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PARROCCHIA    SS. FABIANO E VENANZIO

.....LA SUA STORIA

In questa pagina, abbiamo riportato alcuni cenni sulla storia di questa Parrocchia Romana. Purtroppo non esistono molti atti ufficiali che possano meglio illustrare l'aspetto cronologico della sua esistenza, ma la memoria dell'uomo e le persone che hanno avuto la possibilità di raccoglierla, ci hanno permesso di potervi raccontare questa storia.
A tal proposito navigante ti chiedo di aiutarci ad arricchirla di particolari, di notizie e immagini che la rendano maggiormente bella da leggere e da immaginare.
Per fare questo è sufficente ascoltare chi la vista, con i propri occhi, nascere o anche solo cambiare nel tempo. I nostri nonni, o persone anziane che vivono nella nostra Comunità da molti anni, possono avere molto da dire.
A loro potrebbe far piacere raccontare della loro gioventù e degli anni trascorsi tra le strade e i prati di questo pezzetto di Roma, e chi ascolta potrà conoscere meglio la storia e il luogo in cui vive.
Tutti i racconti, le foto e testi che parlano delle nostra Parrocchia potete portarli presso la nostra segreteria oppure spedirli via E-mail al nostro indirizzo: ssfabianoevenanzio@libero.it        

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immagine della Parrocchia

                                                MEMORIE PER UNA STORIA DI SS. FABIANO E VENANZIO

 "Tu - affermava San Giovanni Crisostomo - non puoi pregare in casa come in Chiesa, dove c'è il popolo di Dio raccolto, dove il grido è elevato a Dio con un cuore solo”.
Là c'è qualcosa in più, l'unisono degli spiriti, l'accordo delle anime, il legame della carità, la preghiera dei sacerdoti".
E' questa la Parrocchia, dal greco paroikia "vicinato" (abitare vicino), una porzione del popolo di Dio in cammino nella Fede sotto la guida del proprio Pastore, il Parroco, in un determinato territorio. Il luogo dove tutti siamo invitati secondo gli insegnamenti del Vaticano II ad offrire: "un luminoso esempio di "apostolato comunitario", fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano ed inserendole nell'universalità della Chiesa".
Nel 60° anniversario della nostra Parrocchia, ringraziando il Signore per il cammino effettuato, cercheremo di ripercorrere in più tappe le pagine della nostra storia; forti del nostro passato e fiduciosi verso il nuovo millennio.
Prati, vigne, canneti, qualche casetta sparsa lungo l'acquedotto, e poche strade fangose rappresentavano, nei primi anni del secolo, la meta per una "camminata fori de' porta" in quello che sarebbe presto diventato il nostro quartiere. Unica costruzione rilevante, nella campagna, era Villa Fiorelli dove, negli anni del Risorgimento, aveva trovato rifugio anche Giuseppe Garibaldi. Ma in pochi anni, per opera del Governatorato, dell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni, della Cooperativa Ferrovieri e di altre cooperative private, il territorio cambiò volto. Grandi palazzi, complessi condominiali, schiere di villini presero il posto dei prati ,dando vita ad un nuovo quartiere. Sorsero le scuole elementari "Giosuè Carducci" ed "Armando Diaz", la scuola professionale "Filiberto Duca d'Aosta" ed il palazzo della Posta. Si aprirono grandi strade che solcarono il territorio e Villa Fiorelli divenne pubblica. Negli stessi anni giunse feconda la presenza di istituti religiosi: “l'Immacolata” a Via Alcamo (le indimenticabili suore spagnole), il "Gianelli" a Via Mirandola, le "Immacolatine" a Via Taranto, le "Dorotee” a Piazza Asti.
La popolazione cresceva notevolmente di anno in anno sino a raggiungere, all’inizio degli anni trenta, il numero di trentamila abitanti. Le vicine chiese di San Giovanni in Laterano, di Sant’Elena e di Ognissanti, che in questi anni avevano svolto funzioni parrocchiali, non riuscirono più a supplire alla mancanza di una chiesa propria nel nuovo quartiere. E di questa esigenza se ne fece carico il Vescovo di Roma.
Pio XI, nell'udienza del 17/11/1933, concesse al Card. Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani la facoltà di procedere all'edificazione della nuova chiesa. La Parrocchia venne così eretta,lo stesso giorno, con il decreto" Sanctissimus Dominus noster" dal Cardinal Vicario, intitolata ai SS.Fabiano Papa e Venanzio Martiri ed affidata al Clero diocesano.
Il Cardinal Vicario, poiché per la costruzione ci sarebbe voluto ancora tempo, chiese alla generosità delle "Gianelline" di ospitare provvisoriamente la Parrocchia nella loro cappella intitolata a S.Maria dell'Orto.
Il "battesimo" della Parrocchia, l'avvento del 1° Parroco, l'apertura dei Registri parrocchiali quindi avvennero al" Gianelli". La nuova chiesa, disegnata e progettata dall'architetto Clemente Busiri Vici, venne costruita, nei due anni successivi, dall'Impresa Castelli. Il 26/6/1936 il Papa venne informato della conclusione dei lavori e con decreto vicariale "Super gregem Christi" il 10/8/1936 "nasceva" ufficialmente la Parrocchia dei SS.Fabiano e Venanzio.
Una solenne processione guidata dal Segretario del Vicariato Mons. Francesco Pascucci e dal 1° Parroco Don Virgilio Caselli, il 14/8/1936,accompagnò in preghiera Gesù Eucaristico dal "Gianelli" ai SS.Fabiano e Venanzio. La nostra chiesa solennemente benedetta veniva così aperta al culto ed alla devozione dei fedeli.Vittorio Emanuele III riconobbe la Parrocchia agli effetti civili con il R.D. del 23/3/1937;Mons. Luigi Traglia consacrò la chiesa il 5/11/1959 che, per volontà di Paolo VI è, dal 12/2/1973, decorata del titolo Cardinalizio in perpetuo.


