Il Sulcis, che oggi individua il tratto sud occidentale della Sardegna, deve il suo nome all'antica città di Sulci, nell'isola di Sant'Antioco. All'inizio del paleozoico la zolla della terra del Sulcis fu la prima, fra tutte le terre che si affacciano nel Mediterraneo, ad emergere diventando un territorio ricco di giacimenti metalliferi. Il Sulcis è uno delle zone della Sardegna più ricche di testimonianze monumentali e culturali. I primi documenti riguardanti la presenza umana risalgono al sesto millennio A.C.. Dall'età neolitica abbiamo numerose testimonianze nelle necropoli scavate nella roccia dette anche "Domus de Janas", identificate sia nella zona di Is Loccis Santus, presso San Giovanni Suergiu, Montessu e Villaperuccio. Dal secondo millennio A.C., all'arrivo di una misteriosa popolazione proveniente dall'oriente si sviluppò la cultura dei nuraghi. Questi monumenti, costituiti da torri troncoconiche di dimensioni gigantesche e di complessa architettura, venivano costruiti completamente in blocchi di pietra e rappresentano una caratteristica unica della Sardegna. Il popolamento del Sulcis è legato allo sfruttamento dei numerosi giacimenti minerari che fin dall'antichità hanno reso questa zona della Sardegna assai desiderabile. La popolazione nuragica esercitava un'attività estrattiva collegata ad una straordinaria produzione di bronzi e di armi di forge diverse. Dopo i nuragici, molti altri popoli passarono su queste terre nella veste di dominatori. Le colonie fenicio-puniche divennero importanti centri di sfruttamento minerario incentivando la lavorazione ed il commercio dei metalli isolani. Alla dominazione fenicio-punica dobbiamo la città di Sulci (Sant'Antioco) e monte Sirai (Carbonia), le quali subirono, in seguito, anche la dominazione romana, di cui troviamo le tracce nelle rovine di acquedotti, anfiteatri, templi. Il dominio romano in Sardegna ebbe inizio nel 1238 a. C. e durò 700 anni. In questo periodo Villamassargia ha avuto un ruolo importante grazie alla sua posizione e alla strada che da Karales (Cagliari) conduceva a Sulci (Sant' Antioco). Ci sono tracce di fonderie romane, le quali testimoniano che l'estrazione mineraria ha contributo ad allargare gli scambi, la cultura e il commercio degli abitanti di Villamassargia, anche se assoggettati a Roma. Il nome di Villamassargia è chiaramente di origine romana, deriva dal latino Villa Massaria per indicare l'abitato e i terreni circostanti. Villa indicava il centro abitato, Massaria deriva da "mansus" che significa "manzo", ad indicare il terreno che una coppia di buoi arava in un giorno. Il paese aveva acquistato importanza perché i suoi fertili terreni producevano molto grano e cereali che poi venivano spediti a Roma. Fino a non molto tempo fa erano ancora visibili le tracce delle antiche mura romane che circondavano il paese. Monumento ai Caduti
Chiesa "Madonna del Pilar" I romani costruirono molte strade per collegare anche i centri interni così che tutta la Sardegna fu romanizzata. L'Impero Romano d'Oriente, dopo la sua caduta (V-IX secolo d. C), non si preoccupò delle sorti dell'isola neanche quando dovette difendersi dagli arabi. La Sardegna, perciò, si organizzo militarmente e, dopo tanti secoli di dominio straniero, ebbe il governo formato esclusivamente dai sardi. Il territorio fu così diviso in Giudicati ( IX-X secolo d.C. ): il Giudicato di Cagliari con capitale Cagliari; il giudicato di Logudoro o Torres con capitale Porto Torres e poi Sassari; il giudicato di Gallura con capitale Tempio e poi Terranova (attuale Olbia ). Durante il periodo del governo giudicale la Sardegna ebbe una forte ripresa soprattutto grazie alle Repubbliche Marinare di Pisa e Genova e all'intervento della Chiesa. Pisa e Genova aiutarono notevolmente La Sardegna nella lotta contro gli arabi e ottennero dai giudicati adeguate ricompense: concessioni di terreni e il controllo sulla vita politica ed economica dell'isola. I giudicati finirono così col perdere l'indipendenza: il primo fu il giudicato di Cagliari occupato da Pisa nel 1528, la stessa sorte spettò qualche anno più tardi ai giudicati di Logudoro, diviso in feudi a famiglie liguri e di Gallura occupata anch'esso da Pisa. Solo il giudicato di Arborea manteneva l'autonomia opponendo una grande resistenza agli Aragonesi grazie soprattutto ai