla fine della vita del Re il soggiorno più
abituale, non si esagererà troppo su Marly se si parla di miliardi. Tale fu la
fortuna di un covo di serpenti e carogne, rospi e ranocchie, scelto unicamente
per non potervi spendere. Tale fu il cattivo gusto del Re in ogni cosa e il
superbo compiacimento di forzare la natura, che né la guerra più ostinata, né
la religione poterono smussare. |