              S.Fabiano.jpg (176489 byte) APPUNTI PER UNA STORIA DI SS. FABIANO E VENANZIO - Capitolo II°
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I Santi Fabiano e Venanzio, a cui la nostra Parrocchia è intitolata, furono accomunati nella dedicazione, perché entrambi testimoniarono la loro fede con il martirio sotto l'imperatore Decio.

S.Fabiano, forse discendente dalla nobile famiglia dei Fabi, fu acclamato Papa nel 239 quando, nel corso della elezione del nuovo pontefice, una colomba gli si pose sul capo. S.Fabiano, come Papa, si impegnò a rafforzare gli ordinamenti della Chiesa e a continuare la raccolta degli Atti dei Martiri iniziata dal suo predecessore. Morì nel 1253, durante la settima persecuzione scatenata da Decio, dopo 13 anni di pontificato. Il suo corpo è sepolto nelle catacombe di S.Callisto.

S. Venanzio nacque a Camerino nel 235. I genitori, per salvarlo dalle feroci persecuzioni contro i cristiani dell'imperatore Massimino, lo affidarono ancora piccolo ad alcuni eremiti nascosti tra le montagne. Venanzio così crebbe forte nella fede ed appena adolescente volle dedicarsi all'apostolato ed alle opere di carità noncurante della minaccia incombente delle ricorrenti persecuzioni. Arrestato, subì il martirio a soli 15 anni, nel 250. Patrono di Camerino, S.Venanzio è invocato quale protettore delle cadute perchè, come narra la leggenda, gettato per tre volte dalle mura di Camerino rimase illeso.