giudicati Mariano IV e alla figlia Eleonora. Alla dominazione aragonese e poi spagnola si devono le costruzioni di torri di avvistamento a Calasetta e a Portoscuso. Gli storici pensano che i primi abitanti di Villamassargia fossero piccoli gruppi di allevatori e cacciatori che praticavano le prime forme di agricoltura. Intorno all'anno mille conobbe il suo massimo splendore quando rappresentava il centro agricolo più importante del Sulcis. Fu dotata di una cinta muraria e sulla cima di un colle vulcanico fu eretto il castello di Gioiosa Guardia a protezione della zona. Nel 1289 il paese con tutto il suo patrimonio passo in mano ai Pisani. Nel 1300 rappresentava il centro più popoloso del Sulcis con numerosi paesi sotto la sua giurisdizione. Fino al 1324 fece porte del giudicato di Cagliari. Nel 1325 il borgo ed il suo castello furono conquistati dai Catalano Aragonesi. Nel 1392 Eleonora d'Aroborea promulgò la " Carta de Logu ", una raccolta di leggi in lingua sarda, il regolamento di Villa di Chiesa (sull'attività mineraria) e il Codice Agrario di Mariano d'Arborea (sull'attività agricola). La Carta de Logu fu estesa a tutta l'isola dagli stessi aragonesi e restò in vigore fino all'emanazione del Codice di Carlo Felice di Savoia (1827). Dopo la divisione in quattro Giudicati, Villamassargia venne compresa nel giudicato di Cagliari nei primi anni dopo il mille. Il territorio dei giudicati era diviso in curatorie o portes (provincia); ogni curatoria comprendeva un certo numero di Ville (paesi) ed era amministrata da un curator (governatore) nominato dal giudice. Villamassargia fu, per un certo periodo, la capitale della curatoria del Sigerra (Cixerri) al posto di Iglesias. In quel tempo furono costruite numerose fortezze nell'interno dell'isola e nelle coste per fronteggiare i pirati saraceni. Il centro più importante, in questo periodo era Astia con circa 340 abitanti che avevano come parrocchia la chiesa di San Giorgio, oggi diroccata. Oltre sette frazioni dipendevano da Astia.
Verso il 1300 la piana di Villamassargia poteva contare circa 700 abitanti. L'importanza di Villamassargia fu intaccata dalla realizzazione del castello di "Gioiosa Guardia", una fortezza realizzata in un punto strategico per la difesa del territorio. I Papi invitarono a difendere la Sardegna sia i Pisani che i Genovesi, i quali intervennero cercando di ottenere entrambi la supremazia sull'isola. A partire dal 1190 Pisa aveva sotto il suo controllo i Giudicati di Cagliari, Arborea e di Gallura; Genova controllava il Giudicato di Torres. Dopo la battaglia di Santa Igia contro i genovesi, il Giudicato di Cagliari fu diviso in tre parti. Una di queste fu assegnata alla famiglia pisana dei Conti Donoratico della Gherardesca che diventarono padroni di tutto il Sulcis Iglesiente. L'intera curatoria era così stata affidata al conte Ugolino dei Donoratico. Il conte Ugolino fu condannato a morte dal governo di Pisa, poiché nel 1282, con il fratello Lotto marciò con l'esercito contro i pisani, rimanendo però sconfitto; il Guelfo fu catturato dai pisani che lo liberarono in cambio di Villamassargia, Domusnovas e Siliqua. Villamassargia fu assegnata alla famiglia dei Donoratico e fu proprio uno di questi che fece costruire la chiesa di San Ranieri, dedicata poi dagli spagnoli alla Madonna del Pilar Villamassargia resterà sotto il dominio di Pisa fino a quando l'infante di Spagna Alfonso d'Aragona, sbarcò in Sardegna il 23 Giugno 1323 marciando alla conquista di Iglesias e Villamassargia. Qui Alfonso trovando una fiera resistenza non poté fare altro che assediare le due fortezze con la speranza di poterle prendere per fame. Invece la resistenza dei locali fece prolungare l'assedio fino ai primi di Febbraio nell'anno seguente. L'esercito dell'infante rimase decimato: morirono più di 12 mila uomini sia per le armi che per la malaria. Rischiarono la morte l'infante e sua moglie Teresa, contagiati dalla malaria. Nel 1325 dopo la caduta di Villa di Chiesa, anche Villamassargia passò sotto la dominazione Aragonese. Nel 1355, con la fine dei Donoratico il Re Pietro IV fece fortificare "Gioiosa Guardia", nelle sue pendici si erano formate le abitazioni dei popolani e dei guerrieri. Nel 1431 il castello e Villamassargia vennero venduti per 300 lire al Conte Luigi d'Aragona governatore di Cagliari.
