LA MADONNA DEL PILAR

La festa della Madonna del Pilar, unica in Sardegna, veniva e viene tuttora celebrata con solennità, un tempo si festeggiava la seconda domenica di Ottobre, subito dopo quella di Saragozza del 12 di Ottobre. La festa si svolgeva dalla domenica al martedì, il sabato sera si accendeva un grande falò nella Piazza del Pilar con dei grossi alberi e restava sempre acceso per tutti i giorni della festa, tanta era la gente che arrivava dai paesi vicini. La domenica e il lunedì mattino si portava in processione il simulacro della Madonna del Pilar, il martedì il simulacro di San Ranieri. Durante la messa si faceva "Sa Righera" il pane giric eo dopo la messa "Sa cursa de su santu" una corsa dei cavalli senza premio, il percorso partiva dalla stazione ferroviaria fino all'ingresso del paese. La piazza e le strade vicine erano occupate dalle bancarelle di cibi cotti e crudi, dolci, giocattoli, stoffe, oggetti casalinghi ecc. Durante la festa il sabato si svolgeva la gara poetica, la domenica sera i giochi: la corsa dei sacchi, corsa dei cavalli di canna, l'albero di cuccagna e le corse di cavalli nelle vie dove oggi ci sono gli impianti sportivi, mentre durante la notte suonava un'orchestrina, il martedì a conclusione, i fuochi d'artificio.44444

La domenica mattina si portava di nuovo il simulacro della Madonna in processione e prendeva il nome "su Pilaredu". La festa del Pilar si festeggia sempre la seconda domenica di Ottobre. La domenica e il lunedì sera si portano in processione i simulacri Della Madonna del Pilar e di San Ranieri con un giogo di buoi e il carro. Tanti sono i Villamassargesi e i gruppi folcloristici e le bande musicali che con devozione seguono il corteo nelle strade allestite a festa. La notte ci sono manifestazioni civili e anche giochi.

FESTA DELLA MADONNA DELLA NEVE

La Madonna della Neve, patrona di Villamassargia, si festeggia il 5 Agosto e a differenza della Madonna del Pilar si festeggia solo per un giorno. La domenica mattina si svolge la processione, la messa e si prepara il pane giuridico, singolare è l'esposizione di tappeti e ornamenti nelle finestre, oltre che lo spargimento di fiori sulle strade per il passaggio del simulacro.

SU FOGARONI DE SANT'ANTONI

Il 16 Gennaio anticamente si preparavano dei grandi falò "Is Fogaronnis De Sant'Antoni". Alcuni giorni prima i giovani e le ragazze andavano nelle campagne di Montexi vicine al paese, si portava la legna con il carro dei buoi, si facevano grandi cataste in punti prestabiliti e all'imbrunire si accendeva il falò, la gente si riuniva suonando e cantando fino a notte fonda. Il giorno dopo, come usanza, si raccoglieva un po' di cenere e carbone per preservare dagli incendi le case, i campi, ecc. Ancora oggi a Villamassargia si festeggia "Su fogaroni de Sant'Antoni". Il giorno 16 Gennaio si prepara una grande catasta di legna che gli uomini portano con il trattore in un punto non lontano dal paese. Quest'anno è stata una bella festa alla quale ha partecipato tutto il paese con una fiaccolata partita dalla parrocchia fino ad arrivare al punto di ritrovo. Una volta giunti si è acceso il falò, c'è stata la benedizione del fuoco, degli animali, poi si è cantato attorno al grande fuoco.

FESTA DE SA PRIORESSA

FESTA DELLA CANDELORA

Fin dai tempi antichi e ancora oggi Villamassargia è uno dei pochi paesi dove si festeggia la "Candelora". Anticamente era una festa molto sentita e per tre giorni si festeggiava. La festa della Candelora è il 2 Febbraio. Il giorno precedente alla festa le vecchie prioresse, tutte sposate (non vedove), sono solite andare a prendere la nuova prioressa, che con premura prepara gli abiti per la vestizione della Madonna. In gruppo si dirigono così in chiesa per la vestizione. Gli abiti vanno messi in due ceste e vengono portati dalle cordoniste (due ragazze nubili) che hanno il compito di tenere i cordoni del quadro della Madonna che si porta in processione. Con grande fede tutti partecipano alla vestizione e al Santo Rosario. Il giorno della festa vera e propria, al mattino, le vecchie prioresse rivanno a prendere la nuova prioressa per riaccompagnarla in Chiesa con delle bambine vestite di bianco le quali offrivono vino, pane e una coppia di colombe per la benedizione delle candele. La processione e la messa avvengono dopo il rito religioso, e al termine di essa viene offerto un rinfresco per le prioresse anziane e per gli amici. Il terzo giorno le anziane prioresse tornavano a prendere gli abiti della Madonna. Il compito della prioressa era di tenere in ordine la biancheria dell'altare della cappella e la domenica alla messa solenne accendere le candele delle cappelle; nelle processioni deve portare il quadro con le cordoniste ed essere disponibile durante i riti religiosi. Oggi la festa della Candelora è in tono minore, ma è sempre una tradizione che non si festeggia per tre giorni , ma solo il 2 Febbraio, anche se il giorno prima c'è il rito della vestizione.