Mentre con la dedicazione a S.Fabiano nasceva ex novo in Roma una Parrocchia, per quanto riguarda S.Venanzio, si trattò di raccogliere un'eredità antica di storia e di fede.   Storia e fede, che affondano le loro radici nel passato e che meritano di essere conosciuti da chi è stato chiamato ad esserne l'erede morale. Nel cuore della vecchia Roma, ai piedi della scalinata dell'Ara Coeli e del Campidoglio, esisteva una volta la pittoresca piazza Aracoeli testimone, nei secoli, dei cortei civili e religiosi che ascendevano al Colle. Michelangelo, nella sistemazione del Campidoglio, utilizzò la piazza sottostante come sfondo naturale al suo progetto. Piazza Aracoeli era delimitata da antichi palazzi nobiliari costruiti, nel corso della storia di Roma,dai Santacroce, dai Fabi, dai Muti Bussi, dai Colonna. La piazza, nel versante opposto al colle capitolino,terminava con la chiesa di S.Giovanni "in mercatello", così detta perchè davanti ad essa si svolgeva un pittoresco mercato. E proprio su questa chiesa dobbiamo concentrare la nostra attenzione, perchè la nostra Parrocchia trae da essa le sue lontane origini. Le prime notizie risalgono al 1264. Filiale della Basilica di S.Marco, S.Giovanni fu anche Parrocchia e tale rimase sino al 1824. S.Bernardino da Siena, giunto a Roma nel maggio del 1442, predicò a diecimila romani convenuti,davanti a S.Giovanni " in mercatello ". Nel 1542, con la fondazione dell'istituto di S.Ignazio per la conversione degli infedeli, la chiesa fu concessa da Paolo III al Nobile Collegio dei Catecumeni ed affidata alla Confraternita dei sacerdoti di S.Giuseppe dei Catecumeni. Questi rimasero a S.Giovanni fino al trasferimento della loro sede alla Madonna dei Monti.
La chiesa appartenne poi, dal 1634, ai monaci Basiliani di Grottaferrata che la trasferirono nel 1654 al Pio sodalizio dei Piceni. Quando i Piceni passarono a S.Salvatore in Lauro, il Papa Clemente X, che era stato Vescovo di Camerino, nel 1675 concesse S.Giovanni alla Confraternita dei Camerunesi residenti in Roma.
In questa occasione il popolo di Camerino volle cambiare l'intitolazione della chiesa dedicandola ai suoi patroni i SS.VENANZIO ed Ansuino. La chiesa, grazie alla generosità della Marchesa Girolama Ruspoli, venne completamente restaurata e riconsacrata, nel 1728, da Benedetto XIII.
Pio IX, cessata di esistere la Confraternita, concesse nel 1857 la chiesa di S.Venanzio alla Pia unione del Sacro Cuore di Maria. Nel 1896 infine, fu ceduta ai Padri Agostiniani dell'Assunzione. All'inizio di questo secolo S.Venanzio, nel suo interno,si presentava così:
sopra l'altare maggiore era raffigurato il "Padre Eterno che riceve il Divino Figlio portato dagli Angeli", con in basso i SS.Venanzio e Ansuino e la veduta di Camerino. Ai lati dell'altare "S.Venanzio in carcere guarito da un angelo" e "S.Venanzio che fa scaturire una fonte". Lungo la parete destra della chiesa si erigevano le cappelle di S.Giuda Apostolo, della Madonna con bambino, della Madonna di Lourdes. Sulla sinistra, quella del crocifisso di S.Anna, di S.Filippo Neri.
Ma dal 1884, con i lavori per la costruzione del monumento al re Vittorio Emanuele II, l'intero quartiere esistente alle pendici del Campidoglio venne stravolto.
S.Venanzio resistette sino al 1928, quando fu demolita insieme a tutti gli edifici di quel lato di piazza Aracoeli.Al suo posto oggi sorgono i giardini fiancheggianti la destra dell’Altare della Patria. Chi volesse individuare l'antica collocazione della chiesa dovrà porsi con le spalle al portone del palazzo Muti Bussi e guardare davanti a se, oltre la strada.
"…….E la fontana del Della Porta che zampillava gioiosa davanti a S.Venanzio risulta un pò sola e spaesata in mezzo al traffico ed in uno spazio per lei troppo vasto…..”
Non volendo disperdere un patrimonio di fede e di arte, il Vicariato di Roma, pochi anni dopo, nel dedicare a S.Fabiano la nuova Parrocchia a Villa Fiorelli, vi aggiunse la cappella di S.Venanzio facendoci diventare così eredi e testimoni di un pezzo di Roma sparita.
Dell'antica S.Venanzio sono conservati nella nostra Parrocchia: le balaustre di marmo poste davanti agli altari laterali; il tabernacolo e lo splendido altare settecentesco posti nella cappella di S.Venanzio;antichi reliquiari e paramenti; e sopratutto, salvata dalla demolizione della seconda cappella laterale destra, l'immagine miracolosa della Madonna con Bambino venerata da secoli con il titolo di "Madonna della Misericordia".