Castello "Gioiosa Guardia" Nel 1392 Eleonora d'Aroborea promulgò la " Carta de Logu ", una raccolta di leggi in lingua sarda, il regolamento di Villa di Chiesa (sull'attività mineraria) e il Codice Agrario di Mariano d'Arborea (sull'attività agricola). La Carta de Logu fu estesa a tutta l'isola dagli stessi aragonesi e restò in vigore fino all'emanazione del Codice di Carlo Felice di Savoia (1827). Dopo la divisione in quattro Giudicati, Villamassargia venne compresa nel giudicato di Cagliari nei primi anni dopo il mille. Il territorio dei giudicati era diviso in curatorie o portes (provincia); ogni curatoria comprendeva un certo numero di Ville (paesi) ed era amministrata da un curator (governatore) nominato dal giudice. Villamassargia fu, per un certo periodo, la capitale della curatoria del Sigerra (Cixerri) al posto di Iglesias. In quel tempo furono costruite numerose fortezze nell'interno dell'isola e nelle coste per fronteggiare i pirati saraceni. Il momento di maggior splendore di Villamassargia si ebbe dopo il 1000 d.C., quando le popolazioni fondarono numerosi villaggi. Il più importante era Astia con circa 340 abitanti che avevano come parrocchia la chiesa di San Giorgio, oggi diroccata. Oltre sette frazioni dipendevano da Astia. Verso il 1300 la piana di Villamassargia poteva contare circa 700 abitanti. L'importanza di Villamassargia fu intaccata dalla realizzazione del castello di "Gioiosa Guardia ", una fortezza realizzata in un punto strategico per la difesa del territorio.
Alla morte del Conte, Villamassargia passò alla figlia Filippa alla quale successe Giacomo I che ottenne dal re d'Aragona (1484) la nomina di Villamassargia a baronia sotto il nome di "Baronia di Gioiosa Guardia". Questa baronia comprendeva i territori di: Domusnovas, Siliqua, Decimo, Villaspecciosa, Villaperuccio, Palmas, Perdaxius, Villarios, Sirai e Paringianu. Villamassargia era fortificata dalle mura di cinta con quattro porte orientate sui punti cardinali del paese, al di fuori di esse vi era una croce in pietra. Oggi si conosce il nome di due di queste porte, Porta di Santa Maria (Is Sinnighedas) e porta de Susu (via S.Antioco). A Villamassargia, periodicamente, avvenivano delle incursioni da parte dei mori. Questi sbarcavano nel golfo di Palmas Suergiu, proseguivano nelle campagne e arrivavano nel territorio di Villamassargia in località "Genna de Morus" (ancora oggi questa località porta lo stesso nome), proseguivano per Simiu, Santu Pauli, Arriara (Porta e Susu, via S.Antioco), saccheggiavano la città e portavano via tutto quello che trovavano. I contadini andavano a lavorare armati per paura di essere attaccati dal nemico. Una storia complessa e tormentata quella del Sulcis, sempre legata allo sfruttamento delle miniere fin dai tempi più antichi arrivando a quelli più recenti, culminata nel 1938 con la fondazione di una nuova città, voluta dal regime fascista per lo sfruttamento del carbone Sulcis: Carbonia.