Rio Negro Band

Canti, ritual e tradizioni dell'

Amazzonia brasiliana

La storia dell’ultimo contatto

con un popolo isolato

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La tribù degli Zo'è rappresenta l'ultimo popolo indio "intatto", fra quelli conosciuti dell'Amazzonia, e l'ultimo popolo ad entrare in contatto con la nostra civiltà. Vivono in una zona montagnosa coperta dalla foresta di terra ferma tra il Rio Cuminapanema ed il Rio Erepecuru nel nord del Parà ed oggi sono circa 160 individui. Le prime immagini di questo popolo risalgono al 1989, anno nel quale missionari nordamericani e funzionari del FUNAI (l'Ente Governativo brasiliano per le questione indie) cercarono di entrare in contatto con loro. La conoscenza della possibile esistenza di questo gruppo risale all'inizio degli anni ‘70 quando il Brasile decise di costruire, più che altro a scopo militare, la Strada Perimetrale Nord del Paese (BR-210) a difesa delle frontiere. La difficoltà di costruzione ne fece però interrompere i lavori con la conseguenza di annullare anche la ricerca del contatto con questo popolo. Nel 1975 una spedizione a carattere cartografico e ricerca minerale scoprì una specie di sentiero. Il sorvolo del territorio portò alla scoperta di un villaggio con 3 grandi case. L'aereo fu fatto bersaglio di molte frecce e lance da parte degli indios. Nel 1982 missionari della Missão Novas Tribos do Brasil entrarono in contatto con alcuni membri della tribù, ma fu un contatto rapidissimo e molto teso, senza portare ad alcun risultato apprezzabile. Tra il 1982 ed il 1985 i missionari e funzionari del FUNAI si limitarono a voli di ricognizione scoprendo altri tre villaggi e paracadutando regali. Allo scopo di tentare un primo contatto con questo gruppo indio, nel 1985, fu costruita, ad alcuni giorni di cammino dai villaggi e fuori dal territorio normalmente abitato dagli indio, una base a cui fu dato il nome di Esperança (Speranza) dotandola anche di una piccola pista di atterraggio. Nei seguenti due anni vi furono alcuni incontri sporadici con qualche indio che peraltro sembrava molto agitato e irritato da tali incontri. sfondo.jpg (10304 byte)

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Il 5 novembre 1987 un gruppo di circa 100 indios apparve improvvisamente in prossimità della base. Fu un momento di grandissima tensione. I missionari, cercando di comunicare con loro attraverso gestualità amichevoli tentarono di offrire dei doni ma ricevettero in cambio frecce e lance le cui punte risultarono bruciate. Per fortuna non vi fu spargimento di sangue e la cosa sembrò appianarsi. Gli indio costruirono alcune capanne in prossimità della base. Nei giorni seguenti altri indio raggiunsero il primo gruppo che ormai si era stabilito nelle vicinanze della base. Il FUNAI proibì ai missionari di dividere le loro case con gli indio ma nel contempo gli autorizzò a tentare di comprendere la loro lingua. Lo scopo dei missionari era più che altro rivolto ad una evangelizzazione degli indios mentre l'Organo Governativo brasiliano aveva interesse al mantenimento della loro cultura, alla conoscenza della loro lingua e degli usi e costumi senza alterarne la loro identità. Le relazioni tra i missionari ed il FUNAI divennero via via più tese finché la base fu rilevata dal solo FUNAI. Nel 1989 venne effettuata una ricognizione sulle condizioni fisiche degli indio che furono trovati in precaria salute. L'assistenza sanitaria fornita loro introdusse piano piano un migliore rapporto con gli indios che iniziarono ad acquistare maggior fiducia nei riguardi dei bianchi. Purtroppo i bianchi introdussero anche malattie sconosciute agli indio per cui la loro dipendenza dalla base, diveniva sempre più forte. sfondo.jpg (10304 byte)

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sfondo.jpg (10304 byte) In questo ultimo decennio gli Zo'é stanno sperimentando la convivenza con i bianchi, o per lo meno con i funzionari del FUNAI e qualche antropologo. Ciò significa per loro l’introduzione di tecnologie ad alto impatto con conseguenza di addensamenti di indio attorno ai posti di assistenza istallati nel loro territorio e sembra che questi indio siano piuttosto curiosi rispetto al mondo esterno. sfondo.jpg (10304 byte)
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In molti aspetti la situazione di questo popolo è simile agli altri 53 gruppi che vivono in insolazione nella sterminata Amazzonia. Alcune prerogative sono però peculiari:

Fu ad esempio scoperto che da perlomeno 50 anni gli indios erano a conoscenza di non essere gli unici abitanti della zona, ma avevano incontrato sia altri popoli indio che loro consideravano nemici che cacciatori bianchi. I contatti erano solo stati però visivi senza alcun rapporto. Il fatto di considerare sia i bianchi che gli indios come dei nemici gli aveva indotti a rimanere isolati e rifugiarsi sempre di più all’interno della foresta.

Il contatto con i bianchi portò malattie sconosciute loro che ne decimarono il gruppo e che ancora provocano decessi. A causa del difficile accesso alla loro area ed alla mancanza di una programmazione di assistenza il loro territorio risulta essere ancora intatto ed i contatti con il resto del mondo estremamente difficili mentre gli indio desidererebbero una maggiore conoscenza del mondo esterno. Nel frattempo però dei garimpeiros stanno tentando di invaderne la loro zona. Contrariamente agli intendimenti del FUNAI di preservarne il loro territorio dichiarandolo zona interdetta (1997) gli indio vanno chiedendo a gran voce un maggiore contatto sia con gli altri gruppi indios che con il mondo esterno.

Il loro territorio è formato da piccoli torrenti, affluenti dei due rii maggiori (Cuminapanema e Erepecuru) nei quali effettuano la pesca. La relativa scarsità di risorse faunistiche della zona dovuta alla permanenza dei villaggi nello stesso luogo per molto tempo porta spesso gli indio ad una lontananza dal villaggio anche per una settimana in cerca di nuove prede.

Questi indio si cibano di manioca e di castagne che loro stessi coltivano, lavoro normalmente eseguito dalle donne mentre gli uomini sono a caccia.

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Riferimenti:

Informazioni dedotte dal sito Internet http://www.socioambiental.org

 

 

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Claudio Mezzena