Versailles
Su Autori Luigi XIV

 

Saint-Germain, posto unico che riuniva le gioie della vista, l'immensa distesa di una foresta adiacente, ancora unica per la bellezza degli alberi, del terreno, della posizione, il vantaggio e l'abbondanza di acque sorgive su tale elevazione, la possibilità di estendere fin dove si voleva giardini ammirevoli, incantevoli colline artificiali e terrazze degradanti, le gradevolezze e le comodità della Senna: insomma una città già fatta, che si manteneva da sola per la sua posizione, venne abbandonata per Versailles, il più ingrato e il più triste di tutti i luoghi, senza vista, senza boschi, senza acque e senza terra perché tutto formato da sabbie mobili e paludi, di conseguenza senz'aria, che certo non può essere buona. Si compiacque di tirraneggiare la natura, domandola a forza di lavori e denari. Fece tutte le costruzioni una dopo l'altra, senza un progetto generale: belle e brutte, grandi e piccole, tutte furono cucite insieme. Il suo appartamento e quello della Regina sono di una scomodità incredibile, con la vista dei gabinetti di lavoro e di quanto c'è di più buio, di più chiuso e di più maleodorante.

I giardini ammirevoli per magnificenza, ma talmente faticosi per andarci a passeggiare, sono anch'essi di pessimo gusto. Si arriva all'ombra ristoratrice attraverso una vasta zona torrida in fondo alla quale bisogna o salire o scendere, e con una piccola collinetta finiscono i giardini. I viali sono ricoperti di pietre aguzze che feriscono i piedi, ma senza di esse si affonderebbe nella sabbia o nel fango più nero. Non si può vincere il disgusto e la ripugnanza provocata dalla violenza fatta alla natura. L'abbondanza di acque costrette e raccolte da ogni parte le rende verdi, dense e fangose; esse emettono un'umidità malsana e intensa e un odore che lo è ancora di più. L'effetto che fanno, che comunque richiede una attenta manutenzione, è incomparabile; l'unico risultato però è che si ammira e subito dopo si fugge. Dal lato del cortile, la ristrettezza è soffocante, e le ali così vaste sfuggono lateralmente senza collegarsi a niente. Dal lato dei giardini si gode la bellezza di tutto l'insieme, ma sembra di vedere un palazzo che ha preso fuoco, con i tetti e l'ultimo piano ancora mancanti. Infatti la cappella che schiaccia il castello, perché Mansart voleva costringere il Re ad alzare tutto di un piano, da qualsiasi lato si osservi pare un catafalco immenso. Le rifiniture sono di gusto squisito in ogni genere, ma l'ordine nullo, perché tutto è stato pensato per la tribuna, dato che il Re non scendeva quasi mai in basso, e le tribune dei lati sono inaccessibili se non dall'unico corridoio che porta ad ognuna di esse. Non si finirebbe mai di elencare gli spaventosi difetti di un castello così smisurato e così smisuratamente costoso, con tutte le costruzioni annesse che lo sono ancor più: Orangerie, serre, canili, scuderie piccole e grandi, eguali fra loro, e altre infinite dipendenze, insomma un'intera città dove esisteva solo una miserabile osteria, un mulino a vento e un piccolo castello da niente, fatto costruire da Luigi XIII per non dormire più sulla paglia, e che altro non era che un edificio largo e basso intorno al cortile di Marmo, che ne costituiva l'estensione, mentre le costruzioni di fondo avevano unicamente due ali basse e corte. Mio padre l'ha visto e ci ha dormito parecchie volte. Inoltre questo Versailles di Luigi XIV, questo capolavoro così dispendioso, così di cattivo gusto, dove i radicali cambiamenti di stagni e di boschetti hanno sepolto tanto denaro da non credere, non ha mai potuto essere terminato; fra tanti saloni, uno di seguito all'altro, non c'è un teatro né una sala per banchetti, né una da ballo e sia nella parte posteriore che in quella anteriore resta ancora molto da fare. Parchi e viali sono stati piantati con alberi, che non riescono a crescere. La selvaggina deve essere immessa continuamente; innumerevoli sono le canalizzazioni di quattro o cinque leghe di lunghezza; per ultimo la sterminata cinta delle mura, che racchiudono quasi una piccola provincia del paese più triste e più brutto del mondo.

Trianon, nello stesso parco e alle porte di Versailles, in principio una costruzione di porcellana per andare a farvi merenda, in seguito ingrandita per poterci dormire, poi palazzo di marmo, di giada e di porfido, con deliziosi giardini; di fronte la Ménagerie, dalla parte opposta dell'incrocio del canale di Versailles, un insieme di squisiti particolari e abbellita di ogni specie di animali dei più rari fra quelli a due e quattro zampe; infine Clagny, costruito per la Montespan su una sua proprietà, passato poi al duca di Maine, all'estremità di Versailles, costruzione superba per le sue acque, i giardini, il parco; dappertutto acquedotti degni dei romani: né l'Asia né l'antichità offrono nulla di così esteso, così svariato, elaborato, popolato di monumenti rarissimi di tutti i secoli, nei più raffinati marmi di ogni tipo, bronzi, pitture e sculture tra le più perfette degli ultimi secoli.

Ma per quanto si facesse, l'acqua era scarsa, e le fontane, meraviglia dell'arte, erano asciutte, come accade ancora oggi, malgrado l'accortezza di quel mare di serbatoi che erano costati tanti milioni, per impiantarli e condurli sulle sabbie mobili e sul fango. Chi l'avrebbe creduto? questo difetto divenne la rovina della fanteria. La Maintenon regnava: parleremo di lei a suo luogo. Louvois andava allora d'accordo con lei, si godeva la pace. Immaginò di dirottare il fiume Eure tra Chartres e Maintenon per portarlo tutto intero a Versailles. Chi potrà dire la quantità di denaro e di uomini che quell'ostinato tentativo costò per tanti anni, fino al punto che fu proibito con la minaccia di castighi terribili, nell'accampamento che era stato impiantato e che rimase in piedi per lungo tempo, di parlare dei malati e soprattutto dei morti, che venivano uccisi dal pesantissimo lavoro e ancor più dai miasmi della terra smossa? Quanti impiegarono anni per riprendersi da quel contagio. Quanti non hanno potuto riacquistare la loro salute per il resto dei loro giorni! Inoltre, non solo gli ufficiali particolari, ma i colonnelli, i brigadieri e gli ufficiali generali, che vennero impiegati per questo lavoro, non avevano, non importa quale fosse il loro incarico, la libertà di allontanarsi un quarto d'ora, né di mancare un quarto d'ora di servizio sul lavoro. Nel 1688 la guerra finalmente li interruppe, senza venire mai più ripresi; non restano che informi monumenti, eterna testimonianza di quella crudele follia.

Alla fine il Re, stanco del bello e della folla, si convinse di volere una volta tanto qualcosa di piccolo e la solitudine. Cercò intorno a Versailles di che soddisfare quel nuovo gusto. Visitò diversi luoghi, percorse le balze che scoprono Saint-Germain e la vasta pianura in basso, dove la Senna serpeggia e bagna una quantità di luoghi importanti e ubertosi, nel lasciare Parigi. Fu pregato di fermarsi a Luciennes, dove Cavoye ebbe poi una casa dalla vista incantevole, ma rispose che quella felice posizione lo avrebbe rovinato, e che, siccome desiderava una cosa da nulla, avrebbe voluto una posizione che non gli consentisse di pensare ad ulteriori spese.