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                                                                                                (Immagine della Madonna della Misericordia)

                                                        LA MADONNA DELLA MISERICORDIA - Capitolo III°

Provate ad entrare, in qualunque giorno e a qualsiasi ora, nella nostra chiesa e nel silenzio troverete quasi sicuramente qualcuno che sosta in preghiera, all'altare laterale destro,
davanti l' immagine della Madonna della Misericordia. A Lei giovani ed anziani, uomini o donne, aprono il loro cuore, confidano le loro pene ed affidano le loro speranze. Il rapporto che lega i cristiani a Maria infatti è del tutto speciale: una filiale fiducia e devozione che parte dal Suo incondizionato:"Ecco l"ancella del Signore, avvenga in me quello che hai detto" e che trae la sua origine ai piedi della Croce, per volontà stessa di Gesù.
"Donna, ecco tuo figlio” poi rivolgendosi a Giovanni:"Ecco tua Madre"" e Gesù , con infinito amore, affidava l'umanità intera a Sua Madre.
La Madonna della Misericordia, che i nostri padri venerarono nell’antica Chiesa di San Venanzio, alle pendici del Campidoglio,sin dal suo ingresso in Parrocchia  nel 1936,   fu oggetto di particolare attenzione e devozione.
Questa tela, di autore purtroppo ignoto, “E’ tutto un sorriso di grazia, di bellezza e di soave misticismo" - come afferma un'antica descrizione - "La Vergine Santissima indica con la destra il suo divin Figlio mentre con la sinistra lo stringe dolcemente al petto. Il Suo Bambino, tutto candore e letizia, è ritto sulle ginocchia della madre, ha lo sguardo amoroso e le piccole braccia aperte e pare che dica “e pare dica: ""Pregate mia Madre perchè tutto ho rimesso a Lei'". Nel novembre del 1938, il Parroco Don  Virgilio Casell , per sottolineare ed incrementare la grande devozione dei fedeli a Maria , propose nostra i parrocchiani di offrire, per la successiva festa della Madonna della Misericordia , le corone a Maria e Gesù Bambino .
Infatti, anche se oggi sembrano parte integrante del quadro,le corone non sono coeve alla tela. Erano quelli nostra anni difficili, eravamo da poco usciti dalle sanzioni e dall'autarchia, avevamo conquistato l’Etiopia combattuto la guerra civile in Spagna, stavamo per invadere l'Albania e...l'orizzonte si presentava carico d'incognite...
Tuttavia la risposta all'invito del Parroco fu: "Abbiamo dato le fedi alla Patria, non dobbiamo dare i nostri anelli alla Madonna ?" e tutti contribuirono generosamente.
Le corone, a cinque fioroni d"oro e cesellate a balzo, furono ideate e realizzate dalla Ditta Clemente del Vecchio, in perfetta sintonia con il dipinto.
Lo stesso Papa Pio XIII, a cui le corone furono fatte pervenire in Vaticano alla fine del mese di aprile, le benedì personalmente autorizzandone la solenne imposizione.
Tutto il quartiere concorse alla preparazione dei festeggiamenti. Una solenne novena venne predicata in Parrocchia da P. Aurelio, della Passione. In tutte le chiese di Roma venne affisso un manifesto che annunciava l'avvenimento, ed il 5 maggio molti quotidiani riportarono la notizia. L'annuncio infine Venne diffuso anche dai microfoni dell’E.IA.R.
La cerimonia dell' incoronazione si svolse sabato 6  maggio, alle ore 18,40. L’immagine della Madonna con la sua bella raggiera, era stata posta altissima, sopra l'altare maggiore.al centro dell’abisde, sopra l’altare maggiore. Addobbata di fiori, decorata da un grandioso manto ed illuminata da ben sette lampadari che scendevano dalla volta, l’immagine appariva solenne e maestosa. Al termine del Rosario, fece ingresso in chiesa il Cardinale Domenico Di Jorio, accompagnato da una processione con le fiaccole.
Una grande scala tubolare, montata dalla Ditta Innocenti, permise al Cardinale, seguito da Parroco di raggiungere il quadro e,davanti ai numerosissimi fedeli si compì il rito dell'incoronazione: "O Gesù, come per le nostre mani Tu sei coronato in terra, così meritiamo di essere corona ti di gloria e di onore!" , e poi: "o Maria, come per le nostre mani Tu sei coronata in terra, così meritiamo di essere coronati dal Tuo Figlio Gesù Cristo di gloria e di onore". I fedeli esplosero in un caloroso: "Evviva Maria!”. Il "Te Deum" e la benedizione eucaristica chiusero la solenne funzione ma i parrocchiani continuarono ad affluire in chiesa sino a tarda sera. Religiosità semplice, popolare forse vista con gli occhi di oggi, ma sicuramente sentita e partecipata.
Circa cinquanta anni dopo, 14 gennaio 1990, venendo in visita Pastorale il Papa Giovanni II accompagnato dal Cardinale Vicario Ugo Poletti e dal Vescovo del Settore Giuseppe Mani, su iniziativa del Parroco Don Edo Dradi, si ripetè il rito dell'incoronazione e la consacrazione della nostra parrocchia alla Madonna della Misericordia.
Il Papa, così sensibile alla devozione alla Madonna da affidare alla Sua protezione l'intero pontificato, con particolare affetto pose di nuovo le corone sul capo  di Gesù e Maria.
Ed Oggi, alla vigilia del terzo millennio cristiano, mentre si fa più consistente l'ipotesi che il Papa, per il Grande Giubileo del 2000, proclamerà solennemente Maria Mediatrice di Grazie e Corredentrice, rivolgiamo con fiducia la nostra preghiera alla Madonna.
"Nei pericoli, nelle angustie, nelle incertezze" per usare le parole di S.Bernardo “pensa a Maria", invoca Maria e raggiungeremo così Gesu', la nostra Speranza.

