Altre Info - Roberto Mancini
23 Maggio 2000 - Allenatore della Lazio? Il sogno di Roberto Mancini che parla del suo futuro

Venti anni di magie in campo, e un sogno ancora in piedi: diventare un giorno l'allenatore della Lazio. Roberto Mancini spiega il suo addio al calcio, ma soprattutto parla del futuro. Giacca e cravatta, l'aria un po' sommessa, come se stesse forzando una situazione, l'ormai ex giocatore ha salutato tutti a Formello, il centro sportivo della Lazio.
"Adesso voglio solo fare l'allenatore. - dice col sorriso Mancini - Iniziero' a luglio frequentando il corso a Coverciano. Sogni? Ma la mia realta' si chiama Lazio e chissa' che un giorno io non possa allenarla". Certo, con l'Eriksson scudettato e' piu' difficile. Ma Mancini scherza: "Sven ormai ha quasi 60 anni e potrebbe non farcela a correre piu' di tanto. Forse potrebbe essere un direttore tecnico".

Ci tiene soprattutto a ringraziare tutte le persone che sono state con lui, e gli hanno permesso di diventare Roberto Mancini, dal Bologna fino alla Lazio. Dopo la conquista dello scudetto ha sentito il suo amico Vialli che, oltre a congratularsi per il titolo appena conquistato, gli ha dato qualche consiglio: "Gianluca mi ha spiegato che allenare e' molto difficile perche' e' una cosa diversa". Sorride ancora quando gli si chiede che tipo di allenatore sara'. Se per lui conteranno piu' gli schemi o i giocatori. "Sicuramente i giocatori, che, pero', devono muoversi in un impianto di gioco ben organizzato". Chissa' se si augura di avere un Mancini mentre lui stesso allena. "Almeno un paio", dice il fantasista.

Il futuro e' gia' qui, ma non scaccia i ricordi. "Quello piu' brutto e' la finale di Coppa dei Campioni persa. Il piu' bello i due scudetti con Samp e Lazio. Due vittorie completamente differenti tra di loro. L'ultima piu' emozionante perche' piu' sofferta. Il rimpianto? La Nazionale. Ho pagato il mio carattere, ma forse sono stato il calciatore piu' convocato: sono molti i ct che mi hanno chiamato". C'e' poi il rissoso, irascibile Mancini: "Sono legato molto a tutte le mie polemiche, perche' sono convinto che facevano bene". Il modello e l'erede: "Quando ero giovane mi ispiravo a Platini. Il mio erede, e piu' volte l'ho detto, mi sembra Totti; ha le caratteristiche tecniche e i miei stessi problemi". Il gol piu' bello: "Quello di tacco al Parma, un anno fa: rientra tra i primi cinque della storia del calcio".

Poi il retroscena, un contatto per convincerlo a giocare ancora: "Si', qualcuno mi ha detto che potevo continuare a giocare, e sono d'accordo: pero' e' giusto che mi ritiri da vincente. Chi meglio di me puo' chiudere con lo scudetto sul petto'". E' finita cosi'. Nessuna partita d'addio. Mancini al calcio giocato ha gia' dato tutto.

Intervista a Roberto Mancini, "La conferenza stampa di Mancini"
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Mancini: addio al calcio con scudetto, felice con malinconia.

Non poteva concludersi meglio la splendida carriera calcistica di Roberto Mancini, anche se non ha festeggiato come dovrebbe. Il 14 maggio 2000 la Lazio ha vinto lo scudetto ma quella per lui, il popolare fuoriclasse per 20 anni, e' l'ultima partita di campionato, come giocatore, della sua splendida carriera.
Al 30´ del secondo tempo Conceicao lo ha sostituito e lui e' uscito tra gli applausi scroscianti di tutto l'Olimpico, portato in trionfo da Lombardo.
Mancini, nonostante l'esaltazione dei suoi compagni, riesce a mantenere una certa compostezza e ha l'espressione seria. "Non so se esser piu' triste per la mia ultima partita in serie A - afferma il fantasista - o essere piu' contento per la conquista di questo scudetto".
"Non c'e' modo migliore per chiudere la carriera ­ ha dichiarato "Mancio", con malinconia ­ Sinceramente lo scudetto e' giunto inaspettato. Pensavo che la Juventus vincesse a Perugia. Invece quella che era solo una speranza si e' tramutata in realta'. Sono felicissimo che sia capitato nel giorno della mia ultima partita". "Avessi potuto disegnarmelo io, non avrei potuto ritagliarmi un commiato piu' felice di questo. Mi capita di dare l'addio al calcio nel giorno in cui la Lazio conquista lo scudetto, alla fine di una rincorsa disperata alla quale in pochi credevano all'infuori di noi. Eravamo convinti di essere i piu' forti: e' giusto che lo scudetto abbia premiato la Lazio".
Quando egli rivendica la legittimita' del titolo conquistato, qualcuno vorrebbe rinfocolare una polemica durata l'intera settimana; Mancini, pero', rifiuta ogni animosita'; appare pacato, misurato: parla gia' con i toni del dirigente.
"Non e' proprio tempo per le polemiche. Sono emozionato profondamente, non riesco a trasmettere con le parole il turbamento che mi scuote dentro. Voglio dedicare questo scudetto, piu' sofferto di quello vinto con la Sampdoria e percio' di maggiore soddisfazione, a tutti coloro che mi hanno voluto bene e me ne vogliono ancora. E voglio aggiungere una cosa: l'emozione piu' intensa nei tre campionati disputati a Roma, l'ho provata quest'anno, quando la Lazio ha battuto la Juventus a Perugiať.
"Il mio addio in un giorno magico: č una favola"