CARNEVALE

Per i villamassargesi il carnevale risultava essere una gran festa, durava tre giorni, durante i quali uomini e donne indossavano i costumi caratteristici e sfilavano nella piazza. Il Martedì Grasso i villamassargesi si radunavano in piazza Pilar per assistere a "Sa Mascarara": due uomini mascherati, legati con buoi tiravano l'aratro di legno, il padrone fingeva di frustare i buoi, mentre il seminatore li seguiva vestito da donna, faceva finta di seminare il grano, ma, in realtà, spargeva paglia e la lanciava sugli spettatori per divertirsi. La notte si organizzavano balli presso le famiglie. Per la "pentolaccia" la gente si radunava sempre in Piazza Pilar, veniva tesa una fune dal comune ad una casa, si appendevano delle pentole di terracotta con dentro delle sorprese: non solo dolci e frutta, ma anche uccelli, topi, cenere e carbone! Chi partecipava alla gara correva a cavallo cercando di rompere le pentole con un bastone, vedere i cavalieri alzarsi sul dorso dei cavalli in casa era uno spettacolo. Si finiva la festa con balli e canti in piazza.

IL CARNEVALE OGGI

Il carnevale si festeggia ancora a Villamassargia come nel resto d'Italia, ma non più come una volta. La popolazione partecipa volentieri alla preparazione delle sfilata con trattori, maschere di ogni genere; Re Giorgione viene preparato per il rogo e alla fine vengono offerte zeppole, vino, ecc.

IL CULTO DEL DIO ADONE

Questo rito magico e folcloristico del Dio Adone, pur avendo origini orientali, veniva celebrato in Sardegna, e quindi anche a Villamassargia, è riuscito a sopravvivere fino a cinquanta anni fa. La leggenda narra che durante una battuta di caccia grossa, Adone sia stato ucciso da un cinghiale. La dea Astarte, moglie di Adone, nella disperazione, chiese di riportarlo in vita, Prosperina acconsentì alla condizione che Adone trascorresse con lei negli inferi i sei mesi invernali e gli altri sei mesi estivi sulla terra con Astante. Nacque, così, la festa annuale della morte, fine dell'anno agrario, e resurrezione all'inizio dell'anno nuovo. Le ragazze Sirio-fenicie, alla fine di Maggio e i primi di giugno, seminavano nei vasetti di terracotta una manciata di grano, orzo o altri cereali, lasciati crescere al buio così da ottenere "Su Nenniri". La festa si svolgeva durante il solstizio d'estate. Le sacerdotesse guidavano la processione fino al tempio del Dio Adone. Tutte le ragazze portavano in mano il cestino con i vasetti di terracotta, facevano il percorso ballando e cantando al suono de "Is Launeddas". Arrivate presso il tempio, lanciavano il cestino ai piedi del tempio del Dio Adone. Questo rito pagano, con il tempo, si è trasformato in rito cristiano, conservato per vari millenni a Villamassargia e cessato nell'immediato dopoguerra. La manifestazione folcloristica si svolgeva in questo modo: Alla fine di Maggio una ragazza nubile faceva "Su Nenniri" per preparare poi il cestino "Sui skatinu" e invitava molti giovani celibi e nubili.