                                APPUNTI PER UNA STORIA DI "SS.FABIANO E VENANZIO" - Capitolo IV
                                                                         - Il 13 agosto 1943 -  

Ancora viva nella memoria di quanti ne furono protagonisti, la pagina più drammatica della vita della nostra Parrocchia venne scritta negli anni tormentati della 2° guerra mondiale.
Se il bombardamento di S.Lorenzo del 19 luglio del '43 aveva drammaticamente svanito l'illusione che Roma, universale ed eterna, fosse esente dalla furia nemica,il crollo del regime fascista ed il ritorno allo Statuto aveva portato nei cuori la speranza che, il preludio la ritrovata libertà,fosse della pace. Ma il proclama diffuso dal governo non lasciava dubbi: "La guerra continua”.  Il caldo agosto quindi si presentava carico di incognite. La mattina del 13, come sempre, ci si era recati a lavoro di buon mattino anche perchè i trasporti non erano sicuri.Più tardi le madri di famiglia si accalcavano nei negozi ed al mercato tentando di fare un po' di spesa, presentando le tessere annonarie. All'ombra di Villa Fiorelli giocavano alcuni bambini, mentre degli anziani conversavano. Alle 11.00 all’improvviso, l'allarme antiaereo.
Immediato il fuggi fuggi generale nelle cantine, nel rifugi, nei sottoscala. Cupo e sinistro avanza dal mare il rombo di 409 quadrimotori americani al comando del generale Mames Doolittle. In tre successive ondate gli aerei scaricano, per un'ora e mezzo, centinaia di tonnellate di esplosivo. Ed è distruzione, dolore e morte. Sconvolte Via La Spezia diventa un groviglio di case crollate, strade sconvolte, alberi divelti, facciate sfregiate. In via Orvieto una bomba, penetrata attraverso la finestra del penultimo piano di un palazzo, devasta la costruzione, lasciando intatta la struttura ed il tetto.
A via Terni, alcuni edifici a fianco alla Parrocchia, vengono rasi al suolo. I palazzi di via Foligno sono colpiti dai mitragliamenti. L'acquedotto Claudio è mutilato all'altezza di via Lanusei. Colpito l'Istituto delle Suore spagnole.
Nella stazione Tuscolana, sostano vagoni carichi di munizioni: se fossero colpiti, salterebbe l'intero quartiere. Eppure, benchè siano presi di mira, le bombe li sfiorano ma non li colpiscono, quasi fossero attratti dalla vicina chiesa del "Gianelli' S.Maria dell'Orto, che nell'esplosione viene completamente distrutta.

