CENNI STORICI SULLA CHIESA DELLA MADONNA DELLA NEVE

Non si conosce con esattezza l'anno di costruzione, ma dagli studi fatti, e dall'esame dell'edificio e delle vicende politiche del tempo, si può trarre la conclusione che l'opera sia stata iniziata verso il 1100 dai padri benedettini di San Vittore di Marsiglia. Villamassargia, in questi tempi, era il centro più importante del Sulcis Iglesiente, era un capoluogo di provincia chiamato "Curatoria" ed aveva trenta paesi sotto la sua giurisdizione. I vittoriani si erano insediati a Villamassargia poco prima del 1100, avendo, nelle vicinanze, una grande azienda agricola donata dal giudice di Cagliari. Essendo, quindi, Villamassargia il centro più importante della zone, iniziarono a costruire una chiesa grandiosa proporzionata all'importanza che aveva il paese come Curatoria. Quanto detto è confermato dall'autorevole parere dell'architetto e studioso Prof. Raffaele Delogu: "I CORTI E BASSI PILASTRI CILINDRICI DIVIDONO L'AULA IN TRE NAVATE, LA NOTEVOLE SEZIONE E LA DISTANZA QUALE SONO FONDATI, LASCIA PENSARE CHE IN UN PRIMO TEMPO SI' TENDESSE COSTRUIRE UNA CHIESA MOLTO AMPIA ED ALTRETTANTO ALTA". Intanto mentre avveniva la costruzione della chiesa si verificarono forti contrasti tra il giudice di Cagliari ed il Papa. A causa di questi, i vittoriani dovettero andare via, lasciando interrotta la costruzione della chiesa, quando le colonne erano giunte all'altezza attuale. I pisani continuarono la costruzione dell'opera, elevando i muri sovrastanti alle colonne che dividono la navata centrale dalle navate laterali. Lungo i secoli, la chiesa subì numerosi rifacimenti e gli stili delle varie epoche si sovrapposero all'originario di imitazione Gotico-Romanico. Ora, dopo il restauro, all'interno si nota come, sia le colonne, sia i muri centrali siano stati costruiti a pietra a vista, eccetto la parte anteriore, che da metà del primo arco da sulla facciata ricostruita in muratura ordinaria, inserendo anche tante pietre decorative che si trovavano originariamente sulla facciata. Tale differenza nelle due parti della chiesa è dovuta certamente al crollo di questa parte assieme alla facciata, presumibilmente nel 1600. Nella ricostruzione, gli aragonesi diedero alla facciata lo stile Aragonese dell'epoca. La facciata originale doveva essere sicuramente più o meno simile a quella del Pilar, segni evidenti restano a prova in una pietra della facciata su cui è scolpita la croce pisana, nei resti del rosone originale incastonati sulla facciata stessa sostituite da un finestrone in epoca Aragonese e dalle molte pietre ornamentali sempre di stile pisano.