Nel cestino si estendeva un fazzoletto di seta, sopra ancora un altro fazzoletto di tulle bianco ricamato dalla stessa ragazza, dentro il cestino si mettevano trecce di Nenniri. Si usciva dalla casa della ragazza cantando un mutetto. Il corteo era preceduto da cinque ragazzine che tenevano i capi del fazzoletto. Subito dopo seguivano le ragazze e dietro di loro i ragazzi; si procedeva verso "Pont'e stradoni" al suono delle "Launeddas" e continuando a cantare. Una volta arrivati al luogo prestabilito si gettavano le trecce de "Su Nenniri" nelle acque del fiume cantando e ballando i muttettus. Si arrivava all'ingresso del paese davanti ad una croce (dove oggi vi è l'ambulatorio comunale) dove si ballava e cantava. Si tornava quindi alla casa di partenza e la padrona con l'acqua benedetta faceva il segno della croce a tutti. Alla fine si offrivano dolci, vino e caffè. Al termine della festa le ragazze diventavano Gonais (comari) e i ragazzi Goppais (compari). Questo rito (il comparatico di San Giovanni) veniva chiamato "Santu Giuanni de is frois". Ancora oggi ci sono delle persone che sono "gonais o goppais de frois". Le ragazze Sirio-fenicie, alla fine di Maggio e i primi di giugno, seminavano nei vasetti di terracotta una manciata di grano, orzo o altri cereali, lasciati crescere al buio così da ottenere "Su Nenniri". La festa si svolgeva durante il solstizio d'estate. Le sacerdotesse guidavano la processione fino al tempio del Dio Adone. Tutte le ragazze portavano in mano il cestino con i vasetti di terracotta, facevano il percorso ballando e cantando al suono de "Is Launeddas". Arrivate presso il tempio, lanciavano il cestino ai piedi del tempio del Dio Adone. Questo rito pagano, con il tempo, si è trasformato in rito cristiano, conservato per vari millenni a Villamassargia e cessato nell'immediato dopoguerra. La manifestazione folcloristica si svolgeva in questo modo: Alla fine di Maggio una ragazza nubile faceva "Su Nenniri" per preparare poi il cestino "Sui skatinu" e invitava molti giovani celibi e nubili.

SANT' ISIDORO

Sant'Isidoro protettore degli agricoltori era tenuto in grande considerazione a Villamassargia. Si festeggiava la seconda domenica di Giugno, quando il grano incominciava imbiondire (cedatzu) e si continuava per i tre giorni seguenti. Il sabato sera si accendeva un grande falò nell'incrocio tra via monte e via Parrocchia (paradas). Ai bordi delle strade c'erano le bancarelle di dolci "bombolunis", torroni, ecc., si arrostivano i pesci, la gente mangiava e beveva il vino. La domenica si faceva la processione, la santa Messa e si accompagnava il Santo per le strade del paese. La processione era preceduta dai cavalli o da un giogo di buoi lungo il precorso si sparavano i "guetus" (mortaretti). Finita la messa aveva luogo la corsa dei cavalli. Un gruppo di cavalieri gareggiava con i propri cavalli lungo il viale che portava alla stazione. Il pomeriggio in "Is Argiolas" nelle aie si svolgeva la corsa dei cavalli e degli asini in pista. La sera sul tardi c'erano le gare poetiche "Is Cantadoris" in Via Monte. Il lunedì pomeriggio, dopo i diversi intrattenimenti (il tiro alla fune, l'albero di cuccagne, il tiro al gallo) che si svolgevano sulla collina di "Genna Arrezza", la gente si divertiva ascoltando l'orchestrina. E il martedì, ultimo giorno, si svolgevano i fuochi d'artificio in Piazza Pilar.

SANT' ISIDORO OGGI

Sant' Isidoro si festeggiava alla fine di Giugno. Il sabato si svolge la processione partendo dalla parrocchia al centro del paese fino alla chiesa dedicata a Sant'Isidoro, patrono degli agricoltori, nella periferia villamassargese, per poi celebrare la Santa Messa. Molti sono gli agricoltori devoti al Santo e che lo accompagnano per tutto il percorso. IL CULTO DELLA PIOGGIA Come i pastori nei tempi delle sorgenti gli agricoltori soprattutto, nei periodi di mancanza d'acqua, offrivano agli spiriti dell'acqua propiziatori, preghiere, ma in modo particolare si recavano in processione, chiedendo la pioggia per i campi seminati. Nella nostra zona lo spirito più invocato era quello di "Maimone". Il titolo "Maimoni" è rimasto ancora oggi per indicare "buono a nulla" paragonto allo spirito incapace di mandare la pioggia. Con l'avvento del Cristianesimo questi riti sono stati cristianizzati non invocando più gli spiriti dell'acqua ma un santo importante come Sant'Isidoro o il Santo patrono. Un altro rito propiziatorio era quello di immergere nell'acqua, in luoghi nascosti, soprattutto nelle grotte dei crani umani in numero dispari. Era un rito magico-religioso derivato da un altro più antico legato anche questo alla fecondità dei campi; a quello cioè di immergere un cadavere nell'acqua del pozzo sacro fino alla decomposizione perché non soffrissero la sete.

COSTUMI

Il costume di Villamassargia è a chiare tracce della discendenza pisana, la gamma di seta ampia, grembiule di pizzo e la mantella di raso bianco bordata in azzurro. L'abito maschile con un gonnellino di orbace che scende quasi a coprire il pantalone, la camicia bianca e il gilet (crapettu), l'uso del fazzoletto con elementi decorativi legato alla cintura e Sa berritta.