Mentre infuriano i bombardamenti è in arrivo sulla ferrovia Roma-Napoli un treno carico di rimpatriati dall'Africa Orientale.Il locomotore viene centrato in pieno. Il convoglio si ferma ed i passeggeri si lanciano disperati sui binari in cerca di salvezza. Invano: le raffiche delle mitragliatrici degli aerei scesi a bassa quota ne fanno strage. Dalla vicina S.Elena scavalcando le macerie, accorre in soccorso il Parroco Padre Raffaele Melis. Porta con se il suo tesoro: Gesù eucarestia e l'Olio Santo.Benedice, assolve, consola, fino a quando una pallottola ne consacra il martirio. (E' in corso il processo dl beatificazione).
Alle 12,30 suona il cessato allarme. Il quartiere geme attonito, guardando sgomento, tra il fumo e la polvere, la distruzione, i feriti, i morti. Un senso di angoscia e di vuoto attanaglia gli animi di chi, uscito dai rifugi o tornato precipitosamente dal lavoro, non ritrova la casa od i propri cari. Don Virgilio Caselli si prodiga tra i suoi parrocchiani ed arrampicandosi sulle rovine di S. Maria dell’Orto tenta di recuperare le particole disperse.
Ad un tratto,di strada in strada,corre una voce, liberatoria e rassicuratrice:"Il Papa!", "'Il Papa!".
E' il Vescovo di Roma, Pio XII, il Pastore Angelico, che vuole condividere con il suo gregge l’immenso dolore. E' arrivato a S.Fabiano senza scorta, accompagnato da Mons. G.B. Montini (il futuro Paolo VI) e da pochi intimi. Intorno a Lui si raccoglie una folla immensa.
Il Papa salito sulla gradinata della Parrocchia, volge lo sguardo intorno verso le macerie, la chiesa mitragliata, i feriti che vengono portati via sulle barelle. Pallido per l'emozione allarga le braccia implorando la misericordia di Dio e benedice. C'è un religioso silenzio nella piazza, rotto soltanto dai singhiozzi e dai lamenti. Tutti sono in ginocchio ed anche il Papa si genuflette in preghiera: "De profundis..."'. Poi, ha parole di incoraggiamento e di amore.  Invita a rimanere calmi, esorta a proseguire nel cammino della virtù e ad avere fede in Dio.
Lasciato un contributo a Don Virgilio per i più bisognosi, Il Papa, scende benedicente tra i presenti, spingendosi sino a via Avezzano.Si avvicina paterno ad un giovane gravemente ferito, adagiato su una barella, e la Sua candida veste si arrossa di sangue.
L’indomani pomeriggio, 14 agosto, il Ministero degli Esteri avrebbe dichiarato al mondo Roma “Città Aperta”.La presenza del Papa, quale espressione di affetto e di condivisione fu in quelle tragiche ore di vivo sostegno morale e di sprone. Una lapide, posta sul lato sinistro della facciata di San Fabiano ne ricorda l’evento con queste parole: “In questo giorno di indimenticabile lutto per la nostra Parrocchia, il sommo Pontefice Pio XII apparve fra i primi quale angelo consolatore davanti a questa chiesa, rammentadoci l’azione purificatrice ed elevatrice del dolo cristiano”.
                                                                                                                                Esposizione di Antonio Cassanelli