Foto "interno Chiesa Vergine della Neve" (anni '50)
Chiesa "Madonna della Neve" La navata centrale, ampia ed alta è illuminata da alcune finestre, una delle quali, venuta alla luce dopo l'ultimo restauro, risulta affiancata da due navatelle laterali più basse. Gli Aragonesi, nel costruire le cappelle, portarono in alto i tetti laterali per cui le finestre rimasero all'interno, anche se inutili ai fini dell'illuminazione naturale. Sulle pareti esterne della navata centrale e nelle navate laterali fanno ancora mostra di se tante mensole in pietra ben lavorate con i margini scolpite in particolare "Gemelli" e "l'Elefante"; nell'arco sopra il presbiterio "il Toro" simbolo dell'evangelista Luca e "l'Aquila" simbolo dell'evangelista Giovanni; "il bel viso" nella mensolina nascosta dall'intonaco prima del restauro, accanto alla porticina laterale. Le cappelle laterali sono asimmetriche e appartengono al periodo aragonese, come del resto anche le colonne. Il centro dell'altare è spostato rispetto al centro del portone di ingresso. La costruzione del profondo presbiterio avrà portato, poi, ad abbattere l'abside originale, nel restauro si è trovata traccia nella zona dei gradini dell'altare maggiore. Il presbiterio attuale e la sacrestia sono databili al 1775/76 come rivelatesi in un documento dell'epoca che ricorda una questione sorta tra l'arciprete che amministrava la parrocchia, Don Miguel Pes ed il costruttore, maestro muratore Francisco Bianco Mura da Cagliari. Si tratta di una vera causa legale per lavori eseguiti non a regola d'arte. La facciata, secondo il Delogu è attribuita ad Arzocco De Garnas, tale architetto si trovava ad operare nella zone dell'iglesiente, come del Sulcis sia anche l'architetto della cattedrale di Tratalias, al tempo di Manfredi, nipote di Gherardo. Anticamente esisteva un campanile distinto dalla chiesa, costruito sulla parte sinistra della facciata; crollò nel 1820 e provvisoriamente ne fu costruito uno a vela sopra un muro della cappella di Sant'Antonio (altare ligneo) demolito a sua volta nel 1936, per costruirne uno in alto (quello attuale sull'angolo sinistro della facciata). La chiesa arrivò fino al 1926 senza altre costruzioni: senza casa parrocchiale. Il bellissimo altare maggiore, in marmo policromo che risale al 1745, fu collocato al posto dell'altare ligneo del 1600, anche questo bellissimo, intagliato e policromato con fregi in oro, diviso in tre scomparti da quattro colonne tortili intagliate in basso rilievo con tralci di vite. Fra le colonne vi sono tre nicchie, ma sull'EDICOLA SUPERIORE, una nicchia contenente il simulacro di San Raimondo nonnato.

NOTIZIE STORICHE SULLA CHIESA DELLA MADONNA DEL PILAR

La chiesa della Madonna del Pilar è stata costruita durante la Signoria Pisana del Conte Bonifacio dei Donoratico. In origine fu dedicata a S. Ranieri, patrono di Pisa. E' di stile tardo romanico gotico, come quella parrocchiale. A sinistra della facciata, su una pietra con cornice di forma romboidale, di fianco allo stemma dei Donoratico, raffigurato da un'aquila, vi è scritta la data di costruzione e il nome del capomastro: " EXPLETUM EST HOC OPUS PER MAGISTRUM ARZICCUM DE GARNAS A. D. MCCCVII" che significa "questa opera è stata costruita dal maestro Arzocco de Garnas nell'anno del signore 1307". È uno dei più interessanti monumenti minori del '300. La facciata, con l'arco gotico interno, è la sola parte conservatasi integralmente all'interno edificio. Nella parte centrale e superiore è aperto un rosone ed è sovrastata da un campanile a vela, unico, fra tutti i simili costruiti in Sardegna che si sia conservato intatto, senza bisogno di restauri. La Chiesa fu commissionata da un certo Ruggeri dei Donoratico, discendente di Gherardo, primo Signore di Villamassargia. L'impresa fu affidata a un certo Arzocco de Garnas, toscano, in quegli anni presente nell'isola, allievo di quel capo maestro Giovanni Capula che, nello stesso anno 1307; portava a termine i lavori della Terra dell'Elefante a Cagliari. Molto probabilmente lo stesso Ruggeri intendeva portare a termine l'opera, ma solo suo figlio Manfredi la portò a compimento. A fianco della Chiesa, nella parte destra fu costruita la Casa Baronale che comunicava con la Chiesa per mezzo di una porticina. Sulla parte sinistra, invece, vi era l'opera di San Ranieri un ospedaletto che costituiva una delle pochissime fondazioni sanitarie della Sardegna medioevale. Ciò dimostra anche per quei tempi, l'alto grado di civiltà e di progresso cui era arrivata la Repubblica di Pisa. Risale alla dominazione Aragonese la leggenda della Madonna del Pilar. Si narra che durante la dominazione aragonesi un carro, al seguito dagli invasori, si fermò davanti alla Chiesa di San Ranieri, e niente e nessuno fosse riuscito a smuoverlo e i villamassargesi in questo punto, costruirono una colonna. Tra le tante cose trasportate nel carro, vi era anche una piccola statua della Vergine del Pilar, venerata nella città di Saragozza in Spagna. Si decise di riporre la statua all'interno della Chiesa in una nicchia. Quale non fu la sorpresa, il giorno seguente quando all'apertura della Chiesa, si vide la Madonnina sull'altare e San Ranieri appoggiato per terra ed ogni giorno cambiarono le statue finché capirono che il suo posto era lì.