Grazie Mancio, per quanto ci hai dato. Ci mancherai.

Intervista a Mancini
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12 Dicembre 1998 - 500ª partita in serie A

Proprio contro la 'sua' Sampdoria, Roberto Mancini ha festeggiato la 500ª partita in serie A e cio' lo inserisce tra i piu' longevi calciatori della massima serie. Mancini, nel club dei 500, e' in compagnia di Bergomi e Ferraris II (506), Vierchowod (519), Rivera (527), Albertosi (532), Piola (536) e Zoff, il leader (570).
Le sue 499 presenze sono suddivise tra Bologna (30), Sampdoria (424, che ne fanno il doriano con maggiori gettoni in A) e Lazio (45). Con 151 reti (9 col Bologna, 132 Samp, 10 Lazio) e' il miglior realizzatore in attivita' e la squadra a cui ha segnato di piu' e' l'Udinese (15). Sono 92 i gol fatti in casa, 59 quelli in trasferta, 65 nei primi 45' e 86 nella ripresa; 34 le squadre a cui ha segnato almeno un gol. Nel 90-91 ha vinto lo scudetto con la Samp.

Intervista: "La carica delle 500"
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8 Novembre 1997 - La prima volta contro la Samp

Rilanciata a suon di triplette sia in campo nazionale che internazionale la Lazio affronta domani la Sampdoria. E per la prima volta dopo 18 anni di lunga militanza in maglia blucerchiata, Roberto Mancini si trova contro i colori della sua ex-squadra: sicuramente e' un Mancini che rimpiange Genova, se non strettamente sotto l'aspetto calcistico, senz'altro come citta' e altrettanto, forse ancora di piu', Genova rimpiange Roberto Mancini.

Intervista:
Genova per lui, il servizio su Roberto Mancini
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1° Giugno 1997 - Ciao Mancio

L'addio alla Samp di Roberto Mancini.
Ciao Mancio, 15 anni indimenticabili.

Roberto Mancini ha giocato in questa data la sua ultima partita con la maglia della Sampdoria. Il giocatore non ha voluto chiarire dove giochera' la prossima stagione: "Non ho ancora firmato alcun contratto", ha spiegato.

Roberto Mancini e la Sampdoria hanno rappresentato per 15 anni un connubio indissolubile. Con la maglia blucerchiata, infatti, il capitano ha conquistato una serie di record tale da inserirlo nelle prime pagine della storia sampdoriana, ultima vera bandiera di una squadra e di una societa'.

I record si riferiscono tutti alla storia della Sampdoria: presenze con la maglia blucerchiata (425, con quella di domenica); presenze in serie A (455, di cui 30 col Bologna); presenze in coppa Italia (99); gol in serie A (142); campionati in serie a (16, uno col Bologna). E poi un gol in Supercoppa di Lega, 12 nelle coppe europee, 21 su rigore in serie A, 27 in Coppa Italia, 133 nella Sampdoria, fra campionato, Coppa Italia, coppe europee e nazionali, 5 presenze in Supercoppa, 39 nelle coppe europee.
Numeri, dati e statistiche che collocano Roberto Mancini al primo posto nella classifica dei goleador in attivita', davanti a Roberto Baggio, e nel cuore di tutti i tifosi sampdoriani.

"Ringrazio la famiglia Mantovani, il presidente Paolo per avermi dato la possibilita' di giocare in questa societa' per tanti anni. Ringrazio tutte le persone, i dirigenti, che sono stati alla Samp, anche quelli che non ci sono piu'. Sono stato fortunato nel giocare in questa squadra che mi ha dato tanto, anche di piu' di quello che ho dato io. Ringrazio i tifosi, soprattutto i tifosi, perche' credo che non esista un giocatore piu' amato di me. E' stato ed e' un grande onore. Loro mi hanno voluto bene fin dall'inizio, anche quando giocavo poco e non sempre bene. Ora so di dare un dolore a chi mi vuole bene; spero di ripagarli un giorno tornando da allenatore".




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