Chiesa "Madonna del Pilar"
ALTRE CHIESE

Oltre alla parrocchia della Madonna della Neve e la Chiesa della Madonna del Pilar, la periferia del paese era circondata da tante altre Chiese, di cui oggi conosciamo solo il nome e qualche rudere. Della chiesa Santa Croce "Sant' Aruxi" possiamo solo vedere i ruderi, San Pietro "Santu Perdu" ora zona industriale, dove si vedono ancora tracce della Chiesa, Santa Sira costruita nella vecchia strada comunale Villamassargia Cagliari; ancora più avanti Santa Lucia "Santa Luxia" di cui ci sono ancora parte delle mura, Santa Barbara "sant' Antrabara", San Nicola "Santu Pingò", altre nella campagna, la chiesa di San Paolo "santu Pauli" situata nella zona verso Simiu, dove, ci sono tracce di altre costruzione ecclesiastiche: Santa Maria Maddalena "Santa Maria Aleni", San Giorgio "Santu Iorgiu"; e verso Astia, nella quale a ridosso nella Chiesa, sono stati rinvenuti scheletri umani. Sempre verso Astia, troviamo Santa Maria Orru, si dice che in questa chiesetta un prete avesse nascosto un grande tesoro, oro e argento, per paura che gli invasori saraceni lo portassero via. Ancora oggi pare che questo tesoro sia lì. Nelle vicinanze di queste Chiese c'era sempre una sorgente, o un pozzo d'acqua per le esigenze degli abitanti.

NURAGHI I nuraghi sono grandi torri a base circolare di forma troncoconica, costruite con grandi massi senza alcun materiale saldante. Furono delle abitazioni fortificate e sorsero quando i pastori diventarono anche agricoltori e costruirono i primi villaggi. Nella zona di Villamassargia si trovano i resti di circa 30 nuraghi, situati in altura e collegati tra loro mediante comunicazione visiva disposte in linea retta, in posizione strategica adatta a dominare la vallata circostante. Nella carta topografica sono riportati quelli di Monte Scorro e Nuraghe Meloni. Nel primo si possono immaginare le mura di un complesso nuragico, sono evidenti i resti di mura divisorie e scalini che portano alla parte superiore del nuraghe dove si notano tracce di stanze oltre alla volta a cupola. Altri nuraghi noti sono: Nuraghe Santu Pauli Nuraghe Mont'Exi Nuraghe Mont'Ollastu Nuraghe Santa Barbara Inoltre sono stati ritrovati, nelle vicinanze di questi, oggetti di bronzo, armi e statuine votive da offrire alle divinità. I nuragici impararono a fondere il rame con lo stagno ricavando il bronzo. La civiltà nuragica ha lasciato le sue tracce anche in alcune costruzioni enormi chiamate: "Tombe dei Giganti" (Sa tumba de Omini Gentili) sulla strada per Astia. Nella zona di Villamassargia sono state ritrovate 19 necropoli (cimiteri). Esistono resti di alcuni pozzi sacri che testimoniano l'adorazione che il popolo aveva per l'acqua, in uno di questi è stata trovata una statuetta della Dea Madre. Un altro di questi si trova vicino a Monte Scorra , uno nel territorio di Astia in località Piarrubio, sommersa da un laghetto. Inoltre il ritrovamento di monete romane di diversi periodi, conferma che la presenza romana in questo territorio è stata massiccia, si presume che per il ritrovamento di acqua potabile per Cagliari si utilizzasse l'acquedotto romano in località Caput'acqua. Tra il 1300 e il 1600 i pisani piantarono, ai piedi del Monte Gioiosa Guardia, un grande uliveto chiamato "s'Ortu Mannu". Secondo la tradizione, i pisani incoraggiarono la popolazione ad innestare gli olivastri concedendo loro il diritto di possedere le piante innestate. Questa tradizione sembra comunque avere un fondo di verità in quanto ancora oggi la maggior parte dei possessori delle piante non è padrona del terreno. Alcuni di questi ulivi resistono ancora oggi, mostrando la loro esistenza secolare nel tronco. Fu poi costruito, in una collinetta, anche un frantoio per macinare le olive, oggi purtroppo